La scienza nell’Italia della crisi

Oggi mi sento in dovere di raccontare al pubblico di Appunti Digitali le decisioni che il governo italiano sta per prendere nel decreto legge del 26 Maggio (art. 7), in cui si discute la “soppressione e incorporazione di enti ed organismi pubblici”. L’intera manovra è molto discussa, ma in questo post mi limito a spiegare quello che sta succedendo alla ricerca, sperando di portare ad una riflessione.

Lo voglio raccontare perché in queste pagine ho spesso parlato dei brillanti risultati raggiunti da alcuni di questi organismi, definiti “inutili” dal governo e di conseguenza completamente soppressi. Non si sta parlando di tagli o di incorporazioni, ma di una vera soppressione, un annullamento totale.

Questo vuol dire che i ricercatori che hanno già un posto fisso verranno trasferiti in un altro organismo di ricerca (generalmente il CNR) mentre tutti i borsisti, i precari e i contrattisti si ritroveranno per strada, completamente disoccupati e alla ricerca di un nuovo lavoro.

Gli enti in questione non sono istituzioni da poco conto. Facciamo alcuni nomi. L’INAF, istituto nazionale di astrofisica, per esempio. Comincio da questo perché ci ho lavorato durante la tesi di laurea, conosco persone che ci lavorano ogni giorno. E molto spesso, in questa rubrica, l’ho indirettamente citato, raccontando per esempio i successi del satellite AGILE, del satellite PLANCK, o di PAMELA, solo per fare qualche esempio.

In questi esperimenti lavorano ricercatori pagati direttamente dall’INAF e, purtroppo, moltissimi di loro sono contrattisti precari, che ogni anno o addirittura ogni sei mesi devono sperare che il contratto gli venga rinnovato. Ma l’INAF non è da solo. Ci sono anche altri enti altrettanto “inutili” che vanno soppressi: l’Istituto nazionale di alta matematica (Indam), l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS), l’Istituto nazionale di ricerca metrologica (INRIM) e altre decine di istituti di ricerca.

Ora, non credo che nessun cittadino responsabile voglia sottrarsi a dare il proprio contributo per sistemare la situazione economica italiana, che purtroppo è ormai da anni in condizioni disastrose. Ma ci sono alcune considerazioni che secondo me vanno fatte e che un governo dovrebbe tener presente quando si trova a dover gestire una situazione difficile e delicata come questa. Uno dei principali problemi dell’economia italiana è la mancanza di crescita.

Il debito è alto, è vero, ma il mercato è buono, non siamo nelle stesse condizioni della Grecia, per esempio. Il mercato si fida maggiormente dell’Italia, perché abbiamo import-export e invesitmenti privati molto più considerevoli della Grecia. Il prodotto interno lordo italiano è uno dei più grandi in Europa.

È vero che il debito pubblico è anche uno dei più grandi nel mondo, però il problema principale è l’economia italiana è stagnante, non c’è crescita. Anzi, la crescita sta diventando una decrescita, se si guarda per esempio questa tabella dell’Eurostat. Non sono economista, ma a me sembra che questo sia il fattore più grave da tenere in considerazione. Sarebbe come dire che una famiglia che fatica ad arrivare a fine mese si limiti a tagliare le spese, senza che i propri membri cerchino un lavoro per avere uno stipendio. Si può tagliare, ma solo fino ad un certo punto.

Tagliare sulla ricerca è come si suol dire “darsi la zappa sui piedi da soli”. La ricerca deve essere sfruttata perché è un investimento, che riporterà quei soldi, stimolando il mercato e la crescita. Capisco che la ricerca fondamentale perda di priorità in un paese che fatica a sopravvivere, però non può essere eliminata. Il direttore dell’INAF ha espresso la sua preoccupazione in una lettera aperta al Presidente della Repubblica, in cui viene spiegato il problema in modo molto migliore rispetto a come posso fare io.

Inoltre la ricerca di geofisica, di oceonagrafia, tutta l’ingegneria spaziale che si nasconde dietro missioni di astrofisica, hanno un impatto molto considerevole sulla vita di tutti i giorni delle persone (basti vedere il World Wide Web, i pannelli solari, il GPS). Spesso non ce ne rendiamo conto, perché in Italia non si pensa al futuro, alle possibilità “nascoste” dietro agli investimenti.

Ma facciamo un esempio. Io abito in Olanda, paese che collabora anche con l’esperimento VIRGO, un esperimento per la maggior parte italiano. L’esperimento in sé è quanto di più fondamentale si possa pensare, stanno cercando le onde gravitazionali, una prova sperimentale della relatività generale di Einstein.

Ebbene, in Olanda hanno trovato finanziamenti anche da aziende private, soprattutto nel campo della refrigerazione e congelamento. Questo perché l’esperimento, per lavorare, deve essere posto a temperature vicine allo zero assoluto, per ridurre le vibrazioni della Terra e dell’ambiente circostante. Le aziende private, con un finanziamento “una tantum” ottengono che una squadra di ricercatori, già preparati, già istruiti, lavori per sviluppare una tecnologia che tornerà poi utile per un’applicazione totalmente diversa rispetto a quella originale.

La stessa cosa si può dire dell’esperimento in cui lavoro io, ANTARES, di cui ho parlato in passato, che si prefigge di osservare neutrini provenienti dallo spazio profondo. Sembra una cosa molto teorica, ebbene, abbiamo ottenuto molti finanziamenti da aziende di telecomunicazioni e sviluppo di fibre ottiche. Questo perché il nostro strumento è nella profondità del mare aperto, 2 km sott’acqua e diverse decine di chilometri dalla riva. Trasportare grandi quantità di informazioni per molti chilometri sotto uno strato molto spesso di acqua interessa incredibilmente alle aziende che voglio portare internet da una parte all’altra del Mediterraneo o addirittura dell’oceano.

L’Italia, con questo decreto, sembra non vedere che il futuro di un’economia sana sta nella ricerca, nell’innovazione e nei giovani. Invece manda i giovani per strada, o li costringe a crearsi una famiglia e una vita lontani dal proprio paese [nel frattempo si parla di prolungare l’età pensionabile – ndr], senza capire che ormai si sta avvicinando la resa dei conti. Non basta ridurre il debito, se la crescita non aumenta i mercati internazionali perderanno la fiducia nel nostro paese e non investiranno più. Le obbligazioni italiane hanno già un interesse molto più alto rispetto a quelle dei paesi più sviluppati della comunità europea, come Germania e Francia, e finché questo sarà vero non potremmo definire la nostra economia in salute.

Un articolo del blog Il Post (che riprende l’articolo del Corriere della Sera), spiega punto per punto la manovra economica del governo. Alcuni aspetti vanno sicuramente nella direzione giusta, come la lotta all’evasione e la diminuzione del compenso e indennità dei politici (anche se quest’ultimo, vista la portata del taglio, sembra soltanto un gesto simbolico).

Oltre alle considerazioni già fatte, però, c’è una frase che mi causa grande sgomento e preoccupazione. Relativamente all’abolizione dei sovracitati enti inutili viene detto: “I proventi derivanti dalla liquidazione degli enti disciolti sono destinati al fondo per il finanziamento della partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali di pace.”

Come dire che vengono brutalmente tagliati i fondi alla ricerca per finanziare missioni militari in Afghanistan? Scusate se concludo con una posizione molto personale, ma non vedo come un paese possa seriamente anche solo valutare una scelta del genere.

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