di  -  martedì 13 Gennaio 2009

Si è fatto un gran parlare dei gruppi che nascono su Facebook attorno a temi poco seri, se non addirittura offensivi, politicamente scorretti, criminali. Come al solito si sono scatenati i tromboni: quelli che di mestiere sembra stiano accovacciati ai margini del mondo online, per assalirlo alla prima occasione con la consueta, reiterata sequela di banalità.

Gente fondamentalmente ignorante nel merito, e dunque timorosa come si è timorosi di ciò che non si capisce, ma ancora peggio furba, perché consapevole della sua presa su persone nel merito ancora più ignoranti, come sono spesso i fruitori di media generalisti.

Gente che dimentica convenientemente ciò su cui pure aveva trovato da polemizzare, i fan club di Pietro Maso tanto per dirne una, nati prima di Facebook, in epoche non sospette. Epoche in cui questa rispettabile società non era contaminata dai bubboni pestilenziali della rete, eppure trovava modo di essere ugualmente deprecabile e deprecata.

Ma torniamo a Facebook e al tema di questo “rant”, ossia i gruppi di fan di quell’assassina, di quel satanista o quell’altra organizzazione criminale. Secondo una logica invertita dalle condizioni tecnologiche, il problema non si individua nella radice ma nel fusto: ciò che alcuni contenitori della rete catalizzano è esattamente quella produzione di masse critiche attorno a fenomeni incompresi o semplicemente irrilevanti; una produzione che crea in un batter d’occhio torri di Babele senza fondamenta.

Ecco che tramite FB si creano gruppi di proporzioni rilevanti attorno alle più grandi sciocchezze, dagli anti-Giusy Ferreri fino ai più preoccupanti ma ugualmente innocui fan della mafia.

Non c’è personaggio o movimento di qualche visibilità che non sia oggetto di un gruppo pro, contro o magari entrambi. Ma sono gruppi che si formano attorno a nient’altro che la facilità di fare un clic su “accept invitation”, non certo sulla conoscenza e ancor meno comprensione di qualsivoglia fenomeno.

Succede quello che succedeva quando eravamo piccoli e ci atteggiavamo da tifosi sfegatati di una squadra o l’altra per il solo gradire più o meno i colori della maglia, o da partigiani di una causa politica per il solo apprezzarne la parte più insulsa e/o esteriore.

Tutto questo per dire che ciò che nasce in Facebook in Facebook muore e c’è davvero poca continuità fra un fenomeno che si sviluppa nella sfera dell’intrattenimento e un movimento, a cui si aderisce con consapevolezza, in cui si decide di accorciarsi le maniche e faticare un pelo più – di braccia o di mente – di quel che basta per cliccare “accept”.

I tromboni potrebbero dunque dormire su sette guanciali, se quello degli “indignati dal nuovo che avanza” non fosse il mestiere che gli vale ogni mese la pagnotta.

PS Sull’altra faccia della medaglia c’è una situazione altrettanto “inquietante”: ieri l’altro sono per esempio diventati tutti “fan” di De Andrè, come già si contano quasi 30.000 “fan” di Borges, più di 13.000 di Calvino e qualche migliaio di Carmelo Bene (!!!), Gurdjieff, Platone, Aristotele, Gesù, Maria e l’Arcangelo Gabriele. Ma, così come i “fan” di Riina non impugneranno mai coppola e lupara…

14 Commenti »

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  • # 1
    il Sasdo
     scrive: 

    “Tutto questo per dire che ciò che nasce in Facebook in Facebook muore e c’è davvero poca continuità fra un fenomeno che nasce nella sfera dell’intrattenimento e un movimento, a cui si aderisce con consapevolezza, in cui si decide di accorciarsi le maniche e faticare un pelo più – di braccia o di mente – di quel che basta per cliccare “accept”.”

    Quotone mega galattico e definitivo!

  • # 2
    soloparolesparse
     scrive: 

    Sono daccordo su tutta la linea.
    Il 90% degli iscritti ai vari gruppi conosce a malapena la questione di cui (non) si discute nel gruppo.
    Molto più preoccupante mi sembrano le scelte di facebook dell’ultimo periodo. Mi riferisco alla cancellazione di foto di mamme in allattamento e (soprattutto) a quella di immagini provenienti da Gaza.
    Il discorso sarebbe da approfondire. Io inizio a farlo qui:
    http://www.soloparolesparse.com/2009/01/facebook-al-centro-del-mondo/comment-page-1/#comment-14

  • # 3
    Banjo
     scrive: 

    Un mondo di pecore…

  • # 4
    Arioch
     scrive: 

    Io sono un fan del dr.Zoidberg, c’è da preoccuparsi?

  • # 5
    The3D
     scrive: 

    oh grazie a dio, ora si che si ragiona.

    Quoto in toto, complimenti per l’articolo.

  • # 6
    Andrea2001
     scrive: 

    Ottimo articolo, mi trova completamente d’accordo.
    Complimenti anche per avere avuto la forza di scrivere un articolo di segno totalmente opposto rispetto ad un altro articolo pubblicato su appuntidigitali qualche giorno fa.

  • # 7
    busker
     scrive: 

    complimenti per l’articolo, ormai da qualche giorno cerco di spiegare ai vari amici, colleghi, conoscenti… cosa sono i gruppi in FB e quanto sciocco sia indignarsi per problemi che non sono problemi, mi sa che dovrò passare il link di questa pagina ad un po’ di gente (sperando che poi non vadano a leggere l’articolo di qualche giorno fa di segno completamente opposto :-) )

  • # 8
    Enrico
     scrive: 

    Mi dispiace ma devo lanciare un commento un po’ “fuori dal coro” dei precedenti; non mi trovo infatti del tutto d’accordo con l’autore dell’articolo nel merito dello stesso. Se infatti si può dire che all’atto pratico può anche essere vero che il 99% di ciò che nasce in Facebook, ivi muore, credo che non per questo bisogna completamente ignorare il restante 1%; se è facile fare dello sciocco allarmismo sulla questione, anche bollando tutte queste questioni come inesistenti ed indegne di alcuna considerazione si sprofonda nel qualunquismo.
    Per tornare nella metafora lanciata dall’autore sulle squadre di calcio o sulle cause politiche sposate inconsapevolmente da giovani, nessuno può negare che a qualcuno capiti di conservare una o l’altra anche per tutta la vita. Lo stesso potrebbe capitare anche con questi gruppi nati sui social network; se anche un iscritto ai gruppi di supporto ad un mafioso non è automaticamente per questo un mafioso anch’egli, non si può negare che il lassismo in merito non aiuti certamente a risolvere la terribile questione del tuttora diffusissimo velo di omertà e del supporto che la mafia riscontra in buona parte della popolazione di alcune zone del meridione. Egualmente il discorso è estendibile ai gruppi che portano avanti la bandiera del razzismo, o del nazifascismo. Tutto ciò, inoltre, è non solo moralmente deprecabile, ma oltretutto illegale, e come tale dovrebbe essere perseguito a norma di legge.
    Spero di non essere stato troppo logorroico, e spero di trovare qui un confronto costruttivo e corretto. =)
    Ciao.

  • # 9
    Dustmybroom
     scrive: 

    ‘Gente fondamentalmente ignorante nel merito, e dunque timorosa come si è timorosi di ciò che non si capisce, ma ancora peggio furba, perché consapevole della sua presa su persone nel merito ancora più ignoranti, come sono spesso i fruitori di media generalisti.’

    Frase di brillante costruzione stilistica e illuminata ispirazione concettuale, dove ogni termine sembra essere stato scelto per veicolare a piena potenza il concetto, riuscendo totalmente nell’intento.
    Complimenti ad Alessio, per la gradita conferma di uno stile intriso di pacata efficacia linguistica.

    Quanto alla mia opinione personale (non sono utente FB, per inciso), credo che sia un ambito in cui più di altri la morale dell’utente colma l’assenza di morale dello strumento in senso stretto (in questo caso il social networking).
    Demonizzare semplicemente lo strumento è come al solito indice di profonda ignoranza ed è una cosa che riesce a tutti, perfino ai censori improvvisati.

    Si lavori piuttosto senza indugio sugli effetti, se ci sono gli estremi perchè una manifestazione di idee (per quanto discutibile e idiota) diventi reato, o concreto pericolo sociale.
    Oppure si taccia con coraggio, riconoscendo la propria inadeguatezza a parlare per palese mancanza degli strumenti mentali e delle conoscenze sociologiche per affrontare certi delicati ragionamenti.

  • # 10
    Alessio Di Domizio (Autore del post)
     scrive: 

    Grazie per i complimenti, è un argomento su cui sentivo il bisogno di dire la mia. Sono contento di non essere l’unico a pensarla così.

    @ Enrico
    Naturale che per ogni regola ci siano delle eccezioni che meritano attenzione. Per questo ho inserito le parentesi nel mio titolo. Ovvio poi che nel momento in cui si trovino espressi degli atteggiamenti devianti, ci sia da osservarli attentamente. Tuttavia condannare o censurare le posizioni espresse su FB, proprio perché prevalentemente irrilevanti, rischia di alimentare un processo alle intenzioni oltre che gonfiare il fenomeno con una ribellione altrettanto fasulla ma ancora più rumorosa.
    Con questo non voglio difendere il diritto all’espressione di chi usa la rete per fare apologia di crimini o correnti di pensiero criminali. Voglio solo dire che in ultima analisi chi accosta il suo gradimento per Nino D’Angelo a quello per cosa nostra, non merita di essere preso sul serio.

  • # 11
    Semplicemente Savvo.. » Fenomeno..
     scrive: 

    […] Appunti Digitali: “Si è fatto un gran parlare dei gruppi che nascono su Facebook attorno a temi poco seri, se […]

  • # 12
    custom
     scrive: 

    il problema è se qualche governo di deriva fascistoide prendesse sul serio questi gruppi.
    io che sono fan di ubuntu finirei ai ceppi perchè open source è comunista !! O_o

  • # 13
    Lorenzo
     scrive: 

    Sono in disaccordo col messaggio che vuol far passare l’articolo, e ne spiego subito il motivo; anche se il 99% dei gruppi di facebook sono inutili e fini a se stessi, forse la parte più interessante e che meriterebbe un articolo di approfondimento è proprio l’altro 1%.

    Prima di tutto i vari gruppi sulla mafia di cui tanto si parla tanto, sicuramente non rappresentano alcuna preoccupazione, e qui sostengo la critica nei confronti dei tradizionali mezzi d’informazione che demonizzano in questo modo la rete solo per il proprio tornaconto. Resto comunque dell’idea che siano degli indicatori di popolarità abbastanza interessanti, perchè se una persona lascia commenti di apprezzamento sulla mafia (e lo fa lasciando il proprio nome, cognome, indirizzo, foto… insomma, non certo nell’anonimato) vuol dire che è perlomeno affascinato da quel mondo, anche se magari non sarà mai un mafioso.

    La frase che invece contesto è questa:
    […] Tutto questo per dire che ciò che nasce in Facebook in Facebook muore e c’è davvero poca continuità fra un fenomeno che si sviluppa nella sfera dell’intrattenimento e un movimento, a cui si aderisce con consapevolezza, in cui si decide di accorciarsi le maniche e faticare un pelo più – di braccia o di mente – di quel che basta per cliccare “accept”. […]
    Credo che l’autore sia stato come minimo superficiale nell’affermare una cosa del genere, oppure poco attivo nella comunità di facebook. Ci sono gruppi interessanti (sicuramente poche gocce in un oceano ma ci sono) che si prefiggono obiettivi seri. Su tutti mi viene in mente quello contro la legge 133, fondato e amministrato da gente seriamente intenzionata a fare qualcosa di “attivo” per sostenere le proprie idee. Nei giorni
    di maggiore contestazione in quel gruppo si potevano trovare interessanti notizie riguardo a manifestazioni in programma, in corso o avvenute, con svariate fonti grazie alle quali farsi un’idea su ciò che stava realmente succedendo. Inoltre alcuni ragazzi si sono mobilitati per raccogliere indirizzi mail di parlamentari a cui inviare mail, testate italiane e straniere a cui far conoscere la propria opinione, richiedendo un minimo di sforzo per portare avanti il tutto con maggiore efficacia.

    Ci sono una miriade di altri gruppi “attivi” su facebook, che si prefiggo scopi che vanno dai più nobili a quelli più banali (ultimamente vanno di moda i facebook party, organizzati quasi totalmente online, inclusa scelta di locali per ospitare l’evento, dj che animano la serata etc).
    Sostenere che i gruppi di facebook siano un “giochino fine a sè stesso” (questo è il messaggio che mi è arrivato leggendo l’articolo) credo sia sbagliato, o comunque è necessario differenziare un po’ fra i banali “Io amo adriana lima”, i vari “viva totò riina”, e i gruppi nati per organizzare eventi o sostenere delle cause più nobili.

  • # 14
    Alessio Di Domizio (Autore del post)
     scrive: 

    @ Lorenzo
    Ti rispondo come ho già risposto a Enrico: concordo con la tua obiezione, tanto che sul titolo ho scritto “Fenomenologia dei gruppi di Facebook (o buona parte di essi)”

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