Sali sulle spalle dei giganti.
Nulla di nuovo, però si continua a leggere costantemente sui forum come alcune applicazioni di Google siano state completamente dimenticate o mai utilizzate.
La lista comprende purtroppo Google Alerts, Trends, Base, Code, Books. In particolare, leggo molto spesso come Google Scholar non sia ancora, dopo quasi 4 anni dalla prima versione Beta, molto conosciuto, e il problema risulta accentuato soprattutto in Italia.
Google Scholar è una applicazione utilissima che uso quasi quotidianamente per lavoro; consente la ricerca mirata di materiale accademico (non esclusivamente) come saggi, tesi, articoli, pubblicazioni universitarie, riviste, recensioni, materiale scolastico, relazioni, atti di conferenze, ordini professionali ecc.
Uno strumento per ricercatori, ma non solo.
Questa applicazione si rivolge agli studenti di qualsiasi livello, permette di “andare oltre” alla sola ricerca bibliografica consentendo una raccolta di materiale più completa e coerente. Un valido aiuto per redigere bibliografie, saggi, relazioni e come spunto per nuovi argomenti di analisi.
Molto del materiale è stato concesso in collaborazione con case editrici di tutto il mondo che hanno reso possibile l’accesso a documenti precedentemente protetti, molti giornali e riviste accademiche specializzate (non compaiono direttamente o non sono accessibili con una ricerca “classica” su Google) possono essere consultate tramite Scholar e, a volte, anche senza essere abbonati o possedere password.
Inoltre, cosa non secondaria, questa applicazione può essere utilizzata congiuntamente con archivi, biblioteche, centri di documentazione. Per tutte le biblioteche che hanno incluso i propri titoli nel programma OCLC Open WorldCat (ricerca bibliografica), OPAC, il risultato di ogni libro di Google Scholar contiene un link che consente agli utenti di trovare il libro in questione nella biblioteca più vicina.
l risultato di ogni consultazione contiene inoltre informazioni bibliografiche, titolo, autore, anno e casa editrice. Il materiale trovato viene raggruppato per argomento, cosa importante perché ci permette di avere un quadro generale sulla stato attuale della ricerca sull’argomento cercato. Come spiega Google, la ricerca su Scholar funziona in questo modo:
1. Titolo – è collegato all’estratto dell’articolo o, laddove disponibile sul web, all’articolo completo.
2. Identificazione di altri documenti in cui sono citati gli articoli nel gruppo.
3. Articoli correlati – Trova altri documenti simili agli articoli in questo gruppo.
4. Link alle biblioteche (online) dove è possibile trovare copia del testo ricercato in forma elettronica.
5. Link alle biblioteche (offline)– individua le biblioteche che dispongono di una copia cartacea dell’opera.
6. Gruppo di – trova altri articoli inclusi in questo gruppo di opere accademiche, eventualmente in fase preliminare, ai quali puoi avere accesso. Si tratta, ad esempio, di documenti precedenti alla pubblicazione, estratti, relazioni presentate ad una conferenza, bozze.
7. Ricerca Web– ricerca informazioni relative all’opera con Google “classico”.
Questo strumento tocca una grande varietà di discipline: tecniche, scientifiche e umanistiche.
Lo usate?
Non lo sapevo!!!
io di solito uso “filetype:pdf” e poi nome-argomento-che-mi-interessa per cercare documenti e tesi in ambito universitario, ci sono anche altre strighe google per restringere le ricerche solo in alcune universita’ e altre opzioni.
In ogni caso, buono a sapersi, comincio ad usarlo subito anche io…
Interessante…adesso lo provo!
Si lo uso, certo che però pubmed è un altra cosa…
Si, lo uso – tuttavia nel mio campo (ingegneria informatica @ Politecnico di Bari, dove non c’entra molto l’informatica e molto l’elettronica e l’automazione) il sito dell’IEEE è tuttora la prima scelta.
lo uso da un bel po’.Funziona abbastanza bene, qualche mese fa ha trovato degli articoli che mi interessavano non presenti in pubmed. Nonostante questo, tra i motori di ricerca di articoli scientifici (quanto meno tra quelli che usiamo alla facolta’ di agraria@Portici) sembra essere quello meno conosciuto/usato.
Lavoro come ricercatore all’Università di Firenze, Facoltà di Ingegneria, dove lo strumento principale di ricerca è IEEE Xplore, un servizio che non è completamente accessibile nemmeno se si è IEEE member. Per questo le Università di solito comprano accessi collettivi, da offrire gratuitamente a professori, ricercatori, studenti, accessibili però solo collegandosi dal dominio della Facoltà stessa. Che succede però se si deve fare una ricerca scientifica da casa propria o da un altro luogo? Google Scholar viene in aiuto sia perché gratuito, sia perché accessibile dovunque grazie ad un qualunque browser.
Confermo, è un servizio molto utile, spero che venga migliorato ulteriormente.
Io lo uso spesso per prendere spunti per gli articoli del mio blog…è uno strumento efficace!