
Da un paio d’anni a questa parte, per lavoro e tempo libero uso prevalentemente un Mac. Nella fattispecie si tratta di un iBook G4 da 12”, l’ultimo modello prodotto con CPU da 1.33 Ghz. L’ho scelto ben sapendo della transizi
Certo, ho espanso la memoria a 1Gb per minimizzare lo swapping. Ho poi sostituito il meschino hard disk da 40Gb di serie con un tostissimo 120Gb da 5400rpm e 8 mega di cache. Ma quando accendo il mio piccolo iBook e penso ai PC con CPU multicore e 2Gb di RAM che arrancano per tenere dietro a Vista, mi si accende un ghigno in faccia… Insomma, grazie a queste poche e tutto sommato economiche modifiche, ho ottenuto prestazioni ottime in ogni ambito, con un’eccezione: Firefox.
Il browser di casa Mozilla, che uso e consiglio a chiunque, merita di certo tutti i complimenti che riceve dalla stampa e ha le carte in regola per crescere ancora sul mercato. Dopo averlo usato su tutti i miei PC ed essermi abituato alla comodità di alcune estensioni, l’ho installato al volo sull’iBook, che però più degli altri PC ne accusa il peso elefantiaco. Malgrado numerose re-installazioni e aggiornamenti infatti, la release ufficiale per Mac OSX soffre di un progressivo rallentamento durante l’uso, motivato da un aumento costante della memoria allocata e da un’occupazione di processore sempre alta. Il passaggio a una release ottimizzata per PowerPC G4 – il processore del mio iBook – ha parzialmente accelerato i tempi di risposta, lasciando pressoché intatti gli altri problemi: riavvii del browser sono spesso necessari per evitare che il computer si sieda, con conseguenze nefaste per tutte le applicazioni (provvidenziale in questo senso si è rivelata l’estensione “Restart Firefox”, che consente di riavviare il browser senza perdere la sessione di lavoro). Questi problemi, in uno scenario di uso mobile, compromettono gravemente la durata della batteria e rendono l’esperienza della navigazione in modalità a basso consumo semplicemente deprimente.
È per questo che ho deciso di tornare a Safari, prima di tutto quando uso l’alimentazione a batteria: il browser di casa Apple mantiene intatta la proverbiale velocità durante ore di uso e non sovraccarica mai né la CPU né la memoria, regalandomi preziosi minuti di autonomia. E poi mi dà un gusto incredibile percepire gli effetti dell’ottimizzazione del codice, che consente a un “anziano” PowerPC G4 di dire ancora la sua!