di  -  martedì 22 Settembre 2009

Zuckenberg coi baffi?Sempre più spesso, navigando in giro per la rete, m’imbatto in presentazioni e video che cantano a gola aperta le magnifiche e progressive sorti del nuovo web sociale. Questi contenuti, lungi dal farmi saltare di gioia gridando “voglio farne parte anch’io!”, mi aiutano non di rado a capire meglio tutto ciò che non vorrei mai che la rete diventasse.

Nella fattispecie questo video, passatomi qualche giorno fa con un ghigno sinistro dal mio “compagno di banco”, nasconde in mezzo al solito blablabla, prospettive a mio modo di vedere catastrofiche.

Mi domando allora: è possibile che ciò che in me ispira brivido, terrore e raccapriccio, possa suscitare in altri il più sfrenato e giallognolo entusiasmo? Sono completamente rimbecillito, o assisto ad un processo di rimbecillimento collettivo?

Il video essenzialmente tenta di trasmettere l’idea che, rimanendo al di fuori dei social network, individui e aziende sono destinati a fare la fine del brontosauro. A complemento di questa teoria, non manca tuttavia qualche “visione” – invero deprimente – del mondo social-izzato. Vediamo di che si tratta.

In mezzo al solito yadayada di numeri, percentuali e punti esclamativi, un dato merita di essere riportato per rendere l’idea dello spessore culturale del contenuto. Secondo il nostro ispirato profeta, il 78% del pubblico si fida delle “peer recommendations” (raccomandazioni su blog ed altri network amatoriali), mentre solo il 14% si fida della pubblicità.

Possibile che il 78% (di quale campione poi non è dato sapere, in perfetto stile 2.0) non abbia capito che, come testimoniato qui e altrove migliaia di volte, le “peer recommendations” sono a tutti gli effetti pubblicità? Non ho mai creduto nell’intelligenza della massa, ma questi dati valicano di un abisso i limiti del mio pessimismo. Passiamo oltre.

Nella invero breve sezione “visionaria” compare una prospettiva agghiacciante. Un giorno non sarà più l’utente a cercare notizie, saranno le notizie a trovare l’utente; ma soprattutto: Un giorno non sarà più l’utente a cercare prodotti, saranno i prodotti a trovare l’utente tramite social network.

Come faranno, in pratica, le caramelle Pistolazzi a trovare i loro clienti? Semplice: la Pistolazzi Inc. non dovrà far altro che passare al setaccio, evidentemente dietro remunerazione della società titolare del network, i dati ivi presenti, per poi inviare messaggi mirati a tutti i prospect.

Se fino a ieri questo lavoro veniva svolto, nel rispetto delle normative sulla privacy, con metodi euristici, ai tempi del social network, con gli utenti che si privano volontariamente di una porzione della loro privacy, le aziende non devono e sempre meno dovranno far altro che acquistare pacchetti di dati per far emergere la loro clientela.

Il guadagno dei social network rappresenta dunque – come del resto già accennato – la trasformazione del grande fratello in un modello di business. Non nel senso violento del termine: semplicemente FB lucrerà dall’essere un’entità che possiede, ed è abilitata a vendere, i dati personali di ognuno. Magari un bel giorno, salteranno fuori “account premium”, che daranno diritto ad accedere, a vari livelli, ai dati personali altrui, per finalità di marketing o chissà cos’altro.

Come previsto da Neil Postman (Amusing Ourselves to death, 1985), sono le previsioni di Huxley più che quelle di Orwell che si apprestano ad avverarsi. Il controllo non verrà infatti imposto e mantenuto con la violenza, ma con l’abbandono volontario e consapevole della privacy, ottenuto in cambio della prospettiva una vacua socialità virtuale.

Al confronto con questa prospettiva, anche le armi di Google sembrano spuntate: per estrarre dati utili e monetizzabili sugli utenti, il motorone deve creare inferenze a partire da un’enorme mole di dati, costruire ipotesi sulla correlazione fra parole/frasi e attitudini/propensioni. Un lavoro euristico e complesso che  restituisce risultati in qualche misura aleatori.

Molto più facile quello di Facebook, un luogo in cui ciascun utente provvede spontaneamente ad indicare i propri interessi, ad offrire informazioni sui suoi comportamenti, sulle sue preferenze d’acquisto, sulle sue opinioni.

Ecco il motivo per cui il vero nemico del business di Facebook è l’irrilevanza delle informazioni in esso contenute, ossia la mancata congruenza fra opinioni e preferenze ivi espresse, e ciò che in realtà saremmo disposti a fare, comprare, visitare, idolatrare.

In una parola, la sua assoluta artificialità: informazioni irrilevanti, spurie, indotte – provenienti dai vari generi di artifici, come quello di vendere amici – non sono monetizzabili, dunque non rappresentano una base solida su cui costruire un business.

Se tuttavia è l’artificialità di FB a salvarci dalla prospettiva di un controllo globale,  quasi quasi mi auguro che i citati “nuovi geni del marketing” continuino a spadroneggiare.

24 Commenti »

I commenti inseriti dai lettori di AppuntiDigitali non sono oggetto di moderazione preventiva, ma solo di eventuale filtro antispam. Qualora si ravvisi un contenuto non consono (offensivo o diffamatorio) si prega di contattare l'amministrazione di Appunti Digitali all'indirizzo info@appuntidigitali.it, specificando quale sia il commento in oggetto.

  • # 1
    floc
     scrive: 

    facebook e’ GIA’ il grande fratello. Una schedatura di massa alla portata di qualsiasi forza dell’ordine e chissa’ chi altri, tra l’altro meglio di una qualsiasi banale raccolta dati perche’ raccoglie anche i RAPPORTI tra le persone. Mi chiedo solo chi abbia orchestrato tutto cio’, ma e’ un genio

    La cosa bella e’ che tutti ci sguazzano felici, mentre si battono per la privacy su qualsiasi stupidaggine

  • # 2
    HRT103
     scrive: 

    cit “mi dica professoressa, essere l’unico uomo sano di mente rimasto sulla terra significa essere pazzo? ”

    Ottimo articolo, apprezzo sempre gli articoli di AD che pubblicate su FB.
    Ogni volta che accedo al mio profilo su Netlog (non ho fb) mi viene paura, mi rendo conto del vuoto che regna, soprattutto, nella gioventù di oggi in balia delle mode, senza più valori o senso critico di valutazione delle proprie azioni o dei propri discorsi…senza il senso del limite e con la sola voglia di mostrarsi!
    Secondo me FB è la dimostrazione massima del vuoto e della solitudine che regna nella nostra società moderna, dove a una amicizia vera si preferisce avere 400 pseudo-conoscenti che non ti verrebbero in aiuto manco se stessi crepando…mah!

    Io sono di parte, ma odio FB a prescindere…potrei passare per incoerente perchè cmq frequento Netlog, ma ho iniziato a usarlo anni prima che FB e i social network diventassero così diffusi, conoscendo alcuni dei miei attuali migliori amici (nella vita reale), lo tengo solo per questo, come ambiente lo considero al pari di fb…una vera schifezza!

  • # 3
    Apicio
     scrive: 

    @Floc:

    Si chiama Mark Zuckenberg :) (o una cosa del genere)

    E ci tengo a precisare che su Fbk posso decidere io cosa condividere o no. La privacy è molto ben rispettata.

  • # 4
    roberto
     scrive: 

    mah, secondo me facebook è uno strumento. utile o no, buono o cattivo dipende dall’uso che se ne fa. su fb ho ben 30 amici, che incidentalmente sono tutte persone che conosco (a parte un paio di account goliardici come “attila fratello di dio” ), e l’ho fatto praticamente solo perché loro mettono le loro foto lì… abbiamo sempre meno tempo per fare come si faceva una volta con le diapositive ed il proiettore :_(

  • # 5
    floc
     scrive: 

    @Apicio: so bene che tutto e’ attribuito a Mark Zuckenberg, ma trovo improbabile che siano davvero 2 ragazzi ad aver messo su e gestire un sistema del genere, francamente ci vedo meglio NSA o qualcosa di simile. E ammesso che davvero sia nata come ci raccontano (probabile eh) figuriamoci se non fa gola a tutte le organizzazioni di controllo della popolazione una schedatura del genere.
    Quanto alla privacy… e’ rispettata (forse) verso gli altri utenti, chi ha accesso al db ha accesso a tutto, e’ in questo senso che tutti mettono i propri dati e le proprie relazioni alla merce’ di chissa’ chi

  • # 6
    Kharonte85
     scrive: 

    Ottima riflessione…bisognerebbe ripeterla più spesso; quello che mi mette i brividi è appunto che per soddisfare una fittizia esigenza di contatto sociale (che in realtà si riduce ad un superficiale esibizionismo e ad un tentativo di farsi il piu’ possibile gli affari degli altri) queste persone accettino “l’abbandono volontario e consapevole della privacy”…spaventoso.

  • # 7
    tmx
     scrive: 

    @floc: l’NSA non ti fa firmare un contratto. l’NSA lo sa il diavolo cosa fa… ma cmq qui non c’entra :)

    e poi non c’è niente di “orchestrato”: chi è su FB, è lì di sua sponte.

    @Apicio: quando dici che la privacy “è molto rispettata” ti riferisci al fatto che puoi gestire il tuo FB di modo che altri utenti possano o meno visualizzare quanto è contenuto nel tuo profilo/messaggi/foto/ecc? in quel caso ti dò ragione. Però credo che qui si parli di più del fatto che è FB stessa che ha accesso a tutti i tuoi dati sempre e comunque. E che può farne un pò quel che vuole alla fine…

  • # 8
    n0v0
     scrive: 

    FaceBook, FB. A questo punto ci aggiungi una “I” e salta fuori… ;-)

  • # 9
    Roberto
     scrive: 

    Ottimo articolo.

    Condivido in particolare l’accostamento alla distopia di “brave new world”.

    Tuttavia ritengo che queste fosche visioni si riveleranno per quello che sono, l’ennesima bolla speculativa.

    E’ il solito discorso: questi modelli si basano sull’assunto che gli esseri umani siano “invarianti” rispetto all’ambiente, in realtà il consumatore è sempre più furba di quanto non si aspettino i “geni” del marketing.

    La gente si fida delle peer recommendations ? Quando saranno usate in modo massivo per promuovere un prodotto la stessa gente smetterà di dargli retta e FB si sgonfierà.

  • # 10
    phabio76
     scrive: 

    @Alessio
    Premesso che sono sostanzialmente d’accordo con ciò che esprimi in #tarlo, due osservazioni su questo post:

    1) Il video in oggetto ti è stato girato da un “compagno di banco”… traducendo: ti è stato “segnalato da un tuo peer”…

    2) Nicholas Negroponte (che non può essere considerato un utopista del web 2.0) in Being Digital (del 1995 !) scrive che il nostro “agente personale” diventerà efficace come un maggiordomo e, ad esempio, ci segnalerà una marca di vino in offerta al supermercato che è di particolare gradimento dell’ospite che arriverà in serata; e selezionerà per noi una trasmissione televisiva in cui era ospite un compagno del liceo…

  • # 11
    andrea
     scrive: 

    Condivido buona parte dell’articolo.
    La penso diversamente su Google: l’insieme di tecnologie che sviluppa e possiede, sono su ben altro piano rispetto a FB, è un confronto che a mio avviso non si pone nemmeno lontanamente…
    Fra 5 anni Google sarà ancora uno dei protagonisti della rete, potrà aver perso o aver guadagnato peso, ma sarà ancora un punto di riferimento importante.
    Facebook, beh, io dico che ci sono buone probabilità che fra 5 anni non esista nemmeno più, ovviamente sostituito da qualcos’altro, non necessariamente migliore…

  • # 12
    Alessio Di Domizio (Autore del post)
     scrive: 

    @ phabio76
    1) il video mi è stato girato da una persona con cui lavoro 8 ore al giorno, se vogliamo un amico, se vogliamo anche uno dei maggiori esperti italiani di web marketing, con il quale ragioniamo spesso di questi temi; non è quindi una “peer recommendation” gialla, ma una conversazione “fisica”, di quelle che si facevano ai tempi di Socrate ma anche molto prima;

    2) non sono molto d’accordo con le tesi di negroponte, ho molta perplessità rispetto a questi “digerati” che la prima bolla ha lasciato a corto di argomenti (anche se spesso col portafoglio pieno); venendo al contenuto, mi sta bene tutto, basta che si sappia cosa c’è da dare in cambio: una volta che la questione è chiara a tutti – ma davvero, non seppellita fra le righe scritte in corpo 4 di un TOS che nessuno legge – ognuno è libero di calarsi le braghe e mostrare le chiappe al mondo.

  • # 13
    Fresh From Twitter
     scrive: 

    […] diventerà il grande fratello? http://bit.ly/jtGHZAncora non riesci a misurare la tua popolarità sui social network? http://bit.ly/mgEKMIl […]

  • # 14
    banryu
     scrive: 

    @Alessio: ecco hai, dal mio punto di vista, centrato il punto. E cioè la VISIBILITA’ dell’informazione presentata all’utente.
    Cioè il fatto che al solito le “inculate” riescono a tirarle con il trucchetto delle clausole miniaturizzate, giocando sul fatto che, realisticamente, solo una percentuale bassissima degli utenti che si iscrivono vanno a spulciarsi queste informazioni.

    La tecnica è efficace, perchè nell’era della globalizzazione, il web, dal punto di vista dell’utente medio, deve essere sinonimo di “velocità”, e non di “reperibilità” dell’informazione…

    Basta aggiungere un livello di indirezione in più (tramite ulteriore link invece di pubblicare nella stessa pagina) oppure rendere più difficoltosa la lettura (caratteri piccoli) o ancora frammentare l’informazione (su più pagine diverse) per scoraggiare l’attenzione dell’utente dalle “postille”.

    Articolo interessante, anche se personalmente ho le mie teorie e non mi preoccupo troppo del modello di Facebook, cioè non credo diventerà una sorta di Grande Fratello degli Acquisti.

    Io vedo Facebook più come una moda, se vogliamo una sorta di Babilonia virtualizzata dei nostri tempi, che altro.

  • # 15
    Alessio Di Domizio (Autore del post)
     scrive: 

    Occhio a parlare di FB come sola moda… Dietro ci sono investitori che non possiamo a priori ritenere dei “pivelli”: è gente che magari sullo stomaco ha un pelo lungo un metro.

    Ripeto: la vera forza di FB è il TOS, e tutte le ricadute commerciali che se ne possono ricavare. Vedremo se il tempo mi smentirà. Certo è che se non riuscirà in qualche modo a monetizzare la propria popolarità, farà presto a sparire.

  • # 16
    Daniele
     scrive: 

    Ottimo articolo.

    Vi riporto una voce:
    sembra che in Russia l’omologo di Facebook (vkontakte) sia scandagliato (non saprei se legalmente o meno) dalla FSB (l’odierno kgb)in cerca di potenziali minacce.
    Tra l’altro facebook è poco diffuso in quanto la pronuncia ricorda troppo il nome dell’agenzia ( credo si pronunci fe es be).
    Questo per dire che sicuramente alcuni gruppi e alcune persone sono tenute sott’occhio dalle “autorità” e, nel mondo post-11 settembre, mi sembrerebbe strano il contrario, purtroppo!

    Ora vi lascio che ho la digos alla porta…

  • # 17
    goldorak
     scrive: 

    Io faccio gia’ parte di un social network, quello delle persone reali.
    In rete decido io con chi comunicare e cosa condividere.
    E per queste misere cose vanno benissimo le e-mail, mettere su un sito amatoriale, etc…
    Non ho bisogno di far parte di un social network in cui il 99,99999% degli account presenti non significa niente per me.
    Il WEB 1.0 funziona ancora benissimo a vantaggio degli utenti, il WEB 2.0 boh una reinvenzione del WEB 1.0 a vantaggio dei markettari, agenzi pubblicitarie etc… a vantaggio di tutti tranne che degli utenti.
    Se questo e’ progresso lo lascio decidere a voi…. ^_^

  • # 18
    floc
     scrive: 

    scritto da TMX
    “@floc: l’NSA non ti fa firmare un contratto. l’NSA lo sa il diavolo cosa fa… ma cmq qui non c’entra :)

    e poi non c’è niente di “orchestrato”: chi è su FB, è lì di sua sponte.”

    @tmx: cosa c’entrano i contratti? E ovvio che tutti siano li’ di propria sponte ed e’ proprio questo che e’ agghiacciante. Certo che l’nsa non mi fa firmare un contratto, me lo fa “firmare” facebook, una bella facciata per raccogliere dati e rapporti interpersonali. miniera d’oro.

    Ripeto, NON sappiano chi ha accesso ai db di facebook e non lo sapremo mai, francamente troverei decisamente irrealistico che gli organi di controllo USA non abbiano libero accesso a una tale mole di dati. Secondo me e’ OVVIO che siano completamente monitorati e scandagliati, se persino i datori di lavoro prima di assumere cercano i profili su facebook, figuriamoci se non lo fanno loro con la connivenza dei gestori.
    Pertanto continuo a sostenere che sia una intollerabile rinuncia volontaria alla propria privacy, reale o potenziale che sia, e trovo ridicole a questo punto le piccole battaglie quotidiane in difesa dei propri diritti se poi si contribuisce a creare un database con tutti i dati propri e quelli di familiari e amici

  • # 19
    homero
     scrive: 

    eheheh
    quando lo scrivevo tutti a darmi addosso…

    c’e’ uno studio sociologico che dice che in al piu’ 11 passaggi si possono creare realazioni tra due qualunque individui nel mondo occidentale.

    quindi adesso basta inserire due nomi nei database di facebook e conoscono tutti i collegamenti tra quei nomi

    mi spiace per voi

    ma siete già schedati

    ovviamente io in facebook non ci sono

    heeheh

  • # 20
    mrMe
     scrive: 

    certo molta gente ci mette dati falsi, ma il grande fratello spione, non e’ cosi stupido come alcuni suppongono, il grande fratello ti ha prima controllato dove sei (cellulare basta triangolare la posizione con le celle). dove vai (stessa cosa, in piu’ se hai il gps sei un puntino rosso che si muove sulla carta come nei filmini di James bond).
    poi ti guarda dove surfi (su internet ovviamente), cosa leggi, se guardi le donnine, se compri la nutella, che film guardi, che linee politiche segui..
    Lui sa’ cosa compri (sia su internet sia con la carta di credito). se poi hai una frequent flyer, una carta del supermercato etc. sanno proprio tutto.
    il nostro “amico” ha dei sw probabilmente statistici che calcolano anche cosa farai domattina appena alzato.
    che sgarri o no’ sanno gia’ tutto
    La cosa che mi fa’ piu’ ridere e’ che la gente pensa di essere veramente libera.
    tutto e’ riassunto in un murale vicino a casa mia, a Parnu, in Estonia, dice:
    “you are free to do what we tell you”
    bello eh??

  • # 21
    Carlo
     scrive: 

    Scusate se vado un po OT ma vorrei porvi una domanda sempre a proposito di FaceBook.
    Siccome non ho mai voluto iscrivermi a fb, nonostante le insistenze dei vari amici, qualche giorno fa una mia amica per l’appunto, ha deciso che non potevo vivere senza il social network più amato dai giovani italiani e mi ha iscritto. Ha messo la mia mail, i miei dati e via dicendo. Ora, a prescindere da ciò che ha fatto lei, quello che mi stupisce, è che nonostante io non abbia risposto alla mail di conferma di facebook il mio account sia attivo ed ogni giorno mi arrivano mail che mi dicono che sono stato “taggato” in una foto, o che tizio mi ha aggiunto come suo amico.
    Ecco, vi sembra normale? Non si dovrebbe aspettare la conferma prima di rendere l’account attivo?
    Volevo sapere se è qualcosa che da fastidio solo a me oppure è un parere condiviso da più persone.
    Chiedo ancora scusa per l’ OT.
    Carlo

  • # 22
    Flebodibirra
     scrive: 

    Bell’articolo, non sono sicuro di essere d’accordo sulla parte del’irrilevanza delle informazioni in quanto credo che le info irrilevanti non siano poi così difficili da filtrare ma per il resto sottoscrivo tutto.
    Continuate così.

  • # 23
    homero
     scrive: 

    X carlo

    FaceBook è quanto di piu’ invadente c’e’ al mondo
    e secondo me dopo aver tracciato il mondo credo che hanno già venduto le nostre informazioni al miglior offerente…

    meglio starne fuori..

  • # 24
    pligg.com
     scrive: 

    Facebook diventerà il grande fratello?…

    Il guadagno dei social network rappresenta la trasformazione del grande fratello in un modello di business. Non nel senso violento del termine: semplicemente FaceBook lucrerà dall’essere un’entità che possiede, ed è abilitata a vendere, i dati p…

Scrivi un commento!

Aggiungi il commento, oppure trackback dal tuo sito.

I commenti inseriti dai lettori di AppuntiDigitali non sono oggetto di moderazione preventiva, ma solo di eventuale filtro antispam. Qualora si ravvisi un contenuto non consono (offensivo o diffamatorio) si prega di contattare l'amministrazione di Appunti Digitali all'indirizzo info@appuntidigitali.it, specificando quale sia il commento in oggetto.