Molto e molto a lungo si è discusso del contributo di Internet alla macchina culturale. Spesso si definisce la rete come il luogo della libertà assoluta e della conoscenza totale: tanto che il problema non è più lo strumento, così universale e polimorfico da risultare al di sopra del bene e del male, ma colui che lo consulta , e dalla rete estrae informazioni secondo percorsi personali. Percorsi del tutto distaccati dal filtro selettivo operato da giornalisti, saggisti, esperti, i quali diffondono i loro contenuti attraverso i formati della comunicazione classica.
La ribalta di un TG per esempio, “illumina” una frazione di mondo, selezionata in base a criteri predefiniti – cui la manipolazione non è affatto estranea. Al navigatore che si pone davanti al motore di ricerca, tocca invece estrarre dall’enciclopedia universale della rete le porzioni che gl’interessano.
Egli riassume il ruolo di caporedattore della testata, direttore del TG, comitato scientifico dell’enciclopedia, curatore della collana di libri: in poche parole autore della frazione di cultura cui accede.
Molti hanno cantato senza sosta le magnifiche sorti e progressive del diventare giornalisti di se stessi. Piccolo problema: potremmo finire per diventare molto più ignoranti e ottusi di quel che siamo.
So bene che questo terreno è estremamente fertile per tanti tromboni inclini alla strumentalizzazione. L’abilità degli affabulatori consiste innanzitutto nel distorcere fatti e opinioni altrui a proprio vantaggio. Chiarendo il percorso che mi ha portato a queste conclusioni spero di sottrarmi, almeno in parte, a questa trappola.
Nell’enciclopedia universale, la selezione diventa un fattore critico, come Eco ricorda spesso: in rete il nobel e l’ultimo dei blogger sono potenzialmente nella stessa pagina dei risultati di un motore di ricerca.
Questo pericolo si dispiega in tutta la sua potenza per l’appunto se lo si osserva dal punto di vista dei motori di ricerca. Innanzitutto la ricerca di informazioni attraverso i motori, rispetto alla consultazione di un prodotto editoriale, rende più opaco il ruolo dell’autore di quei contenuti, deresponsabilizzandolo rispetto alle posizioni che esprime: troppo grande e diluito è il calderone in cui il suo contributo va a finire.
Chi legge un editoriale di Scalfari o di Feltri sa bene o male cosa aspettarsi e ne riconosce la distinta paternità. All’inverso, il reperimento di una notizia al di fuori di un contesto ben connotato, spersonalizza il contenuto, lo trasla per l’appunto in un percorso di cui il solo lettore è autore.
È pur vero che la disinformazione più pericolosa è quella che non ha nulla di formalmente scorretto, mentre anche i contenuti formalmente meno convenzionali possono portare frammenti d’informazione utili.
L’ingresso nel gioco di algoritmi che innalzano la popolarità di un articolo in base a quanti visitatori l’hanno trovato pertinente rispetto ad una data chiave di ricerca, aggiunge un elemento di rottura e comunque di forte complessità, perché presuppone la risposta a una questione su cui generazioni di filosofi dibattono da secoli: l’intelligenza della massa.
L’intelligenza della della massa dei visitatori nello scremare contenuti pertinenti da contenuti inutili, è fondamento costituzionale dei motori di ricerca dell’attuale generazione ma non sono pochi i casi in cui, nel volgere di un istante, la più enorme delle sciocchezze è stata elevata alla dimensione di un quasi disastro.
In questo senso, la ricognizione della pertinenza di un testo in base all’analisi semantica, fornisce risultati perlomeno più neutrali. Ai cantori della della cultura aperta e democratica che a questo punto avranno già impugnato il machete, mi piace ricordare che la massa ha assimilato Epicuro all’idea di “mangia, bevi e non fare un ca***”.
Fa dunque rabbrividire il pensiero di quante perfette idiozie, scritte da idioti e lette da persone semplicemente non in grado di farsi un’opinione, popolino le prime pagine dei risultati forniti dai motori di ricerca. A poco valgono, e poco pesano nel computo del totale, le smentite.
C’è un ulteriore falla nel sistema d’informazione pull, particolarmente in rapporto ai motori di ricerca. Viene fuori in maniera evidente quando alle chiavi di ricerca si aggiungono delle connotazioni, dei giudizi.
Cercando “Sarah Palin” viene fuori una valanga di risultati, tra cui informazioni biografiche e le più varie opinioni. Se già è difficile trovare in mezzo a questo caos quel che interessa, ed accertarsi che si tratti di informazioni attendibili e imparziali, immaginiamo cosa succederebbe se si cercasse “Sarah Palin idiozie”, magari sull’onda di certe affermazioni concernenti la Russia.
Ugualmente si presenterebbe al visitatore una pletora di risultati, ma polarizzati: informazioni la cui numerosità rafforzerebbe l’intensità di una convinzione che esisteva già a monte – denotata dalla selezione della parola chiave. La risultante di questa ricerca sarebbe perciò un’informazione unidirezionale, capace di mutare l’intensità di un’opinione ma incapace di invertirne la direzione.
L’informazione che ne verrebbe fuori sarebbe vittima di logiche del tutto analoghe a quelle di taluni TG palesemente schierati, che non si pongono minimamente l’obiettivo d’informare: mirano semplicemente ad indottrinare un pubblico che, già per il fatto di averli preferiti ad altri, si candida all’indottrinamento.
Torniamo quindi al punto di partenza: sulla pagina bianca di un motore di ricerca si riflette pienamente il navigatore, farcito di pregiudizi e preconcetti che dalla ricerca in rete possono più facilmente uscire rafforzati che contraddetti. Non è da darsi per scontato infatti che il navigatore possegga la sincera intenzione di accrescere la sua cultura – piuttosto che confermare le sue idee – e che, soprattutto, abbia gli strumenti per farlo.
La psicologia sociale da anni ha isolato e analizza i filtri selettivi che ognuno pone a difesa delle sue opinioni. Filtri la cui resistenza è proporzionale alla difficoltà sociale e individuale insita nel cambiare opinione.
Viceversa in una lettura sequenziale, secondo un percorso predeterminato da un autore terzo, è più facile incontrare, pur partendo dalla ferma intenzione di dimostrare a se stessi l’ipotesi che si ha in mente, informazioni che quelle ipotesi potrebbero contraddire.
Per i pochi superstiti giunti fino a qui è tempo di concludere: davanti alle praticamente infinite informazioni cui la rete dà accesso, il navigatore è come in un deserto, in cui ogni direzione è potenzialmente quella giusta o quella più sbagliata. Anche per chi sa orientarsi, pochi sono nel deserto i segni che recano un vero significato.
Il parallelo, citato da Eco, fra Internet e la memoria infinita di Funes, personaggio immaginario, la cui mente è piena di dettagli inutili poiché incapace di dimenticare, non è dunque l’unico che riconduce la rete alle illuminanti visioni di Borges.
Il quale ha definito il deserto un labirinto senza pareti: privo perfino di quelle guide solide che, pur limitandoci il passo, magari una sola volta su mille, possono restituirci la libertà – o perlomeno qualche elemento concreto per intuire di esserle più vicini.
PS Questo post fa il paio con Il teorema della rete, pubblicato qualche mese fa, che esprime posizioni quasi radicalmente opposte. In che rapporto vive questo secondo post col primo? Parzialmente nasce da un’evoluzione delle mie posizioni, parzialmente, direi soprattutto, rappresenta l’altro lato di una medaglia che non riesco ancora a decifrare. Secondo un metodo piuttosto accreditato nella filosofia occidentale, dovrei prima o poi scrivere un terzo post, contenente una sintesi. D’altro canto ho l’impressione di essere ben lungi dall’aver esaurito le sole tesi…
Oggi Google ci risponde con ciò che gli altri vogliono dirci e non con quello che noi vorremmo sapere.
Penso che il concetto di informazione non sia più sufficiente per rappresentare il bisogno quotidiano di conoscenza dell’individuo (anche del più semplice). Da un lato i giornali e il giornalismo sono troppo legati alla cronaca, al momento, alla celebrità… Dall’altro la sintesi richiede un grande sforzo di lettura o di ricerca tra supporti (i libri) troppo vasti e gergali. Oggi l’individuo ha bisogno contemporaneamente di conoscere l’orario del prossimo treno per Praga e la storia di Praga e la struttura economica della Cechia, ha bisogno di differenti dimensioni dell’informazione.
Teoricamente la rete può offrire questi vari livelli ma solo come mezzo, infatti nessuno si occupa di produrre i contenuti in questo modo, adatto alla rete e ai bisogni.
.
Il problema è che quando non troviamo quello che cerchiamo nella prima pagina di risultati di google, rinunciamo alla ricerca e pensiamo che non ci sia, che non esista.
Infatti nessuno frequenta corsi che insegnano come si esegue una ricerca su google e quali sono le potenzialità. Nessuno o quasi lo usa adeguatamente e chiunque si aspetta che scrivendo “praga” sulla casella bianca esca al primo posto tutto quello che vuole sapere in quel momento. Sarebbe comunque inutile.
.
Per ora mi sembra che l’informazione non sarà libera ancora a lungo, se fino ad ora era dominata dai giornalisti schierati, da oggi sarà dominata dal marketing aziendale, che sa confezionare l’informazione a misura di rete. Quando si cerca un marchio o un modello commerciale con google, il primo risultato è sempre quello corretto, quello che ci serve.
In parte questo dipende dal fatto che nessuno è disposto a pagare qualcuno perchè lo informi, solo le aziende hanno vantaggi dal pubblicare informazioni adeguatamente, cioè la pubblicità in una forma o nell’altra.
.
Teoricamente ciò di cui si ha bisogno è esattamente l’inverso di google: qualcuno (e non qualcosa) che interpreti le nostre richieste, conoscendo il nostro mondo, e ci sappia rispondere con competenza: un professionista (ma lo si vorrebbe a gratis).
.
Oggi google ci risponde con ciò che gli altri vogliono dirci (e lo fanno con più forza) e non con quello che noi vorremmo sapere (ma non sappiamo come chiederlo), in compenso lo fa gratis (o apparentemente gratis) e quindi non ce ne lamentiamo.
“Molti hanno cantato senza sosta le magnifiche sorti e progressive del diventare giornalisti di sé stessi. Piccolo problema: potremmo finire per diventare molto più ignoranti e ottusi di quel che siamo.”
Il bello di tutto ciò, è che questo stesso post del blog può tranquillamente esser ritenuto facente parte di questo meccanismo – ovvero “ignorante ed ottuso” ( – oppure no!)
La rete non è in realtà diversa dalle altre forme di comunicazione, può esser manipolata, strumentalizzata, può contenere falsità, ma allo stesso tempo può contenere gli stessi articoli certificati di decine di fonti diverse, dando la possibilità al fruitore di fare una media, questa sì, ponderata.
Pochi si possono permettere il lusso di comprare 3 giornali al giorno, 4 enciclopedie, 3 libri di testo per ogni materia, etc, la rete in questo è molto più “democratica”.
Lo stupido rimane stupido perche’ non e’ abbastanza sveglio da porsi il problema delle fonti.
In compenso chi e’ abbastanza sveglio da farlo, puo’ leggere migliaia di opinioni differenti prima di formare la sua propria.
ottimo articolo, e splendida la citazione di Funes di Borges, che ho sempre amato :)
@ Luigi
Infatti, pensavo di scriverlo anch’io: questo stesso post potrebbe essere un’idiozia assoluta, e potreste ritrovarvelo in prima pagina su google, associato a una ricerca che lo accosterebbe a contenuti più autorevoli e magari anche a qualcosa di meno sensato, per dei motivi che non hanno nulla a che vedere con i suoi contenuti, ma piuttosto con degli oscuri algoritmi coperti da segreto industriale.
@ Drizzt
Non è solo questione di essere svegli o tordi: è questione di avere poco tempo e troppe informazioni. Il problema nasce dal sentirsi “svegli” e preparati – dunque sentirsi di essere usciti dal citato labirinto – per aver consultato un blog e due quotidiani online invece solito telegiornale che sentono tutti.
@ Pio Alt
“Teoricamente ciò di cui si ha bisogno è esattamente l’inverso di google: qualcuno (e non qualcosa) che interpreti le nostre richieste, conoscendo il nostro mondo, e ci sappia rispondere con competenza: un professionista (ma lo si vorrebbe a gratis).”
È una questione spinosa. Una buona base di partenza è essere consapevoli della non facile accessibilità di tutte le informazioni di cui si dovrebbe disporre per farsi un’idea – ancor prima di sentirsi in diritto di esprimerla – sulla gran parte delle situazioni. Farsi scodellare la pappa già preparata da qualcun altro rappresenta per alcuni versi un’abdicazione intellettuale al proprio diritto di formarsi un’idea, per altri l’unico modo di uscire dal proprio punto di vista. Fra questi due estremi si muove tutta la questione ma, ahimè, con google uno dei due poli ha assunto un peso numerico schiacciante.
@ Tambu
Funes el memorioso… il parallelo è di Eco, io ci ho solo aggiunto la citazione del labirinto dal racconto “I due re e i due labirinti” da L’Aleph. Il quale Aleph, potrebbe per certi versi somigliare a una metafora di Google…
sei al secondo momento del metodo fichtiano di risulzione dei problemi. hai appena posto il non-io, adesso devi solo renderti conto che tutto discende da te e che senza di te nulla esisterebbe e quindi sei la causa incausata di tutto.
stupid mode off/
questa è un analisi che non avevo mai visto, e devo dire che hai colto degli aspetti molto interessanti del problema. purtroppo checchè ne dica fichte, io penso che l’assoluto non esista, perciò di una tecnologia come internet, l’effetto dipende dall’utente e dagli autori più che dalla tecnologia stessa.
@ Michele
Ottima e per niente stupida la citazione di Fichte, che del resto trova eco anche nella filosofia orientale. È come la questione del raggio di sole che si riflette nel mare dove nuota il sig. Palomar (Calvino): in ogni posizione si lui si muova, il riflesso del tramonto sul mare è sempre una lingua argentata che punta verso di lui. E se voltasse le spalle?
Tornando ad Internet, i motori di ricerca procedono verso l’azzeramento del gap fra autore e utente, e forse anche di quello fra testo e interpretante.
Avendo grosse difficoltà a rapportarmi col concetto di realtà, ho preferito parlare di cultura, ma è un nascondersi dietro un dito, perché dietro al problema del motore di ricerca si cela quello del rapporto fra la coscienza individuale e il resto del mondo.
Il punto è che la pervasività di google ci sta portando a fare inconsapevolmente il salto della barricata, ossia arrivare ad un modello in cui la realtà siamo noi e il mondo è solo ciò che si riflette nei nostri occhi, senza nella maggior parte dei casi essercene resi conto.
Rende tutto più difficile il fatto che oggi la gran parte di quel che conosciamo lo conosciamo per letto o sentito dire, magari su google, non per esperienza diretta. Contro le opinioni che ci siamo formati per esperienza diretta anche google avrebbe vita difficile.
Bellissimo articolo… non commento profondamente di fretta e furia perchè è un argomento che necessita di un qualche ora di riflessioni per contribuire costruttivamente.
Faccio i complimenti a Alessio che ha fatto quest’analisi ben scritta e interessante.
Grazie Corrado, così lunga temevo che nessuno arrivasse in fondo :-)
Anzi anticipo brevemente il mio pensiero…
Secondo me c’è chi cerca e ha come vero e puro scopo il sapere una cosa e poi formare un opinione e chi invece cerca il sapere ma subconsciamente accetta e approva solo quello che vuole sentirsi dire.
L’essere umano nei momenti difficili preferisce scegliere la verità relativa che gli promette speranza, dalla verità assoluta più difficile da accettare.
basti guardare i vari problemi ambientali, dove le opinioni SCENTIFICHE sono spesso completamente contrapposte e contraddittorie.
vabeh mi fermo qua se no non finisco più
**** IL COMMENTO È STATO MODERATO ****
@ verità assoluta
Saresti così cortese da tradurre? Non potendomi prendere la responsabilità di quel che scrivi sarei altrimenti costretto a moderare il commento.
Verità assoluta (di cosa poi -_-) invece di nasconderti dietro messaggi di spam ridicolo, peraltro in tedesco e forse russo, dovresti trovarti un’altra occupazione.
“Aber das ist wohl so, weil ein einzelner immer der Tod ist — und zwei Millionen immer nur eine Statistik.”
“Nonostante sia così ovvio, visto che la morte è sempre solitaria – e due milioni sempre e solo un dato statistico.”
La traduco per correttezza verso gli altri utenti, anche se nn capisco questa ottusa ostilità.
Le questioni politiche qua sono fuori luogo e nn si discutono in questo blog, chiaro?
[OT]Potrei dire che il sudtirolo/alto adige nn è neanche austriaco, perchè si sognerebbe il suo ricco statuto autonomo da vienna ma nn giova affatto alimentare queste sterili polemiche…Bisogna continuare verso l’integrazione, l’unione e il biculturalismo da ambo le parti[/OT]
Scusate
Direi che il problema di fondo che sollevi, relativo alla capacita’ e volonta’ degli utenti, di ricercare e andare oltre al primo risultato che trova e alla prima fonte che corrobora la propria pre-convinzione, e’ comune a tutti i mezzi di comunicazione.
Chi ha un pensiero politico/culturale orientato e rigido non guarda solo certi telegiornali? non legge solo una precisa testata giornalistica?
La rete non e’ certo esente da manipolazioni delle informazioni, e sicuramente, data la + immediata reperibilita’ di quest’ultime, puo’ correre il rischio di creare enorme disinformazione come enorme informazione (numericamente parlando).
Pero’ il web offre due grossi vantaggi rispetto agli altri mezzi: la quantita’ di voci che dicono la propria (e quindi mille e mille sfaccettature e punti di vista differenti e maggior difficolta’ nel controllarle tutte); e l’accessibilita’ (in termini di costo e di rapidita’).
Il fatto che su internet un nobel puo’ essere messo al pari di uno qualsiasi, puo’ non essere necessariamente uno svantaggio. La gente spesso si fa influenzare + dalla fama e notorieta’ che dal contenuto delle affermazioni. Penso che distinguere il vero dal falso sia un lavoro duro per tutti e in qualunque situazione; chi non e’ abituato a farlo mai, nn lo fa su internet come sulle altre fonti di informazione.
Alla fine non e’ stato necessario aspettare l’avvento di internet per assistere a gigantesche manipolazioni della masse attraverso tutti gli altri mezzi + “antichi” di comunicazione.
Vedi non sò te ne sei accorto ma da solo ti sei dato la risposta, che implica quindi un discorso finito e fine a se stesso….”Sulla pagina bianca di un motore di ricerca si riflette pienamente il navigatore, farcito di pregiudizi e preconcetti che dalla ricerca in rete possono più facilmente uscire rafforzati che contraddetti”
Il minimo comune denominatore è l’INSICUREZZA, quindi è più naturale cercare qualcuno che appoggi la tua tesi, invece di qualcuno che la neghi….
Comunque ti devo far notare che tutto stà nella mente di chi legge e valuta le notizie che esso stesso cerca, naturalemente a meno che si è stupidi o ottusi, c’è sempre una forma di autocritica che mette in discussione tutto ci che si legge, QUINDI TUTTO E SOGETTO AD UN AUTOANALISI CHE PUO’ RADICALMENTE CAMBIARE LE VISIONE DELLE COSE CHE CI SI LEGGE…..
Ora per arrivare al dunque senza inutili filosofie e giri di parole, la miglior cosa è controllare di persona ciò che si legge….. in che senso…..
Esempio pratico …..ho letto che TIZIO CAIO E SEMPRONIO SONO DEI CRIMINALI E QUINDI SONO PERSONE POCO RACCOMANDABILI A GORVENARE IL PAESE…..IO leggo la notizia, e noto che sono stati accusati per determinati tipi di reati….che faccio…semplicemente vedo se è vero che sono stati incriminati per quel determinato reato 1°, poi visto che sono scettico(forse), come penso che lo siano la maggiorparte delle persone interessate o curiose, vado a controllare che sia vero 2° poi magari trovo anche le intercettazioni o indagini a riguardo le quali ascoltandole supportano la tesi, o meglio ancora sentendoli ti fanno venire il vomito, cosa vuoi sapere di più….vuoi fare un analisi del suo pensiero attraverso satellite?! ;-)……oppure semplicemente ti devi attenere alle parole di qualcuno che ne potrebbe sapere più di tè nel caso tipo un, magistrato…..
Se non vi basta vi faccio un’altro esempio più eclatante, perchè non fidarsi del latte cinese, forse perchè come si dice in giro contiene diossina, vabbene io credo a loro e vado cmq a mangiare al ristorante cinese….poi è logico che se vuoi sapere veramente la verità ti compri il latte cinese e gli fai fare le analisi adatte…sempre se lo bevi……ma non per questo significa che non bisogna mangiare cinese….questo per capirci…….
Per finire un’altro esempio…..è più veloce il processore amd X che di intel X, o mio dio chi te lo dice?! lo hanno provato HU mi dovrò fidare di chì?….semplice comprali entrambi e vedi qual’è quello più veloce :-O…….
questo per dire che ci sono delle cose che sono degne di approfondimento e di un attenta analisi sia sulla rete che nella VITA QUOTIDIANA o spratutto da parte di persone che ne capiscono e/o magari come noi sono veramente appasionati alla questione
, mentre ci sono altre notizie o INFORMAIONI che o vere o false poco importa perchè alla fine il beneficio e talmente minimo che non vale lo sforzo…….
Quindi prima di dare dei giudizi sugli internauti in generale, IO DICO MEGLIO MOLTE INFORMAZIONI CHE UNA SOLA, CON LA DIFFERENZA CHE NEL CASO DI MOLTE, SE SI E’ FORTUNATI CI SI TROVA QUELLO CHE SI VUOLE (E CON INTERNET SE SI HA LA PAZIENZA TROVI TUTTO QUELLO CHE VUOI)…..E DI SOLITO QUELLO CHE SI CERCA, CHE NEL MIO CASO E’ LA VERITA’……..POI SI GLI ALTRI AMANO PRENDERSI PER IL CULO BEN VENGA LA VITA E’ LORO…..L’IMPORTANTE CHE NON COINVOLGANO ALTRI……
L’INVERSO….SENTI SOLO UNA FONTE,IN QUESTO CASO MI DISPIACE MA AI SOLO 2 OPZIONI FIDARTI O NO……E NON PUOI NEMMENO VERIFICARE CHE QUELLO CHE SI DICE SIA VERO…….CHE NEL MERAVIGLIOSO CASO DI INTERNET PERMETTE DI FARE…….
ALLORO INTERNET RENDE PIU’ STUPIDI? SECONDO ME NEL CASO DELLE PERSONE STUPIDE SI…..E DI QUELLE PIU’ O MENO INTELIGGENTI NON CREDO PROPIO….ANZI…..L’IMPORTANTE E LEGGERE TUTTO QUELLO CHE SI VUOLE FINO IN FONDO E CERCARE DI CAPIRE….ACNHE SE NON E ‘ POCO……
GRAZIE E SCUSO TUTTI COLORO CHE HANNO LETTO IL GIRO DI PAROLE…….SIATE SEMPRE SCRUPOLOSI E VOGLIOSI DI IMAPRARE….IL RESTO VIENE DA SE’
p.s. W LA TOPA………..
[…] problema è molto affine a quello su cui riflettevo qualche giorno fa, ma qui si presenta con una sfumatura: piuttosto che sfruttare opinioni sparse sulla rete per […]
[…] ha spiegato anche Alessio nella sua bella riflessione, il web non ha punti di riferimento tangibili e porta allo smarrimento, per questo il popolo della […]
se non restiamo passivi, potrebbe renderci molto molto piu astuti…a fare slalom
[…] questa dicotomia, cui abbiamo dato voce in due distinti post (Il teorema della rete, Internet ci rende più ignoranti e ottusi?), s’inserisce un terzo elemento, che possiamo definire come “prossimità della fonte ai […]
[…] Google – il grande catalizzatore del movimento 2.0 – nel processo di formazione dell’opinione potrebbe non essere molto d’aiuto, mentre start up con le tasche bucate quali Facebook, sopravvivono – malgrado manchino palesemente […]
[…] compresi, potenzialmente, i suoi pregiudizi e il suo orientamento ideologico) al contenuto cui si sottopone selettivamente. In parole povere, se fino a ieri un appassionato di una certa parte politica poteva autolimitarsi […]
[…] la già citata (in Internet ci rende più ignoranti e ottusi?) metafora di Borges, l’assenza di una funzione analitica che offra solidi punti di […]
Meglio ignoranti ed ottusi per colpa (inesperienza, indolenza) propria, che manipolati ed ingannati dai media tradizionali.
Chi cerca informazioni in rete e si fa una idea sbagliata, può incolpare solo se stesso e la prox valta starà più attento.
Chi insiste ad affidarsi alle informazioni passate da altri (è tanto comodo!), fa parte del popolo bue e farà le fine di tutti i buoi: essere macellato.
@ David
Ma certo. Immagino che tu per valutare una finanziaria vada a scaricarti il testo dal ministero dell’economia vero? Che sia abbonato alla gazzetta ufficiale online per farti un’idea sulle nuove leggi giusto?
È sacrosanto che la rete ha dato voce a gente informata che prima non ne aveva. È altrettanto vero che l’informazione in Italia ha tutte e quattro le ruote sgonfie. Ma occhio all’idolatria…
Non si può essere navigati economisti, giuristi e costituzionalisti, esperti di affari internazionali. Non si può essere tuttologi. E che, dato questo inevitabile deficit di competenza, davanti a un motore di ricerca quello che andiamo a cercare sia quel che vogliamo sentirci dire, mi pare un rischio abbastanza concreto.
[…] settore dalla rete, rendere infine superflua la professione giornalistica? Posso io, di converso, trasformarmi in un esperto di ogni materia che incontri il mio interesse, in un giornalista di me stesso? Malgrado […]