Quale futuro per il DivX?

La storia del codec DivX è una di quelle classiche che ha fatto sognare tanti appassionati del mondo dell’informatica: da un lato abbiamo un colosso monopolista, Microsoft, che lavorava al suo codec Mpeg 4 (all’epoca Windows Media Video 3) ed al suo formato proprietario ASF; dall’altro troviamo Jerome Rota, un ingegnere francese che, deluso dal formato ASF, decide di effettuarne, con l’aiuto dell’hacker tedesco Max Morice, il reverse engineering ed estrarne il codice sorgente.

Dopo appena una settimana di lavoro il codice sorgente era già nelle loro mani, mentre qualche mese più tardi, nel 1999, dopo aver eliminato alcune restrizioni imposte da Microsoft, come l’AVI Lock, cioè l’impossibilità di generare file .AVI con questo codec, apparve online lo storico DivX ;-) 3.11 alpha.

La fortuna volle che nello stesso periodo, per opera di programmatori che nulla hanno a che fare con Rota, un altro interessantissimo progetto open source denominato DeCSS divenne realtà. Si tratta essenzialmente di un software che decifra i DVD-Video, aprendo così le porte al flusso Mpeg 2 dei film su DVD.

Il passo successivo fu a dir poco obbligato: cosa succedeva se il video in formato Mpeg 2 di un DVD veniva fornito in input all’encoder video (e in particolare alla modalità Slow Motion) del DivX ;-) 3.11 alpha? Il risultato era un file video AVI di dimensioni pari a quelle di un CD (rinunciando all’audio in formato Dolby Digital) e dalla resa qualitativa piuttosto fedele all’originale.

Benché non si trattasse di un’operazione che richiedesse poco tempo (parliamo di codifiche che duravano ore con i processori di quei tempi), il codec DivX spopolò sulla rete per vari motivi. Innanzitutto la diffusione ed il costo dei masterizzatori DVD e dei supporti vergini erano fattori economicamente non trascurabili nel 1999 per chi volesse eseguire una copia di backup dei propri film su DVD. Aggiungiamo a tutto questo anche la componente “pirateria”, che trovava in un formato più facile da immagazzinare e diffondere l’ecosistema ideale per la sua proliferazione.

Jerome Rota non restò con le mani in mano ed iniziò subito a sviluppare una versione del suo DivX che si scrollasse di dosso l’unico suo vero limite: la sua illegalità. Essendo basato sul reverse engineering di un prodotto Microsoft, Rota immediatamente capì che avrebbe subito non poche difficoltà legali nel giro di qualche anno. Pertanto, dopo aver fatto tesoro dell’esperienza acquisita grazie all’algoritmo della casa di Redmond, partì il progetto open source OpenDivX, una versione del DivX basata su codice completamente nuovo e, quindi, a norma di legge.

Possiamo affermare che la parte romantica della storia del DivX cessò nel 2001. In quest’anno, infatti, nacquero discussioni all’interno del team di sviluppo dell’OpenDivX  e, in particolare, lo stesso Rota volle adottare una strategia di sviluppo e di marketing più adatta ad un prodotto commerciale che non ad uno open source.

Ecco, quindi, che il progetto si sdoppia in due fork: da un lato Rota ed alcuni suoi fedelissimi sviluppano il DivX 4, mentre in contrapposizione, come ne testimonia anche il nome, nasce il progetto open source XviD. Non poche sono le polemiche che accompagnarono questi avvenimenti tra cui quella di aver sfruttato idee ed algoritmi messi a punto gratuitamente da sviluppatori dell’OpenDivX per lucrarci attraverso le successive versioni commerciali del DivX.

L’evoluzione del codec DivX prosegue quindi sia dal punto di vista tecnico, che da quello commerciale con la nascita dell’azienda DivX Network Inc. Rota punta molto sulla standardizzazione del suo formato rendendolo sempre più aderente allo standard Mpeg 4 ASP (Advanced Simple Profile) e promuovendone l’adozione dai produttori di lettori home video da tavolo attraverso un percorso di certificazione.

Se il DivX 4 apportò notevoli migliorie algoritmiche introducendo la codifica in due passaggi ed un più elevato bitrate, solo nel 2002 il DivX 5 rappresenta la vera e propria svolta commerciale di questo progetto: ne vengono proposte più versioni, tra cui una gratuita con funzionalità di codifica ridotte ed una a pagamento feature-complete.

Inoltre l’encoder supporta ben quattro diversi profili di codifica (da quello dedicato ai dispositivi portatili fino ad arrivare all’alta definizione), ognuno dei quali rappresenta una certificazione per i produttori di hardware in grado di leggere i formati DivX. Celebre fu la commercializzazione dei primi lettori DVD certificati DivX ad opera di KiSS Technologies, uno sconosciuto produttore scandinavo, oggi parte di Lynksys. Molteplici sono anche i miglioramenti tecnici che introdusse la versione 5 come, ad esempio, la risoluzione fino 1080p, la codifica a bitrate variabile in una passata o anche su più passaggi ed un bitrate fino a 8000 kbps.

Dopo molteplici revisioni del DivX 5, arriva nel 2006 la versione successiva che spinge ulteriormente nello standardizzare il formato DivX come alternativa a quello DVD, introducendo un nuovo formato di file .divx completo di funzionalità tipiche dei DVD: menu interattivi, suddivisione del flusso video in capitoli, sottotitoli, tracce audio multiple, ecc… Il DivX 6 è l’ultima versione ad essere sviluppata seguendo lo standard Mpeg 4 ASP. Il programma di certificazione del DivX, intanto, riesce a conseguire un buon successo ed annovera tra le sue conquiste anche il supporto nelle console di ultima generazione XBox 360 di Microsoft e PlayStation 3 di Sony.

Dal 2006 ad oggi di passi in avanti nella codifica video ne sono stati fatti parecchi e, in particolare, l’elemento predominante è stato il superamento della Standard Definition, rappresentata dai DVD, in favore della High Definition. Questa evoluzione ha coinvolto l’intero campo delle tecnologie video: dall’arrivo del nuovo standard di compressione H.264 o Mpeg 4 AVC, ai nuovi supporti Blu-ray ed alle TV HD-Ready e FullHD.

A fronte di questi cambiamenti, come si pone oggi il DivX? Il suo predominio (insieme al XviD) è stato evidente ed innegabile quando si trattava di dover riproporre la qualità di un DVD nelle dimensioni di un CD, ma adesso che gli standard di compressione si sono evoluti e che nuovi codec compatibili H.264 hanno preso piede (basti pensare al codec open source x264 o al commerciale CoreAVC), quale sarà la mossa di DivX?

La mia personale idea è che DivX si sia concentrata in passato forse troppo nel promuovere la sua tecnologia basata su uno standard destinato ad essere soppiantato dal H.264 e VC1, ed oggi abbia perso quella posizione privilegiata di cui ha goduto fino ad ora. Ulteriori indizi in questa direzione sono l’acquisizione da parte di DivX di MainConcept nel 2007, una delle prime aziende a proporre codec commerciali compatibili con lo standard H.264, e la presentazione di un decoder H.264 a marchio DivX solo nel Gennaio di quest’anno con il nome DivX 7.

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