E-voting (ancora) nella bufera

Josif StalinSembra tramontata l’epoca delle utopie democratiche legate al voto elettronico. Tramontata in favore di un generalizzato ripensamento delle macchine per la votazione, da più parti accusate di essere progettualmente inadeguate a produrre risultati affidabili.

L’ultimo episodio di questa telenovela è rappresentato dalla causa intentata dallo Stato della California contro la Election Systems & Software, accusata di aver venduto consapevolmente numerose macchine prive delle necessarie certificazioni. Il risarcimento richiesto per danni ammonta a poco meno di 10 milioni di dollari, a cui si somma il rimborso totale del costo delle macchine, che vale ulteriori 5 milioni.

I più illustri precedenti di questo episodio, risalgono alle elezioni americane del 2004 quando, secondo numerose fonti , le macchine per il voto elettronico realizzate dalla Diebold – importante sponsor della campagna elettorale di G. W. Bush – totalizzarono in molte circoscrizioni, un numero di voti a favore del partito Repubblicano superiore al numero totale di iscritti alle liste elettorali.

“Chi vota non conta nulla, è chi conta i voti che decide” diceva Stalin, il quale si è però sempre guardato bene dal riempirsi la bocca con parole come “democrazia”.

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