Apple, gli ultrabook e l’arte della guerra

Pratica commerciale scorretta e anticoncorrenziale? Legittimo atto di tutela del proprio vantaggio competitivo? Le opinioni dopo la richiesta rivolta da Apple a Pegatron di “scegliere da che parte stare” in riferimento alla produzione contemporanea degli ultrabook Asus e di dispositivi iOS, sono le più disparate, con la prevedibile netta divaricazione nelle opinioni del pubblico.

Ad alimentare la tensione la recentissima notizia sul brevetto per il design del Macbook Air, richiesto ad agosto 2011 ed ottenuto formalmente qualche ora fa. Un brevetto che, se utilizzato contro produttori come Asus ma anche come Samsung, potrebbe dare molto da lavorare all’ufficio legale di Cupertino, già impegnatissimo sul fronte dei produttori di terminali Android.

NB Non cercate i nomi dei marchi accusati da Apple di infrazione dei brevetti nella lista dei maggiori oppositori al sistema stesso dei brevetti: non li troverete.

La parte che mi pare più interessante di questa vicenda è il percorso seguito da Apple, che dopo Google si viene a ripetere contro Intel. Azienda che come Google è stata partner di Apple, e che a un certo punto non si è più accontentata del ruolo di fornitore, di partner commerciale, preferendo assalire la stessa diligenza che Apple per prima ha assaltato. I paralleli fra il ruolo di Google e quello di Intel non si fermano qui. Entrambi continuano a collaborare con Apple in qualche modo, ed entrambi vedono il proprio futuro esattamente nel terreno che li ha portati o li porterà presto allo scontro frontale con Apple: il mobile.

Dice Sun Tzu (riporto in Inglese perché mi pare renda meglio il concetto, per una versione italiana si veda qui):

Hence to fight and conquer in all your battles is not supreme excellence; supreme excellence consists in breaking the enemy’s resistance without fighting.

Thus the highest form of generalship is to balk the enemy’s plans;

the next best is to prevent the junction of the enemy’s forces;

[…]

Apple sta affrontando Google e si prepara ad affrontare Intel – con armi ancora più affilate – con una strategia di aggiramento: attraverso i produttori, di terminali Android da un lato, e di ultrabook dall’altro. Per farlo da un lato usa il grimaldello dei brevetti, dall’altro “rompe le alleanze” fra marchi (Asus) e OEM (Pegatron) col peso delle sue commesse. Nel mentre esiste un’autorità nazionale (direi Taiwanese) o sovranazionale che possa o voglia censurare i comportamenti di Apple, mettendo le industrie a rischio di alienarsi il budget del più grande produttore al mondo? Ma innanzitutto ci sono solide accuse da rivolgere ad Apple?

Da un lato, si potrebbe argomentare, chi è causa del suo mal pianga se stesso: la situazione attuale discende dalla strategia degli spinoff della produzione, che ha portato proprio Asustek a creare Pegatron (Acer dal canto suo ha dato vita a Wistron). Dall’altro Pegatron è stata chiamata in causa in qualità di contractor per iPhone, e il fatto di usare il proprio peso in un settore (iPhone) per influenzarne un altro (Mac), è qualcosa che potrebbe e in teoria dovrebbe sollevare l’attenzione dell’autorità antitrust.

D’altronde Apple ha i soldi (e l’appoggio politico) per riportare la produzione in casa. Perdendo, certo, la leva sugli OEM estremo-orientali, e mettendo una grossa X sulla capacità produttiva – su questo poi ci sarebbe molto da argomentare – ma con un secco guadagno sul fronte del brand.

Rimane una questione aperta: Apple è in grado di fare a meno di Google o Intel nel breve periodo? La risposta a entrambe le domande è no. D’altronde tanto Google quanto Intel hanno in qualche modo bisogno di Apple, la prima per presidiare quei terminali mobile che, pur non maggioritari come quota di mercato, statisticamente usano più di tutti Internet. La seconda, ovviamente, per contenere una potenzialmente fatale avanzata di ARM.

Il fatto che tanto Google – il cui CEO un tempo sedeva nel board di Apple – quanto Intel stiano rischiando tanto pur di seguire i passi di quello che ormai possiamo legittimamente definire “il colosso di Cupertino” la dice lunga sull’attuale configurazione del mercato e sul futuro prossimo. Un futuro che vede Microsoft comunque su un’altra trincea rispetto ad Intel, nonché in guerra aperta con Google.

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