
Abbiamo già parlato estesamente di cloud computing su queste pagine e negli ultimi tre articoli che ho scritto (li trovate qui, qui e qui) l’attenzione è stata puntata sugli utenti che fruiscono di questa comoda funzionalità, considerando anche eventuali prospettive future modellate sulle nostre esigenze.
Il concetto è quello demandare a una “nuvola” di computer esterni alcune funzionalità (in particolare è stato trattato lo storage) da espletare per conto nostro. Di quest’aggregato ovviamente non sappiamo nulla: di quanti elementi è costituito, quale sistema operativo utilizza, su che hardware gira. L’unica cosa …

Nel precedente articolo ho esposto le mie difficoltà nell’utilizzare alcune tecnologie “cloud”, dovute a una non perfetta integrazione con l’ecosistema in cui sono normalmente immerso, oppure a un nuovo ambiente di lavoro, o ancora a intrinseche limitazioni degli strumenti a disposizione.
Non tutte le problematiche possono essere risolte, ma a mio avviso è possibile porre le basi per migliorare l’esperienza degli utenti traendo vantaggio da queste innovazioni, e riuscendo al contempo ad accontentarne anche una parte che non le vede di buon occhio a causa di motivazioni varie (fondamentalmente privacy e …

Con la sempre più elevata disponibilità di banda larga disponibile a basso costo, il “rischio” di ritrovarsi online per buona parte della giornata (o magari 24h/24) è ormai molto elevato. Di ciò stanno approfittando le applicazioni per sfruttare questa risorsa, e in futuro anche i s.o., di cui ChromeOS è il rappresentante più illustre ed “estremo” che l’ha posto alla sua base in un ecosistema che potremmo definire browser-centrico.
Il cloud computing (di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo) diventerà, insomma, sempre più parte della nostra vita. Come per …

Ogni programmatore che si rispetti conosce l’importanza del riutilizzo del codice, e di quanto sia consigliabile strutturare e modularizzare il codice in modo da facilitarne il riuso in diverse applicazioni.
Esistono diversi modi per raggiungere lo scopo, più o meno efficaci (compreso l’uso del solo incapsulamento sfruttando i costrutti sintattici dei linguaggi che supportano il paradigma di programmazione orientata agli oggetti), ma non mi soffermerò sull’argomento, che non rappresenta il tema dell’articolo.
Su AmigaOS la strada maestra è rappresentata dalle cosiddette librerie, concetto cardine che permea l’intero sistema operativo, il quale espone …

Come abbiamo sostenuto a proposito di Visicalc, il foglio di calcolo ha rappresentato in un certo senso il primo motore della rivoluzione informatica degli anni ’80, quella che ha trasformato il computer da passatempo per ingegneri o programmatori di mainframe, a oggetto di uso quotidiano per fasce di pubblico sempre più ampie.
Quella del foglio di calcolo è una rivoluzione partita dal mercato delle aziende, che da prestissimo lo hanno messo all’opera per accelerare i processi decisionali. Grazie alla capacità dello spreadsheet di manipolare complesse matrici di dati interrelati, da un …

C’era una volta una schiera di barbuti accademici, scienziati o semplici hobbisti, che diedero vita alla seconda rivoluzione informatica fra la metà e la fine degli anni ’70, acquistando computer venduti in kit di montaggio, personalizzandone le componenti, imparando a decodificare l’output su pannelli a led rossi e a gestire l’input tramite nastri perforati.
Questa ristretta casta sciamanica usava ritrovarsi in incontri fissi per confrontare le proprie scoperte e condividere i propri progetti. La destrezza col saldatore era uno dei prerequisiti fondamentali per appartenere a questa élite, dal momento che gli …
Sarebbe in realtà meglio parlare di “geolocalizzazione”, la parola magica che va di moda al momento e che molti stanno cercando di avvicinare alle persone e alle cose.
Prossimamente Firefox sarà in grado di capire dove siamo e gli sviluppatori potranno fornire esperienze di navigazione appositamente progettate in base alla location, i motori di ricerca hanno da tempo iniziato a proporre risultati di pertinenza maggiore rispetto al luogo fisico (dichiarato o rilevato) in cui si trova l’utente, e qualcuno inizia ad affacciarsi nei cosiddetti “servizi di prossimità” ovvero servizi elettronici (o …
Una delle promesse più grandi della prossima generazione di web è la possibilità di portare offline le applicazioni e fare il sincronismo appena si torna in rete; esiste già Google gears ed è inserito in un limitato numero di progetti (Zoho e Remember the milk giusto per citarne un paio), Mozilla con il suo Prism sta pensando a come rendere indipendenti le applicazioni web dal broser, Adobe ha rilasciato il suo AIR che fa qualcosa di simile. Ma non tutti sono d’accordo con questa via.
Quante volte ti è capitato di lavorare su una postazione di lavoro diversa dalla solita e di avvertire una sensazione di smarrimento, perché sei costretto ad usare applicazioni diverse da quelle a cui sei abituato ed affezionato?
Una soluzione c’è, ed è tuttaltro che avveniristica. Nessun sistema operativo web oriented, non è necessario neppure connettersi ad Internet. E’ sufficiente aver installato una piccola suite di applicazioni sul pendrive; trenta mega nella versione lite, ottanta circa per quella standard e la penna usb diventa un ufficio mobile.