Solo pochi giorni fa ho avuto modo di esplicitare, attraverso l’esempio di Business Insider, alcune perplessità circa l’influenza che il modello di remunerazione dell’editoria ai tempi di Internet (una parola che mi ostino a scrivere con la maiuscola), genera sui contenuti della rete stessa.
Un paio di giorni fa è pervenuto un commento ad un pezzo di due anni e mezzo fa intitolato ADblock, Safari 5 e il diritto a non “pagare”. L’autore del commento ha linkato un suo contributo in cui sostanzialmente elogia ADblock poiché gli dà modo di “premiare” con la visione dei banner, un sito i cui contenuti gli aggradano, mentre tutti gli altri per quanto lo riguarda possono anche chiudere. L’articolo originale è reperibile qui.
Si tratta di una posizione che, per quanto radicale, reputo piuttosto diffusa, perlomeno in una buona parte di coloro che usano ADblock. Come sapete io mi occupo di pubblicità su Internet e, col mio lavoro, do un piccolo contributo all’esistenza di siti visitati ogni mese da milioni di utenti unici.
Non credo tuttavia pesi troppo il mio ruolo nella questione, quando giungo alla conclusione che obiezioni simili a quelle riportate nell’articolo linkato, sono talmente prive di senso da essere enormi.
Da lustri l’unico modo di fare editoria su Internet è quello di finanziarsi tramite la pubblicità. L’editore che oggi abbraccia questo modello fa semplicemente l’unica cosa sensata per poter solo sperare in un guadagno. Questo è un fatto, ahimè con rare eccezioni.
Per inciso, il modello di pagamento per le notizie verrà, se verrà, imposto. Quando? Quando i maggiori editori nazionali troveranno il coraggio di fare quadrato e sovvertire le regole che governano Internet fin dai primi giorni. Regole che, lo ribadisco, sono “entrate in vigore” ben prima di provare qualsivoglia validità in merito alla sostenibilità dei modelli economici risultanti. Anche quando si dovesse configurare il “blocco” collettivo di cui sopra, il motore di ricerca per eccellenza, essendo anche il primo venditore di pubblicità al mondo – e distributore di una notevole ricchezza a vantaggio degli editori, sempre tramite gli odiati banner – avrebbe tutto l’interesse a preservare lo status quo: editoria gratuita per l’utente finale, col sostegno della pubblicità.
Tornando all’editoria del tutto gratis, sono contento che le cose vadano così? No. Credo che la retroazione di questo modello sulla qualità dei contenuti sia positiva? No, infatti l’ho scritto. Altre vie all’orizzonte tuttavia non ce ne sono: di utenti disposti a consumare la tastiera per inveire contro i banner ce ne sono molti, di pronti a pagare per contenuti di qualità, al contrario, molto pochi. D’altronde se sia stata l’editoria internettiana a determinare l’ostilità di alcuni utenti rispetto alla pubblicità, o l’ostilità degli utenti verso il pagamento delle notizie a determinare lo stato attuale dell’editoria – pubblicità in primis – non è materia di facili conclusioni.
Di certo chiunque voglia oggi sviluppare un business editoriale deve aggirare, in un modo o nell’altro, la generale mancata disponibilità dell’audience a pagare i contenuti che andrà a produrre, con buona pace di chi reputa la pubblicità uno dei tanti mezzi per sostenere un sito web – a pensarci bene un altro ce n’è, si chiama marchetta, e ADblock non può farci nulla.
Chioso sulla presunta “morale di ADblock”, argomento che il pezzo citato poc’anzi tenta di esaurire. Se io volessi essere selettivo e non trovassi valore in quel che leggo, abbandonerei il sito, che non mi costerebbe neppure la fatica di installare ADblock. Se al contrario un sito m’interessasse, di ADblock non avrei comunque bisogno, perché sarei felice di remunerarlo visualizzandone i banner. Se invece decidessi di continuare a visitare un sito in cui non riconosco valore con ADblock attivo, sarebbe proprio la mia morale selettiva a ingabbiarmi nel ruolo dello scroccone.
Più in generale, se la macchina dell’editoria su Internet non funziona, per ripararla non basta toglierle il carburante: in questo modo, al contrario, si rende solo il sistema più subdolo, specialmente ai danni di coloro che lo subiscono passivamente.
Personalmente mi vedo contrario all’uso di AdBlock. Sarà che avendo scritto per circa 18 mesi su una testata online sono sensibile all’argomento (ma il mio disprezzo per il prodotto viene da prima) ma quando si bloccano gli ad, che si sono fastidiosi e talvolta del tutto invasivi e sconsiderati, si è di fatto un free rider. Il tizio che non paga il biglietto sul bus.
Finché tale attività è confinata ad una strettissima minoranza non porta danni ma quando diventa di massa comprime le revenues.
C’è da dire che le pubblicità possono essere remunerative per un sito in lingua inglese, in Italia con un mercato potenziale molto molto inferiore è davvero un’impresa titanica.
Ci sono altre forme per remunerarsi ma non valgono per un’infrastruttura solida a meno che uno non si chiami New York Times o The Economist.
Il risultato della moria della stampa è l’utilizzo di carne da cannone giovane e malpagata, spesso non competente nelle materie di cui scrive. Il giornalismo viene “cricetizzato” spingendo tante news di continuo, poco approfondite, talvolta del tutto sbagliate.
Avere una solida base economica è un presupposto per fare informazione di qualità. Oggi è una sfida che solo pochi vincono.
E questo discorso esula da un altro correlato che è il finanziamento ai giornali che ha permesso di costruire strutture costose e inefficienti che non si adattano al cambiamento dei media.
(Ben tornato Alessio) ;)
Personalmente penso che la questione della pubblicità online sia piuttosto complessa.
Prima ancora dei blocchi pubblicitari, si parte dalla pubblicità sulla ricerca e l’enorme potere che questa ha nei confronti degli inserzionisti: non a caso i soggetti leader nei due settori sono gli stessi.
Il mercato dei browser è di gran lunga uno dei più floridi paragonato a qualsiasi altro tipo di software, nonostante la sostanziale gratuità, proprio per il potere che da la non neutralità dello strumento: una comodo campo di ricerca in partnership con Google o Bing o Yahoo o chi paga sostanzialmente di più, ben presto storicamente resa customizzabile con diversi search provider… perchè puntare su un cavallo solo quando si può avere una intera scuderia?
Ovviamente le toolbar di terze parti di chi cerca di fare la stessa cosa, appoggiandosi agli stessi provider di ricerca (ormai tutti comprati da Google o Microsoft…) sono il male (be, a rigor di logica lo sono, essendo dei doppioni o tripliconi delle stesse funzioni di advertising!) ed è necessario fare FUD a riguardo, non sia mai che qualcuno usi i loro box di ricerca portando Google o Microsoft a pagare loro anzichè me proprietario del browser che piazza gli stessi search provider hardcoded nel mio box di ricerca!
Il modello ads supported è stato così premiante che ora W8, Android e iOS sono praticamente costruiti come piattaforme per distribuire spazi pubblicitari (ricerca, accesso ai servizi, in apps ads) prima ancora che come strumenti orientati a coprire le esigenze dell’utente.
Tornando più in topic, credo che la questione di AdBlock sia un falso problema: quanti lo usano? Quanto incidono sui profitti?
Per fare un paragone con una piattaforma ancora più chiusa, posso rootare il mio Samsung ed evitare di fare ricerche con Google, trovarmi ad ogni piè sospinto proposti i loro servizi (che per lo più mi mostrano le loro pubblicità), evitare in bloco gli store, e addirittura navigare con il browser che preferisco, eventualmente con moduli di blocco delle pubblicità.
Ok, lo posso fare ma non per questo Google domani fallirà, non per questo gli inserzionisti smetteranno di comprare blocchi pubblicitari, non per questo smetteranno di esserci dividendi per adsense.
E lo stesso vale per ogni altra piattaforma di advertising, io sono uno solo, chi conosce ed usa Adblock sono 4 gatti rispetto alla massa, chi può rootare il tablet o lo smartphone sono ancora meno (E PER QUESTO TUTTI I CONTENT PROVIDER FANNO CARTE FALSE A CAVALCARE L’ONDA DEL “POST-PC”): il potere del default è guadagnare su quello che fa il 90% dell’utenza, non lottare contro i mulini a vento (magari spendendo di più) per mungere il restante 10%.
Se poi poso fare una piattaforma più chiusa dove le proporzioni sono 99 a 1, tanto meglio, dirò che il piccì è morto e che chi lo usa è un brutto e cattivo cavernicolo retrogrado…
Personalmente ho utilizzato adblock per un certo periodo.
Alla stregua dei siti “fatti male” pieni di flash, la cui home page da sola occupava svariati megabyte, che tanto di moda andavano fino a pochi anni or sono, le pubblicità hanno rischiato di essere più pesanti del sito stesso.
Essendo un utilizzatore di sistemi minimalisti (sia nell’hardware, sia nelle connessioni), la pubblicità mi impediva in molti casi di “navigare” tra un sito e l’altro. Non nego che adblock sia stata una manna dal cielo in molte occasioni.
Col tempo però è cresciuta la banda a disposizione (vedi 3G), ma contestualmente ho visto dimagrire anche la consistenza delle pubblicità.
Sarà forse l’avvento dei nuovi browser più snelli ed ottimizzati, fattostà che a parità di hw, la navigazione è migliorata sensibilmente. Personalmente non ho più installato adblock, ma con un semplice flashblock, la vita è senz’altro migliore.
Segno a mio avviso che la politica di prima era comunque sbagliata, la pervasività non paga e bene o male adblock ha disegnato il limite umanamente sopportabile.
Inutile nascondere le informazioni che interessanti dietro qualcosa che non interessa quasi nessuno, questo verrà in qualche modo eliminato!
Vorrei far notare che internet è molto vasto (benché a mio avviso lo sia molto meno dalla comparsa dei social network) e che se uno deve sbattersi a cercare un’informazione, può trovarla lo stesso in altri siti o anche, perché no, in altri media.
Parliamoci chiaro poi, non ho mai trovato un sito internet dove le informazioni siano veramente competenti, ma soprattutto complete. Unico argomento a favore delle informazioni digitali, è la bidirezionalità, come in questo caso in cui io posso interagire direttamente con l’autore e chiedere eventuali spiegazioni.
Per sapere “tutto” di un argomento, si devono ancora acquistare i libri (cartacei o digitali che siano).
Ecco che le rubriche spesso rimangono un intrattenimento, che segue prima o poi la tendenza della rincorsa della pubblicità (e quindi della notizia facile e clamorosa) a tutti i costi.
A mio avviso “la giusta via di mezzo permette la fruizione dei contenuti senza doversi subire l’eccessiva pervasività pubblicitaria”.
Essendo però un mondo questo molto vasto, riscontro le vere possibilità descritte in economia, dove l’offerta e la domanda si incontrano al prezzo più basso, grazie anche al fatto che io qui sì, ho la possibilità di scelta e di cambio di pagina a costo zero.
Che sia un bene non lo so ancora, sta a chi lavora e produce pubblicità come voi (autore incluso), trovare il giusto compromesso fra notizia, fandonia e banner pubblicitario.
Io ho cominciato a usare AdBlock esasperato dall’invasività di certi banner, che riempiono la pagina, ti spingono a cliccare fraudolentemente (ne saranno felici gli inserzionisti!) o partono con video, musichette e quant’altro. Ormai su certi siti era un inferno.
Un modesto bannerino a lato non da affatto fastidio, anzi, ben venga che magari mi propone anche qualcosa di interessante, ma ricordiamoci che il troppo stroppia.
Io devo dire che AdBlock lo uso. E lo uso per un motivo semplice: non tutte le pubblicità van d’accordo con lo zoom della pagina sul browser! Ho un 22″ FullHD e senza zoom mi distruggerei gli occhi. Ecco..molte pubblicità a tutto schermo, zoomando il sito, fanno casino e spostano il tasto “chiudi” fuori dall’area visibile/cliccabile. Idem per alcune pubblicità laterali. (qualche problemuccio di css, mi sa!). Il problema è che rendevano il sito ingestibile, così mi son tolto il dente installandolo. Ma come indica Roberto Rossi, per i siti che frequento e che apprezzo particolarmente (tra cui AD e HWU, appunto), lo disabilito. Per quanto HWU utilizzasse spesso pubblicità a schermo intero mediamente fastidiose.. (e che ora pare siano state abbandonate, mi auguro!). Come permetto le googleads, tra le più utilizzate dai blogger privati e meno invasive. Noto, comunque, un trend simile al Flash. Ci sono stati gli anni in cui tutti dovevano avere un sito TOTALMENTE in Flash (poveri Pentium III!), soluzione abbandonata in favore di siti più leggeri e fruibili e, qualche anno fa, siti che dovevano essere infarciti di pubblicità di ogni forma/dimensione in ogni dove, salvo capire che si stavano remando contro da soli e giungendo alla conclusione che spesso “meno è meglio”.
Ok alla libertà di internet, ok al fatto che tutti possono avere un proprio spazio, e quant’altro, ma…come per il mondo reale, anche in quello virtuale ha senso premiare chi se lo merita e lasciar “morire” chi no. Voglio dire..se il mio blog privato dove posto dei tutorial (magari copiati/incollati come capita spesso, senza citarne la fonte) su…boh…diciamo CSS3, viene lasciato morire…chissene. Quelle informazioni sono reperibili in centomila altri siti. Mentre è giusto aiutare i siti che postano informazioni “di prima mano”, difficilmente reperibili o tempestivamente (come le news di HWUpgrade, ad esempio). Meno siti spazzatura, significa più traffico per questi siti seri, che guadagnerebbero anche di più..portandoli, magari, anche a ridurre la partecipazione pubblicitaria (o a migliorare ulteriormente i contenuti). Insomma, credo che la meritocrazia vada estesa anche al mondo Internet, non solo in quello reale. per contro sono conscio che nel 99% dei casi l’utente che installa AdBlock, impedirà la pubblicità a TUTTI i siti indipendentemente dall’utilità/interesse di cosa ha letto. Il vero problema, quindi, si sposta dalla pubblicità di per sé, alla consapevolezza che ha l’utente dei costi di gestione di un sito web (comprendendo, in questi, anche gli stipendi di gente che ci lavora e campa, con quell’attività, e non che la pratica solo come hobby…che è una cosa sempre difficile da far capire, ahimè!)
E’ colpa sì della pubblicità.
Un vecchio adagio popolare afferma che la fiducia è tanto dura da conquistare quanto facile da perdere.
In passato c’erano troppi siti che infognavano la fruibilità dei contenuti con banner di ogni tipo, dotati a loro volta di un’invadenza senza precedenti e purtroppo la storia continua ancora adesso.
La morale è che una persona s’incarognisce, mette adblock e se ne dimentica.
Free Rider ? Scrocconi del web ? Ce ne faremo una ragione. Il rispetto non è mai dovuto, va sempre guadagnato e purtroppo troppi publisher si sono dimenticati di questo concetto quindi adesso pagate tutti.
Se proprio si vuole invertire la rotta la strada non è prendersela con chi si tutela ma colpire chi la fa fuori dal vaso.
Aggiungo al discorso fatto da [D] che fino a prova contraria il paragone fra chi non paga il biglietto autobus e chi elimina la pubblicità con adBlock è fuori luogo. Sull’ autobus è fatto OBBLIGO di pagamento del biglietto, altrimenti sono fuorilegge, sono sostanzialmente un ladro- sto rubando il mancato guadagno della corsa.E passibile di multa.
Su internet non c’è nulla del genere. Vuoi fare qualcosa di simile al biglietto dell’ autobus?Imponi sul sito di cliccare su di un banner pubblicitario 1 volta al giorno per sbloccare l’ accesso al sito per quelle 24 ore. Se mi fornisci contenuti di alto livello sarò felicissimo di fare quel click giornaliero. Se invece pubblichi col copiaincolla, con strafalcioni e/o orrori grammaticali, lessicali, logici e quant’altro, allora il tuo sito non lo visito piu’ :)
Attualmente invece dato il “free access” mi ritrovo a visitare siti contenenti cacca informatica…
ops, forse potrebbe uscire fuori che conviene piu’ il modello attuale col 90% di gente che non usa adBlock e capita sul sito per puro caso e si sciroppa qualsiasi cosa ci stia scritto,
piuttosto che il modello da me proposto con obbligo di click pubblicitario e gente davvero motivata ad entrare :)
Toh, mi rendo conto solo ora di avere la stessa opinione (e perfino la stessa idea del “cliccami per usufruire dell’ articolo”) del post da te linkato sui pregi di adBlock di tale Rossi :)
Visto che il 90% per te è cacca, suppongo che almeno il 10% tu lo ritenga di pregio, o comunque degno della tua attenzione.
E allora arriviamo al nocciolo della questione: almeno per questo 10% AdBlock lo eviti, per consentirgli di sopravvivere? Perché se lo applichi indiscriminatamente finirà che prima o poi non avrai né il 90% che per te è “cacca” (ma non si capisce perché vai a visitare siti di cacca, a questo punto: inutile perderci tempo, perché non lo meritano) né il 10% che ti piace.
Fermo restando che non puoi sapere se in quel 90% ci sarà qualche sito che, potendo contare sugli introiti pubblicitari, potrebbe mettere in piedi uno staff migliore per fornire poi contenuti di qualità.
Togliendogli gli introiti stai eliminando alla radice qualunque possibilità di crescita per questi siti.
Facciamo una cosa più semplice dalla quale ci possiamo guadagnare tutti.
Dal momento che la maggior parte dei problemi dei pc deriva dai banner che transitano attraverso i browser e nessuno può pretendere che un visitatore viaggi sulla fiducia di cosa troverà una volta caricata la pagina fate in modo, voi altri che vi considerate publisher seri, di riunirvi in una sorta di comitato etico dove garantite nero su bianco che ai vostri visitatori non propinerete MAI banner “dannosi”.
In altre parole sui vostri siti non passeranno mai banner in quantità e qualità tale da rendere ingestibile la navigazione.
Non appariranno mai popup o div a centro pagina tali da sottrarre l’attenzione del navigatore dai contenuti che LUI cerca e non quelli che VOI volete imporgli (v. pagine spot che intermezzano l’accesso agli articoli).
Non ci saranno mai banner in quantità tali da rallentare la navigazione (c’è gente che cerca di navigare con il 3G e spesso si trova a bestemmiare per tirare giù 5MB di roba in tempi umani)
e tanto meno zozzerie civetta come finti concorsi, pseudo giochi o pulsantoni “download” che finiscono che riempire i pc dei visitatori di toolbar e scamware.
Google qualcosa in tal senso lo ha già fatto ma si può e si deve fare molto di più altrimenti viva il preservativo digitale.
Se ci pensate un attimo, la gran parte dei computer che finisce in “riparazione” è proprio perchè risulta rallentata dalla presenza sistematica di finti antivirus e fantomatici ottimizzatori di prestazioni, toolbar dedite a fare data mining senza dichiararlo apertamente (tranne nell’ultima riga del maxi agreement da 40 pagine e foro di competenza situato ad hong kong). Lo sapete quanto può costare ad un ignaro avventore farsi ripulire (spesso reinstallare il sistema) a causa della pubblicita incontrollata che publisher discutibili spesso fanno arrivare senza controllo ? Anche 70 euro a botta ! Di questi tempi non sono caramelle.
Non vi stupite poi se qualcuno si arrabbia e cerca su google “come togliere le pubblicità” e si fionda su adblock
@Cesare: non prendere la mia dichiarazione del “90% cacca” come se avessi il sangue blu e se il sito non è altolocato non ci vado. E’ una semplice constatazione del fatto che il 90% dei siti si limita a riciclare notizie ed articoli provenienti dal 10% dei siti che fanno davvero giornalismo.
Proprio l’ altro giorno uscì l’incredibile vicenda di quel tipo che si spaccia per developer microsoft e infinocchia la maggior parte dei siti di informazione tecnologica/gaming con delle notizie assolutamente fasulle. E pensa che io, da bravo ingenuo, tendo a credere agli articoli e news che leggo, chissà quante panzane mi sono state rifilate e io ancora non lo so.
Quello che volevo dire con il mio intervento è: io sono d’accordo a garantire guadagni a quel 10% di testate che fa VERA informazione.Ed anzi ancor piu’ di un banner io metterei un pulsante o un espediente del genere che mi OBBLIGHI a pagare questo piccolo obolo, in cambio della lettura. Però poi se leggo robaccia e me ne accorgo il sito lo deleto dal mio “quartiere internet”. E’ quello che vorresti no?
Eppure sono convinto che non lo vorrebbe nessuna testata online, perchè è piu’ comodo il sistema attuale, dove qualche sparuto gruppo di utenti “smaliziati” usa adBlock mentre il 90% ed oltre degli internauti non lo usa, si sciroppa tutte le pubblicità di questo mondo, scarica toolbar invasive, malware data miner e chi piu’ ne ha piu’ ne metta.Salvo poi lamentarsi del 10% degli utenti che non cade in queste trappole.
Ho installato adBlock 1-2 anni fa se ben ricordo, a seguito di una pubblicità talmente invasiva da impedirmi la lettura e crearmi problemi già nel semplice movimento mouse.Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Da allora la mia navigazione è rinata. Non ero nemmeno a conoscenza di poterlo disabilitare per siti specifici fino a ieri. Ora però tocca trovare i meritevoli… ;)
@ Engherat
Sul 90% cacca potrei anche essere d’accordo. La reputo però una situazione in buona parte determinata dal fatto che su Internet nessuno sia disposto a pagare, la pubblicità sia sempre meno remunerativa e la qualità dei contenuti, di conseguenza, cali.
L’assetto dell’editoria sulla rete è frutto di alcuni peccati originali – remunerazione al 100% pubblicitaria in primis – che hanno radicato sul mercato una mentalità irreversibile: smaterializzazione=annullamento del valore, come se quello che pago quando compro una rivista, fosse la carta su cui è stampata.
Ho tentato di articolare il mio pensiero in merito qui:
http://www.appuntidigitali.it/4085/il-tutto-gratis-al-capolinea/
Posso porre una domanda?
Se un utente usa plugin come Adblock, l’amministratore del sito si accorge che la pubblicità non è stata visualizzata?
Vi ringrazio.
@ Paolo
Non so se ci siano strumenti più raffinati ma basta confrontare il numero di pagine servite col numero di banner erogati. So anche che alcuni siti hanno in corrispondenza dei banner un messaggio che viene mostrato agli utenti di adblock e simili.
@Engharat: capisco, ma a mio avviso per un utente strumenti come AdBlock sono inutili.
Se non condividi l’uso di pubblicità troppo invase, puoi benissimo evitare quei siti che le propongono, e cercarne altri.
Croce e delizia di internet è che l’offerta non manca di certo: sta a noi, in ultima analisi, selezionare accuratamente ciò che vogliamo leggere. ;)
Strumenti come Adblock sono e saranno sempre la manna dal cielo fino a quando i gestori dei siti non capiranno che i banner che transitano dai loro lidi devono rispettare tutta una serie di principi etici e tecnici.
se una pubblicazione (di carta) i cui contenuti mi interessano ha troppa pubblicità, ho (sempre avuto) due strade: comprarla o non comprarla. se avesse avuto le pagine di pubblicità “separate” da quelle dei contenuti, avrei comprato la pubblicazione, tagliato fisicamente via le pagine di pubblicità, e poi letto il contenuto e basta. ovviamente non è mai stato possibile: dietro una pagina di contenuti ce n’è spesso una di pubblicità e viceversa. così, se ne aveva troppa, non la compravo (più).
sul web è diverso. gli ad-filtri riescono a togliere la pubblicità ma è anche possibile usare filtri “regolabili” che, oltre a consentire la pubblicità su siti “selezionati”, possono anche bloccare le pubblicità più invasive e fastidiose, lasciando le altre, volendo.
comunque se non ci fosse chi ne abusa, la pubblicità sarebbe tollerata, in particolare se quelle presenti fossero 1) accettabili 2) congruenti all’argomento delle pagine (alias interesse specifico del visitatore), il che spesso non capita.
non credo sia impossibile per chi gestisce siti decidere una o più politiche fra:
*) una versione “html” senza pubblicità a chi paga (in soldi, click, quello che serve ma: prima paghi, poi vedi)
*) per chi blocca le pubblicità (tutte, alcune dipende) una versione “impossibile da modificare senza vedere le pubblicità” (es: pdf protetto, pagine jpg (es: volantini supermercati sul web, ecc.) gli inserzionisti possono pagare un tot a prelievo/visione forse? come nell’editoria classica…
certo, bisogna organizzarsi/attrezzarsi, ma se non si mettessero casse, antitaccheggio, telecamere, security la merce nei negozi “andrebbe a ruba”… no? anche se ci sono nazioni in cui i supermercati non sono “protetti” come in Italia, indice che “la gente” non è uguale dappertutto…
da qui a poco, comunque, tutte le smarttv saranno r00tabili e anche lì ci si metterà adblocktv©: utilizzeranno pattern audio/video tipo shazam (condivisi via web dagli utenti) e bloccheranno audio/video delle pubblicità in tv/radio/dvd/+. certo, qualche pubblicità carina la si potrà mettere in whitelist…
poi, faranno poi automobili o elettrodomestici che costano meno ma partono solo dopo aver visto la pubblicità?
Mah…
Anche io non sono d’accordo sulle considerazioni dell’autore :
1) con le news a pagamento (quando ci saranno) non scomparirà di certo la pubblicità
2) AdBlock non viene usato da tutti, e molti tra quelli che lo usano non lo fanno in modo indiscriminato, ma cercano solo di vedere i contenuti annidati in mille banner , popup, popunder e menate del genere. Visto che la larghezza di banda per chi ha l’adsl non è un problema non è certo 1 banner a creare problemi.
3) Filtrare la pubblicità non è illegale, se i siti non vogliono sottostare a questo problema cambino le modalità di accesso o di pubblicazione delle pubblicità
Poi si può ragionare sul perchè le news debbano essere gratuite, però è inutile ignorare che gli utenti internet hanno una forte avversione a spendere e non è facile fargli cambiare idea.
Ed anche sul cosa pagare, ci sono un milione di fonti di informazione ma quasi tutte sono solo degli articolifici privi di reali contenuti o di commenti di pseudo-specialisti/esperti (anche qui il bello ed il brutto di internet).
Io mi occupo di informatica, se vendo un software in modo tradizionale ad un’azienda posso tranquillamente chiedere mille euro a licenza, se voglio usare come canale di vendita uno Store è inutile anche solo sperare di vendere 1 copia a quelle cifre.
Queste sono le regole del mercato ed anche Alessio dovrebbe farse una ragione.
Saluti
1) non è assolutamente detto, anzi, la strada intrapresa da alcuni editori americani consiste proprio nel liberare gli utenti paganti dalla pubblicità
2) non ho dati a supporto di questa supposizione, quel che è certo è che adblock segnala una mancata cooperazione dei fruitori al modello di remunerazione scelto dall’editore del sito che pure visitano
3) viste le considerazioni sviluppate nel pezzo, questa argomentazione suona un po’ come nascondersi dietro a un dito; se per un editore la scelta della remunerazione è come è la via maestra per auspicare alla sostenibilità, usare adblock significa solo disinteressarsi della sopravvivenza dei siti che si visitano
Se nella notte dei tempi siti come tripod avessero avuto la decenza di non caricare un popup ad ogni cambio/refresh di pagina, la gente non si sarebbe lamentata in massa ed i browser non avrebbero incluso da allora un blocco popup automatico.
Se i publisher di allora avessero capito l’antifona e non avessero cercato mezzi sempre più subdoli per infilarsi nelle terga dei navigatori, addottando spesso sistemi degni della “rieducazione” di Arancia Meccanica, i navigatori a loro volta non avrebbero chiesto strumenti di protezione ancora più raffinati e adesso non ci sarebbe bisogno di lottare contro i mulini a vento rappresentati da adblock e similari.
Qui si sta facendo a grandi linee lo stesso discorso che viene mosso contro i produttori musicali i quali non vogliono sentirci dall’orecchio che i più non sono disposti a cacciare euro per produzioni penose dando tutte le colpe al p2p.
I publisher di siti a quanto pare non vogliono darsi un codice etico rispettoso dei visitatori ma anzi si arroccano ancora di più sulle loro posizioni arrivando ancora a far credere che il loro apporto è indispensabile quando in pratica il grosso del loro lavoro consiste nel tradurre newsletter di produttori vari, il che fa capire che se questi ultimi decidessero di rafforzare i loro rapporti con la clientela traducendo direttamente le loro news, si verrebbe a creare una moria generalizzata dei cosidetti siti di settore, dal momento che le recensioni i più le spulciano solo in prima e ultima pagina.
Signori: fare muro contro muro non vi conviene. Chi cadrà per primo sarete voi. O cambiate modo di ragionare o la strada è tracciata: oggi adblock, domani ancora peggio ed avete già visto che mettere le news a pagamento è come fare testamento.
Mah sinceramente il web è come se lo vuole vedere l’utente, a differenza della televisione che te la fanno vedere come ha voluto chi ha fatto il palinsesto del canale.
C’è la possibilità di togliere la pubblicità? Sì, non mi interessano le cose che vengono pubblicizzate, è un fastidio, la tolgo.
C’è la possibilità di disattivare i JavaScript? Sì, potrei non voler eseguire certi script nella pagina o eseguire solo quelli provenienti da siti fidati (es i CDN di Google), bene, lo faccio.
Le pagine stanno diventando sempre più pesanti, tra script, pubblicità, risorse poco ottimizzate, dns lookup per l’incorporamento di risorse da 234 domini diversi (sono un web developer, molti di questi problemi li conosco per esperienza), perché non dovrei come utente prendere gli opportuni provvedimenti, visto che posso farlo?
Posso perfino cambiare l’intero stile di un sito usando un’estensione per Firefox, o modificare in tempo reale HTML, CSS, JavaScript con i vari strumenti per sviluppatori dei browser.
Sostanzialmente il web a differenza di una rivista o della televisione se lo fa l’utente decidendo cosa, come e quando guardare quello che vuole.
Teniamo conto che il web è un settore che è stato colonizzato dall’editoria/produttori di contenuti successivamente, non è stato inventato da loro.
Certo, tutti i modi sono leciti per tentare di guadagnare qualche soldo, ma perché replicare dei business FASTIDIOSI tipici del mondo reale, soprattutto in un mondo dove non si ha il pieno controllo e lamentarsi del fatto che la gente aggira i fastidi?
Io tutte queste paranoie sulla pubblicità non riesco a farmele. Mi danno invece fastidio le incursioni certe nella mia riservatezza. Tendo o preferisco leggere su tablet e smartphone nei momenti liberi e già perdo gran parte dello schifo. Pervil resto non le vedo, le ignoro.
Sono dell’avviso che un editore che abbia la propaganda dentro gli articoli danneggi i lettori, mentre chi usa banner, filmati, suoni e le tecniche più invasive, alla fine danneggia gli inserzionisti.
E lo sanno bene, a punto che alcuni grandi investitori evitano il web come la peste, accanendosi su radio e tv.
Avete mai visto la pubblicità di un detersivo? Accade perché siamo profilati, o perché non sanno che a casa usiamo la corrente pure per far andarevla lavatrice? Accade perché sanno che non funzionerebbe.
Io la pubblicità del simil-cepu presente in queste pagine lo vista oggi, generalmente la ignoro e sicuramente non mi interessa. Se vengo qui è perché c’è una persona seria che scrive cose interessanti.