Qualche giorno fa un amico giornalista mi ha chiesto qualche consiglio per aprire un proprio blog da utilizzare sia come spazio personale di libera espressione, e come strumento di lavoro. Niente di più naturale, a mio avviso, per chi ha fatto della scrittura la propria professione.
Pur non avendo dati statistici a conferma, l’impressione che ho maturato è che ci sia un lento ma progressivo avvicinamento della categoria dei giornalisti allo strumento del blog. Il cartaceo e l’online, sono due mondi che troppo spesso vengono pensati e descritti come in contrapposizione. Invece non sono altro che una diversa declinazione di medesimi principi, ed una maggiore reciproca conoscenza non potrà che fare bene, tanto ai giornali quanto all’informazione in Rete.
Proviamo allora a fornire qualche linea guida di base per quei giornalisti che volessero iniziare a bloggare.
Conosci i tuoi lettori.
Di solito un giornalista non è chiamato a riflettere troppo sulla tipologia di lettore a cui si rivolge perché questa è definita chiaramente dalla testata per cui scrive. La linea editoriale è definita, la firma ci può mettere tuttalpiù un tocco di stile personale. In un blog il giornalista è anche capo redattore, ed editore. Scrivere di cronaca, economia o politica necessitano di tre approcci completamente diversi, perché altrettanto diversi saranno i lettori.
No contenuti fotocopia dal giornale.
Per quanto possibile, evita di pubblicare sul blog gli stessi articoli del giornale cartaceo. I contenuti online sono letti e selezionano in maniera diversa da quello che accade su supporto cartaceo. In parte perché leggere sullo schermo è più difficile che leggere un quotidiano o una rivista, in parte perché i tempi e le necessità di chi naviga sono diversi.
Il mezzo digitale premia uno stile di scrittura più asciutto, un formato più sintetico ed essenziale, ama la multimedialità: immagini, video, link.
Leggere prima di scrivere
E’ molto utile, prima di iniziare a scrivere, guardarsi intorno, crearsi una lista di blog che ti piacciono, preferibilmente che parlano di argomenti simili a quelli che vorresti trattare o comunque con contenuti che reputiamo di qualità. Una fonte di ispirazione e guida; per evitare di commettere gli errori più grossolani, niente di meglio che imparare da chi ha più esperienza, senza per questo rinunciare a cercare il proprio stile.
Rispondi ai commenti / Accogli il contributo dei tuoi lettori.
Uno degli elementi di maggiore novità, e nello stesso tempo di maggior timore, immagino che siano i commenti. Il fatto di ricevere un feedback immediato e senza filtri, per chi fino a ieri era abituato a parlare a nome della redazione, mai in prima persona, è quasi un tabù violato.
Il timore di essere bersaglio di attacchi personali e ingiustificati, soprattutto quando il tema affrontato porta alla esasperazione dei toni, come nel caso della politica ad esempio, è comprensibile. L’esperienza però ci porta due insegnamenti fondamentali:
- se si argomentano le proprie affermazioni in maniera pacata, puntuale e civile, le risposte tendono ad essere tendenzialmente dello stesso tono. Chi va sopra le righe, nella maggior parte dei casi sono troll (perditempo), quindi vanno semplicemente ignorati
- il contributo positivo di chi scambia idee, offre un punto di vista alternativo, contribuisce alla conversazione, è enormemente più grande del fastidio prodotto dai soliti idioti di cui al punto precedente
Il blog è una esperienza sociale, senza i commenti, è una pianta morta, e si rinuncia ad un piccolo miracolo, ovvero alla possibilità di sfruttare i vantaggi dell’intelligenza collettiva, ovvero quella capacità del gruppo di interagire positivamente e di sommare le proprie conoscenze ed esperienze, a vantaggio della collettività.
Proprio per sfruttare l’intelligenza collettiva, chiedo ai lettori di Appunti Digitali di offrire il loro contributo: che suggerimento daresti ad un giornalista che volesse aprire un blog
io però non capisco una cosa: perchè se un giornalista “tradizionale” si avvicina al web, deve essere per forza attraverso un blog? ci sono fior di portali (più o meno verticali) che richiedono tecniche di scrittura differenti sia dai blog, sia dalla carta stampata.
Personalmente trovo abbastanza difficile, dopo 13 anni di carta stampata, scrivere per il web. Sia chiaro, non è che non riesca, ma spesso bisogna “stravolgere” il modo di porsi, riassumere molto e, solo in alcuni casi, c’è la possibilità di approfondire (ovvero l’esatto contrario di quanto accade con altri media).
Trovo inoltre molto utile e valido il web come strumento di diffusione della cultura e dell’informazione (cioè quello che dovrebbe fare un buon giornalista :-p ). Il guaio è che troppo spesso ance chi si è avvicinato al mondo dell’informazione solo attraverso il web si comporta con la carta in modo “spavaldo”, come se il web fosse il verbo e il resto solo un’accozzaglia di “sviolinate”…
;-)
Non sono d’accordo con la parte “No contenuti fotocopia dal giornale”, per quanto sia ovviamente meglio avere anche post aggiuntivi rispetto al giornale. Il blog è un sistema molto più efficiente per accedere alle informazioni, sia rispetto ad un giornale di carta che ad un sito di un giornale.
Del resto questo è uno dei motivi per cui alcune persone hanno smesso di leggere i giornali.
“Il blog è una esperienza sociale, senza i commenti, è una pianta morta, e si rinuncia ad un piccolo miracolo, ovvero alla possibilità di sfruttare i vantaggi dell’intelligenza collettiva, ovvero quella capacità del gruppo di interagire positivamente e di sommare le proprie conoscenze ed esperienze, a vantaggio della collettività.”
Bellissima :)
Per chi scrivi Paganetor?
scusate, non ho scritto che il blog è “sbagliato”… forse io intendo il giornalismo in senso più stretto: come giornalista, fornisco una informazione (che poi può essere commentata, così come accade già adesso sia sui blog, sia su molti siti di quotidiani) e l’utente apprende la notizia. Ci saranno poi mille modi per condividere o meno la cosa, ma a questo punto un corriere.it con i commenti attivi non è forse un enorme blog ben organizzato?
Inoltre, una cosa che non mi piace dei blog è la pretesa di essere “democratici”: c’è sempre una persona che offre un argomento e altre persone che lo commentano. E se io volessi parlare di altro? Dovrei aprirmi un blog tutto mio? Si può fare, ma a questo punto per me i forum rimangono una spanna sopra a tutti in fatto di condivisione di informazioni!
c’è da dire che su internet si trovano in abbondanza tutti gli esempi che ho citato, per cui il problem anon si pone (o è comunque molto relativo :-D )