Volo supersonico tra interessi militari e civili – dagli Anni ’80 ai tempi moderni (3a parte)

Dopo avere parlato la scorsa settimana della famiglia di velivoli Russi individuati dal soprannome “Flanker“, quest’oggi torniamo in occidente ed andiamo a conoscere un aereo piuttosto famoso, soprattutto per noi Italiani.

DA UN CONSORZIO EUROPEO NASCE UN AEREO ALL’AVANGUARDIA

Per rispondere alle esigenze delle varie forze aeree delle nazioni Europee principali, nacque già in passato (1969) un consorzio, denominato Panavia, che portò alla realizzazione del Tornado, di cui l’Italia è stata (ed è tuttora) utilizzatrice, ed analogamente a quanto svolto all’epoca, un altro consorzio è stato sviluppato al fine di progettare e realizzare un aereo multiruolo tecnologicamente al passo con i tempi, in modo da permettere di aggiornare le varie flotte aeree.

Tale consorzio, nato nel 1983 con il nome Eurofighter, ha visto coinvolte le principali aziende aeronautiche di Germania, Regno Unito, Spagna ed Italia (oltre ad un iniziale partecipazione della Francia) al fine di progettare e realizzare un velivolo di moderna concezione in grado di soddisfare le necessità delle forze armate delle varie nazioni costituenti il consorzio.

Precedentemente al 1983, varie nazioni europee stavano sviluppando autonomamente vari progetti riguardanti velivoli moderni in grado di assicurare un adeguato livello tecnologico alle proprie forze armate, e da questi studi e dalla successiva definizione degli interessi comuni da parte di varie nazioni nacque un primo nucleo intorno al quale vennero sviluppate varie proposte di velivoli.

I contrasti, ben presto evidenti, tra Francia, Regno Unito e Germania riguardanti i ruoli e le scelte dei componenti principali (come a esempio i motori) portarono successivamente la Francia ad uscire dall’intesa e sviluppare autonomamente un proprio velivolo (che sarà poi il Rafale), mentre gli aderenti al consorzio Panavia (MBB, BAe ed Aeritalia) presentarono una proposta condivisa che portò alla realizzazione di un prototipo (in parte basato anche sul Panavia Tornado) che fece il suo primo volo nel 1986.

Il consorzio Eurofighter (la cui partecipazione Italiana è dovuta all’Alenia-Aermacchi, del gruppo Finmeccanica) proseguì (non senza difficoltà legate alle scelte della componentistica) nello sviluppo del velivolo realizzando l’Eurofighter Typhoon, il cui primo volo risale al 27 Marzo 1994, mentre l’entrata in servizio è datata 4 Agosto 2003, ed il cui uso non è limitato ai soli paesi produttori, ma è stato commercializzato anche presso altre nazioni.

EUROFIGHTER TYPHOON – LE CARATTERISTICHE

Sebbene nato tra incertezze e polemiche, l’Eurofighter Typhoon è un aereo monoposto (biposto nella versione da addestramento) da caccia multiruolo dotato di caratteristiche tecnologiche e prestazionali di tutto rispetto.

Tale velivolo viene identificato come caccia di generazione 4.5 (nella 5a generazione si identificano i recenti F-22 ed F-35) con caratteristiche operative multiruolo, capace pertanto di operare azioni sia aria-aria che aria-suolo, sebbene sia principalmente un aereo da superiorità aerea.

La configurazione aerodinamica del Typhoon, caratterizzato da “Stabilità Statica Negativa“ (già discussa in un post precedente), vede l’impiego di un’ampia ala a delta con alette Canard frontali ed un solo piano verticale posteriormente, mentre il sistema propulsivo vede l’impiego di due Turbofan EuroJet EJ200 con post-bruciatore e prese d’aria collocate sul ventre dell’aereo in posizione ravvicinata tra loro.

Il produttore dei propulsori è un consorzio analogo a quello relativo al velivolo, costituito dalle aziende delle stesse nazioni che operano nel settore dei sistemi propulsivi (per l’Italia la ex Fiat Avio, oggi semplicemente Avio, parte del gruppo Finmeccanica).

Le prestazioni di questo velivolo sono, come precedentemente detto, di assoluto rispetto, ed in particolare è ben nota l’elevata maneggevolezza del velivolo, mentre l’autonomia è di 3790 km.

Sul piano delle pure prestazioni velocistiche sono da rilevare una velocità massima pari a Mach 2 ed una velocità di salita di 315 m/s.

Da rilevare inoltre la capacità di decollare ed atterrare su piste corte, mentre risulta nota la proposta di una versione imbarcata per l’impiego da portaerei dotata di motori a spinta vettoriale (non originariamente adottati dal Typhoon).

Lo sviluppo di questo aereo da parte di un consorzio multinazionale si ripercuote ovviamente anche sulla realizzazione, infatti l’Eurofighter Typhoon viene costruito assemblando localmente (ogni nazione assembla i rispettivi aerei) le varie parti prodotte dalle varie aziende nazionali, ed in partiolare l’Alenia-Aermacchi realizza l’ala sinistra, la fusoliera posteriore ed i piloni alari, oltre ad occuparsi della progettazione del sistema di navigazione, dell’armamento, del controllo delle utility, della propulsione e dei sistemi di alimentazione secondari per tutti i velivoli.

A seguire la consueta sequenza di immagini, prima dei saluti finali:

Eurofighter Typhoon

(Eurofighter Typhoon in volo – in evidenza il carico bellico)

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(Eurofighter Typhoon in volo durante l’approccio alla fase di rifornimento)

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(Eurofighter Typhoon in volo insieme ad un Saab J35 “Draken”)

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(Eurofighter Typhoon in fase di decollo – in evidenza i portelli dei carrelli in fase di chiusura ed i post-bruciatori accesi)

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(Due Eurofighter Typhoon in volo durante una manovra)

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(Eurofighter Typhoon in fase di decollo)

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(Eurofighter Typhoon in volo)

Vi saluto e vi invito a continuare a seguirci con i prossimi appuntamenti della rubrica Energia e Futuro, naturalmente su AppuntiDigitali.

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