di  -  martedì 22 Aprile 2008

lentiLa vicenda di Max Mosley, ripreso in compagnia di cinque prostitute, durante un festino in cui tra l’altro si facevano espliciti riferimenti al nazismo, ha fatto il giro del mondo. Il video è stato pubblicato su News of the World, a più riprese, con diverse ricostruzioni e stralci audio.

Mosley ha ovviamente fatto ricorso alla giustizia, nel tentativo di far eliminare il video dal sito, anche se probabilmente quella non è la sua prima preoccupazione, visto che oltre che la sua reputazione, c’è in gioco, o forse sarebbe meglio dire che si è giocata, anche la posizione sociale, se non altro lo status di presidente della FIA.

È notizia di alcuni giorni fa che il ricorso è stato respinto , ma ciò che desta sorpresa e per certi versi è la motivazione fornita dall’Alta Corte Britannica:

I have come to the conclusion that the material is so widely accessible that an order in the terms sought would make very little practical difference.

Secondo il giudice il materiale è così ampiamente accessibile, ovvero ne esistono un tale numero di copie disponibili online, che censurarle tutte sarebbe impossibile e censurarne una sarebbe del tutto ininfluente.

La giustizia dichiara la propria impotenza rispetto alla Rete, ma questo deve necessariamente portarci ad una riflessione: se le regole della giustizia ordinaria non sono in grado di governare le dinamiche che si propagano attraverso la Rete, sarà necessario pensarne di nuove.

Sono il primo a sperare che Internet resti un luogo libero e aperto, ma non possiamo illuderci che a nessuno venga mai in mente di sfruttare questa libertà a proprio vantaggio, e a danno di qualcun altro. Se accettiamo che per demolire la vita e la reputazione di qualcuno sia sufficiente riprenderlo, in atteggiamenti certamente equivoci, come in questo caso, ma pur sempre vissuti all’interno della propria casa, le cose si mettono piuttosto male, soprattutto se a questo tipo di attacco non c’è possibilità di difesa.

Non è mia intenzione prendere posizione rispetto alla specifica vicenda, però, credo sia necessario capire, che quello che innegabilmente è il peggior danno per Mosley, non è il gesto in sé, ma il fatto che sia stato reso pubblico. Il presidente della FIA non si è reso protagonista di crimini, stava vivendo la propria sessualità nel privato della propria abitazione. Eppure, sebbene abbia dichiarato, nel corso di una intervista al Daily Telegraph che per lui non ci sarebbero problemi a continuare fino al 2009, cioè fino al momento della scadenza del suo attuale mandato, pare abbastanza difficile che possa rimanere in carica un presidente così fortemente screditato, e privato di quell’aura di austerità che è necessaria al vertice di ogni istituzione.

Se ognuno di noi, chiunque abbia dei nemici, o gestisca interessi economici rilevanti, può in qualsiasi momento della propria vita, essere ripreso, registrato, ed esposto al ricatto della pubblicazione su scala mondiale, senza neppure avere alcuna possibilità di difendersi, c’è il concreto rischio che la Rete diventi una minaccia per la libertà, invece di essere quello che ora rappresenta, ovvero uno dei pochi spazi ancora veramente liberi.

Se la giustizia come la conosciamo non è pronta per affrontare questa sfida, andranno cercati dei rimedi, adeguati alla tecnologia, e che sappiano bilanciare il bisogno di giustizia e regolamentazione con il diritto alla privacy e libertà.

[photo credit: macleod]

13 Commenti »

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  • # 1
    paolo
     scrive: 

    Ho letto un articolo di Guido Scorza giorni fa su PI che commentava la sentenza http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2253178

  • # 2
    Markingegno (Autore del post)
     scrive: 

    @paolo – condivido l’analisi dell’avvocato Scorza, che affronta l’argomento da un punto di vista piu’ strettamente legale.

  • # 3
    Marco
     scrive: 

    Penso che in fondo siamo in molti a prendere sul serio il rischio che “la rete diventi una minaccia alla libertà”. Il problema semmai, dal mio punto di vista, è evitare che venga “limitata troppo” questa libertà in nome della privacy e di tanti altri santi diritti che spesso vengono citati solo per mettere le catene e per “controllare” un fenomeno globale a piacimento dei tanti governi e poteri forti che oggi amministrano il mondo reale ma non riescono ad “addomesticare” quello “virtuale”. Come riuscire a sradicare certe “cattive abitudini” senza intaccare la libertà di cui sembra godere attualmente la rete?

  • # 4
    Heron
     scrive: 

    Non condivido neanche una virgola della preoccupazione di questo articolo. La diffusione delle informazioni NON deve essere limitata in alcun modo da nessuno e non ce n’è alcun bisogno.
    Se sono diffamazioni (cioè notizie false, inventate e calunniose) allora chiunque le pubblica può subire una causa civile e penale (secondo la legge del paese in cui la diffamazione avviene), e dopo che il primo avrà perso (pagando fior di indennizzi) gli altri si affretteranno a togliere da soli la (falsa) notizia. Altrimenti si può continuare a fare causa incassando milioni di euro… Il problema caso mai è di rendere i processi veloci, ma questo è un problema sistemico in Italia.
    Se le informazioni (VERE) invece sono ottenute in modo illegale (ad es. violando la privacy, il domicilio, rubando atti privati o corrispondenza etc) allora si dovrà indagare su chi le ha ottenute e dovrà essere lui a pagare. Resta il Fatto in sé, che essendo vero non può offendere ne’ essere diffamatorio, essendo semplice verità. Ne consegue che non si può limitarne la diffusione o punire chi la fa “rimbalzare” su internet. Se non si vuole correre il rischio di essere sputtanati non si devono commettere atti di cui ci si può vergognare; se Mosley si vergogna di quel video vuol dire che ritiene di aver fatto qualcosa di male, ma è un problema suo con la sua coscienza.

    In conclusione secondo me gli strumenti giuridici esistenti sono più che sufficienti e anche troppo restrittivi. Attenzione a chiedere garanzie, perché per mettere la mordacchia ai blogger ed ai notiziari online ci vuole un secondo (in Cina lo fanno da anni, con l’aiuto dei colossi americani “paladini” della libertà e della democrazia).

  • # 5
    Kissakie
     scrive: 

    @Heron

    Il problema non è se il tizio in questione si vergogni o meno delle proprie azioni.

    L’articolo pone l’accento sulla possibilità relativemente facile ed economica per quasi chiunque di montare uno scandalo addosso ad una persona. E una volta realizzata l’impresa, difficile e dispendioso (in tempo e risorse) sarebbe tentare di disfare il malfatto.
    L’atteggiamento equivoco, potrebbe ledere una immagine pubblica faticosamente costruita presso persone o enti che vi diano peso.

    Poi per quanto riguarda me, il tizio in questione era a casa propria, non ha commesso cose che secondo me siano da censurare. Ha dato sfogo nel privato a istinti propri senza ledere i diritti di qualcun’altro.
    Auspicherei che ci si preoccupasse di cose più serie che degli atteggiamenti e sfoghi privati di un uomo di mezza età.

  • # 6
    dj mtt
     scrive: 

    il problema sta nel fatto che gente con idee del genere stia dove stia…

  • # 7
    Markingegno (Autore del post)
     scrive: 

    @Heron – vorrei poter condividere il tuo ottimismo.

    Devo constatare che sono in molti ad illudersi di poter diventare ricchi in seguito ad una causa per diffamazione. Anche su questo non sarei cosi’ ottimista, soprattutto sulla tempestivita’ della sentenza. Ci vogliono anni, e nel frattempo il danno subito potrebbe non valere la somma ricevuta a compensazione, sempre che si riesca ad avere ragione nell’aula di un tribunale, sempre che ci si possa permettere di affrontare una causa lunga e dispendiosa.

    Ripeto, sono il primo a voler difendere l’assoluta liberta’ della Rete e di pensiero, ma non si puo’ pensare che delle regole pensate per gestire un certo tipo di strumenti (la stampa, ad esempio) possano cosi’ come sono essere sufficienti a gestire quello che accade su un nuovo canale, il web.

    Il passaggio e’ delicato e non sara’ indolore; speriamo solo che non si producano mostruosita’ come quelle del decreto Levi di cui e’ stato recentemente scritto qui su AD.

  • # 8
    Pio Alt
     scrive: 

    Penso che sia tutto sbagliato :-) ma non ne sono sicuro :-D
    .
    Primo in Inghilterra non esiste il Diritto ma solo il Trubunale: vuol dire che il giudice può decidere quello che gli pare (come il re) diventa giurisprudenza, mentre il diritto latino prevede che ci siano delle leggi alle quali anche il giudice deve attenersi, e anche l’imperatore quando c’era doveva rispettarle (quindi il giudice, secondo il diritto latino, non può dire: “il reato non è reato perché non è praticamente perseguibile”) questa è una differenza di civiltà giuridica, non è corretto confrontare quella latina con quella anglosassone.
    .
    Secondo, se uno ha una reputazione deve meritarsela, se fa porcherie in pubblico o in privato la sua reputazione deve diminuire e diminuisce, la reputazione dipende proprio da questo: dall’opinione che gli altri hanno di te, e quindi se è stato ingaggiato perchè aveva una buona reputazione è giusto che sia cacciato, per qualcosa che ha fatto realmente, perchè la reputazione non l’ha più.
    .
    Secondo bis, io penso che uno deve essere responsabile per quello che fa, in pubblico come in privato, e certamente se è un personaggio pubblico che decide per altri, se uno non è nessuno pazienza, ma se questo dirige una organizzazione che influisce sulla vita di altri non può essere una pessima persona e pretendere anche di conservare la poltrona.
    .
    Terzo, la rete è e resta un mezzo, non è un soggetto essa stessa. La rete non fa e non pensa nulla. Sono le persone che usano la rete che compiono e ritengono. Le persone, se commettono un reato pagano secondo la legge, che abbiano usato la rete o qualsiasi altro mezzo è del tutto indifferente. Sarebbe tempo che i giudici ne prendessero atto anche loro, e ancora di più i legislatori che continuano a punire certi comportamenti in modo differente se sono perpretati in rete.
    .
    Quarto, sulla rete è più faciel correggere i contenuti rispetto al mondo materiale: con un motore di ricerca posso trovare tutti i file necessari e chiedere a qualcuno di cancellarli o anche filtrarli dagli ISP, se stampo un migliaio di volantini e li distribuisco alla stazione ferroviaria è certo più difficile ritrovarli tutti e distruggerli…
    Questo vale in via teorica, per capire; in pratica non serve, basta obbligare alla rettifica chi ha pubblicato.

  • # 9
    Markingegno (Autore del post)
     scrive: 

    @Pio Alt

    1. la differenza tra le giurisprudenze dei vari Paesi e’ semmai un motivo in piu’ per rendere necassario un “codice di comportamento” del web. Che non e’ censura, e’ auto-regolamentazione.

    2 e bis. Quindi se ad uno piace essere sculacciato e parlare con un finto accento tedesco mentre fa sesso, a casa sua, automaticamente non puo’ fare il presidente di una societa’?

    Mh.. immagino che ci siano parecchi manager preoccupati dalle possibili risposte a questa domanda.
    Ed io che avevo sentito parlare della sacralita’ del domicilio, dove, se non contravvengo alla legge posso fare quel che mi pare. Mah.

    3. Appunto la rete e’ un mezzo, come tutti gli altri; questo vuol dire:
    a) che sono gli usi che se ne fanno ad essere sbagliati, non che la Rete e’ giusta o sbagliata
    b) che in quanto mezzo necessita di alcune regole per essere condotto, come esiste un codice stradale, come esiste un codice comportamentale per la stampa, la radio e gli altri media.

    Sono d’accordo con tutti quanti hanno sottolineato l’importanza di lasciare su Internet la libertà di pensiero e di parola a livelli superiori a qualsiasi altro media, su questo non c’e’ dubbio, ma il far west non e’ liberta’.

    Le regole a cui mi riferisco e di cui sento il bisogno sono “regole sociali” non leggi nel senso stetto della parola.

    4. Ottimistico, il fatto di chiedere di togliere un contenuto non vuol dire che poi questo sia tolto, se non c’e’ una pressione sociale a farlo.

  • # 10
    Pio Alt
     scrive: 

    Sì, naturalmente, sì… ma se si specifica queste risposte non valgono più penso:
    “Codice di comportamento” non è una legge e la legge nazionale può essere fatta applicare sulla rete con qualche accorgimento, d’altra parte ci sono altri fenomeni extra nazionali che sono regolamentati dalle leggi nazionali (con una certa approssimazione magari). Invece chiedere delle regole, in qualsiasi forma, per la rete, o specifiche per la rete penso non si debba mai, presto potrebbero dire che il commercio-di-telefonini-in-rete è illegale, mentre non si sognerebbero mai di farlo per i negozi. Oppure come succede ora, che la pubblicazione di materiale diffamatorio è legale perchè è sulla rete: non va bene. La legge vale tale e quale nel mondo digitale e nel mondo materiale (sul modo di scriverla è un altro discorso…)
    .
    2 bis se uno è un personaggio pubblico che ha quell’incarico per la considerazione di cui gode, sì, se fa porcherie cacciato. Se uno non è un uomo pubblico il suo privato è tutelato perchè se fa il minatore non importa come poi fa sesso, se invece fa il rappresentante categoria sì. La distinzione dipende da quello che uno è o fa rispetto alla dimensione pubblica rappresentativa di altri. Accetteremmo di essere giudicati nel divorzio da un giudice che va a prostitute? non è illegale, ma il suo giudizio non può essere limpido, se non vuole rinunciarvi che vada a fare il muratore, non dovrà più decidere della vita degli altri. Assumeresti un avvocato che privatamente fa l’imbonitore porta a porta? Come puoi sapere se te la racconta giusta? :-)
    .
    3 a) condivido ma per inserire il discorso legale bisogna specificare
    3 b) non condivido: la rete è un mezzo mentre la circolazione stradale è un campo. E’ proprio questo che la rete non deve diventare, un campo, distinto del resto del mondo,perchè la si renderebbe vittima di regolamentazioni specifiche e deleterie, sulla rete non si vive come avatar ma come persona reali. Se vai per strada e uno ti da un calcio è agressione, se giochi a pallone e uno ti da un calcio è ammonimento. Entrando in campo si accettano regole più restrittive. Se questo succedesse per la rete sarebbe deleterio perchè sulla rete si vive come nel mondo materiale, non è un mondo virtuale come alcuni dicono, è il mondo reale, concreto, vivo; solo in forma digitale e non materiale.
    .
    4 dicevo infatti in via teorica, per evidenziare che se il giudice sostiene di non poterlo fare abbastanza, è perchè non sa come fare, lui è vissuto all’epoca del volantinaggio :-)

  • # 11
    » Appunti Digitali #27 | Il blocco-note di Markingegno
     scrive: 

    […] Inutile cercare di censurare il sexy-nazi video del boss della Formula1; […]

  • # 12
    Quando le intercettazioni finiscono sotto inchiesta - Appunti Digitali
     scrive: 

    […] La questione della tutela della privacy del cittadino è fondamentale in una democrazia moderna, e decisamente non è di facile soluzione. Da un lato c’è l’esigenza di sicurezza, bene primario in un mondo pieno di insidie e minacce: terrorismo, mafia, corruzione. D’altro canto un eccessiva sicurezza sconfina nella mancanza di libertà, nel rischio di essere tutti intercettati e quindi tutti in qualche modo ricattabili, un pericolo di cui abbiamo già parlato in riferimento al video di Max Mosley. […]

  • # 13
    Intercettazioni, sesso e politica: portata fresca per l’estate - Appunti Digitali
     scrive: 

    […] legittimo diritto alla libertà di parola e di satira. Ne avevamo parlato in riferimento al caso Max Mosley. In maniera diversa questo è un caso analogo. Una democrazia moderna deve trovare le proprie linee […]

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