di  -  giovedì 16 Dicembre 2010

Comprare un software non equivale a possederlo: è questa la direzione che va prendendo la giustizia USA, confermata da una recente decisione della Corte d’Appello del 9th Circuit relativamente ad una disputa legale fra la Blizzard e la MDY – produttrice quest’ultima di un software che automatizza alcune azioni necessarie per fare livelli su WoW.

La tesi della Blizzard è per l’appunto che il giocatore non compra il gioco ma una licenza d’uso, vincolata dalle condizioni riportate nella EULA. Questa posizione, rigettata in primo grado, è stata accolta in appello. MDY non è stata tuttavia condannata per violazioni di copyright di Blizzard, com’e invece avvenuto nell’analogo caso Vernor v. Autodesk.

In quest’ultimo processo l’azienda produttrice di Autocad ha affrontato un venditore eBay che commerciava copie usate del suo software, sostenendo che l’acquisto di un software equivale non al legittimo possesso ma ad una licenza d’uso non trasferibile. Dopo una decisione sfavorevole in primo grado, Autodesk ha visto invertita la sentenza in appello (sempre nel 9th Circuit). Vernor è stato conseguentemente condannato per l’infrazione del copyright di Autodesk.

Entrambe le decisioni sostanzialmente azzoppano le tutele della sezione 117 della Copyright Law statunitense, secondo cui i proprietari (per l’appunto non i licenziatari) di un software possono disporne pienamente senza sottostare ad ulteriori termini di licenza.

Si tratta di decisioni che possono avere ricadute enormi anche al di fuori del mercato del software: ad esempio nell’audiovisivo.

Chiudo con qualche riflessione sparsa: a questa retrocessione dei diritti connessi all’acquisto corrisponde un allargamento del diritto alla copia privata? O al diritto ad una copia di riserva fornita dal produttore in caso di deterioramento dell’originale? Non mi risulta. Al contrario, nei tempi del gaming online e dei dispositivi sempre connessi, i sistemi anticopia si inaspriscono fino a serrarsi, anche quando ledono le funzionalità. Nel mentre, come abbiamo visto, i diritti legati all’acquisto si contraggono senza soluzione di continuità. I prezzi al consumatore però non calano.

Un’industria che per preservarsi ha bisogno di aggredire i diritti dei suoi clienti dovrebbe forse rivedere le sue priorità, o essere messa in condizione di farlo.

67 Commenti »

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  • # 1
    Nat
     scrive: 

    Tutto nasce dall’assoluto squilibrio di forze tra produttori e consumatori. I produttori perseguono esclusivamente i loro interessi e non hanno morale in questo, lo stesso, in parte, si puo’ dire di quei consumatori che sfruttano il lavoro altrui gratuitamente. Il risultato e’ che si trasforma tutto in una guerra senza quartiere a ki e’ il + forte… e i piu’ forti sono i produttori perche’ hanno + soldi e perche’ sanno a chi darli.

    Ci vorrebbe un ente super partes che prenda in mano il problema studiandolo in modo oggettivo e distaccato, ascoltando tutte le parti in causa e deliberando delle normative eque e a tutela di tutti. Non credo sia un lavoro impossibile, bisognerebbe pero’ star lontani dalle mazzette delle lobby, perche’ fin’ora si sono viste solo azioni del tutto sproporzionate a benificio esclusivo dei produttori.

  • # 2
    j
     scrive: 

    Comprare un software non equivale a possederlo:

    non ci dovrebbe nemmeno essere bisogno di dirlo essendo una tautologia, ma purtroppo viviamo in una società in cui la maggioranza non è capace di comprendere che il concetto stesso di “possesso” è diverso per il sw che non per un qualunque bene tangibile, così come è diverso chi “possiede” (cioè chi detiene i diritti di modifica) sull’ uno e sull’ altro…

    Chiudo con qualche riflessione sparsa: a questa retrocessione dei diritti connessi all’acquisto corrisponde un allargamento del diritto alla copia privata? O al diritto ad una copia di riserva fornita dal produttore in caso di deterioramento dell’originale?

    ma io mi domando: quand’è che si è cominciato a considerare un diritto la copia di riserva o l’ ascolto dell’ opera in perpetuo a prescindere dalle condizioni del supporto su cui è fornito, nononstante l’ utilizzo sia in realtà subordinato all’ integrità (/funzionalità) del supporto (oltre che al rispetto dell’ EULA) che è un oggetto materiale di cui l’ utente non è esentato dall’ aver cura ?
    se si smagnetizzano i vecchi nastri o si rovinano i dischi in bachelite dei primi del ‘900 usati sul grammofono del salotto nessuno viene a regalarmi una copia delle opere che vi erano registrate (nè d’ altra parte avrebbe senso, stando il loro valore anche nel tipo di supporto che le contiene, e nell’ epoca storica a cui il supporto stesso appartiene) – quidi sono tenuto ad averne cura se voglio preservare la mia possibilità di usarli …

  • # 3
    Alessio Di Domizio (Autore del post)
     scrive: 

    ma io mi domando: quand’è che si è cominciato a considerare un diritto la copia di riserva o l’ ascolto dell’ opera in perpetuo a prescindere dalle condizioni del supporto su cui è fornito, nononstante l’ utilizzo sia in realtà subordinato all’ integrità (/funzionalità) del supporto (oltre che al rispetto dell’ EULA) che è un oggetto materiale di cui l’ utente non è esentato dall’ aver cura ?

    E dove sta scritto il contrario?

    se si smagnetizzano i vecchi nastri o si rovinano i dischi in bachelite dei primi del ’900 usati sul grammofono del salotto nessuno viene a regalarmi una copia delle opere che vi erano registrate (nè d’ altra parte avrebbe senso, stando il loro valore anche nel tipo di supporto che le contiene, e nell’ epoca storica a cui il supporto stesso appartiene) – quidi sono tenuto ad averne cura se voglio preservare la mia possibilità di usarli …

    Ti faccio presente che anche nel caso si passi da proprietario a licenziatario per il SW, le licenze commercializzate finora non hanno scadenza. Dunque sì, sono autorizzato a fruirne fino alla fine dei miei giorni.

    Il punto è che nella colpevole genericità delle leggi, negli USA come in Italia, si infilano gli interessi di parte, ovviamente quelli meglio tutelati. Negli USA almeno i consumatori contano qualcosa, qui meglio stendere un velo pietoso…

  • # 4
    Pit
     scrive: 

    @Nat

    Non vedo il bisogno di nessun organismo di controllo, finche siamo sul libero mercato: i produttori fanno i loro interessi (commerciali) come e’ giusto che sia. Sono i consumatori che spesso si lamentano di un prodotto ma poi lo comprano lo stesso (o lo piratano nel caso del software).

    L’unico motivo per il quale un produttore potrebbe cambiare politica e’ se quella attuale non e’ abbastanza profittevole: nella sostanza basta non comprare i prodotti che non ci piacciono per veder cambiare le cose ;-)

  • # 5
    Alessio Di Domizio (Autore del post)
     scrive: 

    @ Pit
    La mano invisibile non funziona nel rapporto produttore-consumatore tanto quanto non ha funzionato più in generale sul libero mercato; non a caso le legislazioni dei paesi più liberisti del pianeta prevedono forti tutele per i consumatori, inquadrati nella transazione come la parte debole su entrambe le sponde dell’atlantico.

  • # 6
    MatteoC
     scrive: 

    Mah… per me va bene così com’è la situazione.

    In USA (come in Australia dove, a parte il natale, passo il resto dell’anno) il libero accordo tra due parti (io dico “menomale”, mi rendo conto che il mio parere sia quantomeno opinabile per molti) prevarica qualsiasi legge non costituzionale in nome della libertà individuale.

    Tu che sottoscrivi una licenza d’uso, se hai qualcosa da obiettare, fallo prima di sottoscrivere l’accordo. Che il software non te lo sto vendendo e che la proprietà non è tua c’è scritto chiaro. Una volta stipulato il patto, quella è la legge tra le parti, non altre leggiucole terze rispetto alle parti (leggasi Stato).
    Gli unici paletti inviolabili sono quelli costituzionali, ed il Copyright Act statunitense con tutti gli emendamenti del 1998 sta lì, valido, ma senza raggiungere il livello costituzionale.
    Se sia giusto o sbagliato è materia di discussione ovviamente, ma stanti così le cose non c’è da stupirsi delle decisioni delle corti statunitensi.

    Tornando più realisti, più che obblighi vari per chi vende/distribuisce e più che diritti vari per chi consuma (lussi che tanto alla fine paga il contribuente), se proprio si vuole, e non credo sia una cosa negativa, si potrebbe cercare di indurre e rendere competitive anche vie alternative al classico sistema di licenziamento nella distribuzione del software, nell’interesse di una migliore competizione a vantaggio della collettività.

    Il problema è che giustamente non può venire meno la totale libertà che il titolare di un bene/servizio/prestazione ha il diritto di esercitare quando si parla di vendita/distribuzione dello stesso.

    Nel mio piccolo posso riportare un classico ragionamento della software house australiana media quando si finisce a parlare di problemi come questo (l’ho sentito veramente decine e decine di volte): “se io vendo un software a prezzo stratosferico e con una licenza assurda, ma ciononostante riesco a piazzarlo… ‘mbè? Che vuole il consumatore da me? Che vuole lo Stato da me? Le tasse le pago, fuori dalle balle”.
    Io personalmente, non me la sento di dar loro tutti torti, anche se una migliore regolamentazione forse da qualche parte ci vorrebbe.

    Il consumatore privato cittadino ha veramente pochi strumenti per “difendersi” qualora vivesse questo modus operandi come una sorta d’aggressione.
    Forse dovremmo domandarci come mai, anche e soprattutto in stati più competitivi della nostra Italia sotto questi aspetti, nessuno abbia mai pensato a soddisfare questo tipo di consumatori legittimamente “scontenti” di come vanno le cose. L’errore, se di errore di può parlare, non lo fanno i produttori/distributori, l’errore eventualmente sarebbe in un sistema che favorisce un mercato a senso unico.

    P.S.: discorso attinente unicamente al mondo software… il settore audio/video ed intrattenimento in genere non lo conosco, anche se penso che lì la faccenda richiederebbe interventi un po’ più “invasivi” da parte del legislatore visti i colossali soggetti coinvolti.

  • # 7
    Pit
     scrive: 

    @Alessio Di Domizio
    Completamente d’accordo: il consumatore e’ la parte debole nella contrattazione. Ma non per questo e’ completamente in balia dei produttori. Dalla sua ha una forte arma che e’ la scelta: soprattutto in ambito software dove le alternative (eccetto casi specifici) abbondando.

    Faccio l’esempio del DRM su iTunes: scomparso perche la gente preferisce comprare brani senza restrizioni e dunque, eliminandolo, le etichette si sono garantite maggiori vendite e quindi maggiori guadagni

  • # 8
    sam
     scrive: 

    il libero mercato funziona solamente se c’é equilibrio tra i diritti di produttori e consumatori.
    nella realtà cosí non é. Ormai i produttori hanno un potere di lobbing molto piú forte, basta vedere tutte quelle leggi che sono state approvate a loro beneficio. E i nostri diritti si riducono.
    Effettivamente inoltre non c’è libertà di scelta. O sei costretto ad acquistare un prodotto, oppure i produttori fanno cartello e quando l’antitrust interviene é tardi (vedi recente sentenza sui cosmetici).
    Quando un possibile concorrente si profila all’orizzonte sono li pronti con i loro strapagati avvocati a intentare causa per violaziome di qualche insulso brevetto.

  • # 9
    Marco
     scrive: 

    Che io sappia non si compra il software , ma la possibilità di usare.
    Se io potessi comprare , ad esempio warcraft vorrebbe dire comprare dalla blizzard il gioco coi diritti di vendere le copie in licenza alla gente e la posssbilità di sfruttarlo a piacimento .
    Se mi date 200 300 milioni di euro me lo compro e vi faccio giocare gratis :-)

  • # 10
    Nat
     scrive: 

    @Pit
    @Matteo C

    Dai, siamo realisti, il consumatore singolo non ha alcun potere verso i produttori, perche’ esista un effetto di ritorno bisognerebbe che una miriade di consumatori agissero nello stesso modo, mentre il produttore come una singola entita’ dispone di fondi e potere contrattuale (anche politico) che il singolo si sogna.
    Vorrei anche capire dove sta’ tutta questa scelta, in un mercato che non mi pare offra molte alternative… si, nel software c’e’ l’opensource, ma sappiamo che non e’ sempre applicabile ne puo’ sempre sostituire quello commerciale; senza considerare il discorso audiovisivo dove c’e’ solo il commerciale. Quando poi quello che il produttore vende e’ l’unica fonte di materiale culturale (musica, cinema, ecc.) non si puo’ accettare che una delle parti possa stabilire arbitrariamente qualsiasi regola che gli pare e al cittadino/consumatore resti solo la scelta se rinunciare a musica e cinema oppure sottostare senza se e senza ma. Cosa potrebbe fare il consumatore? quando va al supermercato a comperare il DVD di un film chiama la warnerbros o chi per essa e dice che non gli sta bene il loro contratto e che ne vuole discutere uno diverso?

    A me pare che il libero mercato puro sia un’utopia, per il semplice fatto che il libero mercato entra nella politica e quindi nelle leggi e quindi e’ in grado di sbilanciare completamente il peso delle parti, senza contare che anche prese singolarmente le due parti hanno potenza economica ineguagliabile.

    Non so come funzioni in australia, ma se e’ la stessa australia che discute di imporre i filtri antipornografia ai suoi cittadini e poi non pone regole al commercio per rispettare la liberta’ individuale… beh, io noto una certa ipocrisia.

  • # 11
    MatteoC
     scrive: 

    Già sam… inutile ribattere punto su punto che tanto non ne usciamo :) punti di vista.
    Io ammetto di esser forse un po’ radicale in fatto di liberismo, ma volente o nolente penso che se gli attuali cosiddetti “liberi mercati” non funzionano come dovrebbero e finiscono per non portare reali vantaggi al consumatore (e questo è vero nel caso specifico, prova ne è l’uniformità di tutti i produttori nello scegliere tipologie di licensing e distribuzione sostanzialmente analoghe tra loro), per me, è perché non sono veramente liberi.
    Troppe leggi, norme, regole, codici, troppi diritti da distribuire a destra ed a manca, troppi antitrust che tappano buchi oggi per creare le falle di domani… via, la chiudo qui, tanto non è cosa nuova quella che dico, son posizioni arcinote :)

    Su una cosa siamo daccordo: quella porcheria che sono i brevetti software. In generale, i brevetti sulle idee e su beni immateriali, quelli fanno male. Il brevetto non è una cosa di cui l’informatica ha bisogno per sua stessa vocazione, almeno per questo periodo… magari tra 500 anni chissà.
    Però mi metto nei panni del legislatore statunitense, ho un mercato interno enorme, ho in buona approssimazione in mano la quasi totalità dell’industra IT mondiale, posso chiudere le porte a qualunque straniero voglia farmi concorrenza in casa coi miei brevetti. Mica fesso eh… Non a caso gli statunitensi accettano che la UE giudichi carta straccia i loro brevetti in Europa, così come fanno il Giappone, l’India, il Brasile e gli stati del Commonwealth. Però poi vai in Cina, e ti rendi conto che la Cina fa in casa propria la stessa cosa che gli americani fanno nella loro. E allora dove andiamo?

    Presa la realtà delle cose, chi è il furbo è chi è il fesso nel tutelare gl’interessi ed i diritti dei propri cittadini/consumatori?
    La risposta non la so, ma il dubbio ce l’ho.

    Idealmente, se devo scegliere, ai brevetti software & co. dico comunque no. Forse non nell’immediato, ma nel tempo alla collettività fanno un danno superiore ai benefici che i brevetti ad essa portano.


    Che ci si vuol fare… amo il far west :P

  • # 12
    MatteoC
     scrive: 

    piccolo OT:

    cit:
    “Non so come funzioni in australia, ma se e’ la stessa australia che discute di imporre i filtri antipornografia ai suoi cittadini e poi non pone regole al commercio per rispettare la liberta’ individuale… beh, io noto una certa ipocrisia.”

    Non la noti solo tu infatti… quello che ti ho detto era la linea di principio, la base sulla quale ufficialmente giustifichi un concetto.
    Di porcherie poi eccome se ne fanno anche laggiù! :D

  • # 13
    Pit
     scrive: 

    @Nat
    “Dai, siamo realisti, il consumatore singolo non ha alcun potere verso i produttori, perche’ esista un effetto di ritorno bisognerebbe che una miriade di consumatori agissero nello stesso modo, mentre il produttore come una singola entita’ dispone di fondi e potere contrattuale (anche politico) che il singolo si sogna.”

    Io non trovo logicamente corretto confrontare un produttore con un consumatore: il produttore guadagna sugli acquisti di tutti i consumatori che comprano i suoi prodotti.
    Dunque un singolo consumatore che cambia idea e non effettua l’acquisto ha poca (ma non nulla) influenza sul guadagno del produttore.
    I consumatori acquistano potere quando agiscono in massa, tale per cui le ripercussioni sulle vendite di un prodotto sono sensibili e inducono il produttore a cambiare strategia.

    La domanda (riferita ad un prodotto generico) che mi pongo e’ : se ci sono cosi tante persone che si “lamentano”, perche poi sono cosi pochi quelli che decidono di non comprare?

    Ci vedo un’analogia con le votazioni politiche: ognuno degli aventi diritto puo’ esprimere un solo voto e il vincitore sara’ colui (o colei) che ne ottiene la maggioranza (su un dato totali). Nel commercio vince la strategia che ottiene la maggioranza degli acquisti, indipendentemente da quanto “brutta e cattiva” possa sembrare.

    (chiedo scusa per il quoting inappropriato ma sono nuovo non so come si fa a rispondere direttamente ad un post)

  • # 14
    Nat
     scrive: 

    @Pit
    Ma e’ proprio l’impossibilita’ logica di confrontare sullo stesso piano un consumatore con un produttore a rendere il rapporto di forza impari. Converrai con me che coordinare una massa di sconosciuti ad adottare un comportamento generale uniforme e’ immensamente + complesso, difficoltoso, incontrollabile che una qualsiasi azione portata avanti da un’azienda, da un produttore singolo, che unisce in se il potere economico di centinaia, migliaia di consumatori ed “un’unica mente” che decide la politica da adottare.

    Per rispondere alla seconda parte del tuo commento mi rifaccio a quanto dicevo prima. Se io come consumatore non sono daccordo a pagare un cd audio o un film quella determinata cifra e sottostare a quelle condizioni di contratto cosa posso fare? Posso io rivolgermi ad altre fonti per ottenere musica e film a condizioni differenti? Posso io negoziare il contratto con il produttore o la lobby? Devo sperare solo che altre centinaia di migliaia di persone la pensino come me, rinuncino alla musica o al cinema e prima o poi il messaggi arrivi.

    Nelle votazioni esistono regole e normative che stabiliscono come deve avvenire il voto, in secondo luogo anche il quantitativo di potere garantito dai voti e’ bilanciato (o sbilanciato) da premi di maggioranza, soglie di sbarramento, ecc. Nel mercato libero mi piacerebbe che ci fosse un sistema di regole che compensino situazioni di strapotere di una delle parti.
    Non sono assolutamente a favore di un sistema “comunista”, figuriamoci, ma mi pare che anche il libero mercato abbia grossi limiti nella realta’ pratica, dove non tutto funziona in modo trasparente e dove i vari poteri in campo si influenzano sempre a vicenda (anche quando non dovrebbe succedere).

  • # 15
    Pit
     scrive: 

    @Nat
    Convengo con te: semplicemente non si puo’ coordinare un numero grande di consumatori.
    Cosi come non si possono coordinare gli elettori al fine di far vincere il partito che per me e’ meritevole e, magari, per te no. Dunque solo se la maggioranza dei consumatori (o comunque una buona parte) cambia idea si puo’ cambiare qualcosa nella politica dei produttori. La maggioranza vince…come in politica ;-)
    E, per me, attualmente, vuoi per pigrizia o per disinteresse la maggioranza “tollera” questo sistema. Dunque non cambiera’ a breve.

    Sono d’accordo con te anche sulle regole ferree nel libero mercato: affinche sia davvero libero tutti i soggetti (venditori e acquirenti) devono sottostare alle stesse regole (e soprattutto devono rispettarle). Cartelli e pressioni lobbistiche non sono tollerabili se si vuole garantire il consumatore che e’ la parte debole della contrattazione.

  • # 16
    Nat
     scrive: 

    @Pit:
    Ecco io credo che come consumatore e cittadino debba avere dei diritti stabiliti e non debba essere trattato come un’entita’ collettiva. Se stipulo un contratto per un prodotto lo stipulo a mio nome e dovrei avere la liberta’ di avere delle garanzie o di poterle trattare e richiedere. Se “qualcuno” al di sopra di me non mi fornisce il modo di farlo sono in balia degli altri. E qui non si parla di gestione di Cosa Pubblica, dove e’ una maggioranza ad occuparsene perche’ si amministra qualcosa di tutti, ma di un rapporto tra singolo e privato.

    In parte poi e’ come dici tu, si tollera e ci si disinteressa, ma c’e’ anche una mancanza di alternative che porta i consumatori a dover scegliere tra il sacrificio totale o l’accettazione.

  • # 17
    smoke.kills
     scrive: 

    @Nat

    condivido a pieno il tuo punto di vista, ti pongo questa domanda,
    chi è che in tutti questi anni ha costruito un sistema in cui tu ti ritrovi a non avere alternative VALIDE, ma sei sempre più costretto ad accettare le condizioni che ti vengono imposte,pena l’impossibilità di usfruire qualsiasi cosa?

    e oramai il SW si sta integrando sempre più con la gestione delle necessità primarie… cosa che volente o nolente non protrai farne a meno,come puoi fare ora ad esempio con un mp3.

  • # 18
    the solutor
     scrive: 

    Ogni volta che si parla di questi argomenti salta fuori il solito “liberista della domenica” che dice “il mercato si regola da solo” “se non ti piace basta non comprare” e amenità simili.

    Possiamo vivere nella bulgaria degli anni 50 o a Lasvegas nel 2010, servono comunque delle regole.

    I panettieri potranno farsi la concorrenza che vogliono, ma il pane devono venderlo al KG, ne al metro quadro, ne al metro lineare.

    E nessuno si lamenta di un eccesso di statalismo per questo.

    Ora le regole ci devono essere anche sulla commercializzazione del SW.

    Perché non è un accordo tra due parti, perché non è che se non mi piace il panettiere vado da un’altra parte.

    Se mi serve autocad, mi serve autocad. Sono nella posizione di ingoiare la minestra o saltare dalla finestra.

    Ed è ora che la gente inizia a fare mente locale, perche questi qua dopo essersi presi il dito si stanno prendendo la mano, e vorranno il braccio nel giro di un paio d’anni

  • # 19
    homero
     scrive: 

    in punta di codice il 90% degli utenti dovrebbe far causa alle software house in quanto la maggior parte dei software in commercio definiti popolari ha dei bugs che rendono difficile il lavoro o in alcuni casi lo rendono inefficente….
    famosi i prodotti microsoft della suite office che per anni hanno avuto bugs o funzionamenti parziali che hanno fatto perdere alle aziende milioni di ore di lavoro….chi ripagherà le aziende di questo?
    ossia se le software house vendono la licenza d’uso di un prodotto volto a svolgere un compito questo dovrebbe essere perfettto…ossia se compro un automobile e come nel recente caso della toyota c’è la remota ma reale possibilità che qualche componente non dovesse funzionare io ritiro il prodotto con tante scuse e se qualche utente ha subito dei danni pago….
    l’industria del software ricordiamo vende un prodotto che è repplicabile a costo zero all’infinito…ed in quanto tale deve essere funzionale e bug-free….
    per quanto riguarda le opere artistiche esiste la congruità del prezzo…se tutti i macellai vendessero la carne a 100 euro al kg la finanza, il garante, il mondo intero farebbe un esposto per un prezzo eccessivo ed ingiusto guadagno…
    questo per le opere musicali e audiovideo non è verificato…e ripeto soltanto per le opere audio e video e non per le altre arti visive…perchè questo?
    perchè albano carrisi dopo 50 anni deve ancora incassare 800.000 euro all’anno di SIAE? non è un ingiusto guadagno?
    perchè maurizio costanzo deve incassare 3 milioni di euro di SIAE? o la defilippi 5 milioni di euro? e perchè ad esempio un giovane musicista che paga la siae e ai suoi concerti il pubblico paga la siae deve ricevere 150 euro all’anno?
    siamo sicuri che ci sia giustizia a questo mondo? personalmente io non acquistero’ piu’ prodotti autodesk per la semplice ragione che hanno un livello di produttività bassissimo…
    W soldedge e W PRO/E

  • # 20
    Xelon
     scrive: 

    IL DIRITTO DI COPIA e una vittoria dei pirati e dei ladri e dei truffatori.

    Perche’ all’inizio i legislatori e i giudici hanno sempre considerato giochi, musica, film e programmi come cose non tangibili e quindi non e’ furto.

    Se compro un MAGLIONE semmai di CASHMIRE di MARCA di 500 euro:
    non ho mica il diritto di copia!! Non uso il maglione altrimenti si rovina! Faccio fare in Cina 1000 copie del Maglione cosi l’originale me lo tengo nell’armadio. Poi vendo su eBay le copie del maglione (fatte con lana di Topo ma uguali all’originale) a 20 euro: Ho il diritto? Comunque ho il maglione originale del negozio!

    Stessa cosa di un DVD: se uno e’ collezionista lo tiene in cellofan, se lo usa bene dura tanto, alla fine si rompe? Si compra un altra copia, se proprio lo si vuole vedere di nuovo.
    Se si rompesse subito, allora c’e’ la garanzia.

    Quando ero piccolo, sentivo i 45 giri di pippi calzelunghe, tante volte. Se si rompeva il disco, mia mamma lo ricomprava. Sembrava normale.
    Come era normale comprare le scarpe quando si rompevano.

    Se anche un Papa avesse sottolineato che il comandamento Mortale “Non Rubare” era anche per software ora avremmo
    migliaia di negozi (per l’italia) di giochi, di software.

    Avremmo solo da noi centinai di migliaia di posti di lavoro in piu.

    Va be… a Napoli solo nella vendita diretta dei giochi e film e cd pirata ci sono almeno diecimila senegalesi pagati dalla camorra.
    Quelli non ci sarebbero, e nemmeno i camorristi con i conti milionari grazie anche al fatto che nessun giudice considera reato gestire il racket del software pirata

  • # 21
    Pluto
     scrive: 

    Sono entrato in un negozio di videogiochi proprio l’altro giorno e ho nato, con mia sorpresa, che erono disponibili i videogiochi usati.

    Ma questi programmi sono commecializzabili?

  • # 22
    homero
     scrive: 

    “non ho mica il diritto di copia!! Non uso il maglione altrimenti si rovina! Faccio fare in Cina 1000 copie del Maglione cosi l’originale me lo tengo nell’armadio. Poi vendo su eBay le copie del maglione (fatte con lana di Topo ma uguali all’originale) a 20 euro: Ho il diritto? Comunque ho il maglione originale del negozio!”

    ragionamento totalmente sbagliato…

    in quanto in genere un prodotto “materiale” costa il 30% del prezzo finale e richiede un infestimento iniziale notevole in progettazione e produzione…a questo si aggiungono le materie prime…questo vale per ogni prodotto venduto e non solo per l’avviamento…
    quindi il tuo maglione da 500 euro costa alla produzione circa 165 euro ossia la totalità di questi soldi vanno in posti di lavoro, materie prime e sistemi di produzione….

    per quanto riguarda le opere d’ingegno questi costi sono del tutto azzerati…ossia una volta ammortizzato l’investimento iniziale la riproduzione ha un costo che è vicino allo zero ed è possibile all’infinito….questo permette ad aziende di 200 persone di fare fatturati di miliardi di euro….e ripeto miliardi di euro….a differenza di chi produce maglioni che con 200 persone riesce ad incassare molto meno e alle volte a mala pena a sopravvivere questo in virtu’ del costo iniziale di produzione che non è abbattibile…
    e qui che sta il nodo di tutta la questione…ripeto albano carrisi dopo 40 anni di carriere continua a ricevere 800.000 euro all’anno di siae…vi sembra giusto?

    analogamente per i software e i videogiochi, faccio l’esempio di GT5 appena uscito è costato 60 milioni di dollari ed ha già venduto 5.5 milioni di copie a circa 60$ a copia sono 330 milioni di incasso, mettiamo che come il maglione lavori al 30% lapolyphiny ha ricavato 110 milioni di dollari a cui vanno sottrati i 60 milioni per produrre il gioco quindi la sola software house ha ricavato 50 milioni di dollari….la sony si è beccata un’altro 30% ossia 110 milioni di dollari….ed il resto in spese di vendita e pubblicità… ma gt5 verrà venduto per i prossimi 3 o 4 anni in milioni di salse portanto i ricavati almeno per altrettanti 330 milioni….e questi sono solo gli incassi diretti….a questo punto chi sono quelli spennati? gli utenti o le software house?

  • # 23
    Dario S.
     scrive: 

    C’è anche il rovescio della medaglia.
    Se io compro il diritto a usare un software, e per caso mi si rompe il cd, allora l’azienda dovrebbe sostituilo. Con uno IDENTICO (non come le fregature che ti rifilano quando compri i blu ray, che ti trovi i “backup” in dvd!).
    Quali software house danno questo servizio?

  • # 24
    Emanuele Rampichini
     scrive: 

    Personalmente dove posso cerco di utilizzare software gratuito, free, open, commerciale privo di DRM. Certe politiche draconiane scompariranno solo se scompariranno gli incassi a 9 cifre di certi produttori. Certe EULA a leggerle bene sembrano frutto dei sogni di un aspirante dittatore (anche se in realtà spesso sono solo un modo per le SH di tutelarsi in un sistema globale abbastanza assurdo) ma possono non essere accettate.

    Sono convinto che una regolamentazione sia cruciale, e solo da un impianto forte di regole condivise possa nascere vera libertà di scelta, ma anche che aspettare l’intervento dall’alto senza modificare le proprie abitudini sia profondamene sbagliato.

    I casi evidenziati da Alessio stanno a testimoniare come al solito che il problema è la mancanza di informazione, o la difficoltà di fruizione della stessa.

    Quando troverò su uno scaffale una copia di autocad con scritto in bella mostra “LICENZA NON TRASFERIBILE – questa copia non può essere rivenduta una volta acquisita” e una di pippocad “LICENZA TRASFERIBILE – questa copia può essere rivenduta una volta acquisita” allora avrò una possibilità in più. Attualmente le licenze sono scritte in piccolo, in un legalese assolutamente inaccessibile all’acquirente medio, sono lunghe 1000 pagine proprio per scoraggiarne la lettura.

    In questo senso le autorità di controllo dovrebbero intervenire in maniera chiara, seria e senza sconti per nessuno.

  • # 25
    the solutor
     scrive: 

    @xelon

    IL DIRITTO DI COPIA e una vittoria dei pirati e dei ladri e dei truffatori.

    Perche’ all’inizio i legislatori e i giudici hanno sempre considerato giochi, musica, film e programmi come cose non tangibili e quindi non e’ furto.

    Anfatti non lo è.

    Il furto implica che io ti porto via una cosa, usufruendone senza averla pagata, ed impedendo a te, il derubato, di fruirne.

    Non è il nostro caso, quindi chiama la faccenda come ti pare, ma non è furto, è un altro illecito.

    E onestamente già chiamarlo reato è una parola grossa.

    Se prendo il pulmann dell’ATM a scrocco, commetto un illecito sicuramente, ma nessuno mi arresta per questo, mi fanno la multa.

    Perché in un mondo di diritto le sanzioni DEBBONO essere commisurate alla gravità del gesto che si compie.

    Il divieto di sosta è meno grave dell’eccesso di velocità, indipendentemente da quanto possa essere fastidioso il primo.

    Ed anche nel caso di divieto di sosta, ci sono tutte le sfumature del caso.

    Una cosa è parcheggiare con 2 ruote fuori dalle strisce, una cosa è parcheggiare sui binari del tram, ed il codice della strada ne prende ovviamente atto.

    Ora sul SW e gli audiovisivi DEVE essere la stessa cosa, il ragazzino che usa Autocad piratato per curiosità, sta facendo di sicuro una cosa meno grave del geometra che lo usa a scrocco e ci lavora, che a sua volta fa una cosa meno grave di chi lucra direttamente sul commercio di copie, che a sa volta è una cosa meno grave che sfruttare i senegalesi di cui parli per compiere il gesto di cui sopra.

    O ce ne rendiamo conto e vediamo di legiferare in maniera equilibrata o nel giro di 15 anni ci ritroveremo un mondo dove poche corporation detteranno le leggi ai parlamenti, in parte è gia così, ma abbiamo ampio margine di peggioramento.

  • # 26
    Nat
     scrive: 

    @smoke.kills

    Penso che la colpa sia di piu’ parti, delle istituzioni e dei governi (e quindi dei cittadini), che hanno lasciato nascere monopoli e cartelli senza prestare la minima cura a quello che stava avvenendo (in parte anche per ignoranza), della societa’ civile che non ha alzato la voce quando queste cose iniziavano a prendere piede ed era ancora relativamente facile porvi rimedio, ed infine di certe lobby che hanno lucrato avidamente e senza scrupoli erodendo costantemente diritti ai consumatori e trasformandosi da venditori a dominatori del mercato, non esitando a ricorrere alla politica corrotta per farsi costruire leggi ad hoc vergognose.

    Non penso che noi consumatori dobbiamo aspettare che qualcuno ci regali qualcosa, penso semplicemente che e’ verso i governi e le istituzioni che dovremmo fare pressione, non tanto sul mercato, perche’ il mercato si serve delle leggi e della politica per distorcere i poteri in campo, ed una battaglia per ottenere delle leggi eque sarebbe una battaglia combattuta una volta e metterebbe al riparo da tutti i succhisangue (da entrambe le parti). Fare la guerra contro quel produttore, e poi quell’altro e poi l’altro ancora e’ improponibile a mio avviso; almeno arrivati a questo punto, dove fare la guerra ad alcuni significa dover rinunciare completamente a qualcosa.
    Pero’ serve in ogni caso un “risveglio” collettivo, perche’ anche per far pressione sulla politica e’ necessario che ci sia numero e forza, altrimenti sono sempre i soliti che gridano e nessuno li ascolta.

  • # 27
    goldorak
     scrive: 

    @ Xelon : Smetti di sparare cavolate. Il diritto alla copia privata e’ sancita dal nostro ordinamento quindi e’ legale eccome. Inoltre e non saro’ l’unico, ho moltissimi giochi originale i quali sulla licenza cartecea, ce’ scritto nero su bianco che uno ha il diritto a farsi una copia del software in tutto e per tutto.
    L’unico vincolo e’ quello di non poterli usare contemporaneamente (originae e backup), e quado uno da via il software originale deve distrigere la copia di backup.
    Quindi piccolo troll ritorna nella tua caverna. Ed informati la prossima volta prima di sentenziare senza cognizione di causa.

  • # 28
    j
     scrive: 

    homero

    e qui che sta il nodo di tutta la questione…

    affatto, stai mettendo insieme mele (musica, siae il cui criterio di ridistribuzione dei proventi è -vero- opinabile, artisti o presunti tali -anche se personalmente detesto albano e la sua musica, non darei così per scontato che quella rendita annua (a proposito, fonte?) non derivi in gran parte dall’ effettiva vendita di dischi e passaggi per radio, dato il perosnaggio…) con pere (il software, il cui costo a copia/licenza è – semplificando, certo, ma in sostanza – dato da costi diviso numero stimato di copie – a sua volta dato dalla dimensione di un sottinsieme dell’ utenza target del mio programma)

    ripeto albano carrisi dopo 40 anni di carriere continua a ricevere 800.000 euro all’anno di siae…vi sembra giusto?

    sì, a me sembra giusto :)
    anche perchè in effetti di quanto guadagna non me ne può fregar di meno, sono affari suoi che non mi riguardano (e che se ci pensi non riguardano nemmeno te… forse che nel denaro che riceve è contenuto del denaro pubblico proveniente dalle mie e tue tasse? non mi risulta, mi risulta che la siae ridistribuisca comunque denaro proveniente dalle esecuzioni pubbliche e dalla vendita di dischi, ma io non acquisto nè ascolto musica per cui…)
    ma in realtà non c’ entra nulla con il discorso che si voleva fare qui, per cui albano lascia il tempo che trova ;)

  • # 29
    j
     scrive: 

    goldorak @ xelon

    Smetti di sparare cavolate. Il diritto alla copia privata e’ sancita dal nostro ordinamento quindi e’ legale eccome.

    e con questo? come voialtri predicate l’ abolizione di qualcosa che ritenete ingiusto, opprimente e obsoleto (il sistema brevettuale, il copyright o la siae) anche altri possono non essere d’ accordo con il criterio alla base di una legge in vigore nell’ attuale ordionamento, pur essendone a conoscenza…
    e siccome si è costretti a rispettare le vostre posizioni sebbene spesso e volentieri le imponiate con la forza e l’ arroganza, sarebbe quantomeno corretto che anche voi facciate altrettanto per le opinioni altrui…

    Inoltre e non saro’ l’unico, ho moltissimi giochi originale i quali sulla licenza cartecea

    ma vorrei cpaire, se il diritto alla copia è concesso per quei giochi, in base a quale criterio generalizzi a tutto il sw? quello che “è giusto così”?

    Quindi piccolo troll ritorna nella tua caverna.

    direi che ci possiamo un po’ calmare e riflettere prima di offendere chi ha un’ opinione diversa dalla nostra, nè? ;)

    Ed informati la prossima volta prima di sentenziare senza cognizione di causa.

    vedi sopra, cosa ti rende così sicuro che non si fosse informato?

  • # 30
    goldorak
     scrive: 

    @ j : la persona a cui stavi rispondendo e’ nel giusto. Tu invece sbagli e di grosso. Non e’ che se a te non interessa, o la musica non l’ascolti il problema non sussiste. Che un musicista vada pagato e’ cosa giusta, cosi’ come e’ cosa giusta pagare chi lavora etc…
    Laddove le cose si complicano e’ quando entra in ballo la cultura, cultura non e’ un concetto astratto. La cultura e’ di tutti, non e’ una cosa privata. Ogni generazione costruisce, si ispira a le opera che l’hanno preceduto.
    Pensi che Disney abbia inventato le storia e i personaggi che tante persone amano dal nulla ? Pensi che i musicisti come Zucchero, Al Bano etc… creino la musica dal nulla ? Il copyright non e’ un diritto naturale, e’ un monopolio TEMPORANEO che la societa’ attraverso il legislatore da ad un artista come motivazione/incitazione per creare nuove opere, chi si tratti di musica, di letteratura etc… Con la consapevolezza che dopo un tot di anni l’opera diventi di dominio pubblico. Entra a far parte della nostra cultura e che serve da fondamenta a coloro che la useranno per produrrre altre opere in futuro etc…
    E un equilibrio che si instaura tra chi produce opere (ed e’ incentivato dalla protezione del copyright) e chi invece l’opera la fruisce (lo societa’ nel suo complesso). Visto cosi’ diventa evidente che fare diventare l’opera un luogo di rendita a vita va contro al concetto stesso di copyright. Che lo sottolineo perche’ molti non se ne rendono conto non e’ nato per garantire introiti fissi agli artisti. Non e’ mai stato questo lo scopo del copyright.
    Cosi come una persona non viene pagate per 5 decenni sulla base di un singolo lavoro, cosi’ gli artisti devono continuare a produrre arte e non viviere di rendita. Quindi no, non e’ giusto che Al Bano continui a ricevere 800000 euro dalla SIAE per la stessa canzone creata 4 decenni fa’. E nello stesso modo non e’ neanche corretto che il copyright da meccanismo temporaneo sia diventato a tutti gli effetti “eterno”. L’equilibrio e’ stato rotto, e citare in continuazione il diritto degli artisti senza vedere la situazione globale e’ da miopi. Nesuuno voule far diventare poveri gli artisti, ma quello che e’ successo negli ultimi decenni e’ un capovolgimento completo di quello che il copyright rappresenta. E questo e’ un male, ma ovviamente non lo si legge nei giornali o sui tv perche’ quei giornali e quelle tv fanno capo ai conglomerati del entertainmente che sono in prima linea per provatizzare del tutto la culturale.
    Ci sono oneri e doveri, ma qui si presenta lo stesso caso della finanza. Gli incassi sono provati, le perdite invece vengono coperte dalla societa’ nel suo complesso. Stesso modus operandi nel settore del entertainment, che vuole poter attingere al dominio pubblico e nello stesso tempo azzerrare del tutto l’equilibrio tra produttori di contenuti e societa’.

  • # 31
    the solutor
     scrive: 

    @goldorak

    La SIAE suddivide gli introiti in maniera talmente equa che il brano piu pagato è (o almena aera fino ad un paio d’anni fa) il jingle di ondaverde.

    C’è una puntata intera di report che parla in maniera illuminante della SIAE, ed è una puntata che suggerisco un po’ a tutti di guardarsi.

  • # 32
    goldorak
     scrive: 

    @ The solutor : si si conosco quella puntata di report.
    Dopo quella puntata inventai la sigla S.I.A.E : Societa’ Italiana Autorizzata alle Estorsioni.
    Perche’ questo sono, deliquenti ed estorsori al danno del pubblico.

  • # 33
    smoke.kills
     scrive: 

    @Nat per me pressando la politica non si caverebbe un ragno dal buco :) i soldi delle lobby oramai rendono corrotto anche chi ha i migliori propositi,il problema comunque è che stanno chiudendo il cerchio con noi consumatori posti a 90° :) poi come vedi c’è anche gente che considerano le lobby cosa buona e giusta eh eh

    consiglio di prendere visione di questo piccolo saggio di Silvano Agosti tanto per immaginarsi la situazione sotto un’altra prospettiva, ovviamente come tutte non assoluta.

    http://www.youtube.com/watch?v=Zi3q1Iu9sAk

  • # 34
    Geff Spicmen
     scrive: 

    Che significa “comprare un software”? Fortunatamente l’ho dimenticato.

  • # 35
    homero
     scrive: 

    faccio anche l’esempio dei Beetles….che continuano ancora a macinare soldi dopo 40 anni dalla produzione delle canzoni….in realtà dopo gli anni ’70 non hanno prodotto assolutamente nulla…quindi non è vero che i contributi per i diritti di copyright siano sprono a produrre nuove opere anzi……

    il paragone con il software è quanto mai azzeccato e qui bisogna fare un distinguo tra software di intrattenimento come i video giochi e software di produzione come i programmi per lo sviluppo in diversi campi:

    faccio l’esempio di excel della microsoft: nel 2003 un MS-evangelist convinse il responsabile del CED ad upgradare l’intero parco software di 24 pc…per una spesa circa 5000 euro….millantando centinaia di funzioni e vbscipt per migliorare l’interoperatività dei fogli elettronici la sincronizzazione con activeX activesync etc etc etc…
    ma la vera sostanza sapete qual’è?
    che nel 2007 tutto il lavoro di scripting interoperatività etc etc etc è stato sostituito per disperazione in quanto non ha mai funzionato a dovere nonostante i vari corsi microsoft gli upgrade etc etc per un totale di quasi 10.000 euro….
    naturalmente questo è costato anche il posto a chi 4 anni prima aveva proposto la cosa che ha letterlamente passato giornate amare per tirar su una infrastruttura software che non ha mai funzionato a dovere…e dopo 4 anni si è licenziato perchè ormai stanco e provato dal casino continuo che si creava…
    sarebbe possibile far causa alla microsoft per aver proposto software che di fatto non funzionano come millantato?
    ovviamente no con i tempi e costi della giustizia e specie con una multinazionale che ha fior fior di avvocati…
    è inutile dire che il classico mysql+php+html+javascript ha risolto tutti i problemi in 6 mesi e da 3 anni rulla tutto in automatico….costo totale meno di 1000 euro…

    il 90% del software venduto subisce una spinta commerciale enorme che di fatto costringe l’utente a sottostare a regole unilaterali ed a spendere soldi senza ottenere un corrispettivo di quanto promesso…ma l’utente è relamente tutelato? se un software funziona male puo’ l’utente rivalersi nei confronti della software house?credo proprio di no….

    quindi la legislazione deve cambiare e tutelare di piu’ gli utenti e meno le multinazionali….

  • # 36
    Alessio Di Domizio (Autore del post)
     scrive: 

    Le tesi di xelon sono per usare un eufemismo abbastanza deboli e per nulla circostanziate fattualmente.

    Se compro un MAGLIONE semmai di CASHMIRE di MARCA di 500 euro:
    non ho mica il diritto di copia!! Non uso il maglione altrimenti si rovina! Faccio fare in Cina 1000 copie del Maglione cosi l’originale me lo tengo nell’armadio. Poi vendo su eBay le copie del maglione (fatte con lana di Topo ma uguali all’originale) a 20 euro: Ho il diritto? Comunque ho il maglione originale del negozio!

    Ragionando per analogie non si va lontano, tanto più quando si pretende di paragonare un bene rivale a un bene non rivale.

    Stessa cosa di un DVD: se uno e’ collezionista lo tiene in cellofan, se lo usa bene dura tanto, alla fine si rompe? Si compra un altra copia, se proprio lo si vuole vedere di nuovo.
    Se si rompesse subito, allora c’e’ la garanzia.

    Quando ero piccolo, sentivo i 45 giri di pippi calzelunghe, tante volte. Se si rompeva il disco, mia mamma lo ricomprava. Sembrava normale.
    Come era normale comprare le scarpe quando si rompevano.

    Sì ma anche qui qualche riscontro fattuale non guasterebbe. Nella fattispecie non mi risulta esista in Italia alcuna legge che tutela l’acquirente di un audiovisivo da un’usura anomala del supporto. Nel frattempo si garantisce sì il diritto alla copia privata, ma non solo si permette l’uso di dispositivi tecnologici che impediscono l’esercizio di questo diritto: si sanziona l’elusione di questi dispositivi per l’esercizio del proprio diritto alla copia privata.

    Se anche un Papa avesse sottolineato che il comandamento Mortale “Non Rubare” era anche per software ora avremmo
    migliaia di negozi (per l’italia) di giochi, di software.

    Avremmo solo da noi centinai di migliaia di posti di lavoro in piu.

    Va be… a Napoli solo nella vendita diretta dei giochi e film e cd pirata ci sono almeno diecimila senegalesi pagati dalla camorra.
    Quelli non ci sarebbero, e nemmeno i camorristi con i conti milionari grazie anche al fatto che nessun giudice considera reato gestire il racket del software pirata

    Non meritano commento questi ultimi paragrafi, che tuttavia è utile sottolineare per capire quanto campato in aria sia il contenuto di questo intervento.

    Esprimersi con tono rispettoso e circostanziare le proprie affermazioni significa rispettare il proprio interlocutore. Chi interviene non rispettando l’interlocutore si guadagna sul campo la definizione di troll.

  • # 37
    Paradox
     scrive: 

    Concordo pienamente con l’articolo.

    E, seppur estreme, in casi come questi non posso che fare mie le parole di Grillo:

    “Vaffanculo, VIVA LA PIRATERIA!”

    http://www.youtube.com/watch?v=UH59kLUYxEw&feature=related

  • # 38
    smoke.kills
     scrive: 

    io mi chiedo da dove esca il pensiero di certe persone il cui concetto si esprime attraverso queste equazioni:

    più software venduto=meno costo dello stesso

    più software venduto=più posti di lavoro

    anzi si verifica proprio l’opposto,più un’azienda X vende di più il suo software più acquisisce fette di mercato,più avrà potere nel deciderne il prezzo :) tant’è vero che per aggredire mercati non consolidati si adottano politiche di prezzi ridotti.

    la pirateria come concetto è sbagliato in se,soprattutto perchè viene usata dalle stesse swhouse per espandere il loro mercato,invogliando la persone ad utilizzare il loro SW anche professionale “vedi photoshop” senza pagare una lira,una volta però raggiunto l’obiettivo prefissato bloccano tutte le copie pirata con una patch e alzano il prezzo dello stesso,che tanto oramai il loro bacino di utenza diviene consolidato per non dire affezionato.

    tutti i vari movimenti sono mere strategie di mercato ne più ne meno, oramai le piccole swhouse degli anni ’90 sono state assorbite dalle varie lobby,che hanno imbastito una serie di brevetti per difendersi da eventuali competitors, il risultato è quello che vedete.. la pirateria oramai è la scusa di queste lobby per portare tutta l’utenza su un sistema più controllato in modo da costringere a comprare solo da loro. Questa realtà in futuro imho sarà il cloud computing,o qualcosa di simile ma meno invasivo visto che si devono accontentare anche i produttori HW

    l’esempio lampante è quello delle varie assicurazioni auto, gli incidenti diminuiscono, i premi continuano ad aumentare…
    oramai il trend di mercato è stato acquisito ed è un mercato di cartello senza alcuna legge efficace che tuteli veramente il consumatore.

    smontate ora la mia tesi,sarò ben lieto di cambiare idea :)

    (scusate eventuali errori di battitura,ma dopo 16 ore di lavoro no stop a -8° sono completamente sfiancato)

  • # 39
    vergogna
     scrive: 

    ricordati quella conferenza sul software libero.
    è arrivato il momento di rottamare, lo dicono tutti sia all’interno delle aziende che in politica, nei consigli di amministrazione si tace, si sorride al vecio, ma tra 10 anni se tutto fila liscio cambieremo tutto.
    la cosa che fa sperare e vedere un bimbo che calcia un pallone e si diverte.
    se si diverte con esso puo’ divertirsi con un platform disegnato e progettato da me con software libero.
    a questo punto finchè internet sarà libero ci sarà concorrenza.
    quando le macchine saranno trusted, allora ci staccheremo da internet, torneremo al passamano.
    ci saranno 2 mondi separati.
    uno reale ed uno sommerso, vedremo quanto sarà tollerato dallo Stato questo sommerso.
    potrebbero sequestrarti i computer come si fa con le droghe.

  • # 40
    homero
     scrive: 

    “potrebbero sequestrarti i computer come si fa con le droghe.”

    lo stanno già facendo con i cloud computing

  • # 41
    Cesare Di Mauro
     scrive: 

    Mi pare proprio di no: il cloud computing è uno strumento, non la cassaforte in cui stipare i dati senza avere poi la combinazione…

    Idem per il trusted computing: esiste già da ANNI e milioni di persone nemmeno se ne sono accorte.

    Un futuro senza libertà a causa delle tecnologie è puro terrorismo informatico / informativo.

  • # 42
    the solutor
     scrive: 

    Il cloud computing è semplicemente il cancro dell’informatica personale.

    E’il napoleone che arriva a restaurare il vecchio status quò dopo la rivoluzione.

    Dopo 20 anni in cui gli utenti hanno avuto il potere di gestirsi i propri dati, qualcuno ha deciso che questo potere è bene che torni nelle mani delle corporations, e la cosa fantastica è che ci sono pure orde di utonti che ne sono felici.

    Ve ne accorgerte ben presto di cosa vorrà dire, purtroppo.

    Altro che terrorismo.

  • # 43
    Cesare Di Mauro
     scrive: 

    La fantasia galoppa troppo…

  • # 44
    djfix
     scrive: 

    …una marea di opinioni e commenti…ebbene io dico la mia:

    è sbagliato possedere una licenza d’uso e non poterla cedere a terzi quando rimane inutilizzata…

    la vendita dell’usato fisico (o SW che sia) è parte integrante della cultura umana: se ho qualcosa che non uso lo cedo a chi ne ha bisogno rientrando parzialmente della spesa iniziale o del valore maggiorato dato dal Tempo e dalla richiesta, cioè le leggi di mercato normali.
    la politica del consumismo porta a sottoscrivere obbligatoriamente EULA che impongo l’impossibilità di cedere l’usato e quindi di dover acquistare nuove licenze a prezzo pieno!
    ..e spesso per lavoro si è costretti ad acquistare SW che se si cambia attività non si possono rivendere…

  • # 45
    goldorak
     scrive: 

    @ Cesare di Mauro : la tua ingenuita’ (lasciamo stare termini piu’ duri) invece risulta leggendaria. Ti devo ricordare i seguenti episodi :

    – amazon che arbitrariamente cancella un tuo “e book” regolarmente acquistato ?

    – amazon che sfratta wikileaks senza che quest’ultima sia stata in qualche modo dichiarata illegale dalle corti.

    – siti che chiudono e lasciano per la strada coloro che avevano “acquistato” musica che da un giorno all’altro non trova piu’ il licence server ?

    – il mondo del software dove ti fanno credere una cosa “acquisto” mentre alla fine della fiera hai tutt’altro.

    -intel che inserisce un meccanismo per “friggere” processori gia’ dai prossimi Sandybridge. Il tutto via wifi. Con buona pace di chi acquista l’hardware.

    – banche che decidono unilateralmente e in barba alle leggi vigenti chi puo’ e chi non puo’ usufruire dei suoi servizi.
    Prova te a entrare in una banche e vederti rifiutare l’apertura di un conto perche’ chesso’ “sei di Napoli”.

    Lo sciocco sei tu Cesare, non solo hai le fette di prosciutto sugli occhi, ma sei 100 metri sotto terra. Non vedi niente, non senti niente, non capisci niente del nuovo ordine che sta emergendo. Ma d’altronde neanche i tedeschi forse si rendevano conto di quello che li aspettava avendo eletto democraticamente un certo Adolf Hitler. Certe persone come te e j quando si trovano confrontati ai duri fatti avete sempre la risposta pronta : “e’ irrilevante”, o “avete troppa fantasia” etc… E venite puntualmente smentiti.

  • # 46
    Cesare Di Mauro
     scrive: 

    Quindi da ciò dovremmo dedurre che TUTTO il cloud computing sia brutto e cattivo.

    Complimenti per le generalizzazioni. E poi l’ingenuo sarei io…

  • # 47
    Alessio Di Domizio (Autore del post)
     scrive: 

    Lancio qualche spunto sparso, che espanderò in un prossimo post:

    Premetto che non ho una posizione definita sul tema ma:
    – amazon giustifica la chiusura di wikileaks con una violazione dei TOS
    – anche i comuni provider di housing e hosting hanno dei TOS
    – e come aziende non sono meno impermeabili di Amazon alle influenze politiche dei paesi in cui operano
    – il problema forse è a monte

    @ goldorak
    Il prossimo commento offensivo sarà moderato. Puoi esprimere le tue idee senza dare dello sciocco al tuo interlocutore.

  • # 48
    goldorak
     scrive: 

    @ Alessio di Domizio : la lingua italiana e’ molto ricca, e le parole hanno diversi significati. Dare dello sciocco a qualcuno non e’ un insulto. Dare del cretino si, dell’idiota si, del minchione si. Ma sciocco no, e sai perche ? Perche’ uno dei significati di sciocco e’ una persona sprovvista di scaltrezza, avvedutezza o prudenza. Definizione quest’ultima che si addice perfettamente a quello che Cesare di Mauro scrive nei suoi articoli.

  • # 49
    Cesare Di Mauro
     scrive: 

    Dopo l’arresto preventivo sbandierato ieri da rappresentanti del nostro governo, non mi meravigliano uscite come la tua, goldorak, che sono perfettamente in linea con questa mentalità da “guerra preventiva” che tanti danni ha fatto finora.

    A quando un ritorno della “santa inquisizione”?

    Eh no, io sono abbastanza scaltro e avveduto, per cui la tua etichetta non mi si applica proprio.

  • # 50
    goldorak
     scrive: 

    @ Alessio di Domizio : se non hai una posizione definita di cosa vuoi discutere allora ? Quali sono le tue opinioni in merito ? La legge e’ legge, non e’ che se amazon prende la legge nelle sue mani e’ un bene perche’ l’azienda ti sta “simpatica” oppure il contrario.
    Non e’ che se amazon cancella ad acquisto fatto un libro dal tuo kindle in barba alle leggi vigenti questo e’ giustificato perche’ tanto e’ cosi’ che dev’essere.
    Le TOS non sono legge, non si sostituiscono alla legislazione vigente nei vari paesi. Cosi come le EULA non possono in alcun modo toglierti dei diritti che ti vengono dati dalla legge.
    Non lo so, certe volte sembra di leggere articoli “fuffa, tutta aria e niente arrosto” dove nessuno si vuole prendere la responsabilita’ delle proprie idee. E di dire nero su bianco come stanno esattamente le cose.

  • # 51
    the solutor
     scrive: 

    La fantasia galoppa troppo…

    Non credo proprio, anzi.

    Di questi tempi la fantasia non riesce a stare al passo con la realtà.

    Avvenimenti come l’arrivo di internet o della telefonia cellulare, hanno di gran lunga battuto ogni più spudorata fantasia, cose come l’11 settembre o wikileaks hanno stracciato decenni di fantascienza, e lo stanno facendo anche le cose meno eclatanti.

    Se non te ne rendi conto, ti consiglierei di cazziare i salumiere quando insiste a venderti prosciutto tagliato troppo spesso.

  • # 52
    goldorak
     scrive: 

    Cesare di Mauro ha scritto : “Un futuro senza libertà a causa delle tecnologie è puro terrorismo informatico / informativo.”

    Io ho dimostrato con fatti alla mano che gia’ da qualche anno le tecnologie permettono e vengono usate per togliere poco a poco liberta’ all’utente in tantissime sfere.
    Quindi no non sono solo “paranoie” per usare una tua terminologia.

    Dove sta la tua confutazione ? Non hai alcuna confutazione da mostrare perche’ il mondo va nella direzione che tu giudichi impossibile. Altro che essere terrorismo/informativo.
    La disinformazione la fa tu.

  • # 53
    Alessio Di Domizio (Autore del post)
     scrive: 

    @ goldorak
    Credo che e tue argomentazioni riuscirebbero più comprensibili se riuscissi a liberarti di questo “furore”.
    Io ci tengo a precisare che ancora mi sono sviluppato un’idea definitiva per il semplice motivo che mi sto documentando. Tu hai già le risposte? Buon per te.
    Non hai bisogno però di venire a dire a me ovvietà come “i TOS non sono legge e non possono sostituire la legge”. Il punto è che, mi pare, non esiste nessuna legge che obbliga il provider di un servizio ad erogare quel servizio senza condizioni. D’altronde qualsivoglia scelta “editoriale” ci porta al di fuori delle tutele del safe harbor… La materia è complessa e tutti – portando magari interessi opposti – navigano a vista.

    Ma lo stato, non un privato come Amazon, è paladino e garante della libertà di espressione. Tuttavia molto prima di esercitare una eventuale “persuasione” su Amazon, lo stato americano ha mostrato di voler chiudere il becco ad Assange con ogni mezzo possibile, compreso un attacco DDOS da 10gbit/s sicuramente partito dal computer di qualche hacker adolescente. Come scrivevo, il problema è a monte di Amazon.

  • # 54
    Cesare Di Mauro
     scrive: 

    @the solutor e goldorak: non serve tirare in ballo il prosciutto, ma la logica e la matematica.

    Dovreste conoscere quel tanto che basta di insiemistica per comprendere la differenza fra l’insieme universo e un suo sottoinsieme stretto.

    Il vostro problema è che vorreste assimilare gli esempi di “cattivo” (e questo ci sarebbe di che discutere, come ha detto giustamente Alessio) uso del cloud computing con l’intero universo, quindi generalizzando ed estendendoli alla totalità dei casi.

    Basterebbe già questo per comprendere la fallacia logica che attanaglia i vostri pensieri, ma visto che gli informatici sono avvezzi alla pratica, fornisco un sottoinsieme stretto di quello universo la cui intersezione col vostro dà origine all’insieme vuoto:

    {Opera Link}

    Mi sono permesso di includere un solo elemento, perché tanto basta per dimostrare l’inconsistenza delle vostre “tesi”.

    Adesso non mi vorrete mica venire a raccontare che Opera attenta ai miei dati personali con Opera Link, perché, vi sembrerà strano crederlo (magari sollevando le famose fette di prosciutto dovreste intravedere qualcosa anche voi), continuo a vederli lì, a bella posta, nel browser e… udite, udite! anche sull’apposito file nel disco rigido.

    Come Opera ci sono ovviamente diversi altri casi del genere.

    Certo, potete continuare ad etichettare il cloud computing come l’origine di tutti i mali anche di fronte all’evidenza. D’altra parte non siete gli unici e ci sono ottimi maestri, come Stallman, che propagandano il terrore un giorni sì e l’altro pure.

    Ormai non mi stupisco più di nulla, e in un mondo dominato dal FUD che ha generato e continua a generare tanti mali, come le guerre e richieste forcaiole di cui ho parlato prima, voi ne siete dei degni rappresentanti, come pure di quell’inquisizione che calza a pennello col vostro modus operandi.

    Vi ricordo soltanto che scadere sul piano personale non è segno d’intelligenza né vi darà automaticamente ragione.

    Comunque visto l’argomento caldo penso che a breve arriverà un articolo sul tema. Quindi riponete le forche e aspettate il momento propizio (e, soprattutto, in topic) per tirarle nuovamente fuori…

  • # 55
    goldorak
     scrive: 

    @ Alessio di Domizio : la liberta’ di espressione non e’ un concetto astratto. Dev’essere garantito e se nel caso del mondo “fisico” questo diritto lo e’, su internet non lo e’. E non lo e’ perche’ i palchi dai quali puoi esercitare il tuo “diritto” sono in mano ad aziende private che fanno il buono e cattivo tempo in barba alle leggi vigenti. Il caso Wikileaks e’ soltanto l’ultimo esempio lampante di questa comportamento fascista.
    La costituzione, i diritti etc… non sono concetti astratti. Non basta dire che sei libero di esprimerti e poi toglierti tutti i mezzi attraverso i quali potresti farlo. Noi stiamo andando verso la societa’ del informazione, dove prima o poi tutto passera’ da internet. E che tipo di societa’ avremo se i grossi conglomerati economici (che detengono tutte le porte di accesso a internet) possono nascondersi dietro a le TOS per fare il buono e cattivo tempo ? A quel punto i tuoi “diritti” sanciti dalla costituzione diventano carta straccia.

    La stampa americana per quasi 2 decenni si e’ nasconsta dietro al quieto viviere, perche’ le grosse aziende che detengono i giornali e le tv non vogliono inemicarsi il governo anche a scapito della verita’. Infatti si parla di infotainment e non piu’ di informazione. Il caso Wikileaks ha messo a nudo questa realta’, e ora con grande difficolta’ si sentono le prime voci di chi si ricorda cosa significhi fare giornalismo d’inchiesta (i pentagon papers, il watergate etc…).
    In europa la cosa e’ un po’ diversa per il modo in cui i giornali e le tv vengono in parte finanziate. Quindi non siamo alla deriva come le strutture editoriali americane. E cio’ nondimeno anche qui molti preferiscono “il quieto vivere” piuttosto che dire la verita’.

    Tu scrivi : ” Il punto è che, mi pare, non esiste nessuna legge che obbliga il provider di un servizio ad erogare quel servizio senza condizioni”

    Il punto e’ che nessuno sta dicendo che la aziende non hanno “diritti”. Quello che si dice invece e’ che le TOS non possono andare contro la legge. Magari uno di questi giorni leggi quello che ce’ scritto in una EULA tipica, chesso’ prendi quella della Microsoft Windows o Autodesk Autocad. Ci leggerai delle cose assurde, che vanno in molti casi contro le leggi vigenti. E allora perche’ le scrivono e fanno credere ai “clienti” che ha valenza legale ?

    Tanto per fare un esempio banale nel mondo fisico : nessuna legge dice che una banca debba accettare un cliento nero.
    Prova a vedere quello che succede se una banca cerca di rifiutari l’apertura di un conto perche il cliente “non le sta simpatico” o perche’ il colore della sua pelle e’ troppo scuro. Cause e risarcimenti morali senza ombra di dubbio.
    Quindi dovete smetterla di citare TOS o EULA come si facessero decadere tutto l’ordinamento giuridico.

    Lo sai come si chiama un sistema dove le aziede private sono in collusione con lo stato ? Fascismo.
    Dovremmo aver imparato la lezione dalla storia no ?

  • # 56
    goldorak
     scrive: 

    @ Cesare di Mauro : Hai mai sentito il concetto di ragionamento induttivo ? A quanto pare no. Non confondere ragionamento deduttivo, nel quale se le premesse sono corrette allora anche la conclusione e’ necessariamente corretta dal ragionamento induttivo dove la conclusione non dev’essere per forza corretta pur derivando da premesse corrette.
    Quindi il mio ragionamento e’ perfettamente lecito.
    Il tuo ragionamento invece ha piu’ in comune con un atto di fede che non con una esposizione razionale.

    Io uso Opera, e sai una cosa ? Non uso i loro servizi di proxy ne’ tantomeno di opera link, ne’ opera unite etc… Perche’ capisco che usandoli metto i miei dati, nelle loro mani.

    Il Cloud computing e’ un ritorno all’epoca dei mainframe e terminali stupidi. Aggiornato ai tempi ovviamente. Un sistema dove i tuoi “dati” per comodita’ o per forza non sono piu’ tuoi ma stanno su un sistema di cui non controlli niente. L’aziende decide che il tuo sito non le sta simpatico. Zac tagliato fuori che peccato. L’aziende decide di vendere i tuoi dati personali per operazioni di marketing, peccato non hai alcuna voce in capitolo. E questo si estende non solo ai dati ma anche ai programmi.

    Se cloud computing puo’ avere una certa utilita’ per le infrastutture aziendali, e difficile capire in che modo possa essere di utilita’ alle persone. Abbiamo pc, telefonini etc.. che dispongono di terabyte, gigabytes di spazio e per quale motivo dovremo dare tutta questa mole di informazione ad aziende quando possiamo strasferire i dati dai nostri dispositivi direttamente. A che serve il Cloud computing all’utente casalingo ? Rispondimi su questo punto.

  • # 57
    Cesare Di Mauro
     scrive: 

    Opera Link è la mia risposta, visto che i MIEI dati rimangono sempre MIEI, al contrario di quello che tu e gli altri propagandate.

    La comodità per un uso “casalingo”? C’è bisogno che ti spieghi come funziona Opera Link, visto che utilizzi Opera? Ovviamente non ho un solo PC, ma diversi. Ed eccola lì la gran comodità.

    DropBox lo conosci? Altro esempio di tecnologia cloud estremamente comoda, che mi permette di convidere facilmente file anche con amici o altra gente.

    Te ne servono ancora esempi?

  • # 58
    Alessio Di Domizio (Autore del post)
     scrive: 

    @ goldorak
    Le tue obiezioni valgono per tutto quel che rientra sotto la voce “outsourcing tecnologico”. Accettarle in toto significherebbe tornare all’internet degli anni ’90, quando la gente teneva il suo sito web in un server in sala da pranzo. Te lo dice uno che per porsi problemi sulla privacy viene spesso etichettato come paranoico: il problema non si risolve premendo rewind sull’evoluzione dell’informatica. Non si taglia con l’accetta. Si risolve rendendo vincolanti gli SLA, obbligando le aziende a utilizzare TOS coerenti con gli impianti legislativi dei paesi in cui operano (indipendentemente da dove hanno sede legale). Nel vuoto legislativo prevalgono gli interessi meglio tutelati.
    Se la legge latita e le aziende ne approfittano per fare profitti, il problema è politico e civile molto prima che tecnologico.

  • # 59
    goldorak
     scrive: 

    @ Cesare di Mauro :

    I tuoi dati sono “tuoi” soltanto in nome. Di fatto usando i servizi di Opera (avrai letto la TOS no ?), tutto quello che fai viene monitorato e possono prendere provvedimenti se quello che vedono non gli sta comodo.

    Io posso condividere files con i miei amici mandando loro il/i files in questione. Anche convidivere url si puo’ fare senza invocare il cloud computing. Stai citando casi talmente banali da essere irrelevanti al problema.

    Credi che le aziende spingano verso il cloud computing per semplificarti la sincronizzazione delle url (che si puo’ fare benissimo senza invocare alcun cloud computing) o per farti condividere i files ?

    Trascuri il secondo termine, Computing. Cloud computing non e’ solo un modo per toglierti la proprieta’ sui tuoi dati, ma e’ anche un modo di toglierti l’accesso al software. Senza piu’ software locali, sei al 100% dipendente da una realta’ che non controlli piu’. Anche questo porta enormi problemi, come il caso di Amazon con il kindle illustra in maniera appropriata. Oppure se amazon non ti sta a genio, citiamo l’ipad. Stessa cosa. Usi un dispositivo dove tutto, i programi etc… e’ sotto il controllo di un entita’ che non sei tu. Se Apple decide che il software che hai comprato sul appstore dopo un po’ di tempo le e’ antipatico zacc la fa fuori e te le cancella dal tuo ipad e tu non hai alcun ricorso. Anche con Android e’ la stessa storia.
    Che razza di diritti pensi di avere con un terminale del genere ?
    Il cloud computing di cui le appstore proprietarie sono solo la punta del iceberg mostrano quale e’ la via che il mondo del IT sta cercando di spingere (si si e’ un ragionamento induttivo questo per tuo grande dispiacere….).

    Vuoi argomentare a favore del Cloud Computing, trova esempi piu’ rilevanti per l’utente perche’ quelli che hai citato non necessitano per niente di un approccio cloud.

  • # 60
    goldorak
     scrive: 

    @ Alessio di Domizio : dimmi dove ho scritto che sono contro l’outsourcing tecnologico. L’ho anche scritto che il Cloud Computing ha una sua utilita’ nelle aziende a livello di infrastruttura IT. E un modo per spostare tutta o buona parte dell’infrastuttura ad una altra azienda. In questo modo di diminuiscono i costi associti al dipartimento IT. Ovviamente fare una cosa del genere dev’essere pondereta per capire se facendo l’outsourcing si da via anche il core business.
    Quindi in alcuni casi ha senso, in altri no.
    Ma questo e’ del tutto ininfluente al problema di cui stiamo discutendo e cioe’ il Cloud Computing verso gli utenti finali.
    I problemi per l’utente nasce in questa relazione, non certo in quella tra azienda e azienda (B2B).

  • # 61
    j
     scrive: 

    goldorak

    amazon che arbitrariamente cancella un tuo “e book” regolarmente acquistato

    che però non aveva il diritto di venderti, non dimenticarlo
    il rimedio di amazon (la combinazione di drm e remote delete) è fastidioso e inopportuno, certamente, ma non è il vero problema, il problema è il principio che amazon ha seguito e a cui poi ha dovuto appunto rimediare – vendere qualcosa senza essere sicuri di poterla vendere
    sarà dovuta alla rapidità del mercato, agli utenti che in era internet si sono abituati ad avere tutto e subito, oppure no, non mi interessa, quel che conta è la leggerezza che ha provocato, e che questa sia un problema a monte …

    – siti che chiudono e lasciano per la strada coloro che avevano “acquistato” musica che da un giorno all’altro non trova piu’ il licence server ?

    se già società, organizzazioni, negozi, ecc ecc del mondo vero possono avere vita breve, su internet è “oggi c’è, domani chissà” la regola, motivo per cui i cordoni ombelicali di qualsivoglia tipo (ivi inclusi quelli mascherati da comodità e plus valore per l’ utente, tipo gli application repository centralizzati delle varie distribuzioni) andrebbero aborriti

    pretendere che un servizio online sia attivo e disponibile sempiternamente solo perchè lo si è sottoscritto, è da illusi

    -intel che inserisce un meccanismo per “friggere” processori gia’ dai prossimi Sandybridge. Il tutto via wifi. Con buona pace di chi acquista l’hardware.

    hai delle fonti ufficiali o dei riscontri concreti (casistiche di funzionamento di hardware effettivo in circolazione o in procinto di esserlo)?
    perchè di processori disabilitati permanentemente sono infarciti i rumours allarmistici circolanti su slashdot, ma ormai è assodato e noto anche ai sassi che slashdot valga zero quanto ad attendibilità …
    d’ altra parte, anche prendendo per buono quello che avrebbe detto David allen (che poi si dovrebbero vedere le esatte parole che avrebbe usato) non si può non interpretarlo nel contesto di una tecnologia (Anti Theft) che intel già ha e vende da tempo nel settore enterprise (infatti si parlerebbe eventualmente di aggiunte per la versione 3.0 della ATT) e che stando a http://www.intel.com/technology/anti-theft/ e http://antitheft.intel.com/how-it-works.aspx prevederebbe un blocco articolato del sistema (blindatura dei dati criptati attraverso l’ eliminazione di parte delle chiavi di cifratura, inibizione del processo di boot, e avvisi mostrati all’ utente) ma anche la possibilità per l’ utente legittimo di ripristinare la normale operatività attraverso una passphrase
    ora, in tutto ciò è necessario che il processore funzioni per poter eseguire anche solo i controlli preboot (infatti la ATT è implementata da intel E phoenix, quindi prevede il supporto del bios) che determinino lo stato (theft mode piuttosto che altro ) del sistema – oltre che ovviamente per ripristinare le condizioni nominali, per cui direi che sia più logico supporre che la possibilità di comandare il blocco via con un sms criptato (a parte la necessità di implementare l’ hw relativo -e l’ antenna!- tra scheda madre e chassis, perchè non è proponibile che la sola cpu possa contenerli) vada semplicemente ad affiancare la possibilità attualmente prevista, di farlo via rete (in pratica un canale aggiuntivo), che non che intel abbia interesse a bruciare da remoto e irreversibilmente le cpu (e solo quelle) degli acquirenti…

    Certe persone come te e j quando si trovano confrontati ai duri fatti avete sempre la risposta pronta : “e’ irrilevante”, o “avete troppa fantasia” etc… E venite puntualmente smentiti.

    ci sono delle volte in cui sono anche contento che i fatti mi diano torto – a patto che appunto siano i fatti, e non congetture /opinioni altrui (da rispettare, certo, ma che valgono tanto quanto le mie) a farlo…
    togliendo appunto queste ultime mi citeresti per favore qualche caso in cui è avvenuto? ;)

  • # 62
    smoke.kills
     scrive: 

    @ Goldorak di tutti i post che ho letto fin’ora posso solo dire cose positive nei confronti di Cesare Di Mauro, dare dello “sciocco” a una persona senza conoscerla mi pare inopportuno e superficiale.

    io non sono un programmatore,però con occhio imparziale tento di filtrare e capire le informazioni che più o meno mi giungono.

    @CDM

    il FUD è un brutto male hai ragione, ma pure tu non sei un tantino arrogante? per difendere le tue tesi,anche se supportate da una conoscenza informatica superiore non usi anche tu la forca?

    io da quando sono al mondo non ho mai visto una società privata, fare i miei interessi anzi :) da questo presupposto concedimi una certa diffidenza,riscontrata dal fatto che mi sono visto violare la mia privacy con operazioni di marketing mirate nonostante abbia dato pochissime volte ed a enti apparentemente fidati l’autorizzazione sulla privacy. cosa significa questo? da dove estrapolano i miei dati? chi li rivende a chi?
    a prescindere dalle problematiche esposte da Goldorak che sono legittime e trovano riscontro nella realtà, già ci troviamo sistemi vulnerabilissimi sotto vari profili,però perlomeno i dati che possiedi sono tuoi in una qualche misura, ti fidi così ciecamente ad affidare i tuoi dati comprati o non a una società che non fa i tuoi interessi?

    La libertà di espressione e informazione sono un’altra tematica,ma più un sistema è controllato più è facile porre una censura a monte,o mi sbaglio pure in questa considerazione?

    non è che uno vuole respingere a priori un’ innovazione tecnologica(anche perchè non puoi, te la impongono) però mi permetti di avere qualche timore in merito in quanto non vedo da nessuna parte uno stato o chi per esso che tuteli i miei diritti? in una partita a scacchi senza regole è facile intuire chi vince :)

    dai da buon amighista quale sei,concedi il beneficio del dubbio.. altrimenti condividi con noi le tue certezze assolute per dissipare ogni timore.

  • # 63
    the solutor
     scrive: 

    @cesare

    Uso operalink da quando esiste, considerandolo una comodità e considerandolo sicuramente un male minore rispetto ai suoi cloni arrivati tempo dopo, e considerando Opera SW, un modello di correttezza.

    Detto questo, nessuno mi garantisce che google, microsoft o chi per essi non decida di comprarsi la SW house con gli spiccioli che si ritrovano in tasca.

    Ma stando alla situazione attuale, il pericolo rappresentato da opera è infinitesimale rispetto a quello rappresentato da google, da apple e dai loro emuli, avendo la prima accesso ad una limitata quantità di dati, rispetto ai big.

    Ora, mettetevelo in testa, ogni comodità, che salta fuori ultimamente ha un rovescio della medaglia almeno uguale e contrario.

    Un telefono android è una gran cosa, ma è un grimaldello con cui si scassinano, progressivamente, tutta una serie di faccende, di cui la privacy è solo la punta dell’iceberg.

    C’è qualcuno che ci ha fornito un cellulare luccicante e pieno di features dal quale la multinazionale di turno è in grado di sapere qualsiasi cosa, e di vendere qualsiasi tuo dato, un sacco comodo, e nello stesso tempo terribile.

    E lasciamo stare la distinzione tra cloud buono e cloud cattivo.

    Prima bisogna affermare i principi, perché altrimenti si finisce come quando si parla di sistemi politici…

    …la storia è piena di dittatori buoni, illuminati, geniali, ma la dittatura resta una cosa cattiva indipendentemente dal tipo di dittatore.

  • # 64
    Cesare Di Mauro
     scrive: 

    @goldorak:

    I tuoi dati sono “tuoi” soltanto in nome. Di fatto usando i servizi di Opera (avrai letto la TOS no ?), tutto quello che fai viene monitorato e possono prendere provvedimenti se quello che vedono non gli sta comodo.

    Sì, a me sta comodo così, altrimenti non l’avrei usato. Non ho nulla da nascondere né da temere.

    Io posso condividere files con i miei amici mandando loro il/i files in questione. Anche convidivere url si puo’ fare senza invocare il cloud computing. Stai citando casi talmente banali da essere irrelevanti al problema.

    Lo sono per te soltanto perché non ti conviene. Mi hai chiesto degli esempi, te li ho forniti, e NON sono irrilevanti.

    Non puoi decidere di cambiare le carte in tavola DOPO aver visto che non ti piacciono.

    Credi che le aziende spingano verso il cloud computing per semplificarti la sincronizzazione delle url (che si puo’ fare benissimo senza invocare alcun cloud computing) o per farti condividere i files ?

    Anche. Il cloud computing è uno strumento che si presta a molteplici utilizzi.

    Nello specifico, Opera Link è comodissimo, come pure DropBox. Sì, è ovvio che ne puoi fare a meno, ma soluzioni alternative NON saranno altrettanto comode.

    Perché non rinunci al mouse, e usi soltanto la tastiera? Tanto puoi fare le stesse cose, no?

    Trascuri il secondo termine, Computing. Cloud computing non e’ solo un modo per toglierti la proprieta’ sui tuoi dati, ma e’ anche un modo di toglierti l’accesso al software. Senza piu’ software locali, sei al 100% dipendente da una realta’ che non controlli piu’. Anche questo porta enormi problemi, come il caso di Amazon con il kindle illustra in maniera appropriata. Oppure se amazon non ti sta a genio, citiamo l’ipad. Stessa cosa. Usi un dispositivo dove tutto, i programi etc… e’ sotto il controllo di un entita’ che non sei tu. Se Apple decide che il software che hai comprato sul appstore dopo un po’ di tempo le e’ antipatico zacc la fa fuori e te le cancella dal tuo ipad e tu non hai alcun ricorso. Anche con Android e’ la stessa storia.
    Che razza di diritti pensi di avere con un terminale del genere ?
    Il cloud computing di cui le appstore proprietarie sono solo la punta del iceberg mostrano quale e’ la via che il mondo del IT sta cercando di spingere (si si e’ un ragionamento induttivo questo per tuo grande dispiacere….).

    Purtroppo continui a citarlo, e a sproposito. Una bella ripassata dovrebbe farti riflettere sull’utilizzo scorretto che ne fai, pretendendo di far passare singoli casi per la totalità / regola generale, come ho già detto.

    Altrimenti, con lo stesso metodo applicato ai miei esempi, il cloud diventerebbe la tecnologia più fica dell’universo conosciuto e non…

    Su Amazon ti ha già risposto j, ma lo stesso discorso vale per qualunque cosa, anche per i prodotti mobile di Apple.

    Comunque, sottoscrivi un contratto, e te ne assumi le responsabilità; se non ti piace, passa a qualcos’altro, visto che il mercato è piuttosto vasto e altamente competitivo.

    Android, poi, non era per caso basato su Linux? Coi sorgenti in mano blocchi e limitazioni possono essere rimossi. O no?

    Vuoi argomentare a favore del Cloud Computing, trova esempi piu’ rilevanti per l’utente perche’ quelli che hai citato non necessitano per niente di un approccio cloud.

    Non lo sono per te, soltanto perché non ti convengono.

    Inoltre non ci sono soluzioni altrettanto comode. Citando sempre Opera Link, mi proporresti una soluzione che offra almeno le stesse funzionalità e che sia altrettanto comodo?

    Visto che, a tuo dire, non è necessario un approccio cloud, aspetto una tua tangibile risposta in merito…

    @smoke.kills:

    il FUD è un brutto male hai ragione, ma pure tu non sei un tantino arrogante? per difendere le tue tesi,anche se supportate da una conoscenza informatica superiore non usi anche tu la forca?

    Non ti seguo. Dove l’avrei usata?

    io da quando sono al mondo non ho mai visto una società privata, fare i miei interessi anzi :) da questo presupposto concedimi una certa diffidenza,riscontrata dal fatto che mi sono visto violare la mia privacy con operazioni di marketing mirate nonostante abbia dato pochissime volte ed a enti apparentemente fidati l’autorizzazione sulla privacy. cosa significa questo? da dove estrapolano i miei dati? chi li rivende a chi?

    Dipende dai casi, ovviamente. Citando un altro ben noto servizio cloud, GMail ad esempio, posso dirti che i miei dati servono a prospettarmi della pubblicità mirata, che è l’obiettivo con cui Google lo ha messo in piedi.

    a prescindere dalle problematiche esposte da Goldorak che sono legittime e trovano riscontro nella realtà, già ci troviamo sistemi vulnerabilissimi sotto vari profili,però perlomeno i dati che possiedi sono tuoi in una qualche misura, ti fidi così ciecamente ad affidare i tuoi dati comprati o non a una società che non fa i tuoi interessi?

    Sempre come sopra. Aggiungo che, in alcuni casi, è un dare e un avere: tu mi offri un servizio gratuito, e in cambio dei dati mi presenti pubblicità mirata.

    Sta a te, singolo utente, accettarlo o meno. Io lo faccio perché non ho nulla da temere, e perché a Google non interessa che a Cesare Di Mauro piacciono i manga e gli anime, ma a che a un certo utente a cui piacciono manga e anima ha potuto presentare degli appositi spot. La differenza è sottile, ma sta tutta lì.

    La libertà di espressione e informazione sono un’altra tematica,ma più un sistema è controllato più è facile porre una censura a monte,o mi sbaglio pure in questa considerazione?

    Se l’ordinamento giuridico lo permettesse, avresti di che temerne giustamente.

    Il fatto è che le aziende non sono superiori alla legge, e vi debbono sottostare. Questo NON è un “dettaglio trascurabile”, perché serve a tutelare gli interessi dei più deboli.

    Giusto per essere chiari, un’EULA NON può violare la legge. Nel caso lo facesse, le parti contrarie risulterebbero nulle e, quindi, impugnabili dagli utenti.

    non è che uno vuole respingere a priori un’ innovazione tecnologica(anche perchè non puoi, te la impongono)

    Non mi risultano imposizioni. Potresti farmi qualche esempio?

    erò mi permetti di avere qualche timore in merito in quanto non vedo da nessuna parte uno stato o chi per esso che tuteli i miei diritti? in una partita a scacchi senza regole è facile intuire chi vince :)

    Le regole, invece, ci sono, e sono pure piuttosto rigide (ad esempio in Italia abbiamo una normativa fra le più rigorose al mondo).

    Basta farle rispettare, quando ciò non dovesse avvenire.

    dai da buon amighista quale sei,concedi il beneficio del dubbio.. altrimenti condividi con noi le tue certezze assolute per dissipare ogni timore.

    Da amighista consumato posso dirti che troppe volte, causa cieca “fede religiosa” nonché immaturità, mi sono lasciato trascinare da battaglie ideologiche vedendo marcio e mostri a ogni angolo.

    Poi col tempo si diventa atei :D , si matura e si vedono le cose con un occhio decisamente più freddo, razionale, distaccato; com’è giusto che sia quando c’è da valutare un problema squisitamente tecnico.

    Per questo mi attengo ai FATTI, mettendo anche alla berlina leggende metropolitane.

    Questo non significa essere sprovveduti, o non valutare possibili aspetti negativi, sia chiaro. Ma nel campo delle ipotesi non mi lascio trascinare da dogmi e preconcetti.

    Analizzo e alla luce della mia esperienza e della storia traggo delle conseguenze, se possibile, oppure le rimando a quando avrò abbastanza dati da permettermi di sbrogliare la matassa.

    Certamente non mi lascio trascinare da facili sensazionalismi, come quello dei processori SandyBridge che si fondono con la forza del pensiero del CEO di Intel (è tutto vero!! Lo giuro su dio!!!). :P

    @the solutor:

    Uso operalink da quando esiste, considerandolo una comodità e considerandolo sicuramente un male minore rispetto ai suoi cloni arrivati tempo dopo, e considerando Opera SW, un modello di correttezza.

    Non ti riesce proprio di considerarlo un bene, eh! Opera sarà un modello di correttezza, ma il suo prodotto è un “male minore”… :-/

    Detto questo, nessuno mi garantisce che google, microsoft o chi per essi non decida di comprarsi la SW house con gli spiccioli che si ritrovano in tasca.

    Cosa cambierebbe? Nulla. Il contratto che ho sottoscritto rimarrebbe valido. Se lo cambiassero valuterei il da farsi, com’è mio diritto.

    Ma stando alla situazione attuale, il pericolo rappresentato da opera è infinitesimale rispetto a quello rappresentato da google, da apple e dai loro emuli, avendo la prima accesso ad una limitata quantità di dati, rispetto ai big.

    Ora, mettetevelo in testa, ogni comodità, che salta fuori ultimamente ha un rovescio della medaglia almeno uguale e contrario.

    Mai negato questo. Infatti ne ho parlato anche sopra. Alla fine è un compromesso che viene accettato da ambo le parti, e in ogni caso bisogna sempre vedere cosa fanno i “big” dei miei dati.

    Inutile sparare preventivamente, altrimenti si cade nella facile trappola della guerra preventiva, che tutti quanti “amiamo”, vero? Come pure amiamo le forche facili e la santa inquisizione.

    Un telefono android è una gran cosa, ma è un grimaldello con cui si scassinano, progressivamente, tutta una serie di faccende, di cui la privacy è solo la punta dell’iceberg.

    C’è qualcuno che ci ha fornito un cellulare luccicante e pieno di features dal quale la multinazionale di turno è in grado di sapere qualsiasi cosa, e di vendere qualsiasi tuo dato, un sacco comodo, e nello stesso tempo terribile.

    Qualsiasi no, e dovresti saperlo. Non facciamo mistificazioni, per piacere. I miei dati sensibili rimangono sensibili e, soprattutto, MIEI: che piaccia a Google oppure no, e se non le piace glielo faccio piacere a suon di cause.

    Detto ciò, mi pare che Android fosse una piattaforma open source, no? Sorgenti in mano = ci faccio quello voglio, anche eliminare blocchi ed eventuali attentati alla mia privacy. O no? O:-)

    E lasciamo stare la distinzione tra cloud buono e cloud cattivo.

    E’ già qualcosa che tu l’abbia citata, come pure Opera Link. A leggere gli interventi di goldorak sembra che esista soltanto quest’ultimo… :P

    Prima bisogna affermare i principi, perché altrimenti si finisce come quando si parla di sistemi politici…

    …la storia è piena di dittatori buoni, illuminati, geniali, ma la dittatura resta una cosa cattiva indipendentemente dal tipo di dittatore.

    Sui principi penso di aver già detto la mia.

    Comunque io direi di rimandare la discussione a un prossimo articolo che sicuramente arriverà.

    Da tempo avevo già in mente di scriverne uno sulla mia personalissima visione di come vorrei il cloud computing (“casalingo”?) sulla base della mia esperienza, ma penso che potrebbe arrivarne anche un altro più “politico” / “filosofico” proprio sulla scorta di quanto ci siamo detti.

    Così evitiamo di inquinare quest’articolo, che aveva ben altri scopi. Che ne dite?

    Altrimenti, Alessio permettendo, restiamo qui, e amen (ma l’articolo sul cloud lo scriverò lo stesso, sia chiaro, perché parlerà d’altro).

  • # 65
    the solutor
     scrive: 

    Non ti riesce proprio di considerarlo un bene, eh! Opera sarà un modello di correttezza, ma il suo prodotto è un “male minore”… :-/

    Beh, si come dovrei considerarlo ?

    E’ una gran comodità, ma nello stesso tempo è un gran pericolo.

    Un po’ come fumare, personalmente fumo (e diffido dagli informatici che non fumano ;-) ) ma mica sono convinto che faccia bene, semplicemente baratto un mio piacere con un incremento di rischio, potrò fare lo stesso ragionamento su operalink ?

    Cosa cambierebbe? Nulla. Il contratto che ho sottoscritto rimarrebbe valido. Se lo cambiassero valuterei il da farsi, com’è mio diritto.

    Ma daiii, ma quando mai i contratti con le controparti informatiche hanno avuto un minimo di valore pratico ?

    Gia senza cambiamenti di proprietà non valgono nulla, visto che permettono alla controparte di fare praticamente quel che le pare, permettendo a te solo il diritto di recesso, ma poi basta avere windows per avere tonnellate di eula integrative ad ogni service pack e/o aggiornamento importante.

    Servono le LEGGI, chiare, semplici e non dettate ai politici dai soliti noti.

    Peraltro tornando allo specifico ed escludendo eula e contratti vari, non mi dire che i dati in possesso di una sperduta SW house norvegese che produce solo browser hanno la medesima valenza degli stessi in mano a google che può permettersi di incrociarli in un milione di modi con gli altri in suo possesso ?

    Qualsiasi no, e dovresti saperlo. Non facciamo mistificazioni, per piacere. I miei dati sensibili rimangono sensibili e, soprattutto, MIEI: che piaccia a Google oppure no, e se non le piace glielo faccio piacere a suon di cause.

    Sarà, ma a me la prima volta che ho sincronizzato il telefono con ZYB, che in teoria dovrebbe essere (essere stato visto che l’hanno chiuso) un semplice server SyncML, l’avere visto, senza che io facessi nulla, una serie di popoup che mi informavano del fatto che “il tuo amico tizio si è appena comprato un N900, l’amico caio ha appena venduto il milestone” e quant’altro un po’ di brividi alla schiena li ha dati.

    Suppongo che tizio e caio fossero entrambi convinti che la loro rubrica telefonica fosse LA LORO RUBRICA, invece qualcuno si è preoccupato di incrociarla con la mia.

    Detto ciò, mi pare che Android fosse una piattaforma open source, no?

    No, all’atto pratico no. Visto che il kernel di linux usa la GPL V2 e che questa ha una zona grigia che permette di impedire la sostituzione dello stesso.

    Ora, se ho i sorgenti peraltro non di tutto, ma una volta ricompilato questi non funzionano, che mi frega che i sorgenti ci siano ?

    Che ne so che il kernel che mi installa motorola è davvero il risultato di quei sorgenti se non lo posso fare da solo ?

    Idem per la userland, quella si modifica, ma ovunque richiede, hack, trucchi per avere il root e quant’altro.

    Android è semplicemente uno IOS lievemente edulcorato, con linux inteso come sistema operativo e col sw open source non ha nulla a che vedere.

    Comunque io direi di rimandare la discussione a un prossimo articolo che sicuramente arriverà.

    Smetto qua.

  • # 66
    Cesare Di Mauro
     scrive: 

    Benissimo, aspettiamo l’articolo sull’argomento.

    Però una cosa devo proprio dirla: alla soglia dei 40 anni e dei 29 anni passati nel mondo dell’informatica, una sigaretta non l’ho mai fumata, nemmeno per provare. :D

  • # 67
    smoke.kills
     scrive: 

    @ CDM prevenire è meglio che curare :P

    aspetterò il prossimo articolo, per iniziare a sbrogliare la
    matassa eh eh eh

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