Già qualche mese fa sostenevo, scatenando l’ira di schiere di fanbois inferociti, che Apple TV fosse destinato ad un magro avvenire. Fin dalla sua uscita mi è sembrato che evitasse accuratamente i trend che guidano il mercato dei player video: il supporto DivX-Xvid, che domina la fascia bassa, è indisponibile per motivazioni non dichiarate ma dopotutto facilmente intuibili. L’alta definizione è invece esclusa per la povertà dell’hardware. Il prezzo non è poi amichevolissimo per un oggetto che, piuttosto che adattarsi alle esigenze del consumatore – che magari ha convertito la sua intera collezione di DVD in Xvid – gli richiede di adeguarsi, eventualmente riconvertendo ad hoc la sua libreria di video. Il supporto per i video di Youtube rappresenta senz’altro un punto interessante, ma non abbastanza da giustificare l’esborso richiesto. Ad aggravarne la condizione sul mercato c’è poi stata anche la rivoluzione mancata di iTunes video, a cui il device era legato a doppio filo.
Questi fattori, in larga parte evidenti già al momento del lancio, hanno costruito l’insuccesso del media center di Apple sul mercato, che oggi viene confermato da risultati di vendita che vanno al di là delle più magre previsioni fatte a poche settimane dal lancio.
Confrontando la vicenda di Apple TV con quella di iPod+iTunes, si profila una chiave di lettura interessante. Nella fattispecie è impossibile non considerare che l’esclusione del supporto ai popolari formati DivX e simili – ricordiamo che iPod nasceva innanzitutto come un player mp3 – abbia giocato a sfavore del media center di Cupertino. Di certo Apple TV è un prodotto molto più complesso di un semplice lettore DivX, con funzioni avanzate di registrazione e riproduzione in streaming, oltre a sinergie interessanti con la piattaforma iTunes. Tuttavia, per portare queste funzioni all’attenzione del pubblico di massa, sarebbe forse servito di avvantaggiarsi dei trend consolidati: con iPod Apple ha utilizzato il formato mp3 come un cavallo di troia, per poi dirottare parte della domanda di musica verso il suo store online. Al contrario, con Apple TV sembra non aver imparato dai suoi stessi successi.
Apple TV sembra dunque avviarsi verso una sorte ostile: una piccola lezione di umiltà per Apple, che avrebbe potuto farne un altro gadget di successo, e per qualche fanboy, che ha perso un’altra ottima occasione per tacere.
ma sarà possibile piallare il sistema operativo e installarci sopra qualcosa di meno vincolato (Linux), capace di sfruttare pienamente l’hardware disponibile e, in definitiva, di dare un senso a questo Apple TV?
Certo che è possibile, ci funziona OSX. La domanda è: se con 199 dollari puoi comprare un desktop con linux dentro (gPC, c’è un articolo linkato nella colonna a dx), che senso ha?
Il problema vero e proprio come sottolineato è che itunes video non e’ (ancora?) decollato. In italia quindi un prodotto del genere davver se la vede molto dura….poi questa volta apple ha esagerato con le restrizioni.
“per qualche fanboy, che ha perso un’altra ottima occasione per tacere”
Questa me la stampo e la appendo sopra il monitor :D
Seriamente, sono d’accordo: se l’iPod non avesse supportato gli MP3, oggi sarebbe finito nel dimenticatoio.
C’è poco da fare, i fanboy (soprattutto quelli Apple) sono una brutta bestia. Fino ad un po’ di tempo fà leggevo pure, per fare un esempio, i commenti alle news di Hardware Upgrade. Ora ho quasi smesso di farlo del tutto, a maggior ragione dopo oggi quando ho letto, tra i commenti alla news proprio su questa AppleTV, il solito fuoco incrociato a cui si è anche aggiunto un moderatore del forum (non il primo utonto qualsiasi quindi) a difendere a spada tratta Apple ed usare toni al limite dell’offensivo contro chi osava attaccarla. Ovviamente sono rimasto perplesso, per non dire altro. I fanboismi in campo informatico e tecnologico sono diventati veramente una piaga ultimamente, peggio dei virus. Io sono simpatizzante AMD, nVidia e Nokia, ma se una di queste 3 fa una cappellata mica la difendo a spada tratta. Anche perché nelle mie tasche non ne viene niente, mica mi pagano per difendere una società e spalare m***a sulla concorrenza.
Io ho volutamente linkato quel thread di insulti ricevuti perché mi pare molto indicativo del livello di disconnessione cerebrale che alcuni utenti Apple maturano. Per fortuna non è sui deboli cervelli dei fanboy che la Apple calibra i suoi prodotti, ma sull’osservazione e spesso l’anticipazione dei trend di mercato: è così che ha portato anche me a saltare la barricata!
Il problema, Alessio, è la mancanza di obiettività e anche un po’ di ignoranza informatica.
Molti utenti non hanno le competenze e le conoscenze per criticare dalla giusta prospettiva i prodotti, ma si affidano alle info ricevute dal marketing aziendale, che è per definizione fazioso e incompleto.
Poi personalmente penso che bisognerebbe perdere l’italianissimo vizio di ragionare per tifoserie calcistiche. Un’azienda non produce solo oro o solo letame, può avere a catalogo ottime proposte inframezzate da sole da competizione, non è tutto bianco o tutto nero.
Il forum di hwupgrade è degenerato per questo motivo, pensa che una volta ho commentato una news sugli ipod sottolineando come per me fosse assurdo e illogico che attacandone uno a un qualsiasi pc non potessi trasferire i file musicali come una comunissima periferica di archiviazione usb ma sono obbligato ad usare un software che almeno nella versione pc (itunes) è abbastanza lacunoso dal punto di vista della programmazione.
Se ripenso agli insulti, agli inviti di zappare terreni più o meno aridi, mi viene ancor oggi da ridere!!
Pienamente d’accordo. Le verità apodittiche del marketing vanno proprio a riempire le lacune dell’ignoranza. C’è però un aspetto di coinvolgimento emotivo che il marchio Apple ha saputo creare, ed è quello che rende i suoi fanboy più aggressivi di altri.
beh, considera che quel moderatore è azionista apple (l’ha ribadito più e più volte) ovvio che gliene venga in tasca qualcosa :)
in quanto all’appletv, l’ho bollata come cosa inutile appena ho letto le specifiche.
adesso si può parlarne tranquillamente, tutti i fanboy sono in cerca di altre parole chiave… come iPhone…
@Alessio Di Domizio
beh, abbastanza semplice. ti vendono un lifestyle. se compri apple sei “cool”, altrimenti sei uno sfigato. penso sia la prima azienda che abbia fatto ciò in campo informatico, e fin’ora mi pare anche l’unica.
Il livello di “disconnessione cerebrale” è generale quando si parla di fanboy che per definizione non possono essere obiettivi.
Quando la si smetterà di fare classifiche anche su qual’è il popolo di aficionados + fazioso, i forum diventeranno dei luoghi migliori per scambiare le proprie idee.
Il problema nasce quando si parte dal presupposto che il prodotto Apple venda solo perchè “fa figo”, dimenticando tutto il lavoro che c’è dietro dalla progettazione e al packaging.
Mi fanno sorridere poi i commenti delle persone che scrivono “vende solo per il marketing”, “vende per moda”…mi fate esempi di prodotti non di prima necessità che non vengono venduti per le buone campagne pubblicitarie o che al contrario falliscono proprio perchè le politiche di marketing non sono state azzeccate?
Da SEMPRE funziona così, è il mercato dell’offerta e della domanda, un esempio è proprio la notizia sul Dreamcast 2, che ha ricordato i “bei” tempi in cui la Sega si è bruciata con le sue mani, affossando la sua ultradecennale partecipazione HW nel mondo videoludico.
Punto secondo: i gusti delle persone sono soggettivi e seppur criticabili vanno presi per quel che sono, accettati senza che si traducano in una leva per scadere nei giudizi sugli acquirenti e tantomeno in offese personali.
Sembra banale ma non lo è, considerato il tono di molti commenti nelle varie community.
Civiltà questa sconosciuta.
Punto terzo: l’Informatica non è uno stadio dove si scontrano tifoserie opposte (e il paragone non è casuale anzi calza soprattutto in Italia dove le tifoserie sono viste come “nemiche”).
Con queste premesse è ovvio che un utente Apple o di qualsiasi altro marchio, si senta “accerchiato” e magari esageri nei toni, difendendo il proprio acquisto, perchè difendere il proprio acquisto significa non passare per un imbecille.
Il ragionamento vale per qualsiasi prodotto di qualsiasi marchio.
Altro ragionamento: come ho avuto modo di scrivere gli anni passati, vi sono un gruppo di persone, rilevante, che segue la massa e va dietro alla “moda del momento” su quale sia il marchio da tenere in auge e quale sia quello a cui và riservato solo il fango.
Come la chiamo io è la “folla manzoniana”. Per un periodo, quando Intel era tecnologicamente dietro ad AMD, tutti saltavano sul carro della casa di Sunnyvale, ora è il contrario. Stessa solfa per AMD, Nvidia, Sony, Microsoft ecc. ecc. ecc.
Sono atteggiamenti infantili e che non portano nè aggiungono nulla di costruttivo alle discussioni e che pertanto andrebbero rimossi e stroncati sul nascere.
Per quanto riguarda il livello dei commenti su HWUpgrade ma non solo, è un fatto che si sia abbassato ma questo è fisiologico nel momento in cui un sito di informazione (e community annessa) frequentato dai soli geek diventa uno dei 2-3 + famosi e influenti nel panorama italiano e non solo.
Inevitabilmente, il grosso del bacino d’utenza non può essere composto da persone competenti nel ramo ITC ma +ttosto da utilizzatori “casuali” di tecnologie con tutto quel che ne deriva.
Ovviamente il cambiamento è biunivoco, e HWUpgrade ha dovuto rivedere le proprie strategie commerciali, abbracciando ambiti prima del tutto evitati (videogiochi, device mobili) con il rischio di trattare “di tutto un po’” perdendo quell’iniziale specializzazione e settorializzazione che l’aveva fatto diventare una voce autorevole.
Ecco quindi spuntare notizie che sanno + di gossip informatico che di vera utilità, recensioni rivedibili, ecc. ecc…al di là dei giudizi che se ne possano trarre, HWupgrade è una s.r.l. non è una società che opera a fin di bene e quindi deve pensare anche al traffico generato e a sposare i trend dell’utenza che lo frequenta, d’altra parte è normale come in questo contesto, le persone che avevano + da dire, per le proprie conoscenze sul campo, abbiano smesso di scrivere il proprio pensiero, lasciando campo libero a troll, commenti banali, stupidaggini e via discorrendo.
Ed è uno dei motivi per cui parte della vecchia utenza, anche semplici fruitori non segue nè commenta nel comparto news; io tra questi.
DioBrando… mi sembra di ricordare questo nick…
Ci sono e ci sono sempre stati ottimi motivi per acquistare Apple, anche in momenti in cui il punto di prezzo era enormemente più alto di prodotti concorrenti.
Questo ha sempre guidato una fascia di utenti ad acquistare Apple, senza nemmeno sfiorare il fatto che “fa figo”.
C’è però in giro la diffusa tendenza da parte degli utenti Apple a prendere sul personale critiche funzionali sui prodotti che acquistano, il che a pensarci bene ci dà, oltre che un’ennesima dimostrazione delle teorie psicosociali sui gruppi minoritari, il vero senso della forza del brand Apple.
In esperienze giornalistiche precedenti, mi è anche capitato che personaggi appartenenti alla redazione ufficiale del sito, in un certo senso miei colleghi, postassero sul forum contro i miei articoli (in tema Apple) in modo anonimo, con pesanti allusioni sulla mia presunta incompetenza. Sono cose che fanno riflettere… quanto si deve essere idioti per litigare su temi simili? E poi ricorrendo a questi escamotage penosi… Per carità, anch’io da ragazzino partecipavo a flame memorabili sui siti di motociclismo, ma un conto è essere un troll, un conto è essere redattore e travestirsi da troll per dare sfogo alle proprie pulsioni primordiali…
Alla luce di questo e altri fatti, posso dire che la community di HWU rappresenta un luminoso esempio di civiltà. Perfettibile sì, ma meglio di tante altre.
senz’altro, così come vale per qualsiasi azienda del settore; ormai è un mercato talmente globale per cui quasi nessuno, a meno che non sia in un settore veramente di nicchia, si specializza e si occupa solo di un certo tipo di prodotti. La segmentazione dei mercati fa sì che i grandi marchi producano una varietà enorme di oggetti e quindi questo aumenta la probabilità che vi siano prodotti poco appetibili ma anche altri ben fatti e di interesse.
Apple è tra questi nomi, nè + nè meno dei soliti, + o – famosi che frequentano il mercato ITC.
su questo mi spiace ma non concordo neanche un po’. Si sta cercando di fare una valutazione sul tipo di utenza che compra un determinato prodotto e sia + o – faziosa e condizionata da questa scelta.
Partendo dal presupposto che ognuno è libero di spendere i propri soldi come crede ed è altresì necessario che per questa scelta non lo si debba giudicare dal punto di vista personale e/o sul piano umano, questi discorsi sul “+/- fanboy” non hanno alcun senso.
O mi si porta una statistica, quindi fatti, numeri, che dimostrino che il bacino di utenti Apple è mediamente + “fazioso” di quelli che acquistano Sony (chiaramente in una logica proporzionale altrimenti i confronti diventano impraticabili a prescindere) oppure il tutto si risolve a questioni di lana caprina, o aria fritta, che non fanno altro che alimentare un clima da stadio di cui francamente, almeno in un settore come questo, faremmo volentieri a meno.
Sei (ti posso dare del tu vero? :)) mai stato a qualche convention Linux/Open Source? Se sì immagino tu ti sarai imbattuto non così infrequentemente in santoni che “professano” un kernel +ttosto che un altro, una metodologia di sviluppo +ttosto che un’altra.
E a qualche convention Microsoft? Stessa roba, nonostante la sponda sia “l’opposta”, l’approccio è medesimo.
E via avanti…le ali estreme che vogliono trasformare delle righe di codice o pezzi di plastica e metallo in feticci di venerazione pagana vanno o riportati al sano confronto dialettico, o qualora irrecuperabili, semplicemente estromessi dal dialogo, per come la vedo io, e lasciati nel loro brodo di protocultura.
In questo senso, ribadisco il concetto, espresso prima, che la stampa, l’informazione ha una grossa responsabilità, oltre che di essere obiettiva e superpartes anche di non esasperare gli animi, ma favorendo un confronto sereno e contribuendo a dare spunti per riflessioni costruttive (che sono semplicemente la base dello spirito di una community).
la community in toto penso sia buona, non a caso se mi serve qualcosa, un’info ecc, spesso mi rivolgo lì (se non altro per un discorso di opportunismo: 200 e passa mila utenti non si trovano sull’albero di fronte a casa), ma la sezione news&articoli trovo sia penosa, francamente. Contributi tecnici ormai praticamente assenti, i commenti diventano spesso solo botta e risposta tra flame, controflame ecc. ecc…insomma una perdita di tempo per chi, come me, vorrebbe scambiare delle idee e imparare dal prossimo e non litigare sul colore del proprio lettore mp3 oppure su quanti poligoni muove una console. C’è già abbastanza carne al fuoco per essere incazzati e frustrati quotidianamente, aggiungerne altra, mi sembra fuoriluogo.
Mi sento di condividere il tuo discorso ma fino a un certo punto. Non si possono dare misurazioni esatte del grado di fanboyism degli utenti Apple ma è d’altronde abbastanza innegabile che Apple per prima, e la storia del suo advertising lo dimostra, abbia lavorato per cementare il consenso dei suoi utenti attorno a tutti i valori distintivi tipici dei gruppi minoritari.
Valori distintivi che valgono di certo anche per i santoni di Linux, per gli amighisti etc. Ecco, mi pare proprio che il fanboyism di Apple sia sopravvissuto, come del resto è sopravvissuta la marca, alla debacle delle piattaforme chiuse consumatasi negli anni 90.
Tornando al presente – in cui il mai troppo rimpianto Amiga è ormai un ricordo – non si può dire certo lo stesso degli utenti microsoft: sono pronto a giocarmi dei soldi sul fatto che, calibrando la rilevazione al numero di utenti, la percentuale di utenti-fanboy di MS sia infinitamente inferiore a quella di integralisti Apple. Del resto è normale, per ogni acquisto di beni mainstream, che l’acquisto stesso sia vissuto con molta meno partecipazione. Al contrario Apple si sceglie in controtendenza e questa stessa scelta in controtendenza porta, secondo il principio della dissonanza cognitiva (se le mie reminiscenze universitarie non m’ingannano :-)), una forte tendenza alla ricerca di conferme, che l’advertising e la community utente Apple offrono in abbondanza. Questo è il motore di quello che continuo a ritenere l’enorme tasso di fanboyism per Apple, e il bello è che non ha nulla a che vedere con le qualità intrinseche del prodotto, che ci sono e sono tante.
Non ripararti dietro l’assenza di numeri comprovanti il tasso di fanboyism, non sto cercando di convincerti del fatto che i fanboy Apple sono peggio di quelli di Linux: parliamo di Apple, parlo della mia esperienza e non mi pare di essere l’unico ad averci avuto male a che vedere. ;-)
“Mi sento di condividere il tuo discorso ma fino a un certo punto. Non si possono dare misurazioni esatte del grado di fanboyism degli utenti Apple ma è d’altronde abbastanza innegabile che Apple per prima, e la storia del suo advertising lo dimostra, abbia lavorato per cementare il consenso dei suoi utenti attorno a tutti i valori distintivi tipici dei gruppi minoritari.”
l’esigenza di fidelizzare il proprio cliente è una priorità per qualsiasi società commerciale. Lo è a maggior ragione per una società che non è leader nel suo campo ( parlo nel settore dei computer), consolidando una fetta di acquirenti abituali; discorso diverso lo si fa per i lettori mp3 dove iTunes detiene la fetta + grande.
Come poche altre è riuscita a fare di un X oggetto elettronico uno status symbol, questo và riconosciuto, che piaccia o meno è così, dal punto di vista del
marketing sono bravi.
“Valori distintivi che valgono di certo anche per i santoni di Linux, per gli amighisti etc. Ecco, mi pare proprio che il fanboyism di Apple sia sopravvissuto, come del resto è sopravvissuta la marca, alla debacle delle piattaforme chiuse consumatasi negli anni 90.”
Mah non sono certo stati i valori a salvare la Apple o il gruppo di utenti fidelizzati. Sono state le idee che ha portato Jobs al suo ritorno; ti voglio ricordare che dopo l’infelice idea di lasciare le licenze ad aziende terze per commercializzare i computer Apple-Compatibili, i fallimenti della console Pippin, i problemi del Classic OS (che era inferiore all’AmigaOS tanto per riprendere la tua citazione), la Apple navigava in acque pessime, tanto che proprio in quel periodo ci fu l’acquisizione di azioni da parte di Microsoft (poi ricomprate) per tenere su la baracca.
Ed Apple era molto + forte allora di adesso come presenza sul mercato.
Il succo del discorso è che puoi avere uno zoccolo duro grande quanto vuoi, di aficionados, ma se fai prodotti scadenti, che non incontrano le loro esigenze, se li deludi, poi ne paghi le conseguenze.
Lì le stavano pagando al punto tale da essere sull’orlo del fallimento.
Qundi la tua tesi non mi convince ed il fatto che fossero sistemi chiusi IMHO non ha alcuna incidenza, c’erano allora come ce ne sn adesso, il problema è di “vendere” un prodotto che funziona, quale che sia la sua filosofia e il suo binomio HW-SW.
“Tornando al presente – in cui il mai troppo rimpianto Amiga è ormai un ricordo – non si può dire certo lo stesso degli utenti microsoft: sono pronto a giocarmi dei soldi sul fatto che, calibrando la rilevazione al numero di utenti, la percentuale di utenti-fanboy di MS sia infinitamente inferiore a quella di integralisti Apple.”
Te li giocheresti su impressioni e valutazioni soggettive che hanno valenza 0.
O fai una rilevazione con un campione statitisto rilevante, intercettando un gran numero di utenti oppure non dimostri nulla.
Quindi su cosa te li giochi? Sull’aria? ;)
“Del resto è normale, per ogni acquisto di beni mainstream, che l’acquisto stesso sia vissuto con molta meno partecipazione. Al contrario Apple si sceglie in controtendenza e questa stessa scelta in controtendenza porta, secondo il principio della dissonanza cognitiva (se le mie reminiscenze universitarie non m’ingannano :-)), una forte tendenza alla ricerca di conferme, che l’advertising e la community utente Apple offrono in abbondanza. ”
Microsoft e Apple sono presenti entrambi nel segmento mainstream seppur in modo diverso; chiaramente Microsoft non dispone di computer fatti e finiti, ma è uno sbaglio non ritenerli concorrenti e competitivi negli stessi mercati. Con la scelta, giusta e coraggiosa di Microsoft di competere anche in settori molto distanti dal proprio core business (che sono le sezioni Windows e Office sostanzialmente), si è trovata inevitabilmente a scontrarsi con Apple nel settore dell’entertainment audiovisivo, portatile e non (Zune, i mediacenter…); Windows Mobile e la 360 chiudono il cerchio.
Ormai la Microsoft oltre a fornire servizi e vendere SW è una realtà consolidata anche per l’HW.
Le politiche di fidelizzazione sono state molto simili a quelle Apple per esempio nel settore business/enterprise con la campagna Get The Facts per rubare quote di mercato ai sistemi UNIX proprietari e Linux.
Insomma competono e si assomigliano parecchio.
“Questo è il motore di quello che continuo a ritenere l’enorme tasso di fanboyism per Apple, e il bello è che non ha nulla a che vedere con le qualità intrinseche del prodotto, che ci sono e sono tante.
Non ripararti dietro l’assenza di numeri comprovanti il tasso di fanboyism, non sto cercando di convincerti del fatto che i fanboy Apple sono peggio di quelli di Linux: parliamo di Apple, parlo della mia esperienza e non mi pare di essere l’unico ad averci avuto male a che vedere. ;-)”
non mi riparo dietro alcunchè , ma tu pretendi di assurgere a verità, semplici pareri o constatazioni personali.
Gli utenti Apple, come Linux o Microsoft sono milioni nel mondo; nella tua esperienza, limitata perchè sei una persona e non sei il Demiurgo platoniano, ne potrai incontrare e conoscere quanti? 100? 1000? E quanti in modo non superficiale, tale da farti capire in base a cosa sceglie il computer o un sistema operativo o un lettore mp3? Senza contare che le conoscenze di ciascuno sono differenti, uno può scegliersi l’iPod perchè “ce l’hanno tutti”, ma poi scegliere anche consapevolmente un Mac perchè ha tot software che non gira altrove. E in quel caso come lo cataloghi?
Qundi trovo che trarre conclusioni da questa esperienza, la propria esperienza, trasformando la soggettività in oggettività sia un errore grossolano.
E dato che fare statistiche ad ampio raggio che possano dimostrare alcunchè è un’impresa pressochè impossibile, trovo capzioso anche solo iniziare un discorso del genere, come hai provato a fare prima nell’articolo e poi nei commenti.
Ah preciso, che la mia critica è “apolitica”, vale per qualsiasi marchio, in qualsiasi contesto e mercato di una certa rilevanza (chiaro che se ho 100 clienti, sò subito chi mi acquista un prodotto a occhi chiusi e chi no) ed è rivolta a chiunque faccia questi ragionamenti.
Salut
Come in precedenza, concordo quasi totalmente col tuo discorso.
Con una sola eccezione: credo che il successo di una strategia di marketing sia in qualche modo proporzionale al senso di partecipazione, alla fidelizzazione e anche al “fanatismo” che riesce a generare nella base utente. Questo successo costruisce l’identità di marchio e lo eleva al di sopra della pletora di altri marchi fra di loro intercambiabili – il mondo dei produttori hardware ne offre a dozzine, e fra questi troviamo anche nomi di prestigio.
Nella misura in cui conveniamo sul legame causa-effetto che lega il successo di una campagna di marketing al risultato in termini di fidelizzazione, e nella misura in cui mi pare che condividiamo il fatto che che Apple rappresenti lo stato dell’arte nel settore per quanto riguarda le campagne di marketing – testimonianza ne sia una brand equity di assoluto spicco – non possiamo non concluderne che la grande fidelizzazione della clientela, compresi eventuali casi di fanatismo che qualcun altro in questa terra potrebbe trovarsi ad aver esperito (la mia personale esperienza poi non vale proprio zero, dato che nella mia breve ma intensa avventura giornalistica mi sono trovato ad essere letto da molte migliaia di lettori, osservando ricorrenze comportamentali degne di nota), rappresentino una conseguenza ovvia, fortemente cercata, desiderata e vorrei dire anche ottenuta. A ciò si aggiungono i ragionamenti sull’acquisto partecipato, sulle teorie dei gruppi minoritari etc. che mi pare mantengano un valore. E il fatto che il fine di questa discussione non è quello di dimostrare se siano più fanboy gli utenti Apple o quelli di Linux, ma cercare di comprendere un fenomeno che, in modo più o meno ragionato, molti discutono.
Preciso anch’io che la mia è una posizione che si sforza per tutto ciò che è possibile di essere imparziale, non apolitica ma apartitica, nel senso che non intendo inserire nel mio discorso alcun partito preso ma nemmeno intendo astrarmi dal gioco politico in atto. Non mi sembra proprio di seguire un percorso dogmatico e di scambiare la soggettività della mia esperienza con l’oggettività!!! Credo anzi di aver passato molto tempo ad occuparmi di quale potesse essere la logica che domina gli effetti che percepisco prima di lanciarmi in conclusioni. Al contrario di quanto sostieni accusandomi di commettere il banale errore di scambiare la mia esperienza con l’oggettività, posso assicurarti che le mie conclusioni derivano dalla rielaborazione a dal ragionamento sull’esperienza fatta, piuttosto che dall’esperienza “grezza”.
Al contrario devo notare che la non verificabilità numerica di un fenomeno che si ipotizza ragionando sull’esperienza, non è una risposta al ragionamento stesso: sussiste come “alt” solo nel caso di un’asserzione apodittica, o meglio, solo nel caso in cui si asserisca apoditticamente che il proprio interlocutore asserisce apoditticamente. Sarebbe quindi bello se d’ora in avanti riuscissimo a parlare di quella logica e cercare di capire se/come è perfettibile o anche del perché è/sarebbe errata.
“E dato che fare statistiche ad ampio raggio che possano dimostrare alcunchè è un’impresa pressochè impossibile, trovo capzioso anche solo iniziare un discorso del genere, come hai provato a fare prima nell’articolo e poi nei commenti.”
Vorrei precisare che nell’articolo non ho affatto tentato di costruire teorie generali sui fanbois Apple: ho semplicemente riportato un fatto significativo accadutomi, il che credo si possa fare senza tema di essere accusati di capziosità, non credi?
Infine, seguendo il tuo approccio sulla verificabilità esatta delle opinioni espresse, se mai ci vedremo e ti chiederò “come va”, non prenderò in considerazione alcuna risposta che non sia certificata da complete e aggiornate analisi cliniche. :-D
“Come in precedenza, concordo quasi totalmente col tuo discorso.
Con una sola eccezione: credo che il successo di una strategia di marketing sia in qualche modo proporzionale al senso di partecipazione, alla fidelizzazione e anche al “fanatismo” che riesce a generare nella base utente. Questo successo costruisce l’identità di marchio e lo eleva al di sopra della pletora di altri marchi fra di loro intercambiabili – il mondo dei produttori hardware ne offre a dozzine, e fra questi troviamo anche nomi di prestigio.”
L’identificazione del cliente-utente con il prodotto è di sicuro fondamentale, ma io starei attento a non dare tutto quel peso al processo di fidelizzazione (e le conseguenze che genera) rispetto a tutto il resto dei fattori che determinano il successo di un prodotto +ttosto di un altro.
I fatti lo dimostrano, sia in negativo (come ti ho fatto presente per la storia della SEGA o di Apple nei suoi anni bui), sia in positivo.
Forse erano anni diversi in cui la pubblicità e l’immagine contavano di meno, ma i grandi dell’informatica sono diventati quel che sono non perchè vendevano i luccichini ma perchè vendevano prodotti che funzionavano ed incontravano le esigenze dei consumatori: IBM, Microsoft, Oracle, Cisco e si potrebbe andare avanti all’infinito.
I fanboy non hanno inciso e non incidono nemmeno ora.
“Nella misura in cui conveniamo sul legame causa-effetto che lega il successo di una campagna di marketing al risultato in termini di fidelizzazione, e nella misura in cui mi pare che condividiamo il fatto che che Apple rappresenti lo stato dell’arte nel settore per quanto riguarda le campagne di marketing – testimonianza ne sia una brand equity di assoluto spicco – non possiamo non concluderne che la grande fidelizzazione della clientela, compresi eventuali casi di fanatismo che qualcun altro in questa terra potrebbe trovarsi ad aver esperito (la mia personale esperienza poi non vale proprio zero, dato che nella mia breve ma intensa avventura giornalistica mi sono trovato ad essere letto da molte migliaia di lettori, osservando ricorrenze comportamentali degne di nota), rappresentino una conseguenza ovvia, fortemente cercata, desiderata e vorrei dire anche ottenuta. A ciò si aggiungono i ragionamenti sull’acquisto partecipato, sulle teorie dei gruppi minoritari etc. che mi pare mantengano un valore. E il fatto che il fine di questa discussione non è quello di dimostrare se siano più fanboy gli utenti Apple o quelli di Linux, ma cercare di comprendere un fenomeno che, in modo più o meno ragionato, molti discutono.”
Perdonami ma io ancora non ho capito nè quale sia l’analisi che vorresti fare, nè quale sia il fenomeno che vorresti fare, nè quali siano i dati sui quali vorresti basarli.
Se mi illumini, possiamo forse passare ad un livello successivo della conversazione :)
Cerchiamo di capirci su un’altra cosa, perchè a me sembrava evidente e sottointesa dall’inizio ma forse non lo è, ovvero sul termine fanboy.
Per me il fanboy è l’esemplare tipico di “tifoso”, che ragiona poco e parla tanto, quello che parteggia per un oggetto di consumo come fosse la sua squadra del cuore, che non vuole sentire ragioni quando ci si imbatte in confronti tecnici/prestazionali e nega anche l’evidenza.
Fa molto rumore, nelle varie community, tipo HWUpgrade per citerne una, ma alla fine è numericamente di gran lunga meno numeroso rispetto a tutti gli altri tipi di fruitore di board, +ttosto che di portali ecc.
A riprova di quanto dico c’è il fatto che, di solito, dopo averli frequentati, si sà subito quali siano le persone con cui è inutile mettersi a ragionare: fossero tanti sarebbe dura ricordarsi di un nickname.
Ora, in base a questi tratti socio-caratteriali, riprendo l’annotazione che ho fatto in precedenza e cioè che a differenza tua non credo che questa tipologia di utente o di comunità in cui albergano questi utenti, siano così influenti ai fini delle direzioni strategico-commerciali che Apple o qualsiasi altro brand decida di fare; chiaramente le indagini di mercato sono importanti ma per l’azienda è anche + importante sentire le voci fuori dal coro, dall’utenza consolidata per cercare di trovare consensi dove il consenso ancora non ce l’ha…e quindi le voci + ascoltate non sono forse quelle degli utenti affezionati ma quelli che ancora non lo sono (e certamente non possono essere dei fanboys, mancando queste premesse).
Non solo…io non volevo sminuire la tua esperienza, ma alla luce di quanto sia vasta l’utenza che vale il 3-4% del mercato consumer-desktop sull’intero mercato mondiale senza contare gli altri ambiti, mi pare fuori luogo cercare di trasferire i propri resoconti per analizzare una realtà enormemente + grande che però non è possibile conoscere da vicino.
E’ come se io analizzando l’acqua di un fiume (seppur grande) volessi poi trasferire le mie ipotesi per analizzare lo stato di salute del Mar Mediterraneo.
Un po’ pretenzioso no?
Terzo aspetto, la tua esperienza sarà sicuramente ampia, ma è rapportata alla realtà internazionale o italiana? Perchè il tifo esasperato che si legge sulle pagine di HWUpgrade, PI e via avanti se ti è capitato (e ti sarà sicuramente capitato) non è così presente in ambiti maggiormente multiculturali e contaminati da persone di diverse nazionalità; basta leggere su PCPerspective, Arstechnica ecc. per rendersene conto.
Sarà il sangue latino, sarà che abbiamo il tifo fa parte della nostra storia (ancora dai tempi in cui gli schiamazzi si facevano nel Circo Massimo) ma in UK per dirne una il comportamento è ben diverso.
E quanto conta l’Italia nell’ambito informatico? Direi poco.
“Preciso anch’io che la mia è una posizione che si sforza per tutto ciò che è possibile di essere imparziale, non apolitica ma apartitica, nel senso che non intendo inserire nel mio discorso alcun partito preso ma nemmeno intendo astrarmi dal gioco politico in atto.”
La mia invece è proprio apocalitica, perchè non c’è alcun gioco politico in atto per quanto mi riguarda. Ci ci sono delle aziende che competono, sono dei prodotti che vengono recensiti, valutati e dei giudizi da prendere in considerazione.
L’AppleTV è un fallimento, perchè? Perchè non vende, perchè costa troppo per quel che propone, perchè non incontra le esigenze del mercato che tu hai bene espresso nel tuo articolo.
Questi sono numeri e sono fatti.
” Non mi sembra proprio di seguire un percorso dogmatico e di scambiare la soggettività della mia esperienza con l’oggettività!!! Credo anzi di aver passato molto tempo ad occuparmi di quale potesse essere la logica che domina gli effetti che percepisco prima di lanciarmi in conclusioni. Al contrario di quanto sostieni accusandomi di commettere il banale errore di scambiare la mia esperienza con l’oggettività, posso assicurarti che le mie conclusioni derivano dalla rielaborazione a dal ragionamento sull’esperienza fatta, piuttosto che dall’esperienza “grezza”.”
E’ ovvio che a queste conclusioni sei arrivato tramite un ragionamento sulla tua esperienza, perchè se fosse stata grezza cosa avresti potuto desumere? Che alcuni utenti Apple, su alcune board o che magari tramite mail fanno + casino di altri e sembrano tenere di + al proprio lettore mp3 di altri?
Non ho mai parlato poi di processi dogmatici, ho parlato di errori di valutazione nei quali si incorre quando si tenta di trasferire la propria esperienza su un piano di realtà (di mercato) infinitamente + ampio rispetto alla propria visione di singolo che ha avuto contatti con alcuni utenti.
Situazioni simili accadono quando per esempio esce la notizia di un prodotto nuovo di una marca molto famosa: ci sono e ci saranno sempre dei commenti stile “ah io non comprerò mai il portatile Asus, l’assistenza è pessima”.
Analizziamo l’affermazione: l’utente avrà avuto un’esperienza non felice, magari il suo portatile sarà stato via 2-3 mesi per riparare un X guasto. Al di là dell’analisi del perchè sia successo, che non è quello che mi interessa sottolineare, l’utente in questione sovrappone la propria esperienza, sul customer care di una multinazionale.
Generalizzando in questo modo compie un errore di valutazione grossolano perchè lui avrà potuto sperimentare quanti, 1-2-3-5 prodotti e gli sarà andata male? Ma quanti sono quelli che vengono trattati mensilmente nei laboratori delle compagnie che fatturano centinaia, migliaia di milioni di dollari l’anno? Sono cifre a 3-4 zeri.
Ecco perchè la sua esperienza ha una valenza pressochè 0.
Lui però, ovviamente, si è fatto quell’idea e probabilmente non comprerà da loro, un altro utente si è trovato bene e continuerà a comprare da loro.
Cioè, è chiara la mia critica?
“Vorrei precisare che nell’articolo non ho affatto tentato di costruire teorie generali sui fanbois Apple: ho semplicemente riportato un fatto significativo accadutomi, il che credo si possa fare senza tema di essere accusati di capziosità, non credi?”
Ma il fatto significativo sarebbe che l’AppleTV ha sfornato un prodotto che ha fatto flop e che alcuni fanboy hanno continuato a sostenerne invece la validità?
”
Infine, seguendo il tuo approccio sulla verificabilità esatta delle opinioni espresse, se mai ci vedremo e ti chiederò “come va”, non prenderò in considerazione alcuna risposta che non sia certificata da complete e aggiornate analisi cliniche. :-D”
Con la differenza che io ti darei una risposta in base alle sensazioni che mi derivano cmq dal mio fisico e dal come lo percepisco, tu invece basi i tuoi ragionamenti sull’analisi e l’esperienza maturata attraverso i contatti che potrai aver avuto con 100-1000 persone, trasferendoli su una realtà composta da utenti, clienti e potenziali tali il cui numero è quello precedente ma elevato alla seconda o terza. (questo se contiamo il numero, poi banalmente ci sono molte altre variabili che entrano in gioco, un po’ come la differenza tra micro e macroeconomia).
La battuta era carina, ma il parallelo ti è riuscito poco. Ho apprezzato cmq lo sforzo :)
Mi condanni a passare un’altra mezz’ora davanti al computer per risponderti punto per punto ma devo dire che lo faccio con piacere.
Quella che tu chiami l’identificazione cliente-utente, che è poi quel processo che porta all’acquisto partecipato e all’integrazione dei valori di marca in quelli personali dell’acquirente, è un processo che le aziende di ogni genere e in ogni angolo del mondo cercano di indurre in ogni modo. Questo non significa affatto che, una volta acquisita la clientela, la marca si fossilizzi su di essa e “chiuda i portoni”: questo però l’ho già dello nel commento n°6 e quindi naturalmente convengo.
“Per fortuna non è sui deboli cervelli dei fanboy che la Apple calibra i suoi prodotti, ma sull’osservazione e spesso l’anticipazione dei trend di mercato: è così che ha portato anche me a saltare la barricata!”
Ciò non toglie che la marca riservi una parte delle sue risorse al mantenimento dello “zoccolo duro”, alla persistenza di quel senso di appartenenza che trasforma poi il cliente fidelizzato in un potenziale evangelizzatore. In questo devo dire che sono caduto in pieno anch’io: i ragionamenti che mi hanno portato a passare ad Apple sono gli stessi che mi guidano quando qualcuno mi chiede di consigliargli che computer acquistare.
Per quel che riguarda il tuo secondo punto la mia risposta è: questo discorso mira a capire se davvero il fanboyism sia un fatto significativamente ricorrente fra gli utenti Apple: quante sono le probabilità che parlando male di Apple, piuttosto che di qualunque altro prodotto, ti si rivolti addosso un vespaio? Io lo sostengo e ti ho parlato dei motivi che mi portano a pensarla così, d’ora in poi faresti bene ad attrezzarti per dimostrarmi che lo stesso avviene per utenti HP, Sony, Dell, Packard Bell etc!!!
Sui siti internazionali che hai citato ho qualche perplessità, di community internazionali ne ho frequentate un po’ e non ho trovato grosse differenze di approccio, magari un po’ più di autocritica e una maggior professionalità dei redattori. Ti riporto a titolo esemplificativo un mio commento su un pezzo di Charles Jade di arstechnica, a difesa incondizionata di un altro “cavallo azzoppato” nella scuderia Apple: dot mac (http://arstechnica.com/journals/apple.ars/2007/09/09/finding-value-in-mac):
quote:
C. Jade says:
If by “advertisement copy” you mean written with semantic structures similar to that of an advertisement, you are correct. I did that on purpose because it amused me. However, if you are seriously suggesting that an advertisement for a product declares it a failure, and refers to features of that product as “abandonware” and “crap,” then what I think we have here is a reading comprehension problem.
Dear Charles, i think there’s some misunderstanding here. What pakman said is that what you wrote sounds like advertising copy, and yes, it does. Rather than finding it amusing, i think it hurts credibility, but this is just my 2p.
To me it looks like nothing in pakman’s comment regards .mac as an abandonware or crap. He underlined the strong promotional tone of the piece and, frankly, it surprises me too. Someone might go as far as to say that such articles sound like a last resort promotion for a dying product, which, given the failure you outlined in the first paragraph, seems to be the case.
Personalmente le migliori review che ho letto su Mac, nonché quelle che più mi hanno influenzato a passare a Mac, sono quelle – rare – di anandtech. Anche lì la community non mi pare sfugga alle regole la cui esistenza intravedo anche qui.
Il fanboy in generale è per l’appunto quel personaggio che, assunta una “fede”, resiste al ragionamento logico, all’evidenza dei fatti; l’utente che s’infervora ogni qualvolta che la sua fede viene messa in discussione. È una logica che, mutatis mutandis, vediamo resistere in vari campi, anche molto esterni a quelli del consumo di massa.
Sul discorso delle esperienze continuiamo a non intenderci. Se l’accesso alla realtà reale, a quella sull’esistenza della quale, scuole filosofiche si confrontano da sempre, se l’accesso voglio dire completo e assoluto ad ogni aspetto della realtà, fosse l’unico presupposto partendo dal quale ci si può *permettere* di esprimere un giudizio, non esisterebbe dialogo, non esisterebbe opinione abbastanza “validata” da poter essere espressa. Fammi un solo esempio di considerazione qualitativa che riesca a passare indenne questo processo di validazione assoluta, e non parlarmi di statistiche perché sappiamo bene che è proprio nell’interpretazione di quelle, che sono comunque riferite a universi parziali e appositamente circoscritti, che si creano le maggiori menzogne che quotidianamente alimentano il sistema politico.
Ti dichiari “apolitico”, in questo intendendo affermare che ti ritieni esterno alle influenze di marca, le quali tentano per l’appunto di ricondurre una decisione economica al di fuori dei puri parametri economici, in un mondo che è più propriamente “politico”. Saresti dunque un uomo economico, quello la cui presenza è postulata nelle teorie classiche dell’economia. Bene, partendo da questo ti dico che l’homo oeconomicus per definizione non dà seconde chance. Perché mai un consumatore X dovrebbe riacquistare da un marchio che ha tradito le sue aspettative, quando può sceglierne facilmente altri mille che promettono cose migliori, magari a minor prezzo? L’esperienza di cui X dispone sul marchio A non è nemmeno pretesa come totale, ma è tuttavia sufficiente per associarlo ad un’esperienza negativa, e quindi a discostarsene. L’unico elemento che potrebbe condurre al di fuori di questo schema è proprio quello politico, ossia un legame al marchio A che sia più forte dell’esperienza negativa. Questo non toglie affatto che il consumatore Y possa aver avuto una buona esperienza sul marchio A, ma se per caso il consumatore Z chiedesse a X consiglio sull’acquisto da fare, possiamo essere abbastanza certi che anche lui preferirebbe capitalizzare l’esperienza di X piuttosto che rischiare di buttare i suoi soldi, anche a costo di scegliere un marchio B di cui possiede le sole informazioni “istituzionali”.
Capisci bene, e del resto questo è pane quotidiano per chi lavora nel marketing, che i produttori si muovono in un contesto in cui la prima impressione ha un valore capitale, ed è proprio per questo che da un lato lavorano per renderla la migliore possibile, dall’altro tentano di spostare il gioco su fattori esterni a quelli puramente economici, più immateriali, come le manovre che generano fedeltà al marchio, ossia nient’altro che quella che poche righe fa abbiamo definito “politica”. Quando bisogna mettere le mani al portafoglio, conta molto di più la pratica che la logica, la limitata esperienza individuale che i massimi sistemi filosofici. È su quella che i produttori tentano di incidere in prima istanza, costruendoci progressivamente sopra dei valori immateriali di contorno.
“[…] Con la differenza che io ti darei una risposta in base alle sensazioni che mi derivano cmq dal mio fisico e dal come lo percepisco, tu invece basi i tuoi ragionamenti sull’analisi e l’esperienza maturata attraverso i contatti che potrai aver avuto con 100-1000 persone, trasferendoli su una realtà composta da utenti, clienti e potenziali tali il cui numero è quello precedente ma elevato alla seconda o terza. (questo se contiamo il numero, poi banalmente ci sono molte altre variabili che entrano in gioco, un po’ come la differenza tra micro e macroeconomia).
La battuta era carina, ma il parallelo ti è riuscito poco. Ho apprezzato cmq lo sforzo :)”
Mi duole dover rigirare al mittente il sarcasmo: è il tuo di ragionamento che calza poco. Tu mi dai informazioni sulla percezione che hai del tuo corpo, che in nessun modo è basata su una conoscenza assoluta – a te inaccessibile – ma piuttosto su quegli stessi fattori esperienziali la cui parzialità rappresenta a tuo modo di vedere un fattore invalidante nel ragionamento.
Allo stesso modo io ti rispondo accedendo alla mia esperienza, che però non pretendo affatto totale, ma cionondimeno considero significativa, se non in questo discorso, almeno come guida per le mie decisioni future e i miei atteggiamenti presenti.
Di nuovo t’invito dunque a ricondurre il ragionamento nei limiti delle nostre rispettive esperienze e delle nostre capacità logiche: la strada che porta alle verità assolute è inaccessibile per definizione, ma di qualcosa potremo pur parlare no?
Mi viene un po di nostalgia leggendo il vostro scambio di opinioni. Pensare che “qualche” anno fa, hwu era esattamente cosi.
Discussioni educate, pacate, argomentate e approfondite..
Ah.. :(
Ciao ciao.