Dopo l’assenza di lunedì scorso a causa di impegni professionali, ritorniamo quest’oggi con la consueta rubrica Energia e Futuro proseguendo lungo la serie dei post dedicati al volo supersonico.
Quest’oggi, anziché parlare di un solo velivolo, andremo a conoscere un’intera famiglia, ma per farlo dobbiamo spostarci geograficamente di parecchio rispetto agli USA che hanno quasi monopolizzato la scena finora rappresentata.
DALL’OKB 51 NASCE UNO DEI PIÙ VALIDI AEREI MODERNI
Sul fronte Russo/Sovietico si è sempre assistito ad una continua ricerca di nuove soluzioni in grado di contrastare il predominio tecnologico USA, ed un velivolo rappresentativo di questa ricerca continua è stato già presentato in passato, il Mikoyan Gurevich MiG-25 “Foxbat”.
Se il MiG 25 è un velivolo degli anni ’60, non sono certo mancate nuove proposte ed aggiornamenti da parte Sovietica negli anni successivi, ma l’aereo per certi versi più interessante appartiene all’epoca tra la fine degli anni ’70 ed i pieni anni ’80/’90 e vede come ideatore l’OKB 51, ovvero l’ufficio tecnico Sukhoi (creato dal geniale Pavel Osipovič Sukhoj nel 1930).
Da questo ufficio tecnico vede la luce, il 20 Maggio 1977 (data del primo volo), un velivolo monoposto da superiorità aerea la cui caratteristica maggiormente evidente risultava essere la manovrabilità (celebre la manovra denominata “Cobra di Pugačëv“), ovvero il Sukhoi Su-27 “Flanker”.
Dotato di due motori Turbofan Ljul’ka AL-31 (attualmente conosciuti come NPO Saturn) con post-bruciatore, era attestato di una velocità massima pari a Mach 2.35 in quota e da una velocità di salita di 300 m/s.
Tale aereo nasce in risposta allo sviluppo del McDonnell Douglas F-15 “Eagle” da parte degli USA (a sua volta risposta Statunitense al MiG-25 “Foxbat”), e le specifiche di progetto richiedevano una velocità di 2500 km/h in quota e 1500 km/h al livello del mare, oltre ad una tangenza di 18500 m ed un raggio d’azione di 2500 km, ma soprattutto richiedevano la capacità di colpire bersagli in volo supersonico a Mach 1 e Mach 2 rispettivamente in volo a livello del mare ed in quota da una quota che poteva variare da 30 m(slm) a 18000 m indistintamente.
Queste caratteristiche richiesero un lungo studio, iniziato sul finire degli anni ’60, quando l’OKB 51 era ancora sotto la direzione del suo fondatore, e proseguito sotto la nuova direzione alla morte di Sukhoj nel 1975, che portò alla realizzazione di uno degli aerei più versatili mai sviluppati sul fronte Sovietico (e successivamente Russo).
Proprio il lungo sviluppo permise al Sukhoi Su 27 “Flanker” di divenire pienamente operativo solo nel 1984, data della sua ufficiale entrata in servizio.
(Sukhoi Su-27 in volo – Courtesy of www.sukhoi.org)
(Sukhoi Su-27 a terra – Courtesy of www.sukhoi.org)
(Sukhoi Su-27 in volo – è evidente la soluzione inusuale di chiusura del carrello anteriore e lo spazio tra le gondole dei motori – Courtesy of www.sukhoi.org)
(Sukhoi Su-27 in manovra – Courtesy of www.sukhoi.org)
(Sukhoi Su-27 in volo con in evidenza il carico bellico – Courtesy of www.sukhoi.org)
DA UN PROGETTO VERSATILE NASCE UNA GENERAZIONE DI AEREI MODERNI
Dal progetto del Su 27 vengono successivamente realizzate alcune varianti, ribattezzate con altri codici numerici, ma sempre attestati del nome “Flanker”, caratterizzati da capacità di attacco differenti, in perfetta analogia con quanto gli USA fecero con la famiglia F-15.
Sulla strada tracciata da questo velivolo sono quindi nati:
- Su-30 – si tratta di un aereo biposto multiruolo, adattato anche a caccia bombardiere, ma è caratterizzato da prestazioni lievemente inferiori rispetto al progenitore.
- Su-32 – aereo biposto (con seggiolini affiancati) dedicato al ruolo di cacciabombardiere.
- Su-33 – aereo monoposto imbarcato, si tratta sostanzialmente della versione navale del Su-27 rispetto alla quale presenta alcune modifiche nell’aerodinamica (compresa l’introduzione di due alette Canard) e complessivamente meno prestazionale (sul puro piano velocistico) rispetto al progenitore.
- Su-35 – Ultima evoluzione della famiglia Su-27 (anche in questo caso monoposto), dispone di sofisticati sistemi di avionica, ed è in grado di analizzare lo spazio aereo retrostante e di agganciare bersagli in tale zona. Utilizza un nuovo apparato radar e motori a spinta vettoriale, ovvero in grado di modificare la direzione della spinta e pertanto in grado di garantire una manovrabilità sensibilmente superiore rispetto a soluzioni tradizionali. E’ entrato in servizio nel 2010.
Anche per la puntata odierna è tutto, il prossimo appuntamento è come sempre lunedì prossimo, sempre su AppuntiDigitali, sempre con la rubrica Energia e Futuro.
E il su 37?
@carletto
Il Su-37, a quanto mi risulta, è stato abortito per favorire lo sviluppo del Su-35
La versione dedicata all’attacco al suolo è denominata Su-34 “Fullback”.
Il Su-32 dovrebbe essere una prototipo per l’impiego navale.
Sarebbe interessante, per un prossimo articolo, un raffronto tra l’eurofighter “typhoon” e l’ F-35 che l’Italia andrà ad acquistare a breve.
Il casino fra le denominazioni nasce dal fatto già i russi non sono esattamente monolitici nel darli, e poi vi si aggiungono i problemi della differenza fra la nomenclatura Nato e quella originale.
La denominazione Su-32 è stata applicata a diversi velivoli dalla Sukhoi, tra cui il Su-47 Berkut dalla Sukhoi stessa. La Nato identifica, non ho capito perché, il Su-34 come Su-32 Fullback.
Da quanto ne so io, il Su-37 è praticamente un dimostratore, mai entrato in produzione. La Sukhoi ha optato commercialmente sulle versioni moderni del Su-30 (Su-30MKK, Su-30SM e Su-30MKI) e sul Su-35, accantonando definitivamente il suo sviluppo dopo un incidente al prototipo del 2002.