Creiamo un HTPC con componenti di recupero

Per chi, come me, si trova a lavorare nel mondo dell’informatica non è raro avere molta parte degli amici che appassionati del settore e soprattutto trovarsi lo sgabuzzino strapieno di materiale informatico più o meno valido e frutto di quel processo mentale “prima o poi puòò tornare utile”.

Il risultato è però diventare il centro di riferimento di amici e parenti in caso di problemi al PC, un ripostiglio stracolmo di ferraglia e una morosa che a intervalli regolari ti ricorda che, prima o poi, quell’anfratto tecnologico di casa andrà messo a posto o, meglio ancora, eliminato.

A me è successo questo fine settimana: no, nessun conoscente mi ha chiamato per problemi al PC, ma la mia dolce metà ha esercitato su di me il suo sacrosanto diritto all’ordine.

Da buon uomo, forte, virile e coraggioso, ho prontamente obbedito. Ravanando sotto cumuli di ferraglia, riscopro un vecchio barebone Foxconn frutto di uno scambio tra amici risalente a circa un anno e mezzo fa: ignoro cosa abbia girato in cambio di questo componente all’epoca, ma sono sicuro che se l’avevo fatto, ne ero fortemente convinto.

Da qui, parte dunque la mia scelta di andare a costruire un HTPC con materiale di recupero o inutilizzato laddove possibile e spendendo il meno possibile se proprio necessario. Ma perchè scrivere un post direte voi? Giusta osservazione. In primo luogo per scambiare opinioni e riuscire così a creare un sistema sicuramente più valido, in seconda istanza per, magari, fornire qualche linea guida utilie a chi, come me, si trova a voler creare un piccolo sistema da utilizzare per scopi multimediali.

Partendo forzatamente da un barebone già in mio possesso, molte delle scelte saranno quindi obbligate. Andiamo quindi ad analizzare la base di partenza di questa, spero interessante, esperienza “creativa”.

foxconn_totale

L’immagine mostra, in tutto il suo splendore, una unità Foxconn TUCKaway: piuttosto piccolina, come dimostra la foto con sopra la custodia di un film in Blu-ray, posso pensare di posizionarla anche da qualche parte in salotto senza dover avere un aggeggio piuttosto brutto da guardare.

foxconn_totale_aperto

Il Barebone in questione è sviluppato con al suo interno una scheda madre mini-ATX basata su chipset Intel 915 e socket 775. Quest’ultimo elemento risulta fondamentale per la scelta del processore da affiancare e che rappresenterà il cuore pulsante dell’intero sistema: ho così la possibilità di optare sia per i “classici” Pentium 4 o i primi Pentium D, sviluppati con architettura Prescott, sia per i più nuovi Core 2 Duo.

Se per i primi due modelli sono sicuro di avere qualcosa tra la famosa ferraglia presente in ripostiglio, è anche vero che i modelli basati su Prescott sono diventati anche famosi con il nome di fornelletti, considerata l’elevata produzione di calore. Nello sviluppo di un sistema del genere, particolarmente compatto dal punto di vista delle dimensioni, il calore e la sua dissipazione gioca un ruolo chiave, per questo eviterei di montare tali processori.

La seconda opzione mi costringerà invece a dover barattare nuovamente qualche componente informatico con un nuovo processore: in questo caso però ho la possibilità di impiegare CPU con architettura Core, decisamente performante e soprattutto in grado di garantire temperature di esercizio degne di nota. Una piccola analisi del mercato delle CPU adesso è proprio quello che ci vuole per affrontare il primo passo verso la creazione del “nostro” nuovo HTPC.

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