di  -  giovedì 8 Aprile 2010

Un’azienda che ogni giorno “ascolta” miliardi di chiavi di ricerca, inserite da una base utente oceanica, ha la possibilità di diventare “consumer driven” nel vero senso della parola, ovverosia di lasciare che i suoi piani di sviluppo siano realmente guidati dalla domanda dei consumatori.

In effetti le “domande” che i consumatori rivolgono ai motori di ricerca, quando aggregate ed interpretate, restituiscono un’immagine dettagliatissima e in tempo reale, dei trend di interesse di un pubblico molto vasto.

Quando l’azienda si chiama Google, e il suo pubblico rappresenta una bella fetta di quei circa 2 miliardi di utenti Internet al mondo, è legittimo supporre che il limite alla onniscienza, sia rappresentato solo dalla capacità di estrapolare analisi dai dati che ogni giorno fluiscono nelle spaziose server farm di Big G.

Onnisciente o meno che sia, Google ottiene comunque in ogni istante, da centinaia di milioni di utenti, informazioni utili per decifrare il mercato, capire cosa il pubblico cerca, ed eventualmente costruire attorno a queste esigenze dei servizi ad hoc, da cui ricavare nuovi introiti.

È questo il caso del recente esperimento sui prezzi degli alberghi – limitato per adesso al solo Canada – integrati fra i risultati organici della ricerca. L’esperimento segue di qualche settimane la georeferenziazione su piattaforma Google Maps degli stessi prezzi, e ne rappresenta dopotutto l’evoluzione più naturale.

L’analisi condotta qualche mese fa da Tagliaerbe nel suo blog, a proposito dello “scontro” fra motori e social network, ci aiuta a comprendere la ratio di fondo di questi esperimenti:

in Google non si discute e non si relaziona. In Google si morde e si fugge. Lo si usa “di sponda”. Si cerca, ma solo per approdare ad una meta.

In questo e analoghi esperimenti, il fine è per l’appunto quello di diventare la “meta”, ovverosia offrire all’utente quel che cerca all’interno della stessa SERP, piuttosto che rimandarlo a siti terzi.

Poco importa se in questo modo Google si avvicina a quell’impostazione da “portale” – sebbene esclusivamente “on demand” e non in modo push, come si usava ai tempi dell’1.0 – che per prima ha scardinato con il suo debutto sullo scenario del search.

Poco importa se le informazioni che Google potrebbe incorporare all’interno della SERP rappresentano la ragion d’essere di migliaia di siti, piccoli e grandi, che campano offrendo risposte alle domande dell’utenza nei settori più disparati.

Dopotutto è a Google prima che ad ogni altro sito, che l’utenza è abituata a “rivolgere domande”, ed è legittimo che sia Google a voler dare la prima risposta, ammesso che sia quella buona.

Bene è andata fino a ieri a quei tanti siti che hanno goduto della popolarità riconosciuta loro dagli algoritmi segreti del motorone di Mountain View, e se ne sono giovati in termini di traffico e transazioni completate. Sul domani non ci sono certezze: dopotutto ciò che Google ha dato, Google può togliere, senza chiedere il permesso a nessuno.

12 Commenti »

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  • # 1
    Gas
     scrive: 

    Dal punto di vista dell’ utente questo scenario non mi pare cosi’ negativo: un solo punto (o comunque pochi) in cui cercare prezzi di alberghi, di componenti o di qualunque altra cosa evitera’ di dover fare la stessa ricerca in 3-4 motori minori.
    Alla fin fine penso che nel “compito” di un motore di ricerca ci possa essere anche quello.

    Ovviamente tutto IMHO

  • # 2
    Notturnia
     scrive: 

    più mi guardo attorno e più vedo che c’è chi cerca complotti senza sfruttare quello che in realtà è una maggiore comodità..
    stanno realmente facendomi un torto ?.. no.. la fanno ai loro concorrenti ?.. si.. è un problema mio ? no.. se i concorrenti sono poco furbi amen.. io il servizio lo ho ed è migliore di prima.. e tanto mi basta..
    nel libero mercato, che tutti hanno voluto (addirittura votato in alcuni referendum in italia dal oltre il 50% della popolazione che adesso fa finta di niente..), ci si dimentica che la regola è quella di primeggiare e non di fare la pace con il vicino..

    se fai poca guerra ti multano per cartello.. se fai troppa guerra e perdi fallisci.. se fai troppa guerra e vinci ti multano per posizione dominante..

    la beata incoerenza che in italia regna suprema..

    google da e google toglie.. puo’ darsi. ma fino a che a me cliente finale il servizio migliora la cosa non importa.

  • # 3
    leman
     scrive: 

    Ma forse il successo di Google è proprio il suo essere terzo, indirizzare senza farsi coinvolgere, NON essere la meta….se cerca di diventare portale, perde obiettività, manipola gli algoritmi, droga i risultati e l’utente lo sgama decretandone la fine….un’altra bolla che esplode….

  • # 4
    andres
     scrive: 

    Mah, io sarei molto più cauto.
    Google non potrà certo diventare un produttore generalista di contenuti a 360 gradi.
    Una scelta del genere rischierebbe di portare a un suo ridimensionamento, perchè è una sfida persa.

  • # 5
    Gas
     scrive: 

    @leman: infatti mi pare che resti “terzo”: non crea contenuti e non vende nulla, semplicemente reindirizza verso quello che l’utente cerca.. no ?

  • # 6
    Alessio Di Domizio (Autore del post)
     scrive: 

    Non è una questione di complotti, si tratta di problemi legati all’effetto sul mercato di una posizione dominante, quando si allarga a settori contigui. L’utilità immediata dell’utente può esserci, ammesso che il servizio sia all’altezza. Il punto è quale effetto sortisce questo mutamento nella concorrenza, e dunque sul consumatore, in una prospettiva un po’ più ampia che quella dell’utilità immediata.

  • # 7
    Notturnia
     scrive: 

    è il mercato libero.. per definizione se una cosa è libera si muove come vuole..

    se volevamo un mercato regolamentato non avremmo dato libero (ancora la stessa parola) accesso ad internet..

    non mi piace insistere.. ma se il mercato è libero è giusto che chi paga (google) decida quello che vuole fare con i suoi mezzi..

    sta ai consumatori decretare se va bene o male.. e se la concorrenza manca è un problema dei concorrenti.. se non ci sono vuol solo dire che sono incapaci .. 1 solo competitor è più facile da aggredire di 10.. se non ci sono competitor sono loro i mancanti e non google il problema..

    il consumatore deciderà se usare o meno il servizio.. io personalmente sono stufo di usare decine di motori di ricerca per fare una cosa sola..

  • # 8
    Nat
     scrive: 

    Mah questione delicata. E’ vero che accentrare i contenuti potrebbe essere un vantaggio anche per l’utente, ma il monopolio non lo e’ mai. Finche’ c’e’ comunque concorrenza certi servizi e certi tipi di tutele vengono mantenute per evitare di perdere utenti in favore di un concorrente. Nel caso del monopolio chi detiene tutto fa quello che gli pare, limitato solo ed in parte dalle leggi.
    E’ una mossa che economicamente ha delle potenzialita’ per google, e forse anche per noi utenti; dipende quanto l’espansione di google faccia terra bruciata dei concorrenti piccoli o grandi che siano.

    Bisognerebbe anche interrogarsi sulla qualita’ e vastita’ del servizio. E’ in grado, google da solo, di coprire tutti i campi di interessi? Lo sara’ anche nella completezza dei contenuti e nella trasparenza? O si rischia un appiattimento?
    Mi pare di capire che per ora non ci siano informazioni sufficienti per rispondere a queste domande, comunque non sarei cosi’ tranquillo che questa mossa, nel tempo, si dimostri automaticamente un vantaggio anche per noi utenti.

  • # 9
    Nat
     scrive: 

    Vorrei aggiungere che il libero mercato, per come funziona attualmente, non mette al riparo da situazioni di monopolio e di cartelli; e direi che esistono diversi esempi di come questi facciano solo ed esclusivamente male ai consumatori, che spesso non ci possono fare praticamente nulla. Quindi non mi fiderei delle sole regole ecomoniche attuali per sentirmi tranquillo come consumatore.

  • # 10
    Alessio Di Domizio (Autore del post)
     scrive: 

    @ notturnia
    Le teorie di Adam Smith risalgono al 1776, prima della rivoluzione francese, un secolo prima degli stati nazionali e della seconda rivoluzione industriale. Da allora anche i più oltranzisti fra liberisti hanno fatto passi avanti sui meccanismi istituzionali di regolazione del mercato :-)

    La mia idea che nel mercato dell’informatica e dei servizi vadano bilanciate tendenze oligopolistiche o monopolistiche, disfunzionali al mercato e all’innovazione, con la necessità di standardizzazione che rappresenta la base per lo sviluppo di nuove generazioni di prodotti e servizi. Si tratta di un equilibrio delicato, che non si può delegare alla “mano invisibile” o ad aziende il cui obiettivo risiede nel profitto e non nella concorrenzialità del mercato. Per questo motivo è necessaria la presenza di autorità istituzionali competenti e “sul pezzo”.

  • # 11
    flic
     scrive: 

    Io vedo un potenziale rischio di monopolio. Lo scopo principale è sicuramente trarre profitti e non credo che sia solo per pagare i dipendenti. Se ci sono i profitti, evidentemente, ci sarà chi deve tirar fuori i soldi e non so bene di chi si tratterà, ma ho un vago sospetto. Dopo anni di assuefazione ai servizi gratuiti di ricerca di un certo tipo, siamo certi di non essere disposti a pagare qualcosa per utilizzare ciò che oggi è gratuito? E’ solo un esempio, ovviamente. Ricordiamoci che le aziende normali forse non sanno esattamente ciò che la gente vuole come invece in questo caso. Altro esempio, se io offro un prodotto e legittimamente mi viene chiesto un prezzo per pubblicizzarlo, difficilmente quel prezzo non verrà “spalmato” sui costi all’utente finale e se il prezzo dovesse essere particolarmente basso sicuramente il risparmio si tradurrebbe in scarsa qualità.

  • # 12
    Orzare
     scrive: 

    I mi sono reso conto che assurdo come Google faccia soldi a palate con adwords, ma quando si tratta di redistribuirli a publisher lascia solo le briciole. Assurdo. Sono completamente d’accordo su questo monopolio che un giorno porterà ad una situazione intollerabile.

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