
Commentanto il pezzo intitolato “Facebook, è stata solo una bolla?“, Davide Costantini ha scritto:
Facebook deve puntare alla redditività di lungo periodo.
Zuckerberg è già ricco, non deve spolpare gli utenti per 2 settimane e scappare. Le IPO, in genere, si fanno proprio per fare cassa e diventare più ricchi.
Mark ha conseguito circa 1,1 miliardi di dollari che utilizzerà in buona parte per pagare le tasse. Gli altri soldi, si parla di oltre 12 miliardi probabilmente, li ha la società che li utilizzerà per lo sviluppo dei prodotti e le acquisizioni.
Che Google …

Avevo chiuso lo scorso pezzo su Facebook affermando che, dopotutto, le fonti USA da cui mi approvvigiono di notizie avevano fatto bene a non esprimere opinioni precoci sui primi giorni di scambi del titolo. La più grande quotazione della storia del Nasdaq, la prima dopo lo scoppio della bolla delle dotcom, meritava perlomeno un giudizio ponderato.
Dopo il sostanziale collasso dei primi giorni, le azioni di Facebook ondeggiano fra un -27% e un -30% rispetto al prezzo stabilito per la IPO ($ 38). La capitalizzazione di mercato del social network per …

In un silenzio quasi imbarazzante da parte di molta dell’editoria IT targata USA, la IPO di Facebook ha fatto flop. La più grande IPO della storia del Nasdaq, incensata e glorificata, gossippata, analizzata da ogni possibile punto di vista, contornata da analisi psico-sociologiche sui suoi protagonisti, accompagnata dal rullo dei soliti tambourine men startuppari, ha chiuso il secondo giorno di contrattazioni oltre la soglia del -10% rispetto al prezzo di collocamento, andando anche peggio il giorno successivo.
Non desidero addentrarmi in analisi finanziarie né assumermi il ruolo – peraltro immeritato – …
Come se non bastassero i guai che l’economia mondiale deve affrontare, guai veri, purtroppo, ci si mettono anche inspiegabili malfunzionamenti del NASDAQ, a far tremare i polsi agli investitori.
A pochi minuti dalla chiusura della borsa di New York, lo scorso martedi, le azioni di Google segnano un improvviso quanto inspiegabile -16%. Non pochi investitori sono andati a controllare anche altri titoli, temendo per il peggio.
Correva l’anno 1997: Michael Dell, interpellato sul ritorno di Steve Jobs alla Apple, ebbe a dichiarare: “Cosa farei [se fossi in lui – ndr]? Chiuderei i battenti e restituirei i soldi agli investitori.” Il tempo sa talvolta essere crudele, specialmente con chi suole sbeffeggiare gli avversari.
Così, ad 11 anni di distanza, il valore di mercato di Apple ha raggiunto qualcosa di simile al quadruplo di quello di Dell. Con un prezzo per azione che ha di nuovo superato quota 180 dollari, ottimi risultati nell’ultimo trimestre e delle prospettive molto rosee …
In passato abbiamo visto come la tecnologia può influenzare le compravendite azionarie e come sempre più computer svolgono i compiti degli esseri umani nel mondo finanziario.
Oggi, alla luce dei recenti avvenimenti nel mondo borsistico, voglio affrontare il tema per certi versi opposto: come la tecnologia accelera le crisi finanziarie.
Anche se non siete soliti frequentare le piazze finanziarie vi sarete accorti a suon di servizi in TV e titoli di giornali che in questo periodo le cose non vanno propriamente bene. C’è una crisi nata da mutui americani che si è ripercossa in tutto il mondo. Quando anni fa mi sono affacciato alla Borsa c’erano fior di dispense in edicola che spiegavano come cosa e quando farlo. Avevo amici e colleghi che passavano il tempo a guardare gli indici azionari salire e scendere, e guadagnavano anche con pochi scarti …