Democrazia 2.0?

Il titolo un po’ provocatorio non vuole accendere flame sul concetto di Web 2.0 né tanto meno accendere i tanti (troppi) schieramenti politici. Voglio riportare e commentare una interessante notizia che mi ha fatto molto riflettere.

In Nuova Zelanda si è discusso di come aggiornare il “Police Act“, ovvero il Codice di Polizia. Ciò che è tremendamente innovativo è il fatto che lo Stato ha creato un Wiki grazie al quale tutti hanno potuto dare il proprio contributo e, letteralmente, scrivere il testo della legge.

Il Wiki è stato aperto al pubblico a Settembre e chiuso il primo Ottobre, un intenso mese di discussione e integrazione del testo normativo, compiuto da tutti, persone comuni e addetti ai lavori. Il risultato è formidabile: un testo normativo scritto dai cittadini. E’ del tutto evidente che prima di essere legge dovrà passare per l’approvazione del Parlamento, ma è in ogni caso un evento secondo me storico perchè dimostra quanto le nuove tecnologie possano essere di aiuto a istituzioni così tradizionali.

Questo episodio è, se vogliamo, paragonabile nella sostanza alle antiche poleis greche, scenario tipico che tutti i manuali di Diritto Costituzionale citano come perfetto esempio di democrazia diretta. Una democrazia, cioè, nella quale perde di importanza il legame rappresentato-rappresentante (che può anche non esserci) perchè ogni cittadino può votare ogni legge, può contribuire alla formazione di ogni norma radunandosi nell’agorà.

Oggi siamo nel 2007 e ci sono metropoli con milioni di abitanti, è del tutto evidente che il modello della Grecia antica non può trovare applicazione. Tuttavia le nuove tecnologie stanno dimostrando, in campi tra loro più disparati, come sia possibile innovare, creare nuovi modi di fare cose antiche.

Nella fattispecie la tecnologia è abilitatrice di possibilità prima precluse al singolo, la cui partecipazione politica si concretizzava attivamente solo nel momento della scelta del rappresentante politico (o addirittura solo del partito, ome nel caso italiano). Certo, il singolo può fare politica attiva, ma quanti rinunciano al proprio lavoro e alla propria carriera per fare solo politica? La tecnologia dà oggi la possibilità di generare proposte concrete, ritagliandosi il tempo che serve per aggiungere un contributo o un’idea ad un progetto che viene svolto e scritto a più mani.

Ritroviamo lo stesso clima di fattiva collaborazione che c’è nei BarCamp, le conferenze non conferenze nelle quali non ci sono pochi relatori a fronte di tanti spettatori. Ciascuno è ciò che desidera essere, tutti possono essere relatori se lo desiderano, rendendo tutti gli altri spettatori. Il ruolo relatore-spettatore si alterna a seconda della situazione. Si passa insomma da un’architettura client-server ad una P2P, per fare un paragone digitale.

Io nutro moltissima fiducia in queste nuove forme di interazione e collaborazione che si stanno facendo spazio in questi ultimi tempi e sono convinto che continueremo a vedere tanti altri esempi positivi di cosa si può fare grazie alla tecnologia.

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