Si sa, con la bella stagione nelle redazioni scarseggiano le notizie, e quindi bisogna pescare un po’ dove capita. Deve essere sembrata un’occasione troppo grossa, alla redazione di Dagospia, che di Gossip vive tutto l’anno, quando ha trovato su un sito la (falsa) trascrizione delle intercettazioni di cui tutti parlano ma che nessuno può svelare.
Un passo in là lo aveva compiuto l’onorevole Massimo Donadi, con un esplicito riferimento alla vicenda Lewinsky:
E se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro del suo governo?
Il chiaro riferimento è al Ministro Mara Carfagna, e questa come tutte le altre allusioni sortiscono a pieno il loro effetto, nonostante non ci siano basi oggettive, visto che quelle intercettazioni non sono pubbliche. Anzi, forse proprio per questo l’effetto è ancora maggiore, proprio perché c’é ampio spazio per fantasticare.
E’ esattamente quello che ha fatto lo studente autore de “LaPrivata Repubblica”, quando ha trascritto una tragicomica personale interpretazione, delle presunte intercettazioni telefoniche tra il Presidente del Consiglio, ed il suo braccio destro, Fedele Confalonieri: ha adoperato fantasia ed ironia, non senza calcare un po’ la mano.
Quelli di Dagospia però non hanno colto, o magari non hanno voluto cogliere lo scherzo, ed hanno fatto passare la notizia per vera. Da lì il putiferio. A quanto pare il sito dello studente rischia l’oscuramento, e vengono minacciate provvedimenti legali; non sembra coinvolto invece il sito che ha ripreso la notizia ritenendola veritiera.
Ancora una volta il legittimo diritto alla privacy viene a contrarsi con l’altrettanto legittimo diritto alla libertà di parola e di satira. Ne avevamo parlato in riferimento al caso Max Mosley. In maniera diversa questo è un caso analogo. Una democrazia moderna deve trovare le proprie linee guida per gestire casi in cui due diritti vengono a collidere.
Immettere una notizia falsa ma verosimile online è più semplice che su qualsiasi altro media. Ci sarà sempre chi per distrazione o furbizia tenterà di approfittare di questo, per cui è necessaria una particolare attenzione. Deve giocare un ruolo determinante l’autorevolezza e la credibilità della fonte, ma ciò non è sufficiente. Serve una maggiore consapevolezza da parte del lettore, che non può limitarsi ad acquisire passivamente le notizie, ma vagliarle con attenzione e confrontarle tramite più fonti.
La velocità del media digitale impone paradossalmente un tempo di gestazione più lungo di una notizia, dopo che questa è stata pubblicata. Mentre una notizia data da un telegiornale ha già avuto un tempo di maturazione tale per cui, è piuttosto difficile che la stessa sia falsa, sul web la circolazione delle informazioni è praticamente immediata, live. Spesso è necessaria una verifica e rielaborazione che viene dopo la pubblicazione, con il contributo degli internauti, capaci di criticare, smentire e confermare.
Il problema è che in questo frattempo, chi poco conosce le dinamiche del web, e ritiene di essere stato offeso passa alle vie legali. E lì son dolori. Soprattutto per i pesci piccoli.
[photo credit: takomabibelot]
Problema serissimo, ottimo post Donato, complimenti.
Analisi interessante ma dissento sulla “difficoltà” di una notizia data ad un telegiornale di rivelarsi falsa.
Purtroppo capita e, guarda caso, è più facile che succeda per notizie tecnologiche.
Temo che spesso le redazioni dei grandi mezzi di comunicazione siano scarse di competenze tecnologiche e, peggio ancora, scarse di volontà di controllare bene queste notizie verificando presso chi, più di loro, ne capisce :(
@Ivan – grazie :)
@Alberto – sfondi una porta aperta, il mio precedente articolo parlava delle inesattezze dette dai media mainstream riguardo il “fenomeno i-doser” ammesso che di fenomeno si possa parlare, e qui su AD si e’ spesso parlato di bufale e abbagli presi anche dalla stampa e dai Tg.
Il discorso e’ un po’ diverso pero’, qui si parla di cronaca e fatti che non necessariamente hanno a che vedere con la tecnologia. In questo ambito le redazioni dei telegiornali e della stampa in genere hanno tempi e strutture che dovrebbero offrire maggiori garanzie rispetto a qualsiasi redazione online.
Dovrebbero, appunto.
;)
E’ da tempo che vado dicendo che i “.it” sono domini pericolosi quanto quelli cinesi; se vuoi aprire un blog che parla di politica, usa un bel .to[nga]; dove il massimo che rischi e’ che te lo chiudano.
Non conosco precisamente la vicenda, ma il canovaccio e’ sempre lo stesso: i cittadini in Italia devono stare bene attenti a cosa scrivono nei forum o nei blog, perche’ la querela e’ sempre dietro l’angolo. Pulcinella non e’ piu’ libero di dire quello che pensa; se ci mettono al 63° posto nel mondo per liberta’ di parola … non e’ percaso.