Free Software e sostenibilità economica: intervista a Flavio Tordini

Dopo il post della scorsa settimana riguardante il rapporto tra GNU/Linux ed il software commerciale, vedendo l’interesse generato nei commenti, ho deciso di intervistare Flavio Tordini riguardo al tema della sostenibilità economica in ambito FLOSS. La scelta di intervistare uno sviluppatore è data dalla mia convinzione personale che troppo spesso alla categoria non viene data abbastanza voce. Sperando che la testimonianza possa portare spunti di discussione e ringraziando ancora una volta Flavio per la disponibilità vi lascio all’intervista.

Inizierei la piccola intervista chiedendoti di raccontare ai nostri lettori chi sei e cosa fai nella vita.

Piacere, Flavio. Sviluppo software da 10 anni. Da due mesi sono senza lavoro, ma non so perché mi sembra di lavorare più di prima… Ho un bellissimo bambino di 4 mesi che attualmente rappresenta il mio pubblico principale quando pratico l’altra mia grande passione, suonare la chitarra.

Da quanto tempo utilizzi GNU/Linux e cosa ti ha spinto a farlo?

Sul desktop più o meno dal 2003. Prima con Mandrake, poi SuSE, Kubuntu e infine Ubuntu. Sicuramente non ero soddisfatto di Windows. Ha influito anche l’idea di utilizzare sul desktop lo stesso sistema operativo che girava sui server sui quali mi capitava di lavorare. Continuo a usare Linux perché è lo strumento migliore per l’utilizzo che faccio del computer e, allo stesso tempo, perché condivido profondamente la filosofia del Free Software.

Passiamo ai tuoi progetti: minitube è un client desktop per youtube, minitunes un player audio. Nel primo caso si tratta di un’applicazione che in ambito desktop mancava… nel secondo non si può certo dire che non ci sia una concorrenza agguerrita. Con quali obbiettivi hai dato vita ai 2 progetti?

Non credo si possa parlare di obiettivi. Questi progetti nascono per passione, da un’esigenza interna. Minitube nasce per esplorare il framework Qt e migliorare il mio C++. Da anni ero incuriosito e volevo ritornare alla creazione di GUI, dopo tanto Java e PHP lato server. Inoltre mi interessava l’idea di liberare il video online dalla cornice delle pagine web. Non so perché molti si ostinano a pensare che il video “embeddato” sia una grande trovata. Forse confondono “online” con “dentro il browser”.

Minitunes nasce, oltre alla passione per il design e lo sviluppo di interfacce grafiche, a causa dell’assenza di qualcosa di anche lontanamente usabile per ascoltare musica sul PC fanless che ho in salotto. Anni fa in casa usavamo Amarok 1.x su KDE3, ma su Ubuntu non abbiamo trovato niente che potesse sostituirlo. Allora ho cercato di crearlo io.
In realtà entrambi sono il pretesto per sbizzarrirmi nel design di interfacce grafiche.

I due progetti stanno ricevendo recensioni molto positive (e aggiungerei meritatissime). Ti aspettavi un accoglienza così calorosa?

Sinceramente no e nemmeno ci pensavo. Per Minitunes la vera scommessa è stata reggere il confronto con altri player già affermati. Confronto difficile da fare vista la mancanza di feature di Minitunes. Penso che il design faccia veramente la differenza in applicazioni come queste che al 99% sono appunto interfacce utente e non hanno dietro chissà quale logica applicativa.

I sorgenti del progetto minitunes sono rilasciati sotto licenza GPLv3, un pacchetto binario per distribuzioni GNU/linux a 32 bit è disponibile per il download in maniera gratuita (con la possibilità di donazioni) mentre per il precompilato per MacOSX richiedi una cifra di 9€ (una copia del programma + aggiornamenti e supporto via mail per un anno). Come mai questa differenziazione nell’offerta?

Questa scelta è stata dettata dalla necessità di rendere il progetto economicamente sostenibile. Un player musicale è un progetto un po’ troppo impegnativo per un solo sviluppatore e richiede tempo. Ogni tanto la vita reale bussa alla mia porta e mi ricorda che devo giustificare quello che faccio anche dal punto di vista economico.

Ci sono state più donazioni o sottoscrizioni per il pacchetto a pagamento?

Decisamente più sottoscrizioni. Da quello che vedo, mi sembra un dato di fatto che la stragrande maggioranza delle persone paga solo se costretta. Chi dona è un’eccezione. Comunque parliamo di cifre veramente trascurabili.

La sostenibilità economica è uno dei temi più delicati quando si parla di free software, soprattutto in ambito desktop. Quali sono le tue idee a riguardo?

Non credo di avere “idee” ben articolate. Quello che mi sembra di notare è che il desktop Linux è polarizzato tra software creato da grandi aziende (che spesso si occupano dell’infrastruttura) e software “amatoriale” sviluppato nel tempo libero. E’ praticamente assente una via di mezzo rappresentata da sviluppatori indipendenti. E sinceramente gli effetti si vedono in termini di scarso incentivo ad innovare e a creare prodotti curati per gli utenti “non enterprise”. Naturalmente ci sono delle bellissime eccezioni, ma il punto rimane.

Sapresti indicare alcune semplici mosse mirate (da parte di chi distribuisce GNU/Linux nelle varie incarnazioni come ubuntu,fedora, etc..) che permetterebbero a progetti come i tuoi di monetizzare, anche in piccola parte, l’impegno che viene speso nel crearli?

I distributori dovrebbero iniziare col riconoscere che è nel loro stesso interesse far arrivare parte delle loro entrate agli sviluppatori delle applicazioni che danno un senso al loro sistema operativo. Una soluzione potrebbe essere creare un sistema di donazioni e micropagamenti anche ricorrenti integrato nell’interfaccia per l’installazione delle applicazioni.

La centralizzazione del sistema di pagamento avrebbe effetti simili, in un contesto diverso, all’App Store di Apple: gli utenti dovrebbero inserire una sola volta le loro “credenziali” e il processo di pagamento diventerebbe, almeno tecnicamente, “indolore” e immediato. Il sistema potrebbe suggerire donazioni per le app più usate dall’utente. Per gli utenti che non hanno una conoscenza dei singoli progetti sarebbe possibile anche accettare donazioni la cui destinazione non è specificata. La ripartizione potrebbe avvenire automaticamente in base al software installato e utilizzato. Per le grandi aziende e le istituzioni potrebbe essere un modo semplice di finanziare il Free Software, senza dover entrare nei dettagli tecnici. Lo so, sono proposte vaghe che vanno definite meglio, ma con un po’ di coraggio si potrebbe creare un ecosistema in grado di cambiare radicalmente il panorama del desktop Linux.

Ritornando ai tuoi progetti, hai in mente qualcosa di nuovo per il futuro o pensi di focalizzarti nel miglioramento dei tuoi 2 cavalli di battaglia?

Qualche idea ce l’ho. E sarebbe un sogno poter lavorare sempre al 100% su queste cose. Francamente tutto dipende dal successo dei tentativi di monetizzare i progetti esistenti.

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