di  -  venerdì 2 Ottobre 2009

PC1 ProdestIl rumore delle vecchie tastiere, il colore dei fosfori verdi o ambra dell’epoca protozoica del personal computer, il ronzio dei floppy da 3 e 1/2 e 5 e 1/4, il fascino ormai vintage del formato desktop, la pressione del pulsante turbo sul cabinet per scatenare tutta la potenza di calcolo della CPU e vedere lunghissime directory volare sullo schermo: sensazioni provenienti da un’epoca passata ma non dimenticata.

Fra vecchi sistemi e puntate nel passato videoludico, lo spirito della rubrica settimanale dedicata ai retro-nostalgici è proprio questo: scavare nella polvere del passato per rievocare sensazioni, sollecitare ricordi, raccontare di un’epoca informatica senz’altro molto più emozionante dell’attuale.

Veniamo all’oggetto della puntata di oggi: l’azienda di provenienza è la gloriosa Olivetti di Ivrea, ma ahimè il prodotto non è minimamente all’altezza dei suoi illustri predecessori, e del prestigio del marchio già leader nel mercato delle macchine da scrivere.

Correva l’anno 1988, dall’altro lato dell’oceano Atlantico, il co-fondatore di una Apple un tempo grande ammiratrice della capacità innovativa della Olivetti, lanciava il NeXT Cube, mentre Amiga e Atari ST già da tempo si contendevano il mercato home computer.

Proprio in quell’anno la Olivetti decise di lanciare il suo Prodest PC 1, un computer destinato al mercato home/educational, basato – a differenza dei precedenti PC 128 e PC 128 S – su tecnologia più o meno fatta in casa. Nel 1988, un computer basato su NEC V40 (16 bit con data bus a 8 bit, simile ma non pin compatible con l’Intel 80188) e grafica CGA, pur in un mercato meno evoluto di quello americano (dove il flop dell’IBM PCJr ancora riecheggiava), rappresentava tutt’altro che la leadership tecnologica espressa solo pochi anni prima con prodotti professionali come M20 e M24.

Era forse il mercato home/educational in cui Olivetti non credeva molto, ma perché non attingere alla tecnologia della controllata ARM e importare un Archimedes ribrandizzato, piuttosto che allinearsi alla concorrenza degli Amstrad e dei Sinclair PC200, con un prodotto peraltro mediocre? Perché, pur volendo seguire la strada del MS-DOS compatibile, non adottare CPU più aggiornate e una grafica più attraente per il pubblico target del sistema?

Un punto su cui PC 1 non deludeva è il design: simile al PC 128 ma più curato, caratterizzato dal formato all-in-one, tipico degli home computer di una volta, con uno o due lettori floppy nella parte alta e la possibilità d’installare un hard disk, il computer aveva un look originale, che ricordo distintamente a distanza di anni.

Dal punto di vista tecnico, oltre alla citata CPU NEC V40 e alla grafica CGA, il PC1 disponeva di 512KB di memoria RAM, un potente beeper al comparto audio, una tastiera XT da 83 tasti accompagnata da mouse e un’uscita per il collegamento alla TV (in alternativa era possibile acquistare un monitor a fosfori verdi). A governare tutto questo ben di dio, provvedeva la release 3.20 di MS-DOS.

Il prezzo di vendita di un PC1 discretamente accessoriato si avvicinava al milione: una cifra sufficiente nel 1988 a portare a casa un Amiga. In estrema sintesi, in un mercato nazionale ancora dominato dagli home a 8bit, in cui iniziavano a farsi strada le fantastiche piattaforme a 16bit, il PC1 non godeva di alcun vantaggio competitivo – salvo che il provenire da un marchio che non era solito venir accostato al mondo videoludico, opzione molto appealing per taluni genitori.

La compatibilità MS-DOS, punto di forza del PC1 e dei suoi competitor Amstrad PC 1512, Sinclair PC200, Commodore PC1, era ben poca cosa se confrontata alla potenza grafica e computazionale di macchine come l’Amiga, o al prezzo ormai molto abbordabile dei popolarissimi Spectrum e Commodore 64.

Dubito che, come in molti altri casi successivi, Olivetti abbia fatto affidamento più sull’amor patrio che sul valore tecnico, per piazzare i PC1. Una logica che sul mercato – pur non disponendo di dati di vendita affidabili – immagino abbia prodotto risultati molto diversi da quelli che otteneva nelle gare d’appalto pubbliche.

51 Commenti »

I commenti inseriti dai lettori di AppuntiDigitali non sono oggetto di moderazione preventiva, ma solo di eventuale filtro antispam. Qualora si ravvisi un contenuto non consono (offensivo o diffamatorio) si prega di contattare l'amministrazione di Appunti Digitali all'indirizzo info@appuntidigitali.it, specificando quale sia il commento in oggetto.

  • # 1
    Massimo
     scrive: 

    La Olivetti smise praticamente di fare buoni prodotti da poco dopo che Adriano morì. Da quando la prese Debenedetti, cominciò a campare di appalti pubblici: ricordo ancora con raccapriccio certi terminali per gli sportelli delle Poste e i problemi che davano :-(

    Questo PC1 me lo ricordo anch’io, era carino esteticamente ma questa era l’unica cosa positiva. Secondo me l’idea era quella di essere la “IBM de noantri”… ma riuscivano a copiare solo i prezzi: il servizio e la qualità non erano mica quelli.

  • # 2
    massimo m.
     scrive: 

    ho un pc1, doppio floppy senza hd.
    in effetti e’ una macchina assolutamente “nella media”.
    niente di pessimo, sia chiaro, ma credo che molti l’hanno comprata solo perche’ c’era scritto “olivetti”.
    ma del resto non e’ paragonabile al pcjr.
    ho ancora un “pc magazine” dell’epoca, con la presentazione del pcjr (nome in codice Popcorn).
    due cose completamente diverse: il pc1 era un pc banale, il pcjr aveva, rispetto al xt, una serie enorme di limitazioni “imposte”. infatti ne hanno prodotti pochissimi.

  • # 3
    Majnga
     scrive: 

    Bellissimo il PC1. Lo aveva un mio amico, io avevo un Commodore 128, poi sono passato ad un 386.
    Insieme abbiamo scritto vari giochini in gwbasic.

  • # 4
    Gennaro
     scrive: 

    Fu il mio primo computer col DOS. Assolutamente d’accordo sul fatto che stile a parte era una macchina assolutamente anonima, ma lo ricordo ugualmente con molto affetto … su quel genere di macchine mossi i miei primi passi di “programmatore” :-)

    Per la cronaca avevo il modello con doppio floppy, monitor a fosfori verdi e stampante DM-91

  • # 5
    Massive
     scrive: 

    Miii, il mio primo PC! Mi ricordo che per copiare un floppy ne faceva mezzo per volta perché non ce la faceva in una volta sola… però mi ricordavo avesse 620KB di ram e non 512 :|

    Una cosa che mi sono sempre chiesto è come mai avesse una scheda grafica a 4 colori ed un monitor monocromatico beige.

    Di sicuro non me lo sarei mai fatto comprare se all’epoca avessi capito qualcosa di computer, ma chi me l’ha comprato ne capisce poco ancora oggi :P
    Bei tempi comunque!

  • # 6
    Massive
     scrive: 

    edit: 640KB di ram

  • # 7
    Gennaro
     scrive: 

    Se non sbaglio il modello con l’HD veniva fornito con 640kb di RAM, quelli senza “solo” 512kb.

    Aggiungo … la CGA era decisamente più “carina” col monitor a fosfori verdi, anche se era ovviamente disponibile anche con il monitor a colori :-)

  • # 8
    D
     scrive: 

    “Una cosa che mi sono sempre chiesto è come mai avesse una scheda grafica a 4 colori ed un monitor monocromatico beige.”

    Perchè qualcuno (ovvero atari e commodore) non si faceva notare in tv.

    “Di sicuro non me lo sarei mai fatto comprare se all’epoca avessi capito qualcosa di computer, ma chi me l’ha comprato ne capisce poco ancora oggi :P”

    All’epoca ogni produttore di scarpe aveva la sua divisione di informatica con i suoi computer più o meno simili, più o meno migliori o peggiori dei rispettivi concorrenti.
    Tutti avevano il brutto vizio di parlare troppo in modo tecnico, tenendo di fatto lontani tutti coloro che non erano appassionati ed addetti ai lavori.
    Agli occhi di un profano erano tutti uguali e chi avrebbe dovuto far notare il contrario non si serviva di strumenti di comunicazione di massa, almeno da noi.

    Sfido io qualunque ignorante del tempo a scegliere un pc-1 se accendendo la tv avesse visto uno spot di commodore italia sull’amiga, magari uno spot comparativo come anni prima avevano fatto per il prezzo del c64.

    Quando si ha a che fare con gente semplice bisogna trasmettere messaggi semplici, del resto i più comprarono questo pc perchè sopra c’era scritto olivetti. Dal momento che in ufficio tutto, dalla calcolatrice al computer da lavoro, era marchiato olivetti, era gioco forza che se si sarebbe comprato un computer per la casa questo sarebbe stato di nuovo olivetti.

  • # 9
    Hal2001
     scrive: 

    Fu anche il mio primo pc.
    Le motivazioni sono già state dette anche nell’articolo: il brand Olivetti aveva molto richiamo.
    La macchina però non era scadente come si lascia intendere in alcuni commenti, era ben solida, limitata nell’architettura, ma solida.
    Ho ancora la mia versione dotata di 640KB di ram, lettore floppy, nessun HD dato che costava mezzo stipendio quello da 20MB (Megabyte!).
    Il mouse non era fornito di serie.
    Però ho un monitor a colori, acquistato con il pc.
    Su quella macchina, da autodidatta, cominciai ad avvicinarmi all’informatica, dal,’ms-dos alla versione del C della borland, passando per l’onnipresente Turbo Pascal.
    Molti ricordi si mescolano e mi lasciano una tristezza di un tempo che non ritornerà.

  • # 10
    acumos
     scrive: 

    Ah che bei tempi il mio primo secondo PC dopo lo ZX Spectrum dell’81. Col PC1 potevo scrivere con la suite “office” IBM Assistant!!! Giocavo con Lode Runner. E poi il fascino di dover cambiare il dischetto con il dos 3.1….

  • # 11
    Giacomo Dotta
     scrive: 

    PC 128 Olivetti Prodest. Un nome inciso nella mente. Ore e ore in una camera buia, affascinato da quel che potevano fare poche righe di codice. Disegnavo. Avevo anche creato un piccolo giochino tipo il primissimo “manager” calcistico. Nessun monitor: il monitor era direttamente la tv. I file erano registrati su cassetta, ed era bello sentire la musichetta gracchiante durante il caricamento.

    Una volta in disuso è diventato la cassa delle mie nipoti che giocavano a fare le negozianti. Poi un giorno l’ho visto da lontano che viaggiava verso la discarica. Fu un colpo a cuore. Ma sulla scrivania avevo già altre meraviglie a distrarmi…

  • # 12
    D
     scrive: 

    “il brand Olivetti aveva molto richiamo.”

    Ai tempi i primi negozi di computer per il pubblico erano principalmente i centri assistenza delle macchine d’ufficio. Dal momento che tutti chi più chi meno fornivano assistenza olivetti era gioco forza che finivano per consigliare computer della stessa marca.

  • # 13
    jpx
     scrive: 

    Il mio primo computer! Durato meno di un anno, il tempo di sbarazzarmene e passare all’Amiga (che considero tutt’ora il mio primo VERO computer! ;P)
    Sottoscrivo per il discorso Archimedes…ma De Benedetti aveva paura di far concorrenza a se stesso, probabilmente! ;)

  • # 14
    Flare
     scrive: 

    Nel mercato home compurer del 1988 era una bella lotta. L’Amiga 500 era uscita l’anno prima, ricordo qualche Atari ST in vendita, anche forse in Italia non ebbero così successo come all’estero, senza contare che i vecchi 8 bit si contendevano ancora la fascia bassa, col Commodore 64 in testa, ancora agguerrito, ma c’erano ancora degli ZX Spectrum e un’infinità di altri home computer meno famosi. Dei Prodest mi è rimasto solo un vago ricordo di una pubblicità televisiva, poi ricordo la piramide… ma poche cose, ricordo molto meglio i citati M24.
    Conservo invece gelosamente un Olivetti Quaderno, classe 1992, un vero gioiellino per l’epoca.
    È sempre un dispiacere pensare al genio italiano azzoppato dall’altrettanto italiana “furberia”, magna-magna e vaccate a seguito.

  • # 15
    jpx
     scrive: 

    Ah, e sottoscrivo pure a riguardo della CPU aggiornata (anche solo un 286 non avrebbe guastato di certo) e almeno una EGA per il video. E rilancio pure con un AdLib integrata sulla motherboard per l’audio! ;D
    Ma anche così, al di là della compatibilità MS-DOS, secondo me non ci sarebbe stata storia contro la crescente fortuna dell’Amiga.
    Certo però che se avessero deciso di ribrandizzare un Archimedes 3000…

  • # 16
    D
     scrive: 

    “Certo però che se avessero deciso di ribrandizzare un Archimedes 3000…”

    L’olivetti di quei tempi è la dimostrazione che quando si possiede un brand di richiamo non c’è alcun bisogno di scendere nell’arena e fare guerra al prossimo progettando sistemi migliori della concorrenza: si può benissimo reggere il passo con roba inferiore.
    Ogni riferimento ad apple è puramente casuale.

  • # 17
    Alessio Di Domizio (Autore del post)
     scrive: 

    @ d
    mi pare di ricordare che Apple (così come i molti grandi marchi che poggiano sul brand per “razionare” l’innovazione) abbia venduto qualche decina di pezzi in più di quanti ne ha venduti Olivetti con il prodest…
    non sarà che alla tua “formula magica” manca qualche elemento?

  • # 18
    D
     scrive: 

    Si manca il pezzo che Olivetti pur avendo un brand di richiamo non l’ha cucito sui fighetti figli di papà. Se l’avesse fatto, adesso avremo gli OliStore con bande di subumani ammassati fuori in tenda al freddo ad attendere l’avvento del messia sotto forma di cassone informatico.
    Troveremo in vendita dei pc-bidoni da supermercato chiamati pomposamente OliPro e OliBook dove il reparto marketing si spaccherebbe la testa dal mattino alla sera per mettere insieme i migliori sinonimi dello zingarelli per far credere alla massa burina comprante che quelli non sono dei piccì anche se montano la stessa roba. Nei Cesaroni ci sarebbe sempre un iOli in primo piano ed in Don Matteo il prete si dannerebbe per cercare i soldi per le offerte mentre quelli per il nuovo modello di OliPhone li troverebbe di sicuro.
    Dal momento che poi l’Italia è la patria delle grandi firme della moda internazionale, non vedrei neanche così difficile delle edizioni limitate Armani, Valentino e D&G di gingilli dozzinali con la scocca rifatta.
    Ah già dimenticavo: troveremo pure auto e moto in giro con l’adesivo Olivetti invece di una mela morsicata (una persona normale sulla macchina attacca l’adesivo della Abarth non una mela buona solo ad otturare il tubo di scarico).
    Il mondo dell’informatica è pieno di ottimi progetti e superbe soluzioni, falliti, cadute nel dimenticatoio a favore di roba insulsa che però godeva di un marchio ben consolidato. Sono veramente poche le compagnie che una volta acquisito un simile riconoscimento, non si mettono a dormire sugli allori pretendendo di vivere di rendita.
    Fatto sta che alla lunga il marchio marcisce e com’è successo per olivetti, verrà anche il tempo di apple. Se ne andrà e nessuno ne sentirà la mancanza perchè finito l’idillio ci si renderà conto di non avere niente in mano sul piano tecnico (chi frega qualcosa del pc-1 a parte il nostalgico che vuole riavere il suo primo pc venduto anni orsono) quanto su quello storico.

  • # 19
    Alessio Di Domizio (Autore del post)
     scrive: 

    Ma certo, come dici tu. Però l’argomento è OT, siamo qui per parlare di retrocomputing e del Prodest, non di Apple oggi.

  • # 20
    D
     scrive: 

    OT ma non completamente perchè guarda caso nel momento in cui apple s’è messa a produrre piccì buttando al vento tutto quello che aveva fatto prima, siti storici quali lowendmac sono saliti alla ribalta con tanti interessantissimi aneddotti tipo che in una lunga sfilza di modelli della linea performa, se installavi un modem interno, si disattivavano un po’ di porte di comunicazione a caso. Esattamente come succede in questo articolo. Finita l’epoca dello sbavo, dei complimenti sbrodati a destra e manca (chissà al tempo quanti OliFanBoy avranno sprecato parole sulla fighissima grafica CGA ed il velocissimo V40 e sul fatto che 512KB di ram bastano per tutti ecc.ecc.), rimangono solo i fatti nudi e crudi che mostrano una realtà nettamente ridimensionata.
    Un giorno, lo so, troveremo pure qui degli articoli analoghi al mondo apple, si tratta solo di aspettare che si sgonfi il bubbone.

  • # 21
    jpx
     scrive: 

    @D

    Visto che ti piacciono tanto gli OT (e per inciso non riesci a vivere senza sparare letame sulla Apple, manco te l’avesse prescritto il medico): ogni volta che leggo i tuoi commenti mi sembra di leggere i deliri di un vecchio rancoroso, arrabbiato con il mondo e con una vita triste e misera. Mi fai un po’ pena.
    Anzi, tanta.
    Fine OT e scusate, ma non se ne può più.

  • # 22
    Massive
     scrive: 

    In realtà anche io credo che la cosa a cui più si avvicini la Olivetti dell’epoca sia la Apple di oggi, che ormai non ha più nulla a che spartire con la Apple che fu, quindi non è escluso che faccia la stessa meritata fine se non torna sui suoi passi e riprendere a mettere qualcosa di più sostanzioso nel suo hardware. Il software poi va così bene solo perché gli si impedisce di operare sull’hardware dove non va, un po’ il contrario di ciò che bisognerebbe fare.
    Poi c’è l’ormai obsoleta chiusura e i prezzi sproporzionati… ma prima di continuare a parlarne qui sarebbe bene aspettare che diventi retrò.

  • # 23
    jpx
     scrive: 

    Ma è così difficile discriminare tra “forum di discussione sulle politiche Apple” e “commenti relativi ad un articolo SPECIFICO sull’Olivetti PC1”?

    Lungi da me giocare la parte dello sbirro della NetPol, ma ragazzi…

  • # 24
    D
     scrive: 

    Povero jpx, gli hanno toccato il giocattolo, qualche bruto ha osato instillargli il tarlo del dubbio. Forse adesso ha aperto il cassone firmato per vedere se anche nel suo salta qualche porta non appena collega qualcosa che non sia stato benedetto da Steve in persona.

    “ma prima di continuare a parlarne qui sarebbe bene aspettare che diventi retrò.”

    Prima o poi succederà. La cosa interessante delle mode è che sono tanto potenti fin quando stanno sulla cresta dell’onda quanto infime nel momento in cui non risultano più attraenti. C’è gente che sarebbe disposta a pagare oro certi amiga espansi mentre per i mac vecchi, si rischia di trovare i vecchi modelli di punta al mercatino delle pulci a 1 euro al chilo, chissà perchè e di sicuro non è che “lo avevano tutti” perchè sfido io una famiglia normale spendere 20 milioni di lire dei tempi che furono per un computer senza monitor.

  • # 25
    jpx
     scrive: 

    Chiedo scusa per l’ennesimo OT, ma l’atteggiamento di qualcuno sta diventando veramente “seccante”, per usare un termine civile. Comunque per quel che mi riguarda la faccenda termina qui.

    @D
    A parte che sei riuscito a sparare una notevole percentuale di ca##ate in sole quattro righe (un record! bravo!), ti dico solo una cosa: hai sbagliato indirizzo, ciccio, e non puoi immaginare nemmeno lontanamente quanto!
    Ma d’altronde, le persone come te (e sul come sei fatto tu è cosa facilmente intuibile, sia per i concetti espressi che dal modo di esprimerli) sono altamente specializzate nell’arrogante esercizio dell’onniscienza. Applausi!

  • # 26
    Alessio Di Domizio (Autore del post)
     scrive: 

    @ d
    Non ho minimamente intenzione di discutere le tue teorie. Ora mi fai per favore il grandissimo piacere di finirla con l’OT, tanto quello che stai dicendo su Apple l’hai già detto e ripetuto un milione di volte. Non vedo perché consumare la tastiera ancora una volta, anche perché stiamo parlando di Olivetti, non di Apple.

    Se comunque hai voglia di continuare la solfa, ti ricordo che la politica di moderazione applicata a tutti, non tollera i commenti OT.

    È davvero triste sprecare degli spazi di discussione su questi sterili botta e risposta.

  • # 27
    gennaro
     scrive: 

    Rientro un attimo in “topic” :-P

    Ora, sono assolutamente d’accordo che se paragonato con gli Amiga, specialmente per un pubblico consumer (si può parlare per l’epoca di questo mercato?) e/o domestico, ogni computer IBM-compatibile facesse la sua magra figura.
    Ma seguendo questo ragionamento si dovrebbe buttare alle ortiche l’intero mercato dei PC compatibili dell’epoca, visto che VGA o non VGA e scheda sonora o meno i computer col DOS erano comunque anni luce dietro gl’Amiga, Atari ST (e magari qualche altra piattaforma che ora dimentico) e i Macintosh dell’epoca in termini di grafica, sonoro e “multimedialità”.
    Il punto di forza di questi sistemi era sempre il solito: ti portavi a casa la macchina che usavi in ufficio con gli stessi software, le stesse abitudini ecc. ecc. E’ un discorso “terra terra” se vogliamo, ma trova le sue giustificazioni.
    Tra l’altro, e non dimentichiamoci che l’Apple IIe, ben più arcaico del PC1 verrà ritirato dal mercato solo nel 1992 proprio per questo motivo, questo computer poteva accedere ad un parco software già all’epoca sterminato cosa che non era da poco.
    Non so poi se era così per tutti i modelli, ma almeno il mio aveva un pacchetto software “per cominciare subito” che comunque bene o male ti dava qualche softwarino carino per scrivere, archiviare, disegnare ecc ecc.

    Insomma, non era l’ultimo ritrovato della tecnica e su questo non ci piove, ma era una macchina ben fatta, con un bello stile, che non rubava tutta la scrivania (ve li ricordate i desktop dell’epoca quant’erano larghi/profondi/alti?) e dal prezzo più o meno accessibile.

    PS: Olivetti aveva i negozi diciamo in “stile” AppleStore a New York già negli anni ’60 se non sbaglio:-P

  • # 28
    aerox
     scrive: 

    Ah che tempi: ricordo che negli anni mi fu regalato il mio primo computer (usato ovviamenet) era un olivetti prodets 128 e, ricordo la delusione di quando provai a far leggere un dischetto con un gioco che era per dos…

    Ricordo anche avevo un floppino con una sorta di utility con all’interno la rubrica, forse una cosa per disegnare e robe simili, e ,udite udite, potevo collegare il joystick del sega mega drive e mi sa che funzionava il controllo delle frecciette!!!(vi ricordate lo spinotto?:-))
    Poi un giorno, mentre imparavo i comandi finii per formattare quel floppy….ah che delusione quando avevo capito cosa avevo combinato!!!:)

    Quell’epoca è passata ma rimane grandiosa!
    Gianni

  • # 29
    Alessio Di Domizio (Autore del post)
     scrive: 

    @ Gennaro

    Il punto di forza di questi sistemi era sempre il solito: ti portavi a casa la macchina che usavi in ufficio con gli stessi software, le stesse abitudini ecc. ecc. E’ un discorso “terra terra” se vogliamo, ma trova le sue giustificazioni.

    In un certo senso è questa la ratio dei “compatibili” a basso prezzo. Il punto è che la compatibilità era spesso limitata ad alcune applicazioni MS-DOS (spesso fatte in casa) e non a tutto l’universo del SW studiato per IBM, per il quale si richiedeva un’elettronica diversa e sempre più costosa. Agli effetti pratici questo faceva di alcune delle macchine menzionate nel post, dei compatibili a metà, da cui l’uso delle virgolette nel titolo. Mettici pure che a volte, a creare questa incompatibilità, era la volontà stessa dei produttori, che non desideravano una piena fruibilità in ambito business, di macchine destinate al mercato home. Tutto questo minava il valore per l’utente finale di questi compatibili a metà.

    Tra l’altro, e non dimentichiamoci che l’Apple IIe, ben più arcaico del PC1 verrà ritirato dal mercato solo nel 1992 proprio per questo motivo, questo computer poteva accedere ad un parco software già all’epoca sterminato cosa che non era da poco.

    Vero, anche il C64 è stato ritirato nel 1994 col fallimento della Commodore – chissà quanto altro sarebbe durato altrimenti. Gli sforzi di IBM per imporsi nel mondo business hanno prodotto l’effetto di aprire la strada a tutti i loro competitor, lasciando il colosso di Armonk con il cerino in mano.

    In questo tuttavia è stata progressivamente rasa al suolo l’industria dei sistemi non compatibili, un’operazione a cui certo non sono estranei grossolani errori di posizionamento, che hanno sminuito per esempio le potenzialità professionali dell’Amiga, soffocandolo nel mondo videoludico.

    Se t’interessa approfondire l’argomento della compatibilità, ti segnalo questo post su un interessante “incompatibile”:
    http://www.appuntidigitali.it/3932/la-dittatura-della-compatibilita-ibm-e-la-fine-di-act-sirius-1/

  • # 30
    andrea
     scrive: 

    ce l’avevo anche io, è stato il mio primo indimenticabile pc…
    con monitor a ben 4 colori, e il turbo…
    e pensare che all’epoca mi divertivo con quel coso tanto quanto con la ps3 oggi… :)
    i miei chiaramente lo comprarono perchè era olivetti, non perchè sapessero minimamente cosa ci fosse dentro, il passo successivo du un 486sx da ben 25 Mhz :D

  • # 31
    gennaro
     scrive: 

    @Alessio
    [QUOTE]
    In un certo senso è questa la ratio dei “compatibili” a basso prezzo. Il punto è che la compatibilità era spesso limitata ad alcune applicazioni MS-DOS (spesso fatte in casa) e non a tutto l’universo del SW studiato per IBM, per il quale si richiedeva un’elettronica diversa e sempre più costosa. Agli effetti pratici questo faceva di alcune delle macchine menzionate nel post, dei compatibili a metà, da cui l’uso delle virgolette nel titolo. Mettici pure che a volte, a creare questa incompatibilità, era la volontà stessa dei produttori, che non desideravano una piena fruibilità in ambito business, di macchine destinate al mercato home. Tutto questo minava il valore per l’utente finale di questi compatibili a metà.
    [/QUOTE]

    Si vero, però mi pare che questo non fosse il caso del PC1 … ovvero, ricordo funzionarci applicazioni assolutamente standard da “ufficio” (WordStar e 1-2-3 in primis … poi ricordo un certo FrameWork III di AshtonTate se non sbagli :-/)

    [QUOTE]
    Vero, anche il C64 è stato ritirato nel 1994 col fallimento della Commodore – chissà quanto altro sarebbe durato altrimenti.[/QUOTE]

    Ho portato l’esempio del IIe non a caso perché era la soluzione Apple al problema della retrocompatibilità assolutamente necessaria in alcuni ambiti (vedi il settore educational USA) … non aggiungo molto su Commodore perché le mosse di marketing e di mercato di questa casa sembrano veramente incredibili (vedi il posizionamento assurdo di Amiga, la produzione di PC-compatibili ecc. ecc.)

  • # 32
    gigi
     scrive: 

    Il caro vecchio PC1! Ce l’ho ancora, perfettamente funzionante: monitor a fosfori verdi, senza hard disk, un solo floppy 720KB. Qualche giorno di questi lo devo riaccendere :)

  • # 33
    jpx
     scrive: 

    Confermo: da quello che posso ricordare, si trattava di un compatibile “vero”. Non metto la mano sul fuoco se al 100% oppure no, ma non vedo motivazioni tecniche che possano far pensare il contrario.
    Inoltre, nonostante Olivetti vendesse i giochi in confezioni ribrandizzate ad hoc “Olivetti Prodest”, era pienamente compatibile con tutti gli altri (terribili) giochi DOS CGA del periodo.

  • # 34
    Mirko
     scrive: 

    Da quello che mi ricordo io la CPU era un 8088 dell’Intel, 512 K di ram e monitor a 4 colori.

  • # 35
    werner
     scrive: 

    Mi ricordo che nel 1989 quando presi la licenza media, mio padre mi promise che se fossi uscito con ottimo mi avrebbe comprato il computer. Presi Ottimo. Entrato nel negozio di elettrodomestici mi trovai a scegliere tra AMIGA 500 e OLIVETTI PC1. Ero pazzo di Amiga, ma quest’ultimo ci fu presentato essenzialmente come una consolle di gioco, mentre l’altro essendo un IBM compatibile andava bene per l’uso scolastico e di ufficio. Alla fine comprai il PC1 con un pacchetto PER COMINCIARE SUBITO che comprendeva word processor, paint e altri programmi, imparai a utilizzare i diversi comandi DOS e a programmare in GW Basic , riusci a procurarmi anche molti giochi. Il confronto tra Amiga e PC1 nell’ambito dei giochi era abissale, l’uso del mouse nel sistema amiga era qualcosa di fantascientifico e dopo qualche tempo venni a sapere che anche con Amiga era possibile creare programmi in basic. Ancora oggi penso se ho fatto la scelta giusta, perchè Amiga faceva veramente sognare gli adolescenti di allora , avrei voluto comprarlo pure ma non avevo la possibilità. Solo anni dopo comprai un altro computer: il Pentium con win95 e mi trovai avvantaggiato di quello che sapevo sul DOS. Comunque raccolgo ancora oggi i frutti di quello che ho imparato sul PC1.

  • # 36
    Generoso Lombardi
     scrive: 

    Io possedevo e possiedo ancora (lo conservo con cura) il PC1. Non sono pentito della scelta che feci a suo tempo. L’amiga era una specedi console, chi lo teneva non ci pensava nemmeno a capire cosa fosse un Sistema Operativo o un linguaggio di programmazione tranne rarissimi casi.
    Non mi trovo pentito anzi io l’ho aperto il pc1 e posso dirvi che basta vedere il suo alimentatore per capire la qualità con cui venivano assemblati in Olivetti. L’alimentatore è lo stesso con cui venivano forniti alimentatori per macchine biomedicali tipo raggi laser-terapie, tac, ecc. Andate oltre l’immagginario collettivo, Amiga pura avendo una struttura per l’epoca molto avanzata aveva dalla sua un compilatore ottimizzato per la sua archietettura provate a vedere i giochi prodotti dall Microprose che erano fatti con un compilatore standard, vedete differenza tra Microprose International Soccer versione EGA e Amiga ?
    Chi ha avuto il PC1 si ricorda che il PC1 aveva sulla destra uno slot di espansione in cui poteva addirittura aggiungere l’ EGA ?
    Si ricorda che dallo stesso slot era possibile aggiungere un modem ? Incredibile dallo stesso slot si potevano aggiungere periferiche con can-bus differenti. Ancora oggi spesso non è possibile, eppure l’olivetti PC1 poteva farlo. Uno slot di quel tipo forse oggi costerebbe 1000 euro. Allora denigratori c’è ancora qualcosa che volete sapere o basta così.
    Il PC1 va studiato approfonditamente, non basta la solita critica da 4 soldi con le cose lette sulla scheda informativa. Aprite leggete e capirete che il PC1 non era un pc uguale agli altri ma era avanti di almeno 7-8 anni rispetto al resto.
    Sicuri di non poter montare sul PC1 un HD più grande ?
    Sicuro che era limitato alla sola CGA ?
    Sicuri che poteva leggere floppy da 3,5 a 720 e non da 1,44 ?
    Avete studiato il can-bus sul lato destro ? A cosa vi fa pensare rapportato ad oggi ? L’Amiga possedeva una tipologia simile di slot ?
    La porta RS-232 detta non standard sul PC1 avete studiato cosa sia in realtà ?
    Siete ancora sicuri che era una macchina peggiore delle altre o forse era la migliore ma il mercato e le masse non lo aveva capito ?
    Saluti.

  • # 37
    Cesare Di Mauro
     scrive: 

    L’Amiga possedeva gli slot Zorro: http://en.wikipedia.org/wiki/Amiga_Zorro_II

    Roba che si sono sognati sia il PC che il PC1, e tanti altri computer per parecchio tempo. E non costava certo 1000 euro…

    Poi che l’Amiga la consideri una sorta di console, dimostra che la conosci soltanto come tale. I giochi erano tanti, è vero, ma tante anche le applicazioni. E le demo a vagonate: segno che i programmatori non erano poi così rari nell’ambiente.

    Il PC1 poteva anche offrire di più rispetto a un PC, ma nel momento in cui l’hai confrontato con l’Amiga non hai idea tu di cosa proponeva quest’ultima macchina…

  • # 38
    Generoso Lombardi
     scrive: 

    Se conoscessi veramente l’architettura dello slot posizionato sul PC1 non avresti messo a confronto gli slot Zorro dell’amiga. Segno che non lo conosci il PC1 perchè non lo hai studiato. Ma le sorprese non finiscono lì. Il fatto è che era troppo avanti e nessun altro produttore ne aveva compreso il senso.
    L’amiga non era una conole ma dalla maggior parte delle persone veniva usata per giocare unicamente. Aveva un ottimo compilatore propietario per ottimizzare gl’indirizzamenti grafici cmq linkati con delle librerie propietarie non aperte ma detenuti gelosamente. I compilatori Amiga li conosco molto bene.
    Il PC1 non aveva un compilatore propietario ma usava quello dei normali PC-IBM compatibili.
    Io non faccio paragoni con l’amiga sono architetture troppo diverse ma è innegabile che il PC1 non è stato capito per l’epoca forse manco Olivetti aveva ben presente del potenziale inesploso.

  • # 39
    Cesare Di Mauro
     scrive: 

    @Generoso Lombardi:

    Se conoscessi veramente l’architettura dello slot posizionato sul PC1 non avresti messo a confronto gli slot Zorro dell’amiga. Segno che non lo conosci il PC1 perchè non lo hai studiato.

    Visto che tu lo conosci bene, potresti cortesemente dirmi quali erano le caratteristiche di questo slot di espansione?

    Poi ti riporterò io quelle dello slot di espansione dell’Amiga (senza andare a scomodare Zorro 2 & 3, che servivano ad altro).

    Ma le sorprese non finiscono lì. Il fatto è che era troppo avanti e nessun altro produttore ne aveva compreso il senso.

    Capita. Ma bisogna vedere se è vero.

    L’amiga non era una conole ma dalla maggior parte delle persone veniva usata per giocare unicamente.

    Il che non la rende una macchina da gioco.

    Aveva un ottimo compilatore propietario per ottimizzare gl’indirizzamenti grafici

    Avendo lavorato per parecchi anni con l’Amiga, non mi risulta ciò che stai affermando, in particolare l’ultima parte: potresti essere più chiaro? Grazie.

    cmq linkati con delle librerie propietarie non aperte ma detenuti gelosamente.

    Di quelle librerie Commodore metteva a disposizione tonnellate di documentazione.

    I compilatori Amiga li conosco molto bene.

    In tal caso non credo che avrai difficoltà nel soddisfare la mia curiosità.

    Il PC1 non aveva un compilatore propietario ma usava quello dei normali PC-IBM compatibili.

    Mi sembra anche normale. D’altra parte non aveva nemmeno hardware dell’altro mondo…

    Io non faccio paragoni con l’amiga sono architetture troppo diverse ma è innegabile che il PC1 non è stato capito per l’epoca forse manco Olivetti aveva ben presente del potenziale inesploso.

    Vorrei capirlo anch’io, perché dalle informazione che ho letto finora non mi sembra questo granché.

    Il potenziale di cui parli, da cosa sarebbe rappresentato? Un confronto coi PC di allora e/o dell’Amiga, Atari ST, Macintosh, e quant’altro, servirebbe proprio per cercare di capire cos’è che trovi di così eccezionale in questo computer.

    Ovviamente parliamo di questioni puramente tecniche.

  • # 40
    Ace
     scrive: 

    Un saluto a tutti,

    “”Era forse il mercato home/educational in cui Olivetti non credeva molto, ma perché non attingere alla tecnologia della controllata ARM e importare un Archimedes ribrandizzato””

    se ricordo bene:

    Il Prodest PC 128 della Olivetti è in realtà una rivisitazione del Thomson MO6 francese, ma solamente dal punto di vista estetico, in quanto le caratteristiche tecniche sono esattamente le stesse.

    Quindi Olivetti Prodest Era un Thomson MO6 ribrandizzato
    con qualche personalizzazione del SO in Italiano.
    Certo avere un clone Aechimedes commercializzato in Italia sarebbe stato interessante.

    Premetto io sn un appassionato di retrocomputing , non ho avuto il pc128 e ne lo conosco particolarmente.
    Chiedo a chi lo ha usato fino a che punto era compatibile con sw e giochi MS-Dos?

  • # 41
    Ace
     scrive: 

    Scusate ho fatto confusione tra PC1 e PC128

  • # 42
    Dante Paciclio
     scrive: 

    Che confusione !
    Non confondete i micro-bus canvas con semplici slot di periferica P&P Zorro, sono cose completamente differenti. Ingegnerizzati da AT&T i micro-bus canvas sono oggi utilizzati in ambienti d’eccellenza industriale come il settore Automotive. Un ambiente troppo ostile, un mercato troppo instabile negli USA dove Motorola non soppartava avere concorrenti ruggenti (vi ricordo che fu accusata di monopolio negli USA) boicottò molto e volentieri insieme a IBM la rivale di sempre AT&T. Il costo elevato e la mancanza di cervelli pronti a recepire la grandiosità del progetto ne decretarono la fine. Furono realizzate per Olivetti Prodest PC1 l’unico Personal Computer del mondo ad esserne dotato:
    -Scheda grafica EGA
    -Modem
    -Espansione RAM.
    E’ possibile ultimamente in giro per Internet trovare la storia di un gruppo di ingegneri di Pittsburgh che ha implementato una periferica PCMCIA, una USB, e una AGP per il micro-bus canvas del piccolo Olivetti. Nell’articolo i signori fanno riferimento propio al PC1 come l’unica macchina ad esserne in possesso.
    Progetto velleitario e in ogni caso fine a se stesso perchè l’architettura del tempo non permette di farne un utilizzo informatico pratico ma solo di testarne la progettualità e l’apertura dinamica di presenza.
    I micro-bus canvas possono a differenza di normali componenti slot possono figurare anche in maniera autonoma essendo dotati di pipeline a più stadi, coesistono in ambienti elettronici eterogenei e coadiuvano l’espletazione del processore principale.
    Un saluto.

  • # 43
    nico249
     scrive: 

    Scusatemi se metto un post molto tardi rispetto agli altri, ma per diversi anni (dal 1987 al 1991) il PC1 è stato il mio unico pc. Anche perché, fatta la spesa, di sbarazzarsene per passare all’Amiga, proprio non se ne parlava.

    Senza essere perfettamente informato sulla storia industriale della porta laterale destra del PC1, sapevo che era destinata all’espansione EGA (eccetera eccetera), compreso uno slot half size che forse avrebbe potuto ospitare una scheda sonora Ad-lib. Il che, fatti i conti, è un po’ come dire che il PC1 era venduto a metà e che se si voleva avere una macchina con una grafica appena decente (la EGA aveva 16 colori in 320×200) si sarebbero dovuti sborsare altri soldi. Tanti. Il che, a conti fatti, portava il PC1 a costare il doppio di un’Amiga.

    Non comprai mai quell’espansione e nel 1991 passai ad un 386sx – non Olivetti! -, mentre molti miei coetanei (all’epoca facevo il liceo) si tennero, con soddisfazione, l’Amiga fino al lancio di Windows 95 e del Pentium (o della PS1, se si parla di console). Col senno del poi, la fiducia in un marchio italiano, nello spirito “right or wrong is my fatherland”, mi costò un sacco di soldi, visto che i PC-AT all’epoca non venivano proprio svenduti.

    A distanza di anni, non essendo un informatico di professione, mi chiedo quale vantaggio mi abbia dato l’aver imparato un po’ di MS-DOS, visto che si tratta di un sistema operativo morto e sepolto. Dal punto di vista dell’appassionato di videogiochi ebbi un sistema che faceva veramente pena, seguito da una macchina sulla quale potei fare girare DooM nel lontano 1993, suscitando, magari, un po’ d’invidia nei fanboy dell’Amiga.

    Evitando, comunque, le polemiche da fanboy direi che se in quel lontano 1987 avessi scelto l’Amiga mi sarei fatto un grosso favore. Morale della favola: certi acquisti vanno fatti col cuore.

  • # 44
    Luca Stancapiano
     scrive: 

    Anche per me è stato il mio primo pc. Ho iniziato a programmare proprio con il gwbasic. La cosa che mi è rimasta più impressa era il joystick, molto bello come design ma mi si spaccava una volta si e una no…. mio padre me lo ricomprò per tre volte finchè non decidemmo di limitarci a giocare con la tastiera

  • # 45
    Herman
     scrive: 

    Il mio primo PC…che tempi!:'(

  • # 46
    Mrpadgjj
     scrive: 

    Pc1 avrà avuto pure la porta d espansione più geniale di tutti tempi, e a cosa serviva? A spendere 3.000.000 di lire tra tutto, che allora erano un mucchio di soldi, per avere una macchina paragonabile ma in fin dei conti ancora inferiore a un banalissimo amiga500.
    Vittima pure io di genitori provinciali e vagamente xenofobi che al grido di ‘con questo ci studi, la amiga (sic) è per giocare e io un giocattolo da un milione non te lo compro, se ti va bene è così altrimenti anda! (sic pure questo)’ hanno acquistato questo prodotto messo sul mercato a culo dal classico rivenditore di fotocopiatrici di provincia, a prezzo da negozietto di provincia, mi sono fatto anni e anni a rosicare fino all’arrivo di un 386, che aveva si la vga e un disco fisso di serie, ma costava come un’utilitaria accessoriata.

  • # 47
    skan
     scrive: 

    Il mirabolante “micro-bus canvas” (?) mi risulta fosse un normalissimo ISA 8bit (e per di più castrato di molti segnali). Non bestemmiamo invocando e paragonando il nome Zorro invano, please! ;)

  • # 48
    Simone Riminucci
     scrive: 

    Anche per me è stato il primo PC, in fondo sempre per gli stessi motivi sopra descritti e rosicai anche io per Amiga all’epoca.
    Ho però ripreso in mano il computer che – con il senno di poi – era un clone molto compatto, collegabile alla TV e neanche troppo lento. Certo qualche anno prima e con una EGA sarebbe stato un’altra cosa. E’ però vero che della serie Prodest è l’unico veramente progettato ad IVREA… ho avuto anche modo di studiare le eliocopie originali del circuito! Sono adesso felice possessore di un PC1-HD che all’epoca sognavo sfogliando la rivista… sono (dopo varie peripezie) riuscito a collegarci anche una CompactFlash come hard disk interno e devo dire che così è una bomba, veloce, piacevole compatto senza alcuna ventola o rumore! Ho inserito e pubblicato tutta la procedura sulla mia pagina FB, assieme ad altre MOD specifiche come l’espansione laterale che riesce a gestire VGA, Sounblaster e via dicendo. Se volete partecipare portando la vostra esperienza trovate il tutto su https://www.facebook.com/OlivettiProdestPC1 oppure http://www.ti99iuc.it/web/go?QM9DET !!!
    Buon PC1 a tutti!!!

  • # 49
    Gennaro
     scrive: 

    Per favore sto cercando inutilmente lo schema del monitor Olivetti Prodest modello MM 3202 o bisogno per sistemare il mio monitor che non riesce ad accendersi lo schermo a fosfori verdi, mi potete aiutare? io sono un technico elettronico in pensione, vi ringrazio e resto in attesa di una gradevole risposta, gradite i miei distinti saluti
    Silvano Casale

  • # 50
    Davide
     scrive: 

    Io ho tirato avanti col C64 fino al 1990, quando tutti i miei amici avevano o il pc o l’Amiga, che mi sembravano delle macchine favolose.

    Il primo PC “piccolo” su cui mi imbattei fu proprio il PC1.
    Coi suoi tastini gialli, quella forma carina, due floppy e il dos…mi piaceva. E poi la cga a me è sempre piaciuta un sacco.
    Mi piacque subito la forma. Lo chiesi a mio padre, ma nulla.

    Il mio primo PC fu un M24 nel 1992 (tuttora in vita) e da allora ho sempre avuto solo PC Olivetti (poi passai agli assemblati). Però…il Pc1 non l’avevo mai più cercato, me l’ero dimenticato.

    Finchè non ne trovai per puro caso uno in un mercatino, e lo presi al volo. Nel corso degli anni ne ho trovati altri tre e non me li sono fatti certo scappare. Ne uso solo uno, gli altri sono ben bene impacchettati.

    Ci sono molto affezionato,e anche se non è un gran PC, mi ci sono divertito (e mi ci diverto tuttora) un sacco.

    Oggettivamente era un prodotto fuori tempo, fuori prezzo e supportato da cani da mamma Olivetti.

    Amarlo è facile, basta non essere stato uno di quelli che lo pagarono a prezzo pieno al tempo!!!

  • # 51
    Horace Grant
     scrive: 

    QUOTO nico249 al messaggio #43, a distanza di 6 anni!

    Il mio primo computer è stato un C64, poi nel 1988 mio padre decise di cambiare. Avendo sempre sperato che usassi il computer non solo per giocare, mi mise di fronte alla scelta tra un Pc1 Olivetti ed un non meglio specificato Amstrad.
    L’Amiga ancora non lo conoscevo, provai a fare il furbo chiedendo se non si poteva comprare un NES, ma a mio padre la differenza fra console e computer era ahimé ben chiara.
    Ovvio che il mio interesse era prettamente videoludico, infatti un anno dopo “the choice”, a casa di un amico, Kick Off 2 su Amiga mi fece cascare la mascella.
    Tornando al nostro amato Pc1, non entro in discorsi tecnici perchè non ne ho le capacità, ma dal punto di vista videoludico la CGA, un joystick che funzionava in certi casi “monco” (il pulsante fire andava sostituito dalla spacebar, provate ad immaginare che comodità) ed un comparto software limitato non erano certo il massimo.
    Ricordo di aver giocato sino alla noia American Hockey della Microprose, bellissimo.
    Scusate la lunghezza, ma sono ricordi di gioventù e di vita.

Scrivi un commento!

Aggiungi il commento, oppure trackback dal tuo sito.

I commenti inseriti dai lettori di AppuntiDigitali non sono oggetto di moderazione preventiva, ma solo di eventuale filtro antispam. Qualora si ravvisi un contenuto non consono (offensivo o diffamatorio) si prega di contattare l'amministrazione di Appunti Digitali all'indirizzo info@appuntidigitali.it, specificando quale sia il commento in oggetto.