Quasi un anno fa Google annunciava al mondo la creazione di un nuovo formato video, il WebM, basato sul codice del codec video VP8 (che al contempo rilasciava come open source) per costituire quello che, a suo avviso, sarebbe stato un altro punto cardine per un web più “libero”.
“Libero” perché sono stati rilasciati i sorgenti sostanzialmente senza vincoli (la licenza è di tipo BSD), e senza dover pagare alcuna royalty per i brevetti che pendono sulle tecnologie utilizzate, come si può leggere dalle pagine della licenza e, in particolare, in quella relativa alle proprietà intellettuali.
In realtà questa concessione “perpetua” verrebbe a cadere nei confronti di chi, avendo rilevato la violazione di propri brevetti, decidesse di intentare causa a chi avrebbe commesso il misfatto. Si tratta di una forma di protezione della multinazionale per proteggersi da eventuali attacchi, opponendo la perdita di un formato che è destinato a diventare importante in futuro e col quale ci si dovrà confrontare.
Libero, quindi, ma non del tutto, visto che Google non ha deciso di rinunciare completamente ai diritti che detiene grazie all’acquisizione di On2 e pretende col nuovo formato saldamente in mano sua che eventuali possessori di brevetti che lo riguardino evitino di rivendicare i propri, di diritti.
E’ in quest’ottica che va visto il recente annuncio della WebM Community Cross-License, con la quale BigG di fatto chiede aiuto ad altre aziende per proteggere questo formato (e se stessa) tramite la costituzione di un gruppo di aziende che, sottoscrivendo l’accordo, di fatto si legheranno mani e piedi a WebM.
L’adesione ha, infatti, una duplice valenza. Da una parte chi lo fa mette a disposizione gratuitamente degli altri i propri brevetti che potrebbero riguardare WebM (e solo questo). Il che significa che Google non è affatto sicura che l’acquisizione di On2 le abbia portato in dote tutto il portfolio di brevetti che coprono le tecnologie messe poi a disposizione con questo formato. Con tante aziende “amiche” questo rischio chiaramente diminuisce.
D’altra chi entra nel “consorzio” oltre a farsi promotore diventa, di fatto, anche difensore di WebM nel caso in cui un’altra azienda possa intentare causa per una qualche violazione delle proprietà intellettuali, perché parteciperà alla difesa sua e degli altri membri.
In sostanza Google sta cercando di scaricare anche agli altri partner eventuali responsabilità, anziché assumersele in toto. Quello di aderire per avere un formato open source di alta qualità sviluppato dalla comunità è soltanto uno slogan che nasconde il vero obiettivo della costituzione di questo “consorzio”.
Infatti lo sviluppo “comunitario” di WebM, come di qualsiasi altro progetto open source, non richiede affatto un accordo di cross-licensing fra le aziende che vogliono adottarlo. Inoltre, come viene specificato sempre nell’apposita sezione della FAQ, non è necessario aderire per utilizzarlo, in quanto i sorgenti sono già stati rilasciati sotto una licenza BSD (anche se ciò non è sufficiente; serve la liberatoria per i brevetti, e questa Google l’ha fornita, sebbene alle sue condizioni).
Se per un utente o una comunità open source ciò non sarebbe comunque un problema, per un privato o un’azienda che voglia adoperare questa tecnologia senza aderire lo diverrebbe nel momento in cui qualcuno gli facesse causa, essendo rimasto da solo a fronteggiarla (gli altri si sono “consorziati”). Per questo viene “invogliato” a partecipare alla CCL.
Dall’elenco dei membri mancano alcuni nomi di spicco: Apple, Intel e Microsoft. Non deve sorprendere per Apple e Microsoft, considerato che fanno parte del consorzio MPEG LA che tutela le proprietà intellettuali di MPEG et similia, e quindi H.264 in primis che è il concorrente diretto di WebM.
Con la mossa di Google si è parlato di “attacco” ad MPEG LA, ma personalmente non la vedo così. Le motivazioni, a mio avviso, sono altre, e le ho spiegate sopra. Non penso sia una attacco al consorzio “dominante”, perché Google conosce bene il portfolio di brevetti e tecnologie che stanno dietro ad H.264 & compagnia, avendoci lavorato (e continua a farlo) per parecchi anni.
D’altra parte MPEG LA ha dichiarato che Theora (per l’audio) e VP8 (per il video), alla base del nuovo formato, violano alcuni suoi brevetti, ma finora s’è ben guardata dallo specificare quali. Si è trattata di una mossa “intimidatoria” (un bluff), perché vede la minaccia di un pericoloso concorrente che può sottrargli parecchio business, ma per ora non ha prodotto altro che notizie e critiche in giro per il web. Un domani la situazione potrebbe cambiare, sia chiaro, ma al momento non v’è nulla di concreto.
Intel non fa parte del consorzio MPEG LA, e non ha nemmeno aderito a CCL. In passato ha dichiarato di supportare WebM se si diffondesse, ma non s’è ancora fatta avanti per partecipare al gruppo. Probabilmente è in possesso di qualche brevetto di cui vuol continuare a detenere strettamente i diritti, o semplicemente la sua è una politica attendista.
In definitiva, penso che il CCL serva più che altro per difendersi dai cosiddetti patent troll, di cui abbiamo diverse volte letto le “gesta”. Comunque Google avrebbe potuto anche pensarci bene prima di rilasciare WebM, analizzando i brevetti in suo possesso e il codice dei codec (esistono anche società specializzate allo scopo), e in ogni caso facendosi carico di tutti gli oneri, oltre che degli onori, anziché delegare anche agli altri le responsabilità delle sue azioni.
Si tratta di una mossa tardiva (come già detto, è passato poco meno di anno dalla presentazione di WebM) a una decisione che è stata presa troppo in fretta (circa 9 mesi dall’acquisizione di On2 alla pubblicazione del nuovo formato) e con scarsa considerazione dei possibili risvolti, a cui adesso si è cercato di mettere una “pezza”…
Riporto alcune cose che avevo già scritto in una discuccione su hwupgrade e sul perchè non sono per nulla daccordo con te Cesare.
Vedi qui: http://hwupgrade.it/forum/showthread.php?t=2185347&page=3
Xiph.org ha studiato per anni tutti i brevetti software di MPEG LA e altri consorzi (i quali sono tutti registrati all’ufficio brevetti, quindi liberamente consultabili) durante l’implementazione di Theora, per evitare di utilizzare tecniche coperte da brevetti ancora validi (ricordo che i brevetti di MPEG1 ad esempio sono scaduti da poco, perche’ passati 20 anni).
MPEG LA sostiene genericamente che “e’ impossibile creare un codec video senza infrangere brevetti”. La risposta di Xiph e’ stata sempre la stessa: mostrateci quali brevetti sono violati da Theora. E non solo con lettere aperte, ma anche con contatti formali ad MPEG e altri.
Risposta: il nulla piu’ assoluto.
La verita’ e’ che MPEG LA non sa che pesci pigliare con Theora, e ancor di piu’ teme uno scontro in tribunale perche’ ci sarebbero altissime possibilita’ di veder invalidati molti brevetti assegnatigli causa prior-art.
Soluzione: FUD a carriole contro Xiph.org.
E poi:
http://www.mpegla.com/main/programs/AVC/Pages/FAQ.aspx
Q: Are all AVC essential patents included?
A: No assurance is or can be made that the License includes every essential patent. The purpose of the License is to offer a convenient licensing alternative to everyone on the same terms and to include as much essential intellectual property as possible for their convenience. Participation in the License is voluntary on the part of essential patent holders, however.
No, i brevetti su h264 non sono chiari e definiti, perche’ non sai mai se e quando dovrai pagare ancora.
Pagare MPEG LA non evita i rischi che altre societa’ ti chiedano royalties o ti portino in tribunale. Non evita nemmeno i rischi che saltino fuori altre societa’ con brevetti piu’ vecchi di quelli nel pool di MPEG LA e constringano tutti ad accordi separati. No, non sarai mai sicuro di aver pagato tutto e tutti. E MPEG LA non ti difendera’ in tribunale e non paghera’ i tuoi legali.
L’unica cosa che loro ti “garantiscono” e’ che per H264 DEVI SICURAMENTE PAGARE LORO.
Paghi 5 milioni di euro all’anno e non hai alcuna garanzia, nemmeno di avere le licenze essenziali. No, non combatteranno per te. In compenso puoi stare SICURO che se non paghi loro il pizzo ti verranno a cercare.
Cosa mi ricordano… aspetta, forse una banda mafiosa?
Bellissmo affare le licenze MPEG, vero?
Hai molte meno probabilita’ di finire in tribunale per Theora che per h264.
WebM e Theora tutta la vita.
A mio modo di vedere (e mi sa che non son l’unico), tutto questo dimostra semplicemente che la gestione USA dei brevetti fa schifo.
Al giorno d’oggi un’azienda USA puo’ vedersi riconoscere un brevetto, che facilmente puo’ essere annullato tempo dopo perchè un’altra azienda ne aveva già registrato uno identico (o molto simile).
Di fatto, anche se hai registrato un brevetto non sai se l’idea è davvero tua; nel frattempo però, hai speso qualche milione di euro in avvocati.
Esistono addirittura società “IT” che alle dipendenze hanno solo avvocati: società nate con l’unico scopo di comprare brevetti e fare cause.
Questo sistema di Google è il loro tentativo di uscire da questo circolo vizioso. Certamente è aggressivo, ma secondo me fa benissimo.
Se Google non avesse brevetti ti potrei anche capire, ma pure lei fa parte del giro.
Per il resto, non mi piace il sistema dei brevetti americano (infatti ho firmato una petizione per NON importarli in Europa, tempo fa), ma se ci sono e la legge li prevede, beh, non puoi ignorarli. Anche perché una tutela serve.
@Gabriele:
Non pubblico gli articoli soltanto per quelli che sono d’accordo con me. ;) Comunque mi piacerebbe capire per cosa non saresti d’accordo.
Da tempo non seguo i commenti alle news, comunque vista anche la lunghezza delle discussioni preferisco attenermi a quello che hai riportato qui.
Infatti è uno dei motivi per cui non trovi i B-frame in VP8 & co., tanto per dire il caso più noto.
Bene, mi spieghi allora, visto che non sei “per nulla d’accordo” con me, com’è che questo che hai scritto mal si concilia con quanto avevo riportato nell’articolo a riguardo di MPEG LA? Mi spieghi il significato della parola “bluff” che ho usato in quel preciso contesto?
L’elenco dei brevetti di MPEG LA è ben chiaro e definito, però.
Mai negato questo, e vale per qualunque cosa, non soltanto per H.264.
Mi pare giusto, se utilizzi i LORO brevetti, frutto del LORO lavoro.
Si chiama tutela della proprietà intellettuale.
Mi sembra anche ovvio: il numero dei brevetti pesa decisamente per il secondo.
Ecco forse l’unico motivo di disaccordo. Per il resto, e come già detto, ho difficoltà a capire in cos’altro lo saresti. :P
“Se Google non avesse brevetti ti potrei anche capire, ma pure lei fa parte del giro.”
Questo è vero, ma i brevetti non sono *totalmente* inutili. Il problema è come sono gestiti ora.
In ogni caso la vera differenza è che non mi pare che google faccia brevetti per minacciare gli altri. E certamente non è una società IT di avvocati che usa i brevetti per far causa.
Diciamo che per ora si son comportati bene, e li capisco quando prendono queste contromisure che, per quanto “aggressive”, non assumono il tono di minaccia, al contrario di quanto ha fatto MPEG LA.
Permettimi un appunto: se rilascia i brevetti di VP8 per costruire un formato “libero” (per il “bene” del web e dell’interoperabilità), deve farlo senza vincoli.
Se ho un’azienda che detiene un brevetto che copre parte di WebM, ho tutto il diritto di fare causa a chi l’ha usato per vedere riconosciuti i miei diritti, e ciò non mi deve, in ogni caso, impedire di utilizzare questo formato.
D’altra parte quando Google ha acquisito O2n, l’ha fatto tirando fuori il vil denaro. Non vedo perché non dovrebbe fare altrettanto con gli altri detentori di eventuali brevetti che coprono WebM.
Fondamentalmente vuole evitare che si possa ricreare una situazione analoga ad Android.
Parli della causa di Oracle nei suoi confronti per la virtual machine Java di Android?
Non solo. Parlo anche delle varie cause intentate alle aziende che usano Android sui propri dispositivi. E che hanno portato tra gli altri all’accordo HTC-MS.
Due cose non capisco dell’articolo e sono:
1. Google non scambia i propri brevetti con gli altri partners di WebM CCL, cosa non vera perchè Google ha sottoscritto la CCL
2. Perchè l’autore trova così scandaloso questa iniziativa? Non è forse simile al consorzio Mpeg-LA? Anche in questo caso c’è un soggetto che chiama a raccolta altri soggetti e si scambiano allegramente brevetti e fanno cartello con gli altri e anzi vanno in giro a minacciare denunce a destra e a manca
IMHO la mossa di Google è molto intelligente e consiste nel costruire un patent portfolio da poter usare contro Mpeg-LA in caso di denuncia.
Il formato WebM a questo punto è DEL TUTTO libero, perchè da un lato ci sono le implementazioni con licenza BSD, dall’altro c’è WebM CCL ( di cui Google fa parte ) per cui Google concede i brevetti acquisiti da On2.
Cesare stai diventando un disco incantato ogni volta che si parla di Google.
Quando si è parziali e non si aprono gli occhi per veder IL RESTO DEL CIELO, mi spieghi come può essere costruttivo un confronto su qualsiasi articolo che avvii PUNTUALMENTE contro la grande G?
A questo punto viva il formnato GIF: quelli si che erano tempi pieni di libertà.
Secondo te tutte le cause per cross licensing avviate negli ultimi 10 anni sono state causate per mancanza di cautele, analisi delle proprie tecnologie da parte di società terze specializzate o altre amenità che non siano solo il modo più veloce di far soldi?
E’ assolutamente normale che dopo 30 anni di sviluppo di codec video può sempre spuntar fuori la società X che in una tua porzione di codice vede una violazione dei propri patents … il viceversa è impossibile ormai.
Tanto vale almeno limitare questi danni futuri con degli accordi come quelli che sta stringendo Google. Che cavolo ci sta di male?
Mi cadono le braccia, davvero.
Credo che dal punto di vista di Cesare (il quale mi corregerà se ho male interpretato la cosa) è che Google si riempe di belle parole come open, free, etc.. ma alla fine dei conti si comporta come tutti.
Mi viene in mente Honeycomb, i cui sorgenti non sono ancora disponibili nonostante il prodotto sia già fuori e nonostante la licenza di Android dovrebbe obbligarne la disponibilità alle masse.
Ma Google se ne guarda bene di farlo per meri (si fa per dire) calcoli di opportunità commerciale.
Google è una azienda quotata in borsa che risponde ai propri azionisti tanto quanto MS, Apple, Oracle, etc.
L’unica differenza sostanziale è nel fatto che si sia riuscita a costruire la nomea di “buona”, mentre gli altri sono tutti cattivi…
In realtà se uno analizza oggettivamente le pratiche commerciali fin qui adottate per consolidare il proprio mercato, non credo noterà differenze sostanziali rispetto agli altri competitors.
@ReaToMe
Hai ragione che Google alla fine è un’azienda e pensa al proprio e nn sempre si comporta nel meglio dei modi…….però a conti fatti FINORA fra lei e le altre c’è una gran bella differenza di comportamento! Differenze sostanziali con le altre aziende le noto eccome e questo caso specifico trattato nell’articolo secondo me ne ne è un esempio.
Cmq leggendo quanto scritto di Cesare nella prima parte noto il solito tono “polemico” verso ciò che viene definito “libero” però concordo sostanzialmente cn quanto scritto nella seconda parte anche se nn la considero una mossa tardiva! tanto problemi di brevetti ci sarebbe sempre stati in ogni caso anche con un formato chiuso! le scelte erano due o continuavano a supportare anche loro il consorzio MPEG LA oppure presentare qualcosa di alternativo ma royalty free e in questo caso nn c’è niente di meglio di un formato aperto (anche a livello di immagine) che si presta bene a “mosse” del genere e a me nn pare neanche tanto sbagliata!
Il formato può anche essere aperto, ma non è del tutto libero… Le due cose, lo sai, sono ben distinte. ;)
@ReaToMe: esattamente. :) Riguardo alle varie cause, ti posso dire che è un problema generale e non soltanto di Android; se ti vai a spulciare le news, vedrai che c’è sostanzialmente un fuoco incrociato fra tutti i produttori. E’ un mercato che conta tantissimo e si vede anche da questo.
@alex: 1) Non ho capito bene la domanda. Google fa parte del corsozio CCL, per cui è chiaro che abbia scambiato i suoi brevetti con gli altri partner, ma ne aveva già concesso l’uso per il WebM lo scorso anno (alle sue condizioni, ovviamente).
2) Come ho già spiegato, si tratta di una decisione tardiva a un’azione troppo frettolosa. Avrebbe dovuto prendersi del tempo per analizzare il suo portfolio di brevetti e il codice del codec VP8, prima di rilasciarlo pubblicamente. Come, tra l’altro, ha fatto con Xiph.org con Theora (vedi commento di Gabriele).
Lo ha fatto un anno di distanza perché probabilmente s’è resa conto che potrebbero esserci problemi con patent troll et similia, chiedendo sostanzialmente ad altre aziende di proteggere lei e WebM.
In più, WebM non è stato rilasciato completamente libero, ma alle sue condizioni (vedi articolo).
Non mi sembra un comportamento maturo né corretto. Ma è una multinazionale, votata al lucro, e non disdegna brevetti & licenze e a sfruttarli a suo uso e consumo, per cui ci può anche stare. L’importante è rendersene conto.
@Riuzasan: altri non la pensano come te, magari perché hanno letto meglio l’articolo (e scopriresti che c’era pure una stoccata al consorzio MPEG LA; e per fortuna che sarei un “disco rotto”).
Comunque l’avevo scritto anche a Gabriele: gli articoli non li scrivo per farli piacere necessariamente a tutti.
Li scrivo per riportare informazioni e riflessioni che magari non trovi da altre parti. Vedi anche WebP, ad esempio, dove dalla semplice news andando a scavare in fondo sono venute fuori un bel po’ di informazioni (ci sono voluti 3 articoli, infatti).
Informazione. Questo è importante. Se ritieni che siano presenti delle cose sbagliate non hai che da dirlo e non avrò difficoltà a correggere l’articolo, ma in caso contrario lasciami il diritto di riportarle ed esprimere anche la mia opinione. Come a te viene lasciata la possibilità di dire la tua in questi commenti…
Cesare il problema è che quando dopo 3-4-5 post, il disco è lo stesso e PALESEMENTE in contrasto con la realtà delle cose, la parzialità dell’informazione data da te è indubbia.
Come dire, io sono il Giornale, do informazioni pretendendo di passare per imparziale (quando imparziale non lo sono nemmeno un pò).
Ti ripeto: levato WebM, com’è tutto il resto del cielo, migliore o di GRAN LUNGA peggiore?
Poi, entrando nel merito, informazioni: non lo sono. L’informazione è che Google sta stringendo degli accordi con altre grosse realtà nel campo IT per evitare future beghe con il proprio formato, offrendolo in contemnporanea come alternativa IN LICENZA BSD (quindi libero e basta, senza tante pippe mentali) a chiunque.
Questa è l’informazione.
Il resto del tuo post cos’è?
Rilascerà anche il tutto sotto BSD, ma se non entri nel consorzio, Google in primis potrebbe richiederti le royalty per i suoi brevetti.
In formato BSD viene rilasciata esclusivamente l’implementazione del codec, ma non vengono licenziati i brevetti necessari al suo utilizzo.
Ed è l’unica differenza rilevante rispetto ad MPEG LA.
Quindi libero per modo di dire…
@ReaToMe
WebM è liberissimo.
La ccl, IMHO, serve solo in risposta alle azioni di MPEG-LA per rassicurare chi fosse intenzionato ad utilizzare WebM.
Se vai sul sito troverai la licenza del codice ed un “Additional IP Rights Grant” che è una licenza sui brevetti che coprono WebM. Non è necessario far parte del consorzio per avere la suddetta licenza, è disponibile a tutti
@FedNat
E’ scritto chiaramente che se come utilizzatore di WebM riscontri che questa infrange un tuo brevetto non puoi fare causa, pena la perdita del diritto d’uso.
Il consorzio aggiunge solo l’obbligo della cross-licence.
Diventasse standard per HTML5, solo chi partecipa attivamente al CCL avrebbe una qualche voce in capitolo.
Per come è la licenza la proprietà è oggettivamente di Google.
E Google potra pilotare il tutto come meglio crede avendo in mano il portfolio di brevetti più significativo.
Se poi siete soliti passare dal salumiere, peggio per voi.
@ReaToMe
La clausola di cessazione della licenza sui brevetti ha funzione solo difensiva, non permette a Google di farti causa.
Se diventasse parte di HTML5 sarebbe una versione specifica a farlo, e la versione attuale è completamente libera neanche Google può cambiarlo. Potrebbe farlo per revisioni successive, ma questa sarebbe comunqie libera.
Per questo WebM è comunque un passo avanti per il software libero, indipendentemente da cosa Google farà in futuro
La versione specifica di cui parli sarebbe comunque dipendente in buona parte dai brevetti Google.
La licenza redatta da Google ha poco o niente di libero, in quanto vincola una azienda a rinunciare alle proprie proprietà intellettuali.
Le società che come mestiere fanno patent troll difficilmente verrano eliminate, in quanto non forniranno mai implementazioni del codec.
Le uniche che ne perdono sono le dirette concorrenti di Google.
Avesse fatto MS o Apple un giochino del genere, sai che belle discussioni.
Premiata Salumeria GooglePlex…
@ReaToMe
Ribadisco che WebM e’ libero:
1) I sorgenti sono rilasciati sotto licenza BSD
2) Il documento “Additional IP Rights Grant (Patents)” fornisce una licenza per tutti i brevetti Google che coprono l’implementazione di WebM.
In conseguenza di quanto sopra l’attuale versione di WebM e’ libera, chiunque puo’ prendere i sorgenti e modificarli od eventualmente scrivere una nuova implementazione del codec (come credo abbiano fatto gli sviluppatori di ffmpeg)
Ormai WebM e’ stato rilasciato in forma libera e nemmeno Google potrebbe piu’ chiuderlo, per farlo dovrebbe creare una nuova versione del formato.
Inoltre la licenza di Google non ti obbliga affatto a rinunciare alle tue proprieta’ intellettuali.
Quando MS od Apple rilasceranno un codec libero li applaudiro’ come ho fatto con Google
E’ falso. Se fosse libero come asserisci Google non ne avrebbe vincolato l’uso, come ho già spiegato nell’articolo (e ho pure fornito i link alle licenze) e come ha fatto anche ReaToMe nel suo ultimo commento (il quadro della situazione è esattamente quello che ha dipinto).
Non si può ridefinire il concetto di “libertà” a proprio piacimento…
@Riuzasan: se non vuoi vedere le informazioni non è più un problema mio, visto che gli altri ci riescono benissimo.
Riguardo alla domanda che hai sollevato, tolto WebM c’è di meglio e di peggio, a seconda dei problemi che hai da risolvere.
In informatica, come in tanti altri campi, non esiste la pietra filosofale, in grado di risolvere qualunque problema.
bhe a me sembra libero fino a prova contraria! Questa mossa è per tutelare eventuali rivendicazioni di brevetti che ancora NESSUNO ha accertato! Il codec è libero, puoi farne ciò che vuoi ma c’è l’ombra dei brevetti! Ombra mi pare la parola giusta! Ne’ qualcuno ha dimostrato che non ci siano brevetti il contrario, ne’ qualcuno ha dimostrato il contrario!
Non so quanto sia fattibile riuscire a rilevare senza possibilità di errore ritrovare ogni eventuale brevetto, ma se qualcuno sa già che sn stati infranti perché nn parlare? Vista la natura dei brevetti e la complessità di un codec la questione diventa molto “spinosa”! questa di google mi sembra una bella “trovata” per pararsi il sedere in caso di rivendicazione di brevetti! In ogni caso la questione è limitata al mercato americano, in europa si può dire che il codec è completamente libero :D (sottolineo il tono scherzoso dell’ultima mia frase).
Riguardo il concetto di “libertà” concordo che non si possa definire a piacimento ma nn è una cosa così facile! alcuni scambiano libertà con anarchia ma sn due cose differenti :) Cmq in ambito informatico per software libero si definisce una categoria ben precisa! poi uno può contestare l’uso della parola “libero”, ma il significato riconosciuto rimane quello ed è la licenza usata a stabilirlo
In questo caso è dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio che WebM NON è un formato libero. La licenza è lì, e il link l’ho fornito: basta leggere e appurare come stanno le cose.
Quando Google rilascerà l’utilizzo dei suoi brevetti senza alcun vincolo, ne riparleremo. Nel frattempo bisognerebbe avere l’onestà intellettuale di prendere atto della situazione attuale.
In Europa posso prendere i sorgenti del codec, modificarlo e ridistribuirlo senza chiedere il permesso a nessuno?
Guarda che non c’è bisogno di prendere in giro con esempi come questi, che lasciano il tempo che trovano.
Rispondi a questo piuttosto: chiunque può utilizzare WebM per sempre?
E’ da una domanda come questa che si comprende qual è la situazione reale di questo formato.
Il resto sono inutili giochi di parole.
bhe per sempre dove? in Europa si :D Quando la questione è poco chiara e un po’ contorta si finisce sempre per fare strani giri e giochi di parole! Cmq io posso benissimo prendere il codec e farne quello che voglio e poi immetterlo sul mercato…….c’è il rischio che qualcuno rivendichi qualche brevetto! Se faccio per conto mio nn sn tutelato, cn la CCL invece hai una sorta di tutela.
Tu puoi dirmi con certezza che webm infrange dei brevetti? Linux lo consideri un software libero? Eppure microsoft minaccia sempre brevetti a riguardo! la questione nn mi pare molto diversa, google ha trovato questa strada per tutelarsi! In teoria nessun software può considerarsi a prova di brevetto, neanche quelli closed! il fatto che qualcuno tenti di tutelarsi rende il software nn più libero? E cmq ribadisco che la questione diventa complicata SOLO per il mercato americano……se nn fosse un mercato importante nn fregherebbero a nessuno questi discorsi :D
Stai ancora cercando di giocare con la parole. Non attacca, e lo sai benissimo.
Google NON ha rilasciato l’utilizzo dei suoi brevetti senza alcun vincolo. Se ti risulta il contrario non hai che da dimostrarlo, altrimenti WebM continuerà a NON essere un formato libero.
Fine della questione.
Cesare, anche io ho letto le licenze. Proprio per questo lo considero libero.
Tu la pensi diversamente, ma anche dal tuo punto di vista resta il più libero che c’è :-P
Non è soltanto dal mio punto di vista che non è libero, proprio perché è vincolato.
Vincolo -> non libero.
E’ semplicissimo… ;)
Scusa hai pur scritto tu questo:
“Se per un utente o una comunità open source ciò non sarebbe comunque un problema, per un privato o un’azienda che voglia adoperare questa tecnologia senza aderire lo diverrebbe nel momento in cui qualcuno gli facesse causa, essendo rimasto da solo a fronteggiarla (gli altri si sono “consorziati”). Per questo viene “invogliato” a partecipare alla CCL.”
Cosa c’è di diverso da quello che ho detto io? Si, posso prendere il codec e farne quello che voglio! Però se c’è qualche azienda che rivendica qualche brevetto devo vedermela da me! Ma è così per QUALSIASI software! Anche microsoft minaccia Linux di infrangere brevetti e attacca altre aziende…….quindi tu definiresti linux un software NON libero?
@Cesare Di Mauro
Libero è diverso da Anarchia :) Tutti noi siamo cittadini liberi ma abbiamo diversi vincoli!!
Cmq rispondi a questa domanda: posso prendere il webm e modificarlo in modo da cambiare quelle parti che so esser coperte da brevetto?
Se posso farlo e ridistribuirlo allora il software è LIBERO! e questo la licenza permette di farlo. Non è un gioco di parole questo, è la realtà! Software libero vuol dire anche (e soprattutto) questo.
Non capisco come altro spiegartelo. Te lo ripeto per l’ultima volta, con altre parole.
Google avrebbe potuto rilasciare l’utilizzo dei suoi brevetti senza alcun vincolo. NON l’ha fatto, e quindi rimangono VINCOLATI. NON liberi.
Quindi WebM rimane un formato NON libero. Lo sarebbe stato se Google NON avesse posto alcun vincolo.
E’ chiaro adesso?
Quindi stai dicendo che google stessa potrebbe fare causa a qualcuno che usa webm senza sottoscrivere l’accordo?
In ogni caso, puoi prendere il codice, modificarlo e realizzare qualcos’altro senza sottostare alla CCL? Se si è un software libero! è questo che sta alla base di un software libero.
La discussione sta diventando tediosa.
Riporto per comodità dei pigri il pomo della discordia.
Giusto per puntualizzare su certi paragoni impropri, non mi risulta che Linux abbia nulla di tutto ciò a corredo della propria licenza.
Come detto prima, i patent troll continueranno imperterriti, mentre le uniche a rimetterci saranno le dirette concorrenti di Google, la quale invece ha in mano i brevetti alla base di WebM.
Se invece di Google fosse stata MS o Apple…
…
If you or your agent or exclusive licensee institute or order or agree to the institution of patent litigation against any entity (including a cross-claim or counterclaim in a lawsuit) alleging that this implementation of VP8 or any code incorporated within this implementation of VP8 constitutes direct or contributory patent infringement, or inducement of patent infringement, then any patent rights granted to you under this License for this implementation of VP8 shall terminate as of the date such litigation is filed.
FONTE: http://www.webmproject.org/license/additional/
Se poi qualcuno ha problemi con le traduzioni e/o si rifornisce dalla Premiata Salumeria Googleplex, ben lieto di fornire la prima e/o l’indirizzo di un nutrizionista: il prosciutto va mangiato nel contesto di una dieta ben bilanciata…
@zephyr83: non ho mai parlato di software libero, ma di formato libero.
In ogni caso che il codice sia libero o meno è del tutto indifferente sulla questione: ciò che conta sono i brevetti.
Se hai i diritti di utilizzarli, allora puoi usare qualunque codice, aperto o chiuso che sia, che ne contenga le tecnologie. Altrimenti ciccia.
Attualmente i brevetti di WebM sono VINCOLATI. Questo significa che se dovessi far causa a Google per una qualche violazione che riguarda questo formato, NON sei più autorizzato a utilizzarlo.
Se Google non avesse imposto questo vincolo, WebM sarebbe stato liberamente utilizzabile da chiunque. Libero, insomma.
Così non è. Amen.
Bhe a sto punto allora la “libertà” non esiste! nn esiste alcun software o formato libero! Tutti potrebbero infrangere dei brevetti! Io azienda posso usare questo codec senza sottoscrivere la CCL? se si cosa rischio? che qualche azienda terza rivendichi un eventuale brevetto? bhe questo può capitare cn qualsiasi software e formato! Forse mi sfugge qualcosa, ma è obbligatorio aderire a questo accordo? Nn mi pare! questo accordo cerca di tutelarti ma nn se costretto a sottostare alla CCL, il problema nasce (per te azienda) solo se qualcuno rivendica qualche brevetto:
“Se per un utente o una comunità open source ciò non sarebbe comunque un problema, per un privato o un’azienda che voglia adoperare questa tecnologia senza aderire lo diverrebbe nel momento in cui qualcuno gli facesse causa, essendo rimasto da solo a fronteggiarla (gli altri si sono “consorziati”). Per questo viene “invogliato” a partecipare alla CCL.”
Mettiamo caso che google cambia idea e decidere di non imporre alcun vincolo…….tu Cesare definiresti libero il formato? E se poi qualcuno rivendica qualche brevetto?
@ReaToMe
non c’entra google, apple o microsoft! si valutano i singoli comportamenti! google in generale sta più “simpatica” perché finora si è comportata in modo molto diverso dalle altre due.
Certo. Ha curato molto l’aspetto estetico. E siccome siamo una società basata sull’immagine, Google ha vita facile nel passare per la buona.
Ci si dovrebbe soffermare sugli effetti che può avere un formato vincolato ad una sola azienda mani e piedi.
Se Google fosse stata interessata a rendere realmente libero WebM, avrebbe tirato su una foundation alla Mozilla a cui avrebbe ceduto i brevetti perpetuamente.
Per come è ora, tutto è in mano a Google. E niente può cambiare senza il suo consenso esplicito.
I fatti sono questi.
Ed è per questo che non reputo libero il formato. Semplicemente perchè non lo è.
@ReaToMe
Si una fondazione sarebbe stato ancora meglio a livello di immagine e di sviluppo del codec! però nn avrebbe risolto il problema di eventuali brevetti infranti e nn avrebbe potuto attuare una mossa del genere.
Cmq il formato è aperto (almeno su questo spero nn ci siano dubbi) e in futuro chiunque potrà modificarlo e riutilizzarlo in maniera diversa andando anche contro a eventuali scelte di google! è questo il bello del software libero in generale! è da vedere l’effettiva utilità perché se poi nessuno segue l’eventuale fork e nessuno lo supporta diventa inutile! Google per imporre questo codec può puntare sul proprio peso! si sarebbe diffuso in ogni caso grazie al solo youtube. All’atto PRATICO è la soluzione più “libera” che c’è e permette a tutti di utilizzarlo senza problemi e senza costi! Qualsiasi altra soluzione per me sarebbe stata impraticabile! Un formato totalmente libero da vincoli sarebbe stato sicuramente facile bersaglio di denunce per via di brevetti infranti e quindi inutilizzabile. Che altro si poteva fare? Continuare a usare codec esistenti!
Vengono spesso criticati gli “idealisti” del software libero ma quando c’è qualcuno che si comporta in maniera più pragmatica non va bene ugualmente! A me sta storia ricorda un po’ la “trovata” di microsoft riguardo .net e la “promessa” che non perseguirà legalmente le implementazioni open source del MS.NET Framework. Ricordo posizioni e toni diversi su questa “trovata”. Perché in quel caso non sn state fatte le stesse critiche e la richiesta di rendere “disponibili” i brevetti da parte di microsoft? Non ho trovato un articolo intitolato “Cosa c’è sotto la Community Promise?”. Quella volta andava bene e adesso no? io fra le due “trovate”, vedo più “libera” e condivisibile quella di google e nn perché si tratta di google e microsoft! Non sto dicendo che i due casi sn IDENTICI, ma il comportamento è simile ma con risultati diversi e a quanto pare anche con giudizi differenti!
Infatti il problema è proprio quello, ed è singolare che lo dica anche tu: i due casi non c’entrano niente!!!
Microsoft non ha mai parlato di formati liberi et similia. MAI!
Inoltre Mono è stato realizzato ben prima della MCP, proprio perché i brevetti di Microsoft coprono alcune algoritmi che possono facilitare le implementazioni della virtual machine, ma non li coprono tutti!
Le virtual machine esistono da una vita, e tra l’altro Microsoft non ha nemmeno brevettato i dettagli della sua (opcode e in generale l’ISA).
Il caso di VP8 è diverso, perché i brevetti coprono tecnologie chiave di questo formato. Ed è lo stesso motivo per cui i B-frame sono saldamente in mano al consorzio MPEG LA e non li trovi negli altri codec video.
Per rispondere alla tua domanda, se Google rilasciasse i suoi brevetti senza alcun vincolo non avrei difficoltà a parlare di formato libero, proprio perché avrebbe lasciato la disponibilità delle proprietà intellettuali a tutti, senza condizioni.
Così al momento non è. C’è poco da girarci attorno e fare esempi che nulla tolgono alla reale situazione.
A me paiono entrambi “stratataggi” per “superare” la questione brevetti! Se google avesse rilasciato i brevetti parleresti di formato libero fino al giorno della prima causa legale per infrazione di uno di questi! A quel punto nn diresti più che è un formato libero e di sicuro nessuno lo potrebbe usare a piacimento (anche se rimarrebbe la possibilità di prendere il codice e modificare l’eventuale parte incriminata). All’atto pratico un formato davvero libero privo da qualsiasi ombra di brevetto diventa un’utopia. Se invece si vuole fare un discorso più pratico e realista questa trovata della CCL permette a tutti di usare in ogni caso il formato e se hai sottoscritto l’accordo sei “parato”, altrimenti rischi del tuo.
In ogni caso la totale libertà non esiste, qualche vincolo è SEMPRE previsto per ogni cosa!
Continui a non voler capire e rigirare il discorso anche di fronte all’evidenza, ma a questo punto non è più un problema mio.
La situazione è quella già ampiamente descritta. Punto.
A me non pare, anzi mi sembra di vedere la cosa da una prospettiva ben più ampia! Cmq sembra che andare d’accordo su questi argomenti sia impossibile, la vediamo in maniera totalmente diversa e ognuno ha la propria visione chiara.
Se non accetti il fatto (incontrovertibile: la licenza è lì, nero su bianco) che Google abbia imposto vincoli all’utilizzo dei suoi brevetti (quando invece avrebbe potuto rilasciarli senza), per me non c’è nessun margine di discussione…
si vedo che nn c’è margine di discussione :) Mi ricorderò la storia della licenza nero su bianco!!!
@zephyr83
appunto se metti dei vincoli per pararti il fondo schiena, non sei libero, l’italiano non è un’opinione, webm non è un formato libero.
un formato libero è per esempio l’ogg vorbis http://vorbis.com/faq/#flic
cercare di rigirare la cosa perchè sta simpatica google è negare l’evidenza( google che fa tanto la paladina ma non si è fatta scrupoli a fare trattative sotto banco per mantenere bassi gli stipendi dei dipendenti e per manipolare le assunzioni del personale, accordi fatti con Adobe, Apple, Intel, Intuit, Lucasfilm e Pixar)
Sempre con sta storia della simpatia! Quando capita critico anche google e i suoi prodotti! Cmq a fare i precisi webm è un contenitore (come ogg) “basato” su matroska dove per l’audio si usa vorbis e per il video V8 che sn entrambi formati aperti….per me anche liberi ma l’ombra dei brevetti incombe su tutti (vorbis compreso).
Cmq l’italiano hai ragione nn è un’opinione, libero nn vuol dire esser privo di vincoli, quella a casa mia diventa anarchia!
All’atto pratico cosa cambia? puoi usare sia ogg che webm in totale libertà! Se qualcuno fa causa al primo rischi la causa, nel secondo (solo se hai sottoscritto la CCL) hai il sedere parato!
Si può continuare così all’infinito! se facciamo un discorso pratico è come dico io! Se si vuole fare un discorso etico/morale sulla parola LIBERO allora c’è molto da discutere e i giri di parola sn inevitabili! Per me libertà è poter fare ciò che voglio di quel formato, modificarlo e ridistribuirlo a piacimento. Non mi viene neanche impedito di usarlo se nn sottoscrivo la CCL.
Cesare scusa, ma tu ti ritieni un uomo libero?
Perche’ in realta’ anche tu sei soggetto a vincoli, quindi non saresti libero.
Comunque non mi sembra il caso di andare OT disquisendo sul significato dei termini. Rimaniamo sul pratico:
Ok, WebM impone un vincolo quindi non e’ completamente libero. Questo vincolo che problemi porta a livello pratico?
Premettendo che non sappiamo se possano essere attaccati per violazione di brevetto: h264 ti sembra piu’ libero di WebM?
Quale standard consiglieresti per l’inclusione in HTML5?
Non condivido comunque la tua analisi.
Se ho ben capito la tua tesi e’ la seguente:
1) Google ha imposto il vincolo sui brevetti per impedire ad altri competitor di citarlo in giudizio, perche’ il formato sara’ importante in futuro e quindi i competitor non potranno rinunciarvi.
2) la CCL e’ nata per condividere il rischio con altri
Il primo punto e’ completamente errato: se Apple, MS, MPEG-LA o chiunque altro ritengono che WebM infranga dei loro brevetti facciano causa a Google subito. Se hanno ragione potranno uccidere subito il formato e questo non avra’ alcun peso in futuro
Il secondo punto e’ una tua ipotesi, tu la pensi cosi’ io credo che la CCL serva ad infondere fiducia e protezione nei terzi che possono essere interessati all’utilizzo di WebM. Nessuno di noi due sapra’ mai il vero motivo.
Nel tuo articolo inoltre dici che il formato e’ interamente in mano a Google. Anche questo e’ sbagliato: Google sta’ sicuramente portando avanti lo sviluppo di implementazioni di encoder e decoder, ma non e’ l’unico: gli sviluppatori di ffmpeg stanno lavorando ad un’implementazione alternativa.
Del resto il formato del file e del bitstream dati ormai e’ stato fissato e rilasciato nemmeno Google puo’ cambiarlo senza rompere la retrocompatibilita’ non sarebbe piu’ WebM, al limite un WebM 2.0 ma la versione 1.0 resterebbe libera (a parte il suddetto vincolo che tanto ti affligge :-) )
@FedNat
Bhe alla fine però è così, avendo google a sua volta dei brevetti (e potendo contare eventualmente su quelli dei partner) può contro attaccare accusando le aziende accusatrici di infrangere anche loro dei brevetti! ormai è così che funziona e va avanti in questi casi! tanto basta una qualsiasi sciocchezza brevettata, sicuramente anche i formati di MPEG LA violano il brevetto di chissà chi!
E sulla proprietà invece nn c’è da discutere è di google e porta avanti lei lo sviluppo! certo altri volendo possono contribuire e lo fanno ma sta a google prendere qualsiasi decisione! Se poi fa come cn Android di sicuro lo sviluppo non si potrà definire “aperto”
@zephyr83
E’ vero che Google sembra preferire lo sviluppo secondo il modello a Cattedrale che quello a Bazaar, ed anche io credo che molto probabilmente sara’ sempre Google a gestire il formato.
Ma WebM e’ ben diverso da Android. Qui’ non si tratta tanto di sviluppare un Sw ma di sviluppare le implementazioni di un formato.
Come ho gia’ detto il formato e’ stato rilasciato a disposizione di tutti, se Google vuole cambiare qualcosa deve farlo in una nuova versione del formato. Una nuova versione potrebbe anche essere chiusissima con pena di morte per chi solo prova a reimplementarla, ma la versione attuale resterebbe libera.
Si si, certo resta libero e come ho già detto anche io ognuno può farci quello che vuole coi sorgenti. Anche di android si può realizzare, mi pare che in Cina alcuni produttori adottino una versione di android modificata chiamata OPhone che rimane rimane compatibile con le applicazioni android (il nuovo sonyericsson WT18i dovrebbe adottare questo OS). Però nn credo avverrà una cosa simile per questo formato nn ne capirei il senso, a meno di nn realizzare una versione “compatibile” ma migliore come prestazioni/resa ma la vedo difficile che ci possa riuscire qualcuno esterno agli sviluppatori del codec…ma tutto può essere! Credo che google continuerà da sola a sviluppare il formato!
@zephyr83
a casa mia se parliamo di sw libero è una cosa, libertà individuale un’altra ;)
qui si parla di formato libero a metà, perchè google stessa come dice cesare non sa se l’acquisizione di on2 copra totalmente i brevetti sul formato, e infatti con la ccl tenta di raccoglierne il più possibile per pararsi lei e chi aderisce alla ccl il fondo schiena, ma anche con tale mossa non è detto che la cosa funzioni.
come dice cesare, google sa quali tecnologie usa h264, ma ancora non si è studiata i suoi brevetti e se questi infrangano quelli del consorzio concorrente, per il tutto è solo un ripezzamento al fatto che goggle ancora non si è smazzata a verificare che il suo formato si libero dai patent troll; in questa frase di cesare viene spiegato tutto il dilemma:
“In realtà questa concessione “perpetua” verrebbe a cadere nei confronti di chi, avendo rilevato la violazione di propri brevetti, decidesse di intentare causa a chi avrebbe commesso il misfatto. Si tratta di una forma di protezione della multinazionale per proteggersi da eventuali attacchi, opponendo la perdita di un formato che è destinato a diventare importante in futuro e col quale ci si dovrà confrontare.”
per cui si il formato è libero, ma alle condizioni di google, per cui è semilibero, questa è l’osservazione di cesare, e non mi sembra che abbia detto delle falsità
vorbis è totalmente libero, e rilasciato senza nessun vincolo? si, beh allora è più libero di webm
ah dimenticavo, google i diritti derivanti dall’acquisizione di on2 se li tiene stretti ;)
@FedNat:
Quindi dove vorresti arrivare? Sii chiaro, perché mi sfugge il sillogismo.
Bene. E’ un passo importante, questo riconoscimento.
Un’azienda che opera nel campo della compressione potrebbe essere indotta a non adottarlo se ha un portfolio di brevetti che possono cozzare con quelli di Google e per i quali potrebbe avere tutto il diritto di farsi valere.
In ogni caso decidere di non adottarlo potrebbe essere non possibile se dovesse per forza averci a che fare, a causa della diffusione.
A naso, direi di no.
Nessuno dei due, com’è stato deciso giustamente dal W3C, perché sono entrambi non liberi, e il web non può e non dev’essere formalmente vincolato a nessun prodotto su cui pendono vincoli.
E’ il motivo per cui JPEG, JPEG 2000, e PNG vanno bene. L’ultimo perché è costituito da tecnologie libere. I primi due perché le aziende che hanno in mano (parecchi) brevetti hanno deciso di rilasciarne libero utilizzo esclusivamente per l’uso in seno a questi due formati, senza vincolo alcuno.
E, sempre per rimanere in tema, è il motivo per cui in JPEG non è stata adottata la compressione aritmetica, lasciandola opzionale (all’implementatore, in sostanza) e mettendo a disposizione soltanto quella di Huffman. Perché IBM e altre aziende che avevano in mano alcuni brevetti per il compressore aritmetico si sono rifiutate di concederne l’utilizzo a titolo del tutto gratuito.
Vedi, quando si ha a che fare con standard bisogna stare molto attenti alle possibili implicazioni. Non si può operare una scelta sul “più o meno libero” o, peggio ancora, su base ideologica, perché rischi di compromettere seriamente il motivo stesso per cui nasce uno standard: l’interoperabilità.
Ed è quella che viene meno col vincolo imposto da Google, per quanto ho spiegato sopra.
Il primo punto è giustissimo perché così obbliga chi eventualmente avrebbe dei brevetti a non poter esercitare ciò che è un suo giustissimo diritto.
E no, non sei tu né nessun altro a decidere se e quando esercitare questo diritto. E’ soltanto il titolare l’unico a poterlo fare, come prescrive la legge.
In tal caso la CCL non ha semplicemente motivo di esistere. WebM è stato rilasciato un anno fa, con tanto di sorgenti e brevetti parzialmente liberi sull’utilizzo delle tecnologie di VP8.
Perché chiedere un accordo di cross-licensing di questo tipo ad altre aziende? Non avrebbe senso, e l’invito sarebbe potuto rimanere lettera morta, visto che non è un obbligo per nessuno.
Facendo entrare nella CCL aziende che portano in dote brevetti, si crea una protezione per loro, per chi utilizza WebM, e per Google stessa che in questo modo erge una barriera nei confronti di aziende che eventualmente vogliano reclamare i loro diritti. E lo fa piazzando nomi di grosso calibro al suo fianco.
Così, anche se hai sputato sangue per ottenere un brevetto, non puoi sfruttarlo perché Google ti obbliga a non farlo sei vuoi rimanere nel giro degli utilizzatori di WebM, che non sarà certo un formato anonimo e di nicchia in futuro.
Se non avesse saldamente in mano quei brevetti, avresti ragione. Ma non bisogna mai confondere la disponibilità di un sorgente, anche con licenza “libera”, con la presenza di brevetti che coprono la tecnologia da essi implementata.
Per fare un esempio, di H264, MP3, AAC, ecc. esistono implementazioni “libere”. Ma prova a rilasciare un prodotto commerciale che li utilizzi senza aver pagato le royalty richieste, e poi vedrai cosa ti succederà…
In realtà VP8 aveva un bug grossolano, ma quando è stato segnalato a Google questa s’è rifiutata di correggerlo, perché “abbiamo già convertito milioni di video” e quindi non potevano ricominciare di nuovo. Risultato: WebM si porta dietro questo bug nel formato del bitstream video.
Questo a dimostrazione della serietà di un’azienda che più che alla bontà di uno standard pensa al suo profitto.
Inoltre, non contenta, poco dopo c’ha riprovato proponendo WebP, col quale ha fatto anche peggio; ma di questo ne abbiamo parlato in queste pagine con ben 3 articoli dedicati…
@Gurzo2007: bingo! :)
@Gurzo2007
Appunto se si parla di software libero ci si fa riferimento a una ben determinata categoria di programmi e basta leggere la licenza!
http://it.wikipedia.org/wiki/Software_libero
“La parola libero non implica la possibilità di utilizzare tale software in maniera indiscriminata: il software libero è comunque soggetto ad una licenza d’uso”
Ma non penso che Cesare si stia riferendo a tutto questo, altrimenti la discussione non doveva neanche nascere! Poi ha chiaramente detto che nn parla di software libero ma di formato. Parla di “libertà” nel pieno senso della parola e nello specifico di utilizzare liberamente e senza limitazioni questo formato, anzi senza vincoli. Bhe a me pare che si possa fare senza problemi, c’è però il RISCHIO (nn provato, ma c’è) che qualcuno rivendichi eventuali brevetti!!! E google ha trovato questo stratagemma per evitare ripercussioni! ma NON ti obbliga a sottoscrivere la CCL per utilizzare sto formato! Quindi all’atto pratico nn c’è alcun vincolo, solo un invito! A me pare si voglia spaccare il capello in 4 e fare la solita polemica sul termine “libero”. Ma in questi termini solo gli integralisti del software libero si lamentano perché nn vogliono vedere un brevetto neanche per sbaglio! Penso che quelli della FSF la stanno pensando proprio come Cesare, quei brevetti google li deve “rilasciare”, solo così si potrà definire “VERAMENTE” libero in modo “etico”. All’atto pratico nn cambierebbe NULLA ma la cosa porterebbe il formato ad esser facilmente attaccabile sia dai patent troll che da MPEG LA che ha tutto l’interesse a fermare un pericolosissimo concorrente!
A me pare che il formato per definizione si possa definire “libero”, visto che rispetta le famose “4 libertà”. POSSO USARLO SENZA PROBLEMI, fino a prova contraria ancora nessuno ha vantato alcun brevetto specifico! All’atto pratico c’è l’ombra dei brevetti (che riguarda solo su una parte del mondo), ma è una cosa che ricade su TUTTI, compreso vorbis (che tra l’altro è usato da webm per l’audio). Posso usare il formato senza limitazioni? la risposta è si! posso modificarlo senza limitazioni? ancora si! quindi perché nn si può definire libero??? Sono sicuro che il formato non infranga qualche brevetto? No, ma nessuno può avere questa certezza neanche per altri formati! Riguardo Vorbis ad esempio
“Xiph.Org non ha mai rilasciato una dichiarazione ufficiale circa la libertà da qualsivoglia diritto d’autore involontariamente violato nello sviluppo del formato, ma si è giustificata citando l’impossibilità pratica di una simile ricerca, causata dall’enorme numero di brevetti registrati in argomento multimediale, e dalla difficoltà di discernere quelli validi da quelli non impugnabili.”
E aggiungerei di rileggere il primo commento lasciato qui da Gabriele.
Il problema è quello che Google può far valere i suoi brevetti se qualcuno che uso il formato la denuncia? perché è questo l’unico caso in cui hai un “vincolo” ma solo se sottoscrivi la CCL, se nn lo fai si trasforma nella classica guerra di brevetti fra aziende! A me questa pare una polemica stile integralisti del software libero! Come si dovrebbe definire questo formato aperto ma semi-libero?
Speriamo che i quote funzionino
[quote]
Quindi dove vorresti arrivare? Sii chiaro, perché mi sfugge il sillogismo.
[/quote]
Volevo semplicemente farti rispondere alla domanda, in ogni caso il senso e’:
Tu dici: Se ha un vincolo non e’ libero
Io dico: Tu hai vincoli quindi non sei libero
Tutto solo per dire che i significati delle parole possono trarre in inganno.
Riguardo il fatto che il codec che sara’ introdotto in HTML5 debba essere libero siamo daccordo, ben vengano i codec liberi ma a questo punto cosa ci mettiamo? Theora?
Se devo scegliere tra h264 e WebM al momento meglio WebM poi si vedra’
[quote]
Il primo punto è giustissimo perché così obbliga chi eventualmente avrebbe dei brevetti a non poter esercitare ciò che è un suo giustissimo diritto.
[/quote]
No, la clausola di Google non obbliga nessuno a fare niente. Se vuoi fare causa la fai niente te lo vieta, ci sono delle conseguenze, ma quello e’ un altro discorso i tuoi diritti sono tutelati.
Inoltre ribadisco che se vinci una causa per violazione di brevetto la diffusione di WebM non ha piu’ nessuna importanza in quanto nessuno puo’ obbligarti a dare in licenza un brevetto, quindi, se vinci, puoi far sparire WebM in un baleno.
[quote]
In tal caso la CCL non ha semplicemente motivo di esistere. WebM è stato rilasciato un anno fa, con tanto di sorgenti e brevetti parzialmente liberi sull’utilizzo delle tecnologie di VP8.
[/quote]
Tante cose non hanno un reale motivo ma vengono fatte ugualmente. come gia’ detto IMHO la CCL serve a dare fiducia e quindi puo’ anche non essere necessaria dal punto di vista legale ma ha un senso. Io ho capito il tuo discorso, potresti anche avere ragione ma temo non sapremo mai la realta’ delle cose
[quote]
Se non avesse saldamente in mano quei brevetti, avresti ragione. Ma non bisogna mai confondere la disponibilità di un sorgente, anche con licenza “libera”, con la presenza di brevetti che coprono la tecnologia da essi implementata.
Per fare un esempio, di H264, MP3, AAC, ecc. esistono implementazioni “libere”. Ma prova a rilasciare un prodotto commerciale che li utilizzi senza aver pagato le royalty richieste, e poi vedrai cosa ti succederà…
[/quote]
Non li ha in mano, li ha rilasciati pubblicamente. Se non fai causa a Google puoi usarli.
Viceversa le implementazioni libere di h264 e soci esistono solo perche’ in Europa tali brevetti non sono validi.
Inoltre gli sviluppatori di x264 hanno rilasciato il prodotto con una licenza commerciale
http://www.x264licensing.com/
I quote non hanno funzionato :-(
Come si fa a quotare qui’???
Rileggendo l’ultimo commento di Cesare (#53) devo dire che mi trovo sostanzialmente d’accordo cn quello che dice! Però mi pare una polemica eccessiva più incentrata sul giro di parole attorno al termine “libero”! Forse mi sta sfuggendo qualcosa…….se io, faccio caso, mozilla o opera, nn sottoscrivo CCL posso implementare webm? a me pare proprio di si! Quindi dov’è l’obbligo e il vincolo?
Il pretendere la rinuncia ad usare i propri brevetti porterebbe alla morte certa del formato! Se vogliamo essere PRATICI o si rinuncia all’idea di diffondere un formato alternativo a quelli esistenti o ci si deve scontrare cn la realtà dei brevetti! La questione è nata ben prima dell’intervento di google! ad esempio firefox e opera avevano già deciso di non supportare i noti formati proprietari e si stava cercando qualcosa di libero, bene o male gli stessi di cui si parla ora ma con la costante ombra dei brevetti e delle denunce. Google ha colto la palla al balzo, si è comprata chi aveva realizzato sti codec e ha rilasciato questo nuovo formato (basato su mkv) aperto e gratuito, però ha praticamente dovuto adottare una soluzione del genere, altrimenti le conveniva pure starsene a guardare e lasciare il mondo com’era. Ovviamente non sto dicendo che l’ha fatto per beneficenza e per il bene del web e dell’umanità! L’ha fatto perché ovviamente avrà un grande ritorno…….ma all’atto pratico è un beneficio davvero per web e utenti (anche aziende, vedi opera o firefox per citare le più note). Alternative nn ne vedevo, ecco perché mi pare un po’ eccessiva e sterile la polemica, simile a quelle che fanno gli integralisti del software libero senza compromessi
@FedNat:
:D Devi usare il tag xml blockquote, anziché il quote vBullettin. Quindi devi scrivere minore, blockquote, maggiore, poi tutto il resto da quotare, minore, slash, blockquote, maggiore.
Il significato è ben chiaro e non può trarre in inganno, altrimenti non saremmo nemmeno qui a scrivere.
Io già dalla nascita non sono libero, perché ho doveri/obblighi che mi vincolano appunto.
WebM nasce con un vincolo, quindi non è libero. Vorbis è senza vincoli (ovviamente mi riferisco a chi l’ha realizzato, che lo ha reso disponibile in tal modo), quindi è libero.
Penso sia abbastanza semplice dirimere la questione qui. Altrimenti bisognerebbe inventare un vocabolo nuovo per definire Vorbis. ;)
In linea teorica sì, per quanto già detto. Praticamente avrebbe poco senso.
Il punto è che Theora è un codec vecchio, mentre il web ha sete di qualità (e banda), ed è il motivo per cui H264 s’è diffuso enormemente a scapito di Theora, che è pur disponibile da un bel pezzo ed è libero.
Per questo è meglio che non sia stato specificato dal W3C. La situazione attuale non permette di effettuare alcuna scelta, come ai tempi fu per JPEG e PNG (e dopo SVG) per le immagini.
Se la scelta la fai tu da “privato” va bene. L’importante è che non imponi WebM nell’HTML5 perché non ha le carte in regola per far parte di uno standard.
Non è così semplice. Se io decido di adottare il WebM, e comincio a farci del business (es: implementazione in hardware), vendendo i miei prodotti che lo usano, nel momento in cui mi accorgessi di possedere un brevetto che fosse stato violato dal WebM, se decidessi di farmi valere in tribunale dovrei bloccare IMMEDIATAMENTE l’uso di WebM dai miei prodotti, arrecandomi un danno ENORME senza nemmeno che un giudice si sia pronunciato sulla questione…
Il controllo dei brevetti richiede tempo. Ecco perché nell’articolo ho parlato di decisione avventata da parte di Google. Praticamente nemmeno il tempo di acquisire On2, e ha rilasciato WebM.Tra l’altro iniziando tempo prima la conversione dei suoi video; infatti il bug nel formato è stato rilevato subito dopo che WebM era stato rilasciato, ma Google ormai era già andata troppo avanti. Quindi ha sfruttato anche il fatto di aver creato questo formato per usarlo prima di tutti quanti gli altri; altra azione poco corretta per chi vorrebbe propinarlo come codec “standard”.
Ho cercato di spiegare il perché, fornendo un quadro abbastanza probabile. Per lo meno è un tentativo di portare alla luce la questione, che è passata in sordina dall’annuncio della CCL.
Quindi li ha in mano… :P
Per il momento sì, ma quando fai un discorso su standard et similia non puoi fermarti e dire: “beh, in Europa i brevetti non sono validi”. Devi considerare la situazione a livello mondiale / globale, senza bloccarti sui singoli casi.
Non ho parlato esplicitamente di x264, ma era un discorso generale. Posso realizzare un codec H264, e rilasciarlo con licenza BSD, Apache, GPL, ecc.. I sorgenti sono liberi perché li posso scaricare, guardare, e anche modificare, ma non posso rilasciare binari in paesi in cui esistono i brevetti, perché altrimenti il consorzio MPEG LA mi fa causa per non aver pagato loro le royalty.
@zephyr83: vedi la mia risposta a FedNat. Ribadisco: parliamo di standard, mica di pizza e fichi. Cerchiamo almeno di renderci conto delle possibili implicazioni di certe azioni, che non sono affatto banali.
Cacchio che casino!
A mio modo di vedere Google ha ‘risolto’ il problema alla radice il problema dei brevetti USA: non sapendo QUANDO qualcuno salterà fuori con qualche ‘brevetto generico’ (come è normale in USA) che può essere ‘adattato’ al formato WebM/streaming/& co.
In quest’ottica la licenza non mi sembra ‘sbagliata’ in toto: se io aderisco, dichiaro implicitamente che NON ho alcun diritto da far valere e quindi dichiaro che il brevetto (ad uso gratuito) Webm è valido – e rinuncio per sempre ad eventuali miei diritti.
Al contrario se io ritengo di avere qualche brevetto (e fino ad ora non mi sembra che si sia fatto avanti qualcuno…) dovrei portare Google (e la sua compagine) in tribunale per violazione di brevetto.
In pratica ha messo nero su bianco l’onere della prova: o rivendicate i vostri diritti subito, o state zitti per sempre – e utilizzate un ‘formato libero’.
Forse – formalmente – la mossa di Google di ‘offrire un codice gratuito e libero’ non sembra corretta, ma se vogliamo fare proprio le pulci, non mi sembra nemmeno tanto corretto il comportamento dei troll-patent che si ‘svegliano’ dopo anni (e dopo che si sono fatti i soldi) per ‘rivendicare’ diritti.
Ad esempio Intel (che se non erro ha sviluppato anche lei in passato alcuni codec, tipo Cinevision???) non si è schierata: perchè? Sta verificando se legalmente può rivendicare qualche diritto? Anche se avesse qualche brevetto vale la pena per una multinazionale rischiare di ‘perdere la faccia’ (tipo Compuserve x GIF) in un mondo dove il contenuto sta diventando sempre più importante?
E capisco quando si investe tempo e denaro per progettare un algoritmo, e quindi correttamente l’idea ed il suo utilizzo deve essere protetta e remunerata con le licenze: ma ci sono tanti di quei brevetti da ‘asilo’ che non dovrebbero nemmeno essere nominati tanto sono ‘generici’ e facilmente adattabili.
In conclusione: ha ragione l’autore dell’articolo quando dice che Google non ha rilasciato un formato completamente ‘libero’, ma ritengo che ci siano delle valide attenuanti.
Anzi prevedo che tale strategia verrà seguita anche in altri contesti.
Da un certo punto di vista è davvero brillante, il classico uovo di Colombo.
Ciao
Vorbis è libero, però. Si vede che altri non si fanno problemi a rilasciare senza alcun vincolo i loro prodotti. ;)
Preciso una cosa su Compuserve e GIF. L’autore di GIF sapeva già che LZW era un algoritmo su cui pendeva un brevetto (era un fatto molto noto, all’epoca), e nonostante ciò lo utilizzò; NON avrebbe dovuto farlo. Sì, Compuserve non è intervenuta subito a rivendicarlo, e approfittato del fatto che GIF s’è diffuso; ma è un suo diritto.
Il titolare di un diritto è l’unico che può goderne e decidere quando esercitarlo. E’ un principio cardine delle democrazie, e pensare di fare un’eccezione in questi casi, soltanto perché “non piacciono” alcuni risvolti che possono capitare, sarebbe un gravissimo passo indietro.
Il problema sono i brevetti. Beh, nemmeno a me piacciono. Per la tutela della proprietà intellettuale ho proposto altre soluzioni (basate su Trusted Computing), ma… apriti cielo. :D Di questo ne abbiamo già parlato e ci sono state non poche polemiche, per cui è inutile riaprire questo discorso; per chi vuole farlo (spero in maniera civile, nel caso) c’è sempre l’articolo a disposizione. Qui parliamo d’altro.
P.S. Intel realizzò Indeo. Non so quali idee abbia in merito a WebM, ma ne ho parzialmente accennato nell’articolo.
A me sembra un formato libero per un utilizzatore in formato privato/azienda tanto quanto theora.
Nel senso che il creatore/produttore ti concede l’utilizzo perpetuo delle tecnologie del codec in maniera gratuita e ti fornisce un implementazione gratuita da utilizzare. Se te poi vai a fare causa a google riguardo il codec stesso e i brevetti che lo compongono, sono problemi tuoi. Per il resto saresti libero di utilizzarlo e al riparo da qualsiasi attacco da parte del consorzio. Se ovviamente qualcun’altro, vedi Intel o mpeg, decide di farti causa, allora è un tuo problema, ma lo sarebbe anche con theora.
Il problema pertanto non è se è libero o meno, ma se è coperto da brevetti non in mano al consorzio o meno.
E Vorbis allora come lo definiresti? Ultra-libero?
Io non ho mai parlato di standard o di inclusione in HTML5 come tale! Cmq Vorbis è si libero ma come ho già riportato “Xiph.Org non ha mai rilasciato una dichiarazione ufficiale circa la libertà da qualsivoglia diritto d’autore involontariamente violato nello sviluppo del formato” quindi qualcuno un giorno potrebbe rivendicare qualche brevetto! tra l’altro, in questa eventualità di rimetterebbe anche webm. è per questo che i produttori di hardware non sono interessati a supportare Vorbis (almeno per quelli che operano nel mercato americano). Come ha detto degac, google ha trovato il modo di evitare il problema alla radice! Così come tu hai detto che google (anzi gli sviluppatori originari prima ancora) doveva controllare prima eventuali brevetti violati, anche chi vuole usare webm e sottoscrive la CCL dovrebbe fare altrettanto!!! Se il discorso vale per uno deve valere anche per l’altro! è che a conti fatti sn discorsi sn impraticabili!
Neanche io sn favorevole ai brevetti software però almeno si potrebbe fortemente rivedere tutto il sistema in attesa di una (eventuale) soluzione definitiva (o migliore)! E nn trovo affatto democratico poter rivendicare il brevetto quando si vuole anche a distanza di tantissimi anni! Se si prevede l’usucapione addirittura in ambito immobiliare figuriamoci se in democrazia nn si possa prevedere qualcosa di analogo anche per dei “beni astratti” come lo sn i brevetti! Si potrebbe anche ridurre di molto la durata di sti brevetti e distinguerli da quelli “tradizionali”. Qualcosa di migliore si potrebbe fare ma a quanto pare c’è chi preferisce questa situazione che di sicuro sfavorisce fortemente i “più deboli”!
Se google nn avesse trovato una soluzione del genere il suo formato nn sarebbe decollato e nessun produttore esterno l’avrebbe adottato in campo commerciale, come è quasi sempre avvenuto per altri formati liberi.
La differenza è netta fra Vorbis e VP8. Il primo è stato rilasciato senza brevetti che pendono, al contrario del secondo.
Ecco perché possiamo definirlo libero. O, se vuoi, “più libero”. In ogni caso la situazione fra i due è ben diversa.
Poi è chiaro che potrebbe spuntare qualcuno che rivendica qualche brevetto, ma questo vale per QUALUNQUE tecnologia, persino per i liberissimi PNG…