Non voglio aggiungere questo pezzo al fiume di “prime impressioni” che sta inondando la rete relativamente a Google Buzz, un lancio – mi azzardo a prevedere – che non cambierà la storia delle telecomunicazioni per come le abbiamo conosciute finora.
Vorrei soffermarmi sulle implicazioni di un dettaglio piuttosto significativo, particolarmente in un momento in cui inizia a sollevarsi – era giusto ora – una certa consapevolezza relativamente alle implicazioni dei social network sulla sfera della privacy.
Stando alle dichiarazioni di uno dei relatori, in Google Buzz, ogni singolo buzz è per default pubblico, ovverosia visualizzabile e consultabile da chiunque, dunque disponibile per la ricerca locale – che coincidenza!
Chiaramente l’opzione è disattivabile – devo capire ancora bene come, purtroppo non è ancora attivo sulla mia mailbox – ma il ricorso a un sistema opt-out mi lascia piuttosto perplesso, particolarmente dal momento in cui stiamo parlando di dati georeferenziati, che possono condurre non solo all’autore, ma al luogo da cui “buzza”.
Il problema non è tanto rilevante per gli utenti più consapevoli, ma può rivelarsi molto grave per tutti coloro che già in Facebook hanno dimostrato di non avere alcuna cognizione del problema privacy – epico il caso della donna che aggiorna il suo status pubblico con un messaggio molto intimo diretto al suo amante.
Malgrado queste legittime preoccupazioni, tutti i social network spingono per far emergere sempre più dati degli utenti verso la sfera pubblica, in modo da rendere disponibile un flusso d’informazioni sempre più ampio e spuntare accordi più ricchi coi colossi della ricerca.
La georeferenziazione dei dati aggiunge un ulteriore elemento di criticità a questo scenario, rischiando di trasformare gli utenti meno smaliziati in inconsapevoli “antenne” del grande buzz informativo in tempo reale, dal quale poche aziende si preparano a ricavare fortissimi guadagni.
Cosa ci riserva il futuro? Un incremento di consapevolezza da parte dell’utenza, o piuttosto la trasformazione de facto della privacy nel sinonimo di “qualcosa di losco” – come lasciò intendere Eric Schmidt qualche mese fa?
Non vorrei sembrare scortese, ma questo articolo che senso ha?
“– devo capire ancora bene come, purtroppo non è ancora attivo sulla mia mailbox – ” magari scrivere qualcosa con un pelo di contenuto e meno polemica quando lo si sarà provato :D
scusami, da me buzz è attivo, due considerazioni:
– c’è scritto ENORME se vuoi postare pubblico o privato. Proprio grande, e a fianco di ogni messaggio che scrivi. A confronto la versione vecchia di facebook (quella senza lucchettoni nel form dei messaggi), da impostare in oscuri pannelli di controllo era impossibile.
– non piace la georeferenziazione? disabilitatela. Fin’ora c’era Latitude, nessuno se lo filava e nessuno se ne è lamentato. Tante storie per che cosa?
Poi leggo che molti si lamentano del fatto che non si può disabilitare: in fondo a ogni pagina di gmail c’è da sempre un micropannello di controllo che recita “Gmail view: standard | turn on chat | turn off buzz | older version | basic HTML Learn more”.
E’ difficile? non credo.
La polemica non è contro buzz, sul quale attendo di farmi un’idea precisa, quanto piuttosto sulla spinta di tutti i social network a rendere pubblica una parte sempre più consistente dei dati degli utenti.
La scelta opt-out di Google in questo senso ha una valenza “politica” che con il post ho inteso sottolineare, senza pretendere di esaurire l’argomento.
“quanto piuttosto sulla spinta di tutti i social network a rendere pubblica una parte sempre più consistente dei dati degli utenti.”
Sono social network, appunto. Puoi metterci dati falsi, puoi disabilitarli.
Io son del parere che, se uno non riesce a leggere e impostare correttamente quello che c’è da impostare, che disattivi tutto e buonanotte.
E queste polemiche sui gestori cattivi: non sono operazioni di beneficenza. Io ho 7 giga di spazio email, logico che qualcuno debba pagare per offrirmeli. Quindi?
se non fosse pubblico, dal mio android phone non vedrei i buzz di tutti quelli vicino a me :)
@author:
“La polemica non è contro buzz, sul quale attendo di farmi un’idea precisa, quanto piuttosto sulla spinta di tutti i social network a rendere pubblica una parte sempre più consistente dei dati degli utenti.”
da un social network nato da un motore di ricerca… cosa ti aspetti? :) e’ da sensibilizzare l’utenza, non c’e’ da prendersela con chi offre il servizio. Che poi l’utenza sia pecora e’ un altro discorso ma li’ sono fatti loro
Credo e spero che l’utenza di gmail sia differente dall’utenza di facebook. I miei \amici\ di facebook che pensano che facebook sia internet hanno una casella hotmail nella maggioranza delle volte o legata al provvider nel resto dei casi.
comunque non vedo il problema… se la gente comincia a mettere il gatto nel forno a microonde per scaldarlo… mica è un problema di chi produce forni!
Concordo con Michele e Roberto.
Facebook sta facendo una grossissima opera di disinformatizzazione ed abuso, gente che lo usa come client mail o crede che la mail siano i messaggi interni (con sopraggiunto spam per mail per altro), chi crede che facebook sia internet, siamo pieni di usi inpropri di tale mezzo.
cavolo!!
Forse sarà l’età ormai avanzata, ma se io voglio far conoscere i miei pensieri agli amici li chiamo e basta.
Per me tutta questa smania ‘social’ non è altro che una sorta di egocentrismo maniacale che non dà e non porta nulla.
Il web 2.0 è come la Corazzata Potemkin … secondo Fantozzi.
CVD, ecco un esempio di ciò che intendevo sopra: facebook è un servizio, web2.0 una serie di strumenti tecnici, tu hai appena detto che la fiat Punto fa schifo e la verniciatura elettrostatica è una cagata pazzesca.
Non capisco perchè ogni volta che si parla di Facebook o di social network in generale partono la polemica sulla fine della privacy. Nessuno mi ha puntato una pistola alla testa e mi ha detto che devo postare le mie foto personali e renderle disponibili a tutti. E insita in ogni persona la necessità di comunicare qualcosa di loro. Non è egocentrismo. Come ogni cosa va usata conoscendo il suo funzionamento (cosa indispensabile) per raggiungere gli obiettivi auspicati. Non vedo perchè in questo non possono essere compresi obiettivi di business.