PowerGlove, l’antenato del WiiMote

Il Wiimote è senza dubbio l’elemento di novità che ha decretato il successo della console Nintendo di “ultima generazione”. Uso le virgolette scientemente, dato che in ordine cronologico è l’ultima macchina presentata al pubblico dalla grande N ma allo stesso tempo, non può reggere il confronto puramente tecnico con le concorrenti Xbox360 e PS3 dato che presenta una dotazione hardware molto simile a quella utilizzata per il GameCube.

Ma questa è la filosofia Nintendo, puntare sull’intrattenimento puro, coinvolgendo il giocatore e puntando sul suo voler essere sempre più spettatore attivo nei confronti del gioco che si trova davanti.
In questo senso il Wiimote è davvero rivoluzionario: un “telecomando” che offre una gamma di movimenti e azioni davvero ampio e che consente di giocare con la medesima (grande) soddisfazioni a titoli molto diversi tra loro quali le simulazioni sportive piuttosto che gli FPS o i giochi di avventura.

Ma è stata davvero una rivoluzione tout court? Gli anni 80 ci hanno consegnato, seppur i posteri abbiano decretato la sua poca fortuna, un suo progenitore, il PowerGlove.

Cominciamo con qualche comparazione storica.
I due controller hanno fatto parte della dotazione di due console entrambe Nintendo, il PowerGlove per il NES, mentre, come abbiamo già ricordato, il Wiimote per il Wii.
Ma se da una parte il progetto dell’ultimo nato è stato partorito da un’azienda italiana e poi acquisito per creare la console Wii, il PowerGlove invece è stata un’idea della stessa Mattel.

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Dal punto di vista tecnico invece sono due accessori completamente diversi.

Il PowerGlove, infatti, a differenza del Wiimote non era in grado di tradurre tutti i movimenti compiuti in uno spazio tridimensionale, ma solamente le direzioni sinistra e destra che erano riconosciute tramite la rotazione del polso (su cui era infilato l’accessorio) in senso orario e antiorario.
Allo stesso tempo non era nemmeno in grado di simulare la forza di un colpo in base alla potenza utilizzata nel portare un movimento o un gesto della mano.
E infine i sensori, infrarossi, se coperti, rendevano di fatto inutile il PowerGlove perché la comunicazione con la console veniva interrotta, cosa che non accade appunto con il Wiimote.

D’altra parte parliamo di un oggetto che ha 20 anni sulle spalle e anche le piattaforme a quel tempo non erano certo così evolute né sufficientemente potenti da poter reggere un carico computazione necessario ad interpretare le movenze di un umano.
L’idea però è stata la medesima, quella di estendere il concetto di human interface applicato ai videogiochi, facendo sì che il corpo stesso del giocatore sia un prolungamento del joypad adibito al controllo del personaggio all’interno del gioco stesso.
Chi volesse approfondire il tema e rivivere quegli anni, può leggere le istruzioni del guanto più pacchiano ma allo stesso tempo affascinante della storia dei videogiochi, a questo indirizzo.

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