

In un tratto di autostrada perennemente rettilineo, complice il poco traffico (e data l’ora) ho guidato apposta costantemente di 10 Km/h sopra il limite per un tratto di strada di parecchi chilometri, col solo risultato di abbassare il tempo di arrivo di un minuto. Non nove o dieci, UN solo, singolo minuto. Il calcolo è presto fatto:
un tratto di strada di 100 chilometri a 130 all’ora si percorre in 46 minuti (100/130*60), a 140 in 42 minuti e a 170 in 35 minuti. Nell’ultima ipotesi avrete guidato per un lungo tratto di strada in condizioni di pericolo e a forte rischio sospensione della patente (o peggio), ma avrete “guadagnato” solo 11 minuti; un tempo cioè che ormai siamo abituati a tollerare praticamente sempre. La matematica più o meno la conosciamo tutti, ma è una di quelle cose che spesso facciamo finta non abbiano impatto sulla nostra vita. Vedere invece l’orario sul navigatore che non va giù, o che non va giù QUANTO VORREMMO, forse, può convincerci che per questa volta arriveremo in ritardo e che la prossima sarà il caso di partire prima.
Se poi fate una sosta-benzina la cosa diventa quasi comica, ed è facile che quando ripartiate il tempo di arrivo sia superiore a quando avete iniziato a correre.
Un altro caso di educazione stradale indotta dalla tecnologia satellitare è quello delle inversioni. Quante volte vi è capitato di inchiodare all’improvviso perché il furbone davanti ha deciso di fare una inversione di marcia in un posto molto poco probabile? Con la crescente fiducia nei navigatori e la funzione di ricalcolo istantaneo del percorso invece non c’è più tanto bisogno di queste manovre.
Vi vengono in mente altri casi analoghi di miglioramento dell’educazione stradale? sono sicuro che ce ne siano…