L’on. Barbareschi spara a zero su Youtube

Da qualche giorno gira per la rete un video di Luca Barbareschi, vice-presidente della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera, in cui, dopo aver cantato le lodi della causa intentata da Mediaset contro Youtube, si produce in una dissertazione circa le logiche che governano la comunicazione in Internet e lancia, primo al mondo, l’allarme diritto d’autore su Youtube, avanzando una non ben definita proposta di “limitarlo“.

Per capire il tenore dell’analisi e la competenza del Vice presidente della commissione Telecomunicazione della Camera dei deputati, non c’è nulla di meglio che ascoltare le sue parole.


La visione che l’onorevole Barbareschi, attore di spicco nel panorama cinematografico italiano, ha del fenomeno Youtube, è riassunta nella seguente frase: “non vedo perché due ragazzini americani devono diventare miliardari alle spalle di migliaia, centinaia di migliaia di artisti nel mondo che per fare quel prodotto, che viene poi riciclato su Youtube e sul quale viene fatta poi raccolta pubblicitaria, viene fatta in maniera assolutamente gratuita”.

In tempi di Carfagna ministro, nessuno è così ottimista da aspettarsi che la competenza di un deputato, vice presidente di una commissione parlamentare competente sul tema telecomunicazioni, arrivi a concepire che il business di Youtube non consiste esattamente in Page e Brin che convertono i VHS di Via Montenapoleone e ci appiccicano su la pubblicità.

Arrivare a fare proclami sulla questione attraverso lo stesso Youtube, talvolta frequentato da gente che, pur non avendo uno stipendio da deputato, ha le idee meno confuse sul problema del diritto d’autore in rete, appare però piuttosto azzardato. Anche per uno abituato a rivestire i panni di Gino, il coraggioso e spregiudicato camionista che aiuta la procace Teresa (Serena Grandi) contro il perfido Nabucco.

Ma entriamo nel merito della proposta, che già ha seminato il panico negli headquarters di Mountain View: “porterò all’ordine del giorno una proposta per creare una direttiva europea per evitare il monopolio di quello che è accaduto in questo periodo con Youtube e soprattutto per la scorrettezza con cui si sta muovendo questa società”.

Della supposta scorrettezza – lungi da me fare la difesa d’ufficio delle policy di Youtube, beninteso – mi aspettavo di sentir parlare, ma la repentina introduzione del concetto di monopolio mi sorprende alquanto: in che modo la quota di mercato di Youtube influenza il problema? Dovremmo forse affidare la questione alla sagacia del commissario Soneri.

Segue una dissertazione sulle dinamiche della comunicazione in Internet, con particolare attenzione verso il concetto di ipertesto, così riassunto: “poter entrare da una fase verso un’altra fase eccetera eccetera”, ma anche perle sui circoli virtuosi della distribuzione online e un pistolotto sul fatto che chi usa Internet scarica centinaia di migliaia di immagini ma non legge più libri, i quali ovviamente sono e restano l’unico modo per imparare qualcosa, e poi (sic) s’annoia.

Il tutto proferito da un personaggio che si proclama “uno dei fondatori di Internet in Italia”, in ragione della partecipazione a Video Online di Nichi Grauso; lo stesso Grauso che, in una mail spammatoria ante-litteram, congegnata per agevolare il suo ingresso in politica, proclamava futili i tentativi di “porre delle regole nel mondo di Internet”.

Siamo in buone mani.

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