

Si, proprio quello che sanciva, tra l’altro, l’obbligo da parte degli internet café ed Internet Service Provider, di richiedere in primis una licenza al Questore competente, per svolgere la propria attività, e poi di conservare i dati relativi al traffico telefonico o telematico per almeno un anno [Data retention].
Tralasciamo l’aspetto politico della vicenda, infatti il Decreto Pisanu era stato approvato da un Governo di centro-destra e contestato dai rappresentanti del centro-sinistra che oggi lo hanno prorogato senza alcuna modifica. Ma questa non può essere neppure considerata una delle contraddizioni più stridenti della politica dei nostri giorni; ve ne sono di peggiori.
Fa specie piuttosto, il fatto che una legge analoga approvata in Germania susciti una reazione veemente, tanto da parlare di “legge Big Brother“, e di portare circa trentamila persone a richiedere che sia dichiarata incostituzionale, invece qui da noi, la notizia è passata in secondo piano, soffocata da ben più pressanti priorità.
La questione è delicata, perché il provvedimento è motivato dall’esigenza di adottare misure contro potenziali atti terroristici. L’Italia deve adeguarsi alla direttiva Europea 2006/24/CE, avrebbe potuto prendere tempo fino al 2009, invece ha deciso di farlo entro il 2007.
Il problema è che i costi di queste presunte misure antiterroristiche ricadono sulle spalle delle aziende di telecomunicazioni, telefonia e anche piccoli Internet Service Provider, e soprattutto bisogna valutarne l’efficacia. Scarsa o nulla per i detrattori del decreto Pisanu.
La sensazione è che questa proroga sancisca un sostanziale nulla di fatto in attesa di affrontare in maniera compiuta il problema, un nulla di fatto che si traduce nel mantenimento di elevati e probabilmente ingiustificati costi di immagazzinamento dei dati da parte degli operatori, il tutto in una economia che gira a rilento.
La questione data retention va regolamentata, lo richiede la Comunità Europea, ma va fatto con criterio ed attenzione. Speriamo entro il 2008.