di  -  mercoledì 30 Gennaio 2008

Jerome KervielOgni generazione di utenti del computer ha il suo mito nel campo degli hacker, perché ogni generazione di novità nel campo informatico introduce nuovi elementi di complessità nel sistema: che siano i floppy disk, i virus, le reti telematiche o il connubio VOIP tra centraline e apparecchi telefonici poco importa, perché il mondo è vasto e ci sarà sempre qualcuno in grado di pensare a soluzioni o espedienti per aggirare protezioni, o anche semplicemente a modi poco ortodossi di utilizzare gli oggetti e i software.

Che siate o meno fan di Kevin Mitnick o di Capitan Crunch, avrete sicuramente sentito parlare di Jerome Kerviel, il broker che ha truffato la Société Générale causando perdite per 50 miliardi di euro; È una storia recente ancora tutta da verificare e dipanare, ma è abbastanza esplicativa di una situazione sempre più difficile da dominare: il sistema sta crescendo in complessità ad un ritmo vertiginoso, e noi fatichiamo a stargli dietro.

Prendiamo un software per esempio: il primo grado di complessità è il software stesso: i linguaggi si fanno più potenti, ma le righe di codice sono sempre maggiori, perché si aggiungono funzionalità o compatibilità. Più righe di codice significa spesso più possibilità di bachi o crash. Il secondo grado di complessità è l’interazione tra i software: software scritti da persone diverse funzionano in base a logiche differenti; se devono parlare è probabile che ci sia uno standard ma non è detto che questo basti.

Inoltre i software soprastanno all’hardware, ai sistemi, terzo grado della crescente complessità. Tra l’altro i sistemi possono consistere a loro volta di altro hardware e altro software. Problemi di comunicabilità tra sistemi o falle su di essi possono aprire la breccia a malintenzionati e vanificare anche importanti stanziamenti in sicurezza. In ultimo citerei un substrato di complessità difficile da definire, che per semplicità voglio ricordare come un famoso detto: “chi controlla il controllore?”

E’ abbastanza evidente che in un mondo in cui i tempi di consegna sono sempre più stretti, i team sempre più grandi (e spesso multinazionali) e, appunto, la complessità degli oggetti è sempre maggiore, il tempo di test è spesso sacrificato o comunque non adeguato. Ma anche se fosse consono, è facile pensare che per aiutare l’essere umano nel difficile compito di controllo si debba ricorrere a un software, ripiombando a piedi uniti nel problema e innescando un circolo vizioso.

Deve essere per questo che parte della tecnologia a venire nel campo poliziesco è destinata ad affrontare il compito di controllare e misurare l’attività umana: una leggenda metropolitana che ho sentito dove lavoro parla di un tipo che truffò la banca dove lavorava deviando su un suo conto gli scarti infinitesimali di grandi operazioni bancarie. Frazioni di frazioni di centesimi che moltiplicate per i volumi di una banca davano parecchi soldi. La leggenda narra che non sarebbe mai stato preso se non se ne fosse vantato con alcune persone, perché si sa com’è l’uomo…

7 Commenti »

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  • # 1
    davide
     scrive: 

    se non sbaglio era in uno dei film di super-man… il maghetto dei computer, impersonato da quell’attore di colore con i capelli ricci di cui non ricordo il nome, si era comprato una ferrari dirottando le frazioni di centesimi di dollaro sul suo conto, ed era appunto stato scoperto perchè si era permesso una ferrari

  • # 2
    Belsatam
     scrive: 

    Credo ci sia un errore …sono 5 miliardi di euro non 50…almeno cosi’ e’ scritto su tutti i giornali qui in Lussemburgo.

    Comunque il tizio ha fatto bene…si vede che si era rotto le balle di aspettare di vincere all’ euromilione…magari sapessi quello che sa lui….mi basterebbe di saperne la meta’ = 2,5 miliardi di euro ….sigh!!!

  • # 3
    Tambu (Autore del post)
     scrive: 

    lui ne ha impegnati 5, ma pare che il danno per la banca ammonti a 50. Comunque più si va avanti e più la storia perde di fascino. Pare sia un capro espiatorio per alcune operazioni che sfruttavano le leve sui derivati. Niente hacker informatico…

    fino al prossimo!

  • # 4
    Leo
     scrive: 

    L’esposzione da lui creata era di 50 mld, poi è stata chiusa in perdita per circa 4,9 mld di euro.
    A quanto ne so non lo faceva per interesse personale (non andavano sul suo conto corrente per intenderci).

  • # 5
    Tambu (Autore del post)
     scrive: 

    io ho letto proprio “danni per…” comunque ribadisco che i contorni sono oscuri e s’è già persa quell’aurea di poesia che invece contraddistingue le storie di hacker veri…

  • # 6
    markk0
     scrive: 

    resta da capire perchè, ancora, nell’anno di grazia 2008, ci sia gente che associa il concetto di “hacker” con quello di “criminale”…

    che tristezza…

  • # 7
    Tambu (Autore del post)
     scrive: 

    veramente io ne ho parlato in termini poetici, romantici…

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