Di solito quando sento dire che “è uscita una ricerca che mette in luce una tendenza bla bla bla…” passo oltre, ma per quanto riguarda il “barometro europeo dei furti nella vendita al dettaglio” ammetto di aver fatto un’eccezione. Lo studio è stato commissionato da Checkpoint System (azienda che si occupa di sistemi di sicurezza) e svolto dal Centre for retail research e ha evidenziato come il bene in assoluto più depredato dagli scaffali siano le lamette da barba! (se in magazzino ci sono 5 confezioni, 4 vengono vendute e una rubata). Seguono le cartucce d’inchiostro per le stampanti (il 15% viene rubata), il Parmigiano Reggiano (10%), i cosmetici, i superalcolici, l’abbigliamento di marca e infine la carne e i salumi. Ma come è possibile?
Se me lo avessero chiesto avrei puntato sicuramente su oggetti più tecnologici: laptop, penne USB, obiettivi per fotocamere, CELLULARI! Invece no, la gente intasca il parmigiano. Tra gli oggetti “tecnologici” che da sempre sono presenti in questa speciale classifica troviamo dvd, cd musicali e videogame. Per dovere di chiarezza aggiungo che Checkpoint System è una grossa azienda specializzata in sistemi per la rilevazione delle “sparizioni” di merce.
La domanda che subito mi sono posto è: “se io fossi un ladro, cosa ruberei?“. Per inclinazione personale mi rispondo “tecnologia”, senza dubbio, perché il mio concetto di furto (molto relativo invero) si associa sicuramente ad “uso personale”. Se però mi metto un attimo nei panni di un ladro su commissione, o di un ladro che ruba per ricettare, la risposta non varia. Quanto mi può fruttare un trancio di parmigiano o un pacchetto di lamette rispetto a un cellulare di ultima generazione? Infinitamente meno. In secondo luogo mi sono venuti in mente alcuni aneddoti che girano in una città con un porto doganale come Genova: cioè che dai container che transitano sulle banchine sparisce sempre qualcosa, una sorta di “tassa“. Poiché lo studio prende in considerazione il commercio al dettaglio, la tecnologia ha già pagato il suo dazio al mondo dei disonesti. Infine, mi pare ovvio, più un bene ha valore e meglio viene protetto, anche se girando per negozi e centri commerciali rilevo spesso della lacune clamorose nella gestione della sicurezza. La protezione tuttavia, lo sappiamo bene, non scoraggia certo il ladro.
Rischiare per rischiare quindi, perché farlo per così poco? Perché se si viene scoperti la si può buttare sul patetico con la scusa della fame? Perché si spera in una pena commisurata al valore della merce? Siete d’accordo?
E soprattutto: col diffondersi della tecnologia RFID (i tempi ormai mi sembrano maturi) pensate che la tendenza varierà? O addirittura che i furti cesseranno del tutto?
In genere i piccoli gadget, T-schirt, cappellini e cose simili sono quelli più a rischio di furto perchè sono facili da nascondere, semplici da prendere dagli scaffali e, a causa del loro scarso valore, poco controllati di solito.
Per rubare queste cose non è necessario essere professionisti del furto, chiunque può farlo.
E’ come rubare le caramelle ad un bambino :D
O forse la gente ruba il parmigiano perchè è affamata :D!
Ieri sera stavo giusto ascoltando un’intervista al
responsabile commerciale di Checkpoint: addirittura
prefigurava la sparizione delle merci “leggere” (le
lamette da barba, ad esempio) ai fini di rivendita.
Sono nato a Genova e devo ammettere che tempo fa in porto era proprio così, ora, come conferma un mio amico che vi lavora non si può portare più “fuori” “quasi” nulla. Sono stati implementati sigilli elettronici e varie diavolerie che hanno fatto diventare il lavoro di “camallo” meno divertente….
Domanda stupida: ma è solo Parmigiano “Reggiano” oppure qualsiasi tipo di marca? ;)