Inauguriamo oggi una nuova serie di articoli nella quale cercheremo di affrontare i grandi problemi della fisica e dell’universo in generale, per mezzo delle persone che hanno contribuito a fare la storia di questa materia.
L’obiettivo è quello di farvi avvicinare alla fisica attraverso un’esposizione divulgativa che sia comprensibile anche ai profani, con l’intento di accendere dentro di voi una scintilla che vi faccia appassionare a queste tematiche, sperando che in autonomia vi venga la voglia di leggere i molti libri, che in ogni articolo vi consiglierò, che sono stati scritti sui temi fondanti del nostro “mondo”.
Io credo fermamente che la fisica sia una delle vie principali per comprendere tutte le meraviglie che ci circondano quotidianamente (tralasciando quelle “cose” chiamate esseri umani e che spesso non fanno altro che guastare il quadro), e che necessariamente deve toccarci nel profondo: non si può non essere curiosi nella vita, e sono certo che l’immenso universo in cui si trova quel puntino chiamato Terra lascia di stucco anche voi.
Iniziamo la nostra “chiacchierata” con un personaggio molto conosciuto anche al di fuori del suo ambito, e di cui certamente avrete già sentito parlare: Stephen Hawking. Voglio parlarvi di lui perché sono molto affascinato dalla sua persona, non solo per come le sue condizioni fisiche non siano minimamente un limite ai suoi studi, ma anche per come le sue teorie e le sue ricerche, specie nel campo dei buchi neri e della TOE (Theory of Everything) siano stati incredibilmente utili alla scienza.
Hawking nasce nel 1942 ad Oxford, e fin da bambino si dimostra predisposto alle materie scientifiche nonché dotato di una buona dose di precocità che lo porta alla laurea alla sola età di 20 anni. I primi guai con la salute cominciano a 13 anni, e proseguono lentamente fino alla conclusione dei suoi studi universitari, quando gli viene diagnosticata una malattia muscolare degenerativa che lo ha reso nel tempo completamente immobilizzato sulla sedia a rotelle.
La situazione si aggrava ulteriormente nel 1985, quando una polmonite gli fa perdere l’uso delle corde vocali, tant’è che oggi il suo unico mezzo di comunicazione è un sintetizzatore vocale integrato nella sua carrozzella. Ciononostante egli persegue i suoi studi, sia nel campo della relatività einsteiniana sia in quello delle singolarità gravitazionali, dai quali scaturiscono i suoi più famosi studi sui buchi neri, che rappresentano il vero argomento di questo articolo.
Per trent’anni Stephen occupa la cattedra lucasiana di matematica all’università di Cambridge, la stessa che fu del grande Isaac Newton e che testimonia ancora di più l’elevatissimo grado di preparazione di questo coraggioso uomo, che spesso ama sottolineare che è il suo pensiero a renderlo libero di viaggiare nell’universo, nonostante il suo corpo non gli permetta di fare alcun movimento.
Il chiodo fisso, se così lo possiamo definire, di Hawking sono certamente i buchi neri (vi consiglio caldamente la lettura di “Dal big bang ai buchi neri. Breve storia del tempo”), e solo grazie alle sue scoperte sappiamo davvero molto di questi strani oggetti celesti. I buchi neri, la cui esistenza fu già teorizzata sul finire del 1700 in seguito alle legge di gravitazione universale di Newton, sono dei corpi estremamente massivi al punto che neppure la velocissima luce è in grado di sfuggire all’intenso campo gravitazione da essi generati.
La loro esistenza sarà poi definitivamente approvata in seguito alla teoria della relatività generale. Generalmente un buco nero si forma come conseguenza della morte di una stella molto massiva, che sia almeno 3 volte più massiccia del Sole, a causa dell’impossibilità delle particelle che formano il nucleo della stella di resistere alla pressione di degenerazione causata dalla gravità da essa stessa generata.
Quando infatti una stella ha quasi terminato il combustibile, l’idrogeno, arriva ad un punto in cui non le rimane altro che bruciare l’elio che è stato prodotto fino a quel momento (ricordo che l’idrogeno è un atomo composto da un solo protone ed un solo elettrone, e le reazioni di fusione producono l’elio, ossia l’elemento successivo nella tavola periodica), il che conduce via via alla produzione di elementi sempre più pesanti quali il lito, l’azoto, l’ossigeno ed il silicio.
Nelle stelle che hanno una massa “piccola”, circa 1,4 masse solari, non succede nulla di particolare in quanto la stella tende ad espellere i vari strati di cui è composta e finirà la sua vita diventando una nana bianca, ossia un corpo celeste in equilibrio gravitazionale con sé stessa, in cui tutto è perfettamente bilanciato principalmente dagli elettroni che sorreggono il peso della contrazione gravitazionale (per effetto di un noto fenomeno quantistico chiamato principio di esclusione di Pauli, che permette alle particelle di non “collassare”).
Al di sopra delle 1,4 masse solari ma al di sotto delle 3, succede più o meno la stessa cosa per tutta la prima parte delle reazioni di fusione, ma siccome le reazioni nucleari sono più intense si giunge fino alla produzione di ferro, un elemento che ha una particolarità: la sua fusione non produce calore (esotermica) ma al contrario necessita di calore (endotermica). Cessano così di esistere quelle forze che tengono bilanciata la stella e che gli permettono di non collassare su sé stessa per effetto dell’ enorme forza di gravità che egli stessa genera, ed il tutto si traduce nella violenta esplosione di quella che viene comunemente chiamata supernova.
Ciò che rimane è una stella di neutroni, ossia un corpo non molto grande ma con una forza di gravità così intensa che tutti gli elettroni ed i protoni presenti nel nucleo si sono avvicinati così tanto da fondersi tra loro e trasformarsi in neutroni! Anche in questo caso però, sebbene la gravità sia molto intensa, i neutroni riescono a reggere il peso di questa forza e la stella rimane sostanzialmente in equilibrio.
Quando invece la massa supera il valore di 3 di quelle solari, la pressione esercitata è così forte che tutte le particelle presenti nel nucleo non hanno la forza per resistere: nasce così un buco nero. Fino a prima degli studi di Hawking, si era indotti a pensare che un buco nero costituisse un corpo da cui nulla potesse sfuggire, ivi compresa la luce che è la forma di radiazione più veloce conosciuta nell’universo. I buchi neri hanno sempre dato molti grattacapi ai fisici, in quanto spesso si è costretti ad usare la parola “infinito” che non poche volte scaturiva dalla risoluzione di alcune equazioni delle relatività.
Il problema è che esiste un punto, chiamato singolarità, che teoricamente ha un valore infinito di densità e dove il tempo stesso cessa di esistere, al punto che si crede sia possibile viaggiare nel tempo, eventualità che però lo stesso Hawking ha escluso più volte, spiegandolo al suo pubblico anche per mezzo di bizzarri esperimenti (come quello in cui organizza una festa invitando gli eventuali cosmonauti del futuro). Esiste anche la possibilità che la singolarità “strappi” la trama di cui è composto lo spaziotempo, od ancora che l’intensa forza gravitazionale, tendente ad un valore infinito, sia in grado di curvare lo spazio avvicinando tra loro regioni lontane anche miliardi di anni luce.
Si verrebbe così a creare un portale (si, come quelli del mitico Portal!), conosciuto come “ponte” di Einstein-Rosen, grazie al quale potremmo coprire distanze ad una velocità superiore a quella della luce grazie alla scorciatoia venutasi a creare. Ma i buchi neri sono anche degli ottimi strumenti per viaggiare avanti nel tempo, poiché nelle sue vicinanze, grazie a quanto sappiamo dalla relatività generale, il tempo rallenta rispetto a chi è più lontano dalla singolarità: sarebbe sufficiente fare un “giretto” per un paio di volte attorno ad un buco nero, ed una volta tornati indietro verso la Terra ci accorgeremmo di quanto poco saremmo invecchiati noi e quanto di più amici e parenti rimasti sul nostro pianeta.
I fisici sono soliti indicare i buchi neri come oggetti che “non hanno capelli”, per sottolineare quanto siano estremamente semplici esteriormente: essi sono dotati solo di 3 caratteristiche fondamentali, ossia la massa, la carica elettrica e la velocità di rotazione (momento angolare). Visto uno insomma, visti tutti, benché sotto la superficie essi siano i corpi più complessi e curiosi dell’intero universo. Innanzitutto dovete sapere che i buchi neri sono gli oggetti, a parità di volume, con la maggior quantità possibile di entropia esistenti nell’ universo. L’entropia è un concetto molto complesso che sarà spiegato meglio in articoli futuri, per ora ci basti sapere che essa rappresenta una misura del disordine che un sistema fisico può avere, e non ci è difficile capire come nulla possa essere più entropico di un buco nero, visto che al suo interno si trova davvero di tutto ed in maniera non certo ordinata!
Un risultato molto importante che ottenne Stephen fu che, in considerazione della forte gravità che c’è in un buco nero, la quantità di entropia (massima) che troviamo non è proporzionale, come ci direbbe il senso comune, al volume dello stesso ma semplicemente alla sua superficie. Una scoperta importantissima per i fisici che ha conseguenze anche su molte altre aree della fisica. Ma il contributo più grande di Hawking nella conoscenza di questi corpi, è data dalla formulazione delle leggi della termodinamica dei buchi neri.
Proviamo ad immaginare di essere abbastanza vicini ad un buco nero, e di avere la possibilità di vedere alcuni oggetti che la “fanno franca” ed altri che inesorabilmente vi cadono dentro: stiamo osservando quello che si chiama orizzonte degli eventi. Questa zona dello spazio tempo, è il confine “materiale” di un buco nero, ossia quell’area in cui appena prima la velocità di fuga è inferiore a quella della luce e subito dopo è maggiore. Grazie alla meccanica quantistica, Hawking ipotizzò che i buchi neri non siano davvero neri (questo attributo indica il dover essere completamente invisibile proprio a causa dell’impossibilità per la luce di giungere a noi) ma che emettano un po’ di radiazione, la famosa radiazione di Hawking!
Il concetto è di per sé molto complicato, ma possiamo capirlo con facilità: la quantistica ci dice che, normalmente, nello spazio vuoto si generano spontaneamente coppie di particelle, dette virtuali, che nascono e si annichiliscono immediatamente tra loro (fluttuazioni quantistiche), una sorta di minuscoli lampi di energia nel vuoto.
Hawking si chiese cosa potesse succedere ad una coppia di particelle virtuali che nascesse proprio sull’orizzonte degli eventi, e capii che in taluni casi l’annichilimento non sarebbe avvenuto, in quanto una particella sarebbe caduta nel buco nero mentre l’altra sarebbe potuta fuggire, producendo una radiazione osservabile! Ma c’è di più: questo processo, che ha una durata molto superiore all’intera età dell’universo è bene dirlo, porta all’evaporazione del buco nero stesso, che particella dopo particella finisce per diminuire ed infine esaurire la propria energia.
Capite anche voi che questo fatto è sconvolgente, è una scoperta semplicemente immensa, e molto spesso lo stesso Stephen scherza sul fatto che, il giorno in cui la teoria verrà provata sperimentalmente, sicuramente sarà insignito del premio Nobel, riconoscimento che ancora manca a questo splendido personaggio. La prova sperimentale diretta è infatti molto difficoltosa, in quanto la quantità di radiazione emessa è molto piccola e si confonde troppo facilmente con il generale rumore di fondo presente nell’universo.
Solo l’anno scorso però, alcuni studi sulla luce condotti in laboratorio e che potete leggere riassunti qui, hanno aperto uno spiraglio all’osservazione indiretta della radiazione di Hawking. I buchi neri però, non sono solo di grandi dimensioni, in quanto è possibile che se ne possano formare anche di molto piccoli, magari provocati dalla collisione di particelle ad alta energia proprio come avviene nei moderni acceleratori di particelle. Ricordo che, quando l’esperimento dell’ LHC prese il via, molti giornalisti ed alcuni scienziati diedero vita all’ipotesi che si potessero creare dei buchi neri che in breve tempo avrebbero risucchiato l’intero pianeta!
Se però avessero studiato un po’ di più la radiazione di Hawking, avrebbero immediatamente capito che, sebbene dei mini buchi neri possano realmente esistere, in virtù delle loro ridottissime dimensioni sarebbero evaporati in un tempo estremamente breve, sicuramente senza poter inghiottire tutta la Terra! Purtroppo però, finora nessun mini buco nero è stato prodotto nelle collisioni dell’LHC, e pertanto sia Hawking sia i sostenitori della teoria delle stringhe (se la teoria fosse vera infatti, esisterebbero ben 10 dimensioni spaziali anziché le consuete 3, e la formazione di piccoli buchi neri dovrebbe risultare molto comune alle energie dell’acceleratore di particelle) dovranno aspettare ancora un po’ per avere il Nobel.
Questo è più o meno quello che si sa sui buchi neri (tralasciando i molti aspetti tecnici in virtù di un’esposizione divulgativa): siamo di fronte a degli oggetti davvero incredibili e misteriosi, che contengono al loro interno molte delle risposte alle domande aperte della fisica (soprattutto per quel che riguarda il big bang), e come avrete certamente capito il contributo di Hawking sulla materia è stato davvero straordinario. Nei suoi libri traspare sempre una grande passione ma anche un diffuso senso dell’umorismo, debbo dire molto cinico nei confronti dell’umanità, mentre alla lettura, e mi riferisco in particolare a “L’universo in un guscio di noce”, non risultano proprio facilissimi da leggere e presuppongono un livello di cultura fisica superiore alla media in quanto vengono dati per scontati parecchi concetti di fondo.
Prima di affrontare Hawking il mio consiglio è quindi quello di partire con una bella infarinatura sulla relatività e sulla quantistica (magari leggendo “La trama del cosmo” di Brian Greene) e solo dopo cimentarvi nei due libri che fin qui vi ho consigliato. Stephen è uno di quei personaggi chiaramente atipici, ma dotati di un intuito e di un’ intelligenza fuori dal comune, al punto di essere in grado di inventare nuove teorie prima ancora che la tecnologia riesca a venirgli dietro per dimostrarle. Questo è uno dei motivi per cui non posso che tifare per lui per il Nobel, lo meriterebbe certamente e spero che il team di cui abbiamo accennato prima, possa davvero trovare la prova indiretta del suo più geniale colpo da maestro.
E’ tutto per questa prima puntata, sperando che sia solo il primo di una lunga serie che vi possa far conoscere i grandi nomi della fisica moderna ed al contempo appassionarvi alla fisica con una approccio semplice: la fisica non è una materia impossibile se viene affrontata ad alto livello, e la si può tranquillamente comprendere nei sommi capi anche senza la matematica di fondo. Come sempre, vi lascio ai commenti sul vostro pensiero riguardo Hawking, i buchi neri e quant’altro vi affascini in generale della fisica.
Come mai Hawking non ha ancora ricevuto il premio Nobel? Mi sbaglio o a volte è un pò bistrattato dalla comunità ufficiale per via della sua propensione ad occuparsi di divulgazione?
@Alex
Credo che Hawking non abbia ricevuto il nobel poichè i suoi studi, per quanto geniali e precisi, sono fondalmentalmente teorici e mancano di prove sperimentali rigorose.
Il limite piu’ grosso della fisica teorica e’ che e’, appunto, teorica.
Anche einstein ha rivoluzionato la fisica ma alle sue teorie affiancava degli esperimenti che (per quanto gli permettessero gli strumenti del tempo, vedi treno e specchi) gli davano ragione (quasi) sempre.
Qui ipotizziamo, teorizziamo, ma se tutto e’ teorico e non sperimentabile, alla fine di che parliamo ? Di un esercizio di stile ?
Mi si potra’ obiettare che secoli fa qualcuno disse “Eppur si Muove” pur senza poterlo dimostrare scientificamente, ma allora il metodo scientifico semplicemente non esisteva.
Non so, faccio un discorso da “Avvocato del Diavolo”, eppure sono scettico, mi sbaglio ?
Non dimentichiamoci che Einstein stesso ad un certo punto, quando ascolto’ le prime teorie sui quanti si inalbero’ e disse : “Dio non gioca a dadi !”.
Boh, che ne pensate ?
TheMac
No, semplicemente i premi Nobel vengono assegnati a chi fa scoperte verificate sperimentalmente.
Ecco, non avevo letto ancora le ultime rispsote :)
Ottimo articolo, pur non essendo un fisico sono sempre stato appassionato di “buchi neri” e dalle informazioni in mio possesso ci sono alcune imprecisioni nel tuo articolo, nello specifico quando parlio della singolarità dici che la massa è infinita, mentre infinitá é la densitá, la massa é finita.
Inoltre quando parli di volume e superficie, si parla di volume e superficie dell’ipotetica sfera che rappresenta l’orizzonte degli eventi, in quanto il “buco nero” é un entitá priva di volume (da cui la densitá infinita).
Ho 2 domande:
tempo fa ho letto che un buco nero con la massa stimata del ns. universo avrebbe propio la densità del nostro universo… è possibile che il big bang non siat stato altro che la formazione di detto buco nero ?
Cosa succede quando un flusso importante di neutrini investe una stella di neutroni ? I neutrini interagiscono poco/nulla con la materiaia ordinaria perchè questa è al 99% spazio vuoto, ma una stella di neutroni è in partica un enorme nucleo atomico !
@DarthZorG: Grazie mille per le precisazioni, sulla massa/densità hai ragione infatti ho già corretto :-). Sulla questione volume/superficie, ho volutamente usato i concetti in questo modo per rendere l’esposizione la più divulgativa possibile!
Per il resto, penso anche io che purtroppo la fisica teorica rimanga “fuffa” finché non viene verificata sperimentalmente, e quindi la comunità non possa fidarsi ciecamente delle teorie fintanto che queste benedette prove non diventano reali. Però la storia della fisica è così, arriva sempre prima l’intuito e poi la scienza!
Bell’articolo.
Facile ma nello stesso tempo interessantissimo.
Io mi ero cimentato su “Dal big bang ai buchi neri” … dopo la prima decina di pagine ho gettato la spugna.
Meccanica quantistica, teoria delle stringhe etc sono un pò eccessive per me
@SirHaplo: In effetti non hai iniziato con un libro proprio facile :D. Parti da Brian Greene se sei ancora interessato alla materia, prova a cercare “L’universo Elegante”, è davvero un gran libro di divulgazione!
Una cosa non ho mai capito dei buchi neri: se si comportano come delle mostruose idrovore che tutto risucchiano, come è possibile che si creino i jet relativistici?
Non dovrebbero essere risucchiati anch’essi, o almeno non dovrebbe essere impossibile la loro nascita e emissione?
Poi nell’articolo citi il fenomeno dell'”usura” fino allo “spegnimento” per il fenomeno della coppia di particelle per cui una viene risucchiata e l’altra sfugge.
Seguendo il ragionamento standard sui buchi neri la loro massa dovrebbe aumentare in virtù dell’acquisto particellare, o no?
Poi non è possibile che un buco nero, una volta raggiunta una massa critica, possa esistere indefinitamente in virtù dell’incredibile forza gravitazionale che lo tiene assieme?
ps
@ TheMac “Dio non gioca a dadi!”
A me è sempre sembrata una battuta sempliciotta quella di Einstein, non me ne voglia il nostro fisico:)
Se Dio esiste non gioca a dadi, o ci gioca per breve tempo e poi si annoia, perché, in quanto Dio, conoscerebbe sempre il risultato :)
Come se noi prendessimo una palla e la lanciassimo verso un muro, chiedendoci se rimbalzerà e tornerà a noi.. è evidente che lo farà, e dopo 20 secondi ci saremmo già stufati del giochino :)
@Giacomo
“Una cosa non ho mai capito dei buchi neri: se si comportano come delle mostruose idrovore che tutto risucchiano, come è possibile che si creino i jet relativistici?
Non dovrebbero essere risucchiati anch’essi, o almeno non dovrebbe essere impossibile la loro nascita e emissione?
Poi nell’articolo citi il fenomeno dell’”usura” fino allo “spegnimento” per il fenomeno della coppia di particelle per cui una viene risucchiata e l’altra sfugge.
Seguendo il ragionamento standard sui buchi neri la loro massa dovrebbe aumentare in virtù dell’acquisto particellare, o no?
Poi non è possibile che un buco nero, una volta raggiunta una massa critica, possa esistere indefinitamente in virtù dell’incredibile forza gravitazionale che lo tiene assieme?”
I buchi neri non e’ che siano degli aspirapolveri,hano un’attrazione gravitazionale pari a quella di un qualsiasi altro corpo della stessa massa. Il problema e’ la densita’ che fa si’ che, una volta avvicinatisi troppo, non sia piu’ possibile sfuggirne. Se per ipotesi il Sole diventasse tutto un tratto un buco nero mantenendo tutta la sua massa noi moriremmo congelati, ma i pianeti continuerebbero sulle loro orbite.
Per quanto riguarda “l’evaporazione” dei buchi neri la spiegazione che Hawking da’ e’ che le particelle virtuali create per oscillazione quantistica hanno una energia negativa ed una energia positiva. Solo le particelle con energia positiva possono riuscire a sfuggire dal campo gravitazionale e diventare cosi’ particelle reali. Quelle con energia negativa cadono nel buco diminuendone la massa.
@Giacomo : per quanto riguarda i jet relativistici, pur non essendoci ancora certezza, si pensa che siano creati per effetto magnetico, nello specifico, la materia che “cade” nel buco nero ci arriva attraverso un percorso a spirale, formando un disco detto di accrescimento. In questo disco, data l’elevata velocitá e le forze “mostruose” in gioco, molta materia (si presume fino al 40%) viene traspormata in energia secondo la famosa formula di enistein. Fra le altre cose si pensa che questo disco si comporti come una “dinamo” ovvero generando un campo magnetico molto forte che “respinge” la materia ai due poli opposti formando i jet di cui parli. Riguardo alla crescita di un buco nero, effettivamente quando qualcosa “cade” all’intenro va ad aumentare la massa dello stesso, pertanto la vita di un buco nero dipende da quanta materia cade all’interno e da quanta ne evapora quindi se non esiste nessun oggetto sufficentemente vicino da essere attratto all’interno del buco nero, questo andrá con il tempo a dissolversi.
Tentativo lodevole, ma ci sono alcune imprecisioni. Mi scuso in anticipo per la lunghezza.
Non si capisce cosa sia sta TOE, dato che è un essere mitologico, nel bestiaro dei modelli teorici. La cosa più vicina ad una TOE è string theory, su cui Hawking non è che abbia fatto i botti di capodanno. Purtroppo i paragrafi su singolarità, time travel ecc sono grossolanamente sbagliati. le singolarità sono strappi nello spaziotempo, attraverso cui non si riesce a passare, e non sono necessariamente associate a campi gravitazionali intensi, qualunque cosa questo voglia dire. La presenza di singolarità non ha nulla a che fare con l’Einstein-Rosen bridge, che è solo un tipo di wormhole, ossia una specie di cancelletto che connette due regioni diverse dello spaziotempo. Il ponte di Einstein-Rosen non è attraversabile da oggetti che si muovano con velocità subluminale. Se però uno ci lavora un pochino su, cerca il tipo di materia giusta (non banale, anzi) in linea di principio il wormhole attraversabile ha senso, come concetto. E tutto ciò non ha nulla a che vedere con la singolarità. La faccenda delle macchine del tempo è complicata, perchè richiede considerazioni globali sulla geometria dello spaziotempo, ed inoltre non sembra andare d’accordo con la meccanica quantistica, a cui piace l’idea che ci sia un passato ed un futuro.
Conti di quantum gravity mostrano come è possibile che i black holes siano “regolari”, ossia che la singolarità venga curata, ma sempre avendo un black hole. Ci sono i black holes e ci sono le singolarità. Ci sono singolarità senza black holes, ad esempio il big bang.
L’idea che il black hole ha un’entropia proporzionale all’area dell’orizzonte non è di Hawking, ma di Bekenstein. Altra cosa: Hawking non ipotizza, si smazza di conti e prova le cose. Capisco che le cose teoriche siano mera fuffa, ma almeno è fuffa provata rigorosamente dal punto di vista matematico.
L’origine dell’entropia di un black hole è un po’ misteriosa, ma dovrebbe essere legata al fatto che l’orizzonte degli eventi impedisce completamente all’osservatore esterno di stabilire, anche con approssimazione grezza, quale sia lo stato della materia al di là dell’orizzonte stesso. Il black hole è lo stato di massima ignoranza teorica, e quindi massima entropia possibile. Il perchè scali con l’area è un mistero. Nota bene: il campo gravitazionale di un black hole, inteso come accelerazione di gravità, sulla superficie dell’orizzonte degli eventi, può essere straordinariamente bassa.
L’affermazione “quando l’esperimento dell’ LHC prese il via, molti giornalisti ed alcuni scienziati diedero vita all’ipotesi che si potessero creare dei buchi neri che in breve tempo avrebbero risucchiato l’intero pianeta!” è almeno parzialmente inconsistente. Associare un giornalista all’idea di ipotesi scientificamente sensata è un’operazione non definita… Alcuni scienziati: persone che non hanno le competenze necessarie. Da fisico teorico non mi permetterei mai di sindacare su idee di biologia, di cui non ho alba.
A proposito delle stringhe: “se la teoria fosse vera infatti, esisterebbero ben 10 dimensioni spaziali anziché le consuete 3, e la formazione di piccoli buchi neri dovrebbe risultare molto comune alle energie dell’acceleratore di particelle.” Not quite. “dovrebbe risultare” deve essere cambiato in “potrebbe risultare”, ma anche mia nonna se avesse le ruote sarebbe una carriola.
Magari la prossima volta è meglio chiedere al fuffarolo di fiducia, prima di avventurarsi in cose di fisica teorica… ;)
@Fabio Bonomo
“Per il resto, penso anche io che purtroppo la fisica teorica rimanga “fuffa” finché non viene verificata sperimentalmente, e quindi la comunità non possa fidarsi ciecamente delle teorie fintanto che queste benedette prove non diventano reali. Però la storia della fisica è così, arriva sempre prima l’intuito e poi la scienza!”
Relatività generale, modello standard (non la tabellina colorata con le particelle, ma la paginata di Lagrangiana al tree level più tutte le correzioni radiative a due loops), qcd con libertà asintotica e tentativi di spiegare il confinamento dei quarks, gruppo di rinormalizzazione, teorie di campo topologiche e transizioni di fase quantistiche, quantum information. Grandissimi pezzi di fisica teorica che non sono scienza, sono superscienza, anche prima che l’ingegner cane costruisca il gps. Tra l’altro senza l’amico teorico che ti dice che osservabili guardare e che tipo di effetti puoi vedere, l’acceleratore di particelle non lo costruisci. La fisica teorica è scienza tanto quanto la materia condensata, la chimica, la biologia ed altre discipline più immediatamente riconducibili all’esperienza comune. Certo, la fisica teorica da sola non vive, ma senza un framework teorico un dato sperimentale non dice nulla. Dire che la fisica teorica è intuito e poi la verifica sperimentale è scienza è una cosa, a mio parere, scorretta. Diciamo che l’intuizione di cosa sia la fisica teorica ti ha ingannato, su questo punto.
in effetti dissertare su una materia così complessa basandosi su semplici libri divulgativi non la vedo come un’impresa facile… avrei preferito che degli articoli simili venissero da un fisico professionista, che portasse chiarezza sull’argomento, invece che un riassunto di alcuni testi già di per sè molto ma molto semplificati.
@Lorenzo/@Antonio Barba: Il motivo per cui la gente comune non si appassiona alla fisica è proprio nelle vostre parole e/o precisazioni che nulla aggiungono a ciò che serve per capire.
Fin dalla prima riga questo articolo ha il solo scopo di “far capire” a grandi linee come funzionino alcune cose, e mi sembra che tutti i commenti fino a prima dei vostri sono di soddisfazione ed apprezzamento. Io non sono un fisico, ma solo un profano curioso di capire come funziona il mondo, se poi per attraversare un wormhole è necessaria una pressione negativa data dal tensore xyz calcolato nello spazio di Minkowski che lo tenga aperto, buon per chi lo attraverserà!
Questo non è un corso di laurea in fisica e non dichiara di esserlo, al contrario è solo il mezzo per far conoscere al pubblico le menti di spicco della fisica ed i principali argomenti sui quali hanno lavorato, con tutte le imprecisioni del caso necessarie all’esposizione divulgativa. Ma l’intento è dichiaratamente quello di far capire ed appassionare, cosa che molti di “voi” fisici, come è evidente dai commenti, non sapete certo fare nel migliore dei modi.
saranno frustrati perchè non trovano lavoro :-D
@Fabio Bonomo. Il mio primo commento partiva infatti con “tentativo lodevole”. Questo non vuol dire che se si scrivono cose sbagliate vada bene comunque. Mi pare una cosa su cui possiamo essere d’accordo senza problemi, giusto? Su argomenti tecnici, se uno vuole cimentarsi nell’esposizione divulgativa, sarebbe meglio chiedere prima ad una persona che ne sa di più, per una revisione del draft per eliminare le cose che inevitabilmente si sono capite male.
D’altro canto, se non sei un fisico, perchè ti metti a parlare di cose che non conosci, se non per sentito dire? Non fai un buon servizio a nessuno. L’appunto che facevo è che sono presenti errori che è meglio cercare di emendare. Tutto qui. Da curioso dovresti avere il buonsenso di accettare la critica sui punti che oggettivamente non conosci da gente che forse ne sa di più, e prenderla come spunto per approfondire, se davvero sei interessato.
La scienza non è letteratura, purtroppo. Se poi vogliamo parlarne come parleremmo di fatine ed unicorni, beh, va bene, ma facciamo sparire ogni riferimento a “Scienza”. Infine, l’esposizione divulgativa ha il problema di dover semplificare e quindi di perdere qualcosa. Per questo non è semplice, il rischio di riportare un pensiero in modo sbagliato è elevatissimo, e la critica serve a migliorare questo punto. Se poi non ti interessa, o deve essere per forza come dici tu, levati pure dalla testa l’idea di fare divulgazione, detto tra noi.
Il secondo commento è diverso. Non mi piace sentir parlare del lavoro serissimo di tanta gente che di fisica e di scienza vera ne fa, come se fossero quattro chiacchieroni in preda ai fumi dell’alcool. E’ proprio scorretto. La scienza è un organismo complesso, che non può prescindere da alcun suo sottocampo. I teorici sono essenziali quanto gli avvitabulloni. Se fai delle affermazioni, nei commenti, come quelle che hai fatto a proposito della fuffa, aspettati che qualcuno le possa leggere e che magari possa pure avere un’opinione informata diversa dalla tua. Non avendo idea di cosa sia la fisica teorica (come è abbastanza evidente da quello che scrivi), dare dei giudizi di quel tipo mi sembra un po’ fuori luogo. Poi ovviamente ognuno è libero di dire e scrivere quel che vuole.
@asdolo: dovresti farti prendere a Zelig.
Se rileggi meglio il commento sulla “fuffa”, ti accorgerei che il mio era un modo per rispondere ad un commento precedente con l’intento di dire “che sono amareggiato che il lavoro teorico a volte sia considerato fuffa”.
Tentativo fallito, purtroppo. ;)
Pensala come preferisci, io sono certo di essere riuscito nell’intento dichiarato in cima all’articolo, ossia quello di dare degli spunti, in questo caso sui buchi neri, sui quali poi approfondire privatamente. Pertanto obiettivo raggiunto.
Sull’interesse non ci piove. Sono le domande fondamentali dell’essere umano ad essere in gioco, ed è per questo che la fisica teorica è così affascinante.
Riguardo al resto del mio commento, hai cose da aggiungere? O da controbattere?
@Fabio: io non sono un fisico, ma un programmatore di computer appassionato di fisica. Il mio problema è che non essendo un esperto prendo per buono quello che leggo, salvo poi scoprire (grazie ai commenti di Lorenzo, che a quanto pare è un Fisico) che alcune di quelle erano errate. Ci sta tutta la semplificazione, ma non a costo di modificare le cose.
Tempo fa ho sentito dire che per divulgare 10 bisogna conoscere 100, e questo è sempre vero in qualunque campo. Io stesso faccio molta fatica a spiegare in modo semplice questioni di informatica e programmazione avanzata, nonostante sia un programmatore di professione, figuriamoci se dovessi addentrarmi in questioni che mi sono estranee (ad esempio nonostante ne sia fortemente appassionato, non mi sognerei mai di fare divulgazione in questioni di elettronica digitale).
Just 1,5 cents :-)
No attenzione Antonio, non ci sono cose sbagliate, se rileggi bene il primo post di Lorenzo ti accorgerai che sono tutte aggiunte e precisazioni ma non c’è nulla di davvero errato nella mia esposizione. Una cosa è “mancare”, sia per scelta (divulgativa), sia perché non sono un fisico e sia perché questo non è un libro ma è solo un post di un paio di pagine. Un’altra cosa è scrivere cose errate…
l’ho riletto e c’è scritto così:
Comunque l’argomento di per sè è molto interessante ma molto complicato, secondo me faresti bene, come suggerito, a far rivedere i prossimi articoli da un fisico prima della pubblicazione, in modo da migliorare la qualità del materiale ed evitare comprensibili polemiche nei commenti. E’ solo un suggerimento, tutto qui :-)
Il paragrafo che citi non contiene infatti nessuna argomentazione di quale siano questi errori. Inoltre non ho mai affermato di poter passare nella singolarità per viaggiare nel tempo, ma solo che ci sono ipotesi che parlano di possibilità di sfruttare il buco nero per questo tipo di viaggi. Riguardo gli strappi, cito dal mio articolo:
“Esiste anche la possibilità che la singolarità “strappi” la trama di cui è composto lo spaziotempo…”, cioè esattamente quello che dice Lorenzo nel pezzo che hai quotato.
Riguardo i ponti di Einstein-Rosen, ho solamente riportato le ipotesi di Brian Greene, nel libro “La trama del cosmo”, in cui si dice chiaramente che l’intensa forza gravitazionale generata da un buco nero “possa” dare vita ad un wormhole.
Pertanto, se si vuole smontare un articolo solo per diletto, è bene ricordare di argomentare e di leggere a fondo ciò che noi autori con grande impegno scriviamo. Dire di essere un fisico non vuol dire avere ragione a priori.
Per cui tranquillizzo tutti i miei lettori, non c’è nulla di sbagliato nel mio articolo anzi…ha solo uno stampo dichiaratamente divulgativo.
No no, ci sono cose errate, tranquillo. Verresti grigliato, da un fisico più cattivo di me. :D
Diciamo che globalmente le cose hanno senso, si intuisce quel che vuoi dire, ma è evidente che, per ragioni di background, certe cose non ti sono chiare, o le hai stracapite. Ma fa parte del gioco.
Sono totalmente d’accordo con Antonio quando riporta per “divulgare 10 bisogna conoscere 100”.
Hawking, ad esempio, per dire quello che dice nei libri di divulgazione ha una comprensione delle cose che è unica (è oggettivamente una mente superiore, un passo evolutivo avanti all’uomo medio, nonostante la malattia). Le imprecisioni o gli errori nel parlare di queste cose ci stanno, e non volevo essere aggressivo nel puntualizzare i punti critici. Però ho cercato di essere costruttivo, ed invece di dire, fantozzianamente, “questo post è una cagata pazzesca”, ho cercato di puntualizzare delle cose concrete su cui si migliora, riscrivendo il post. Per te sono cose minime, ma sono inesattezze. (Magari in Italia non fa più differenza, ma qui siamo sul web, possiamo ancora cercare di salvare qualcosa.) Se a te sta bene così, pace, ma non ammantarti delle vesti del difensore della divulgazione scientifica, contro quei cattivoni pignoli di fisici che parlano ostrogoto. La divulgazione scientifica è una cosa seria, e chi la fa sul serio ha almeno un dottorato (o dovrebbe averlo). Chiedere aiuto, in questo caso, non è disonorevole. Lo fanno i professionisti quando scrivono un articolo, prima di mandarlo alla rivista. La tua risposta finora è stata “le cose le scrivo io, quindi scelgo io come scrivere le cose”. Comprensibile, ma miope, se permetti. Anzi, decisamente antiscientifico, se proprio la vogliamo dire tutta.
Sulla fuffologia sono molto meno comprensivo. Se domani Witten si sveglia e dice “la fisica teorica alla fin fine è solo intuito, la scienza vera è altra roba” magari mi preoccupo (o perchè ci credo, o perchè magari il poveretto sta davvero male). Se pinco pallo arriva nel mezzo di un dipartimento di fisica teorica e se ne esce con una roba del genere, non esce con tutti gli arti in ordine. Su questo non transigo. Non mi sembra corretto (e non ho ancora letto un “mi sono sbagliato, mi dispiace”, o varianti del caso).
Ultima cosa, mi ero dimenticato del redshift gravitazionale (scorrere del tempo diverso in diversi punti). Non ha nulla a che vedere con la singolarità. E’ un effetto generico della geometria dello spaziotempo. Se non tenessi conto del redshift gravitazionale, il gps che usi per il navigatore satellitare del bolide in garage ti porterebbe a spasso per campi, invece che a destinazione.
Detto questo, sei stato sfigato, Fabio, perchè sono capitato su AD per caso per vedere se una mia amica aveva scritto un certo post, e mi sono imbattuto in Hawking. Come invitare una volpe nel pollaio della nonna… :D
E con questo, veramente, chiudo: è comunque una cosa buona che si parli di queste cose, quindi continuate (magari con qualche sanity check in più) con altri post!
Ti sei risposto da solo, senza indicare tutti questi errori di cui tanto parli. Che manchino un sacco di cose ci sta e sono il primo a dirlo, ma è ovvio che sia così, anche perché in parte è voluto. Che sia tutto sbagliato invece come vedi non sei riuscito a dimostralo neppure tu.
Sfigato non direi… anzi, ho il privilegio di scrivere su AD, uno dei pochi posti dove si può parlare di tutto ad un pubblico vastissimo, e dove le persone interessate si confrontano costruttivamente con te. Poi certo capita che a volte arrivi qualcuno, che dica che è tutto sbagliato e pretenda di avere ragione. Riscrivi pure tutto il post, senza dubbio sarà perfetto ma
di certo non puoi imputarmi errori laddove si tratta di omissioni per i motivi di cui ho già ampiamente risposto. E qui la chiudo qualsiasi altra cosa tu possa scrivere, ed anzi ti invito a leggere tutti gli altri miei articoli e tutti quelli futuri di questa serie “Due chiacchiere con”.
Grazie.
“senza indicare tutti questi errori di cui tanto parli”.
Oddio… non ti bastano i commenti chilometrici? Sei sicuro che nei miei commenti ci sia scritto esattamente tutto quello che hai scritto nel post? Davvero non riesci ad apprezzare le differenze?
“Pertanto, se si vuole smontare un articolo solo per diletto, è bene ricordare di argomentare e di leggere a fondo ciò che noi autori con grande impegno scriviamo.”
Non mi diletto affatto. Cerco di segnalare (con grande impegno) delle cose da riguardare. Non ti va bene? Non è un problema mio. Ma non capisco perchè ti inalberi. Non ho scritto nulla su tua sorella.
Solo che se provi ad entrare in un Einstein-Rosen bridge, non esci da nessuna parte. Che Hawking ha fatto tanto, ma non tutto. Le singolarità non sono inevitabili e non sono la sorgente ed il punto cruciale della gravitazione. I viaggi nel tempo sono un problema con la meccanica quantistica, che è una parte fondante del mondo in cui viviamo. Il redshift gravitazionale esiste anche in assenza di buchi neri o singolarità. La teoria delle stringhe NON predice miniblack holes a LHC, ma modelli ispirati alla teoria delle stringhe, in cui qualcosa di molto molto speciale succede (l’apparizione delle ruote sulla nonna suddetta) predicono che forse si può fare. La TOE non esiste. Esiste come idea, come esiste un’idea di divino, ma ancora nessuno l’ha incontrata, figurarsi lavorarci sopra. Infine, che le “ipotesi” sono chili di conti. Chili che occupano qualche scaffalata nel mio appartamento. Aggiungiamo: le singolarità possono essere linee, superfici ecc ecc. Il tempo non si ferma, proprio non esiste come concetto (il famoso a nord del polo nord). Dentro un black hole nessuno sa che cosa ci sia, proprio per la stessa definizione di black hole. Comunque, per quello che ne sappiamo, potrebbe esserci qualunque cosa, un universo neonato, ad esempio, ma l’entropia del black hole NON ha nulla a che vedere con il disordine della materia all’interno del black hole stesso, la cui entropia sarebbe comunque SVARIATISSIMI ordini di grandezza più piccola e non rende conto di tutta l’entropia.
“Dire di essere un fisico non vuol dire avere ragione a priori.” Questo non è un dibattito sul sesso degli angeli, io posso sbagliarmi, ma siccome per lavoro faccio questo mestiere, ti posso riportare risultati (non miei) accumulati in 100 anni di fisica moderna. Non ti piacciono? Idem come sopra, con patate.
@ Lorenzo e Fabio
Ragazzi cerchiamo di mantenere la discussione su toni costruttivi!
io di buco nero vedo solo quello del debito italiano, se la teoria citata nell’articolo fosse vera il debito dovrebbe autoestinguersi progressivamente nei prossimi anni….il problema che non riesco a comprendere è perchè il debito continua ad aumentare…..
Non credo che noi esseri umani potremo mai, con il nostro piccolo cervello, capire cosa sia quello che chiamiamo “Universo” cosi come una formica non potrà mai sapere di essere su un pianeta chiamato “Terra”.
beh, qui su AD abbiamo l’onore di avere un fisico, quindi una sorta di peer-review si potrebbe fare ;)
E’ incredibile il fascino sprigionato da questi argomenti, che trattano dell’infinito e dello spazio-tempo; è impossibile non viaggiare con la fantasia…
Quando ho letto”orizzonte degli eventi” un brivido mi ha percorso tutta la schiena ;)
Per quel pocherrimo che vale, io penso che l’idea di farsi controllare l’articolo da “uno del settore” sia un’ottima idea.
A me le precisazioni dell’utente Lorenzo sono piaciute almento tanto quanto l’articolo di Fabio e hanno, per me, arrichito il valore informativo di questo post.
Grazie a entrambi.
Grazie a tutti voi ragazzi, vedo che l’articolo ha trasmesso le “emozioni” giuste.
Io apprezzo sempre molto volentieri i commenti che aggiungono qualcosa in più che necessariamente, per vari motivi, nell’articolo non si trova. Non ho solo apprezzato il tono di “sminuimento” utilizzato, in quanto sembra quasi io abbia scritto solo sciocchezze.
Quello che c’è nell’articolo è un racconto di superficie sui buchi neri e sul lavoro di Hawking, ed è tutto vero fino all’ultima parola. Chi vuole approfondire, magari invogliato proprio da queste pagine, ha tutti gli strumenti del mondo per farlo e spero proprio che lo faccia. Io spero che questa serie di articoli sia davvero uno spunto per tutti, e che tutti voi commentatori riusciate ad aggiungere tutto ciò che il mezzo del blog è costretto a tagliare, con costruttività e spirito di collaborazione, senza insulti.
Grazie a tutti, ci sentiamo per la prossima puntata su…. scopritelo seguendo AD!! :D
Interessante l’articolo e la conseguente diatriba. Forse un punto di incontro si può trovare :)
A proposito di bibliografia in tema ho letto un libro che è riuscito a infilare nella mia zucca vuota diversi concetti basilari che ho qui ritrovato:
“Buchi neri nel mio bagno di schiuma. Ovvero l’enigma di Einstein” di Vishveshwara.
Anche un rapporto superficiale può sbagliare (il come e perché, anche a chi fa finta di non capire, l’ha già spiegato Lorenzo), no? o, il non (voler) scendere in profondità, giustifica il (far) fraintendere la stessa?
Francamente, puerile, è il termine che userei per descrivere la reazione dell’autore, a un intervento più utile, che offensivo.
Tra l’altro, si bolla come “fuffa” (a sproposito, come ha sottolineato…) tutto il teorico, per prendersela, poi, con chi sminuisce un articolo che merita anche, e utilmente, di essere sminuito.
Un pò di serietà verrebbe apprezzata, insomma. :)
Un’ultima precisazione, dato che Fabio sembra ancora non capire il senso dei miei commenti. Il mio intento non era quello di sminuire. Solo puntualizzare alcuni punti che erano sfuggiti di mano. Dato che lavoro (per professione e per diletto) esattamente su queste cose, pensavo che un contributo del genere potesse essere apprezzato, soprattutto alla luce del fatto che Fabio non è un fisico teorico di professione e, per lo scopo di scrivere questo post, non ha quindi bisogno di andare a “ravanare” nella letteratura scientifica (non di divulgazione), cosa che porterebbe via qualche annetto. Perchè, purtroppo, divulgazione e scienza non coincidono.
Stimolare la curiosità del lettore è sempre una cosa buona, e quindi il post ha tutto un suo senso, non fraintendiamoci. Semplicemente la parte tecnica è troppo difficile da spiegare se non si sono mai fatti quei conti, ed alcune cose si erano perse per strada. Tutto qui. Chi pensa che sia venuto qui per sminuire, difendere la torre d’avorio dei fisici, o altro, si sbaglia di grosso. (Infatti ho separato la fuffa dal commento sul post.)
Il mio consiglio rimane. Secondo me, quando si scrive di cose su cui non si ha la padronanza assoluta, o si postpone la scrittura successivamente ad una fase di approfondimento, oppure, nel caso, si chiede aiuto a chi ne sa di più per ripulire il testo da inevitabili errori. E’ un processo molto produttivo. Nel mondo scientifico si chiama peer review, ed è (era?) uno dei pilastri del modo di fare scienza oggi. Questo tipo di procedura migliora quasi sempre il risultato finale.
Infine, rimango dell’opinione che se si rendono pubblici dei pensieri, è giusto aspettarsi che arrivino commenti a quei pensieri, e che non siano necessariamente conformi a quelli. Non per questo dobbiamo considerarlo un affronto personale: siamo adulti abbastanza, no?
[OT]
@Lorenzo: la penso come te; credo che il “nervosismo” qui manifestato sia un riflesso del fatto che da qualche tempo a questa parte leggo (in altri articoli) commenti di utenti che ci vanno sul pensate nell’attribuire mala fede/cattiva qualità ad alcuni autori, a volte farcendo le loro “sparate” con filippiche chilometriche (della serie che evidentemente o non lavorano o hanno tempo da buttare) e costringendo gli autori a prendersi la briga (e la rottura) di leggere centinaia di righe di post sostanzialmente inutili.
O almeno questa è l’impressione che ho avuto.
Auspico maggior umiltà (che bella parola, umiltà) da parte di tutti (quasi mai la “colpa” sta da una parte sola) altrimenti il rischio e’ quello di innescare un meccanismo vizioso dove invece può funzionare benissimo uno di tipo virtuoso.
Comuque questo articolo (e i successivi commenti) mi hanno proprio stuzzicato: stasera passo in libreria a comprare qualcosa sull’argomento (di divulgativo, ovviamente) :D
Ottimo articolo. Purtroppo gli scienziati si ritengono sacertodi del dio scienza e quindi chi commette anche il più piccolo errore deve essere punito.
@gigiux: no, quella è la santa inquisizione.
La Scienza studia la natura nei suoi meccanismi interni. Se uno vuole divulgare queste conoscenze, non c’è niente di male a chiedere il parere di 2-3 esperti per far si che il testo sia il più corretto possibile. Se gli scienziati non fossero così rigorosi nei loro studi, oggi non saresti dietro al tuo computer collegato su internet.
Di conseguenza è giusto che parlando di scienza si usi un metodo consono alla materia, usando il vocabolario adatto, la massima attenzione ai dettagli e soprattutto la massima umiltà ed apertura al confronto con le idee e le conoscenze degli altri.
L’ideale sarebbe che faceste pace e vi divideste i compiti.
Lorenzo spiega e Fabio semplifica.
Me e credo molti altri sono interessati all’argomento ma non vorrebbero leggere né cose errate per eccessiva semplificazione né cose troppo astruse da far passare la voglia di leggere.
@gigiux
Questo tuo commento è un po’ paradossale in un post che elogia i successi scientifici e divulgativi di Stephen Hawking…
il mio commento non è rivolto alla scienza o alla sua divulgazione ma a chi critica a mio avviso un pò duramente il divulgatore, la mia vita non cambia di un millimetro se quello scritto nell’articolo non è perfetto del resto è divulgazione alle masse e non mi pare che abbia detto che la terra è piatta. Solo che gli scienziati si ritengono su un piano più elevato e quasi a loro dia fastidio che si parli di scienza con parole semplici.
@antonio barba
vero non sarei dietro al mio computer ma neanche a preoccuparmi per le radiazioni atomiche.Gli scienziati devono essere rigorosi nei loro studi se si parla di divulgazione devono essere semplicemente corretti o meglio non dire fregnaccie e sopratutto semplici altrimenti è tutto inutile, inutile divulgare se il messaggio non viene capito.
articolo da incorniciare per me… ottima sintesi e livello adatto a tutti. per coincidenza sono adesso all’ultimo capitolo de “dal big bang ai buchi neri” libro un po’ datato ma certo avanti rispetto a ciò che la “gente comune” conosce della fisica. scusate se uso uno stereotipo ma considero un dato di fatto che la gente di einstein sa solo che era un personaggio bizzarro e “tutto è relativo”. capire le implicazioni degli studi di einstein non è da tutti come dice lo stesso hawking nel libro mi pare, e io certo non sono tra quelli, capisco solo che sono cose un po’ fuori dalla mia portata.
ho letto greene l’ho trovato apprezzabile e illuminante in alcune cose, questo di hawking in effetti si legge perchè non ci sono formule ma non tutto si capisce al volo, greene ha fatto molto di più come divulgatore, nei suoi capitoli ci sono molti esempi che aiutano chi cerca di farsi un’idea, ma alla fine devo dire che senza uno studio serio non ci si capisce molto lo stesso. meglio rimanere su concetti semplici o su esempi divertenti e illuminanti piuttosto che addentrarsi se si vuole essere divulgativi. anche se da un lato si ha la netta sensazione di comprendere solo in maniera superficiale, IMHO ovviamente.
secondo me però è inevitabile, è un argomento interessante questo, so che molti odiano piero angela perchè considerano il suo un approccio troppo superficiale. anche io lo apprezzo poco.
Ti ringrazio mede, fa sempre piacere che il proprio lavoro venga apprezzato :-). Per il resto che dire… mi trovi assolutamente d’accordo!
A me l’articolo, già prima di leggere qualunque commento, trasmette l’idea che l’autore abbia voluto parlare confusamente di troppe cose tutte insieme, così tanto complesse e profonde!
Siccome prendo per buono che il risultato dell’indagine intellettuale della comunità scientifica (il cui oggetto possiamo chiamare “insiemi di modelli matematici per una descrizione coerente e falsificabile dell’osservabile”?) sia coerente, c’è da aspettarsi che tutte le informazioni fornite debbano naturalmente tendere ad incastrarsi in una struttura, pur divulgativa, esteticamente omogenea, il che mi pare non accada nell’articolo, giacché i diversi concetti sembrano più elencati che descritti.
E’ vero che per fare seria divulgazione occorra, sebbene non basti, essere esperti in materia. Perciò, per scrivere un articolo del genere, a mio parere, potrebbe essere più utile soffermarsi su un solo argomento e sottolinearne un po’ più approfonditamente, sebbene non tecnicamente, i concetti attraverso metafore, creando dei riferimenti intellettuali mediante qualche caso limite, immaginando qualche iperbolica generalizzazione, ecc.
Credo che ciò fornirebbe quel valore aggiunto che ad un articolo cui, eventualmente, segua una discussione sia richiesto: altrimenti di contenitori per un genere di informazioni sterilmente elencate ne esistono già in formato video, documentario, prefazione, postfazione…
Tanto per fare un esempio relativo ai temi trattati nell’articolo, a me personalmente sarebbe sembrato molto stimolante leggere un intero articolo sviluppato sulla radiazione di hawking e sul percorso scientifico che ha visto contrapporsi l’idea di Hawking a quella di Susskind!
In ogni caso, complimenti per l’umiltà che ha pervaso il tuo articolo, anche se non tanto i tuoi commenti…
Per caso hai letto “La guerra dei buchi neri” di Leonard Susskind di recente? ;)
Quoto Necroscope a proposito di:
“””Tanto per fare un esempio relativo ai temi trattati nell’articolo, a me personalmente sarebbe sembrato molto stimolante leggere un intero articolo sviluppato sulla radiazione di hawking e… “””
Anche a me un articolo così focalizzato piacerebbe molto!
P.S.: alla fine, grazie a questo articolo, ho comprato e mi sto godendo: “Buchi neri nel mio bagno di schiuma. Ovvero l’enigma di Einstein” di Vishveshwara.
Vediamo come butta :)
il libro di susskind è nella mia rosa di libri da leggere, dopo averlo visto in alcuni documentari e un paio di lezioni su youtube. Quasi sicuramente è fuori dalla mia portata (lui è UGUALE al mio adorato prof di matematica del liceo, fantastico).
Necroscope ha ragione, il suo commento e il mio rivelano la disomogeneità dei lettori. Il mio livello credo che sia bassino per questo forum anche se l’interesse è alto. Quando uno tratta di questi argomenti per me deve darsi degli scopi e deve scegliere un pubblico preciso, alcuni articoli puntano un po’ più in alto, alcuni raccolgono più in basso. magari provano a destare l’interesse di più persone possibili, alcune volte hanno presentato esperimenti interessanti, stavolta con un discorso più generico.
D’altronde stupisce la quantità di persone che non ha la più pallida idea, per esempio, di come si sono formati gli elementi, che non si pone alcuna domanda sulle origini (che non sia una facile risposta visto che quella scientifica risulta complicata), il sole brucia, la terra gira, e tutto quello che vediamo intorno a noi è sempre stato così. anche persone intelligenti e che hanno fatto studi non scientifici sono a questo livello. questi articoli cercano di infarinare e cercare di dare uno stimolo a chi comunque può essere interessato e non si è documentato prima. magari raggiungerebbe meglio lo scopo se lo pubblicassero su famiglia cristiana
@Necroscope: Ti ringrazio per l’analisi e la apprezzo molto, nei prossimi articoli cercherò di mettere meno carne al fuoco e dare più spazio ai concetti spiegandoli meglio e più dettagliatamente, magari suddividendo i pezzi in più parti. Questo era l’articolo di “lancio” e di “prova”, per vedere come i lettori avrebbero risposto, e dai molti commenti di approvazione e di persone che sono state stimolate a perseguire in autonomia i loro “studi” direi che è andato tutto come previsto. Certo il taglio degli articoli rimarrà lo stesso cioè estremamente divulgativo, però ci sarà il mio impegno a dare più spazio ai concetti con la speranza che i commenti dei più esperti siano di valore aggiunto a quanto inevitabilmente verrà tagliato fuori dall’articolo. Mi scuso quindi per la poca “umiltà” nei commenti, ma sono sgorgati solo dall’insinuazione che le cose spiegata nel pezzo fossero false ed errate. Un commento come il tuo, costruttivo e lecito come vedi mi fa tutto un’altro effetto :-)
La prossima volta parleremo di teoria delle stringhe, e spero che tutti voi possiate con i commenti aiutarmi ad integrare costruttivamente quanto scriverò!
Ancora un grazie ragazzi!
@Cesare: Non ho letto il libro e, anche se ne ho sentito parlare molto bene, ho deciso di non acquistarlo: il problema è che la mia libreria “da leggere” continua ad arricchirsi ad un ritmo doppio di quella “già letti”… ;)
@Fabio (Autore): Sono contento che il mio commento ti sia “arrivato” con la positività che nelle mie intenzioni volevo trasmettere.
Nella mia libreria elettronica “da leggere” rimarrà sicuramente un bookmark ai tuoi prossimi articoli!
Buon lavoro!
Mi associo ai suggerimenti di @Necroscope e attendo i prossimi, sicuramente interessanti, articoli :-)
@mede & Necroscope: quello di Susskind è un libro abbastanza pesante da digerire, per quanto l’autore abbia cercato di rimanere sulla divulgazione facendo anche numerosi esempi.
A confronto, quello di Hawking, che ho letto parecchi anni fa, è stata una passeggiata, mentre dell’ultimo serbo ancora un forte mal di testa.
Limite mio, comunque, perché magari non sono proprio portato per la fisica. Altri lo troveranno godibile.
In ogni caso argomenti come questi sono particolarmente pesanti (se penso ancora al principio olografico e a tutto quello che ci sta dietro mi vengono i brividi).
I tentativi di divulgazione sono una buona cosa, perché tentano di portare la gente verso argomenti coi quali molto probabilmente non avranno mai a che fare nella vita (al limite indirettamente, per via delle ricadute della ricerca di base nella tecnologia che poi usiamo tutti i giorni).
Con tutti i limiti del caso, ovviamente. In questo blog “tecnologico” ci stiamo provando, per lo meno, e spero negli interventi degli esperti in materia, se lo riterranno opportuno, perché penso che una corretta informazione sia, in ogni caso, il fine ultimo che vogliamo raggiungere anche con l’aiuto dei lettori.
più mi informo al mio livello, e più mi rendo conto che è solo una specie di masturbazione intellettuale cercare di capire questa roba senza le formule e senza matematica. Mi ha fatto riflettere la Presani nel suo post sul Bosone di Higgs (citando Feynman) riguardo questo. Qualsiasi cosa di cui mi sia informato in fisica non capendoci nulla mi sono ritrovato a scontrarmi con chi invece ne capiva. Come per esempio quando ho cercato di capire meglio l’aerodinamica a seguito di un articolo proveniente dal sito della NASA che considerava il modello delle due particelle che si separano e si incontrano alla fine dell’ala come una “spiegazione popolare della portanza”. penso che chi non sia in grado di capire la matematica per bene è inutile che si cimenti più di tanto e accetti le spiegazioni semplificate. anche se personalmente mi sento preso per il sedere, ma si rischia sempre di fare una figura pessima, e comunque anche se si riesce a formulare una domanda che mette in crisi la spiegazione semplificata non sempre si è in grado di capire la risposta e dunque si rimane in sospeso…
detto questo non contento ho iniziato a leggere QED di Feynman secondo me anche come insegnante è stato un uomo incredibile… ho trovato anche la sua intervista sulla rete, eccezionale, ha lo stesso atteggiamento di Bruce Lee.
Sono d’accordo con te, mede, quando affermi che “capire” questi concetti sia impossibile senza comprendere la matematica che c’è dietro.
Tuttavia, mi trovo d’accordo solo se con “capire” intendiamo qualcosa di simile ad “interiorizzare profondamente ed essere in grado di collocarlo in uno schema generale”.
Io sono uno studente di fisica alla fine del primo anno e le strutture e gli strumenti matematici che ho conosciuto sono del tutto insufficienti anche solo per rappresentare gli oggetti di cui si parla; mi sento inadeguato, però, solo se mi prepongo di essere capace di manipolare autonomamente i concetti che mi vengono descritti, obiettivo che si prefigge un corso di laurea non un articolo divulgativo.
La divulgazione, infatti, non credo abbia lo scopo di farmi acquisire l’abilità di muovermi autonomamente nella fisica teorica più d’avanguardia (né di fornirmi argomenti di conversazione per mostrare un finta e precalcolata disinvoltura con essi, atteggiamento che purtroppo riscontro molto spesso in chi si interessa di scienza ma non ha mai approcciato uno studio faticoso, quale tipicamente è quello matematico-fisico o, almeno, tecnico-scientifico).
La divulgazione penso si prefigga lo scopo di aiutare a far fiorire alcune idee nel pensiero del lettore, idee che spesso sono controintuitive, con lo scopo di provocare quel particolarissimo e potentissimo piacere che tutti sentiamo quando “intuiamo” qualcosa, ovvero quando fra più pensieri diversi e/o contraddittori creiamo un collegamento che dà la sensazione di aver generato una struttura mentale più solida ed esteticamente più bella (ovvero simmetrica, semplice, generale, lineare, profonda e chi più ne ha più ne metta).
Infatti, personalmente ritengo quasi inutile la divulgazione che affondi il proprio oggetto in settori della scienza esageratamente speculativi, quali sono le frontiere della fisica teorica, giacché la loro formulazione generale perlopiù non è ben compresa neanche dagli specialisti, che lavorano su un’infinità di dettagli prima di poter giungere ad una visione panoramica, per cui rimane infruttuoso il tentativo di trasferire i soli concetti che i non addetti potrebbero comprendere, ovvero le strutture più generali.
Ad esempio, oggi è possibile fare un’ottima divulgazione sull’idea di spaziotempo formulata da Einstein, solo perchè siamo già stati abbondantemente sottoposti ad un “bombardamento” di immagini, schemi, animazioni grafiche e descrizioni che riguardano la meccanica in generale, celeste e non, per cui è più alla portata il salto intellettuale necessario a farsi un’idea di uno spazio quadridimensionale: se nei primi anni del novecento avessero tentato di spiegare tutto ciò a 100 persone della nostra stessa estrazione culturale, anziché 30 lo avrebbero afferrato in 3, probabilmente.
In conclusione, non cimentarsi più di tanto è una prescrizione che ritengo secondaria a quella di procedere in ogni caso per piccoli passi, con il sano atteggiamento del dubbio, ma con molta pazienza, umiltà e senza pregiudizi (naturalmente dopo essersi assicurati di riuscire ad accettare pienamente il metodo scientifico, che apparentemente sembra scontato ma molto spesso è un prerequisito la cui assenza, ho osservato, genera tutta una classe di dubbi e obiezioni molto poco pertinenti).