Il primo sciopero rumoroso dei blogger

Domani, martedì 14 luglio i blogger organizzati attorno al network di Diritto alla Rete, scendono in piazza contro il Decreto Alfano, per protestare in particolare contro l’obbligo di rettifica imposto anche a blog, siti non professionali di informazione, e persino social network.

Come abbiamo descritto anche nel post Rete più sicura o meno libera? il timore e la convinzione di chi sostiene la protesta è che dietro questo obbligo di rettifica entro 48 si nasconda in realtà il desiderio di imporre un bavaglio ad uno strumento di diffusione del libero pensiero com’è la Rete.

Nessuno sostiene che Internet debba essere un far west privo di regole in senso assoluto, ma piuttosto, sembra evidente che assimilare “tutti i siti informatici” in un unico calderone come fa il Decreto Alfano è quantomeno inopportuno.

Il problema non si pone solo per i blog, l’obbligo di rettifica vale anche per i social network, newsgroup, forum, eccetera, su cui la legge pare sin da subito inapplicabile.

Chi critica il decreto fa notare che si applica alla Rete una legge, quella sull’editoria, che risale alla Costituente, e che ha ampiamente dimostrato di non essere più in grado di gestire il sistema dei media, tenuto anche conto che alcuni di essi, come Internet appunto, neppure esistevano ai tempi in cui la legge fu pensata.

La libertà di parola si scontra con la necessità di arginare eventuali abusi di quella stessa libertà. E’ un passaggio cruciale di definizione delle regole della democrazia, per questo l’appuntamento che i blogger si sono dati a Piazza Navona a Roma domani alle 19.00 per manifestare contro il Decreto Alfano potrebbe rivelarsi un momento di una certa importanza nella storia dell’evoluzione dei media.

Negli USA, dove Internet è nata ed ha uno grado di diffusione ed evoluzione ben superiore a quello italiano, il problema è dibattuto da lungo tempo, ed è noto quanta attenzione venga posta in quella democrazia alla tutela delle libertà individuali.

La Electronic Frontier Foundation difende la libertà di parola online, sostenendo i blogger anche in casi legali, e portando avanti la campagna Blue Ribbon.

Personalmente ritengo che l’intento di porre dei paletti da parte del Parlamento non sia del tutto errato. Garantire una possibilità di opporsi alla diffamazione è una buona cosa, ma il metodo proposto dal Decreto Alfano comporta troppi rischi per l’altrettanto sacrosanto diritto di sostenere le proprie opinioni e raccontare fatti, quando questi sono comprovati, senza una spada di Damocle che pende sulla propria testa.

In un mondo ideale, qualsiasi blogger dovrebbe avere l’onestà intellettuale di concedere il diritto di replica, ed eventualmente correggere eventuali errori. Ma sappiamo di non essere in un mondo ideale, proprio per questo, una legge così ambigua e restrittiva, offre il fianco a chi ne potrebbe approfittare per usare la minaccia della denuncia e della rettifica coatta, per mettere a tacere le voci discordanti con il proprio pensiero

Per questo offro il mio personale sostegno alla campagna promossa, tra gli altri, da Alessandro Gilioli e Guido Scorza , nella convinzione che possa segnare un momento di svolta per la storia di Internet in Italia.

Il popolo della rete, in una forma fisica come mai prima era accaduto, esce dalla rete per materializzarsi di fronte alle Istituzioni. Gli unici precedenti che mi riesce di individuare sono i flash mob , o i meetup, ovviamente con logiche e finalità ben diverse.

Questo segnale, rimarrà soffocato dal rumore di fondo o verrà percepito? E se sarà percepito, cosa rappresenta, è forse l’espressione di bisogni ed istanze a cui la politica ed i partiti non sono ancora in grado di offrire una risposta?

Markingegno

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