di  -  mercoledì 24 Settembre 2008

Google Chrome

Google Chrome da quando è uscito ha fatto parlare di sé, su questo non si discute.
Sia i siti degli addetti ai lavori IT ma soprattutto quelli di informazione generale che ogni tanto trattano temi hi-tech l’hanno definito come un browser rivoluzionario.
Design minimalista e filosofia “un tab-un processo” sono sicuramente elementi innovativi come avete potuto leggere su queste colonne nell’esauriente preview di due settimane fa.

I buoni dati di download rilevati il Day One sono stati accompagnati però da una scia di polemiche riguardo alla licenza di utilizzo e di raccolta di informazioni sensibili durante la navigazione dell’utente (ricordando che il core business di Google è ancora il web-advertising, una materia dunque piuttosto delicata se accompagnata dall’uscita di un browser).

Ma altrettanto se non forse più scalpore ha suscitato la notizia che Chrome utilizza anche porzioni di codice Microsoft.

Da più parti si è cercato e si cercherà in futuro di tirare Google per la giacchetta, di ergerla a paladina del consumatore ed unico vero e credibile antagonista nel comparto dei sistemi operativi quando forse non saranno come più come li conosciamo noi, ma piuttosto interfacce con cui utilizzare le nostre applicazioni installate su macchine remote tramite la Rete.

Tutto questo dimenticando che Google nel settore mantiene una posizione largamente dominante nei confronti degli altri competitor quali Yahoo o MS stessa.

C’è poi chi ha provato a identificarla come un portabandiera dell’Open Source dato che alcuni progetti interni sono stati rilasciati sotto questo “ombrello di licenze” (es. GoogleGears) oppure altri, esterni alla company, vengono finanziati e supportati, qual’è per esempio il linguaggio Python le manifestazioni affini come PyCon.
Eppure è una società in borsa che fa i suoi interessi tanto quanto le altre impegnate nel mercato dell’ITC e non è certo una filantropa che passeggia a braccetto della FSF.

A queste persone sarà venuto un coccolone quando Scott Hanselman ha pubblicato nella sua rubrica settimanale intitolata “The Weekly Source Code” un articolo in cui si evidenzia come proprio il neonato di della grande G faccia uso di codice sorgente proveniente dagli uffici di Redmond.

Secondo infatti i termini di utilizzo, tra le 24 parti provenienti da aziende terze c’è proprio Microsoft. In particolare si menziona la WTL, libreria diventata Open Source nel 2004 e protetta dalla MS-PL, un tipo di licenza piuttosto permissivo in cui si evidenzia la sostanziale assenza di supporto ma al tempo stesso libero fruire del software senza particolari restrizioni.

La Windows Template Library è stato uno dei primi primi progetti tout-court Microsoft relativi all’Open Source; opera di Nenad Stevanovic e nato come progetto interno, poi rilasciato come sample senza supporto alla comunità.
Secondo Pranish Kumar si è rivelata da subito una sfida interessante perché a quel tempo il mercato recepiva ancora l’unica equazione Open Source = Linux.

Dal punto di vista tecnico si presenta come un insieme di framework che permettono di scrivere applicazioni dotate di GUI, senza utilizzare il pachidermico set MFC o senza interfacciarsi direttamente con le Win32 API.

Nello specifico si basa sulle ATL, una serie di classi template C++ che rende più facile lo sviluppo di oggetti COM.

Chrome utilizza anche altre librerie per fornire un’interfaccia su piattaforme diverse da Windows, ma dal momento che WTL è nativa dell’ambiente Microsoft ed è liberamente disponibile perché non usarla?
E’ anche grazie a questa che i tempi di rendering registrati sono così positivi.

Alla fin fine il punto non è proprio avere dei buoni prodotti che aiutino noi utenti a fare meglio e in minor tempo il nostro lavoro,  indipendentemente da chi contribuisca alla sua realizzazione?

24 Commenti »

I commenti inseriti dai lettori di AppuntiDigitali non sono oggetto di moderazione preventiva, ma solo di eventuale filtro antispam. Qualora si ravvisi un contenuto non consono (offensivo o diffamatorio) si prega di contattare l'amministrazione di Appunti Digitali all'indirizzo info@appuntidigitali.it, specificando quale sia il commento in oggetto.

  • # 1
    peppe
     scrive: 

    Dov’è la sorpresa se un programma open source utilizza librerie Microsoft per visualizzare la sua interfaccia utente su un sistema operativo Microsoft? Oltretutto il progetto Chrome ha lavorato con l’obbiettivo di realizzare un browser primariamente per Windows: il risultato è che il codice di Chrome non è cross-platform come ci si aspetterebbe al giorno d’oggi da un browser open source. Le versioni annunciate per Linux e Mac OS sono abbastanza lontane dall’essere pronte, perché richiederanno la conversione di grandi quantità di codice win32 (in inglese, http://developers.slashdot.org/article.pl?sid=08/09/13/0328200 ).
    Google ha apportato grandi contributi alla comunità open source, ma naturalmente il suo scopo non è filosofico, è sempre quello di raggiungere risultati (commerciali). E per raggiungere risultati si passa prima da Windows.

  • # 2
    FILIPPO
     scrive: 

    Notizia vecchia già pubblicata da altri siti giorni fa.

  • # 3
    aNoNiMo
     scrive: 

    beh non mi sembra niente di eccezionale, la maggiorparte delle applicazioni scritte per windows usano librerie scritte da Microsoft (es. win32).
    piuttosto la vera notizia era che Google usa delle API non documentate di WTL, pare che abbiano fatto reverse engineering, ma probabilmente non è illegale per via della licenza delle WTL.

    comunque non sono daccordo con alcune affermazioni:

    “Da più parti si è cercato e si cercherà in futuro di tirare Google per la giacchetta, di ergerla a paladina del consumatore ed unico vero e credibile antagonista nel comparto dei sistemi operativi quando forse non saranno come più come li conosciamo noi, ma piuttosto interfacce con cui utilizzare le nostre applicazioni installate su macchine remote tramite la Rete.

    Tutto questo dimenticando che Google nel settore mantiene una posizione largamente dominante nei confronti degli altri competitor quali Yahoo o MS stessa.”

    o parliamo di sistemi operativi o parliamo di web, sono due settori distinti attualmente e lo saranno ancora per molto tempo. nel primo abbiamo una situazione di totale monopolio (non me ne vogliano gli economisti, ma lo chiamo monopolio ugualmente :P ), mentre nel secondo c’è una situazione di dominanza di un’azienda, ma ci sono altre aziende con un certo potere gli stanno alle calcagna (si chiama concorrenza).
    ma la cosa più importante è che Google si trova nella posizione di dominanza solamente per il merito di avere offerto servizi migliori della concorrenza e tra l’altro gli utenti non sono legati in maniera forte a google, possono cambiare fornitore di servizi abbastanza facilmente.
    per quanto riguarda microsoft invece abbiamo una situazione in cui l’utente medio non può decidere nulla in quanto Windows è sempre stato preinstallato nei pc (forse qualcosina si sta muovendo) e soprattutto la maggiorparte degli utenti sono legati a windows e non è facile cambiare sistema operativo (ad esempio per motivi di compatibilità di formati ecc..).

    poi anche questa non la trovo azzeccata:

    “C’è poi chi ha provato a identificarla come un portabandiera dell’Open Source
    … cut …
    Eppure è una società in borsa che fa i suoi interessi tanto quanto le altre impegnate nel mercato dell’ITC e non è certo una filantropa che passeggia a braccetto della FSF.”

    da quello che c’è scritto sembra che le definizioni di opensource, software libero e gratis coincidano. ti consiglio di documentarti maggiormente su queste definizioni ;)
    da sempre ci sono aziende quotate in borsa che investono nell’opensource

  • # 4
    Sergio
     scrive: 

    Una non notizia.

    In ogni caso un articolo scritto con un Italiano pietoso, un esempio:
    “Google Chrome da quando è uscito ha fatto parlare di sé, su questo non si discute.”

  • # 5
    Jacopo Cocchi (Autore del post)
     scrive: 

    x peppe:
    ” il risultato è che il codice di Chrome non è cross-platform come ci si aspetterebbe al giorno d’oggi da un browser open source.”

    Ancora con questo “aspetterebbe”. E io come nell’altro articolo (al quale risponderò appena avrò un po’ + di tempo) ti ripeto che queste sono aspettative che coincidono con le tue ma non necessariamente con quelle di altre persone.
    Ti faccio presente che ci sono molti progetti Open Source (ad esempio nati e ospitati su Codeplex) che sono WinOnly, anche perché utilizzano tecnologia .NET che, per quanto sia stata portata su Linux con Mono e Moonlight per Silverlight, offre il suo meglio, ovviamente, proprio su Windows.

    Open Source è solo una metodologia di sviluppo, non c’è scritto da nessuna parte che le applicazioni debbano essere per forza cross-platform.
    Windows occupa + del 90% del settore desktop/consumer, quindi un’applicazione scritta per questa piattaforma basta e avanza per raggiungere un sufficiente numero di persone ed avere un certo successo.

    Non so se avete idea di quanto costi ad un’azienda rendere il proprio applicativo disponibile per più piattaforme; bisogna sempre vedere il rapporto costi/benefici e se questa scelta possa pagare o meno (visto che lo share dei concorrenti di Windows è più o meno sempre quello da anni e se cresce cresce molto poco rispetto alle aspettative).

    x Filippo

    beh le notizie non vengono pubblicate solo da un sito :)
    In scheduling c’era altro e questa è stata pubblicata solo ora.

    x aNoNiMo

    “beh non mi sembra niente di eccezionale, la maggiorparte delle applicazioni scritte per windows usano librerie scritte da Microsoft (es. win32).
    piuttosto la vera notizia era che Google usa delle API non documentate di WTL, pare che abbiano fatto reverse engineering, ma probabilmente non è illegale per via della licenza delle WTL.”

    Sul reverse engineering parlerò sicuramente nei prossimi post, anche perché le analisi compiute sono piuttosto approfondite e uno non sarebbe bastato.
    Voleva essere “un’introduzione”.

    L’eccezionalità delle cose sta nell’utilizzo da parte di Google di una libreria scritta da un’antagonista nello stesso settore (browser,advertising) che è a sua volta OpenSource.
    Siamo in un clima in cui Microsoft non viene considerata per i progetti che rilascia come OSS; questo è un esempio che dimostra il contrario.
    + in generale ogni azienda decide di distribuire come meglio crede il proprio software e se la migliore opportunità di business risulta essere l’OpenSource, la segue.
    Quando si mistificano le aziende e il settore dell’ITC poi questi ragionamenti difficilmente saltano fuori.
    Questo è quanto.

    “o parliamo di sistemi operativi o parliamo di web, sono due settori distinti attualmente e lo saranno ancora per molto tempo. nel primo abbiamo una situazione di totale monopolio (non me ne vogliano gli economisti, ma lo chiamo monopolio ugualmente :P ), mentre nel secondo c’è una situazione di dominanza di un’azienda, ma ci sono altre aziende con un certo potere gli stanno alle calcagna (si chiama concorrenza).
    ma la cosa più importante è che Google si trova nella posizione di dominanza solamente per il merito di avere offerto servizi migliori della concorrenza e tra l’altro gli utenti non sono legati in maniera forte a google, possono cambiare fornitore di servizi abbastanza facilmente.
    per quanto riguarda microsoft invece abbiamo una situazione in cui l’utente medio non può decidere nulla in quanto Windows è sempre stato preinstallato nei pc (forse qualcosina si sta muovendo) e soprattutto la maggiorparte degli utenti sono legati a windows e non è facile cambiare sistema operativo (ad esempio per motivi di compatibilità di formati ecc..).”

    Ni. Non sono esattamente due sistemi distinti ormai e lo saranno sempre meno in futuro.
    Il browser sta diventando sempre più il fulcro delle applicazioni dell’utente e concettualmente non è pù il browser al quale eravamo abituati a pensare.
    Le applicazioni web sono sempre più complesse e già adesso si stanno studiando sistemi per cui il browser diventa sostanzialmente il sistema operativo o meglio un middlware sul quale far girare altri programmi, modificando e lavorando su basi di dati remote.
    Si colloca in quest’ottica Android per esempio, ma più in generale si parla di CloudOS (Microsoft stessa sta lavorando in questa direzione e le notizie sono vecchie almeno di un anno).

    Sul discorso monopolio, posto che come hai fatto notare giustamente tu la definizione non è appropriata, la situazione è molto simile.
    Windows detiene il 90+% del mercato in cui opera (parliamo di sistemi desktop), il resto se lo spartiscono MacOSX, GNU/Linux, Solaris e altri.
    Per quanto riguarda i motori di ricerca Google si attesta ora al 70% circa, Yahoo al 20, il resto tra LiveSearch (MS) e altri operatori.
    MA soprattutto con l’acquisizione di DoubleClick, il settore del web-advertising è dominato ora da Google tanto che ci furono notevoli polemiche ed una richiesta di intervento da parte dell’Antitrust europeo.

    E se guardiamo le % di introiti provenienti da visite attraverso i motori di ricerca sono ancora più sbilanciati a favore di Google (qui si può parlare quasi di monopolio per davvero, perché si oscilla tra il 90 e il 96%).

    Cerchiamo di non cadere nei soliti e ritriti luoghi comuni per cui Microsoft deve la sua posizione al fatto che il suo sistema è preinstallato e non c’è modo di sceglierlo mentre altri competitori sono lì solo perché sono bravi.
    Le acquisizioni mirate a stroncare la concorrenza sono manovre che fanno tutte le aziende dominanti e a qualsiasi livello e il successo si ottiene perché si è in grado prima e meglio di altri di capire cosa vuole l’utente.

    “Eppure è una società in borsa che fa i suoi interessi tanto quanto le altre impegnate nel mercato dell’ITC e non è certo una filantropa che passeggia a braccetto della FSF.”

    da quello che c’è scritto sembra che le definizioni di opensource, software libero e gratis coincidano. ti consiglio di documentarti maggiormente su queste definizioni ;)
    da sempre ci sono aziende quotate in borsa che investono nell’opensource”

    Questa sovrapposizione tra concetti diversi mi spiace ma la devi solo tu e non vorrei tornare ogni volta che parlerò di Open Source sempre sui soliti temi e sempre (anche perché ne parlerò ancora e finisce che mi annoio se vedo i soliti commenti :D) sul fatto che confondo concetti distinti tra loro.
    Ti consiglio di leggere questo articolo dove ho risposto ad altri tuoi colleghi lettori ;)

    http://www.appuntidigitali.it/2243/piattaforme-open-cellulari-piuvulnerabili/

  • # 6
    SAMSLAVES
     scrive: 

    Capisco i buchi che non ci sono in Safari usando WebKit.
    Scherzo, quelli sono dovuti al fatto che Safari usa un WebKit piu’ recente ;)

  • # 7
    Jacopo Cocchi (Autore del post)
     scrive: 

    x Sergio:

    evidentemente dev’essere stata una non-notizia molto appariscente visto che ne hanno parlato OSnews, arstechnica e via discorrendo.

    Mi spiace per il testo anche se francamente non mi sembrava scritto così male, neanche nella frase da te citata..
    Di sicuro quando ti riferisci con “Italiano”, dovresti scriverlo con l’iniziale minuscola e non maiuscola, come la stessa Costituzione recita nei suoi primi articoli.
    Forse sei avvezzo alla scrittura in inglese, dove le lingue oltre che i Paesi vanno scritti con la maiuscola.

  • # 8
    Cesare
     scrive: 

    A questo punto voglio Google Chrome per AROS, Nintendo DS e Sony PSP: è open source, no? Quindi dev’essere multipiattaforma. ;)

  • # 9
    Peppe
     scrive: 

    Jacopo,
    con “ci si aspetterebbe da un browser open source che sia cross-platform” non intendevo esprimere un mio desiderio, ma fare una semplice considerazione statistica ( http://it.wikipedia.org/wiki/Valore_atteso ): semplicemente tutti i maggiori browser open source sono multipiattaforma, quindi è ragionevole immaginarsi di trovare tale caratteristica nel nuovo arrivato.
    Che poi le applicazioni open source possano essere specifiche per una sola piattaforma è un’ovvietà.

  • # 10
    Cesare
     scrive: 

    Peccato che di piattaforme ne esistano centinaia: dovremmo supportarle tutte, quindi. E il costo chi lo sostiene?

  • # 11
    Jacopo Cocchi (Autore del post)
     scrive: 

    x Peppe:

    grazie dell’annotazione statistica anche se non ne sentivo particolarmente il bisogno specie in questo periodo e di funzioni di ripartizione/densità ne ho viste fin troppe.

    E’ ragionevole aspettarsi che sia multipiattaforma, ok è ragionevole.
    Ciò non toglie che la scelta di Google sia perfettamente legittima nell’attuale regime di mercato dove la stragrande maggioranza dell’utenza utilizza Windows.
    Tu puoi criticarla ma fai parte di una larga minoranza che quindi giustifica la scelta di Google di privelegiare soprattutto un sistema operativo e il costo di sobbarcarsi lo sviluppo dell’applicazione per QUEL sistema operativo.
    Visto che siamo in tema statisticamente sono molte di più le persone che apprezzano la velocità di rendering ottenuta grazie anche alla WTL di quelle che vorrebbero Chrome fosse multipiattaforma.

    Le grandi aziende che utilizzano l’Open Source lo utilizzano tutte come un mezzo per fare soldi, è un puro e semplice business.
    Se ci sono opere filantrope, e ce ne sono, sono tutte in secondo piano. (anche perché se non si fanno i soldi poi come si mantengono le opere di bene? Con le pacche sulle spalle?).
    La scelta di Google è stata puramente economica.

  • # 12
    Peppe
     scrive: 

    Jacopo,
    guarda che non ho assolutamente criticato Google, né penso di avere il minimo diritto (o la competenza ^_^) per suggerire all’azienda Google come operare. Col mio post volevo semplicemente affermare che non è strano che Chrome contenga codice Microsoft, visto che il suo sorgente è pieno zeppo di dipendenze win32, a differenza degli altri principali browser open source. Punto. Nessun giudizio di valore!

    Per il resto penso che siamo più d’accordo di quanto pensi! Naturalmente Google è un’azienda, e deve investire saggiamente le sue risorse per sopravvivere. Nel far ciò, finora le va dato atto di aver evitato comportamenti eccessivamente spregiudicati o sleali, che pure con la sua posizione di dominanza avrebbe potuto intraprendere facilmente.

    Il suo rapporto nei confronti dell’open source è una simbiosi in cui entrambe le parti hanno di che guadagnare, e non ci vedo niente di male.

  • # 13
    Jacopo Cocchi (Autore del post)
     scrive: 

    x Peppe:

    no ma siccome hai detto che è strano che non sia multipiattaforma, io ti ho risposto il perché non lo è e il perché Google abbia optato per questa scelta :)

    Sul fatto che non debba essere strano che un programma che gira su Windows si interfacci con API Win-native siamo d’accordo.
    Ma come ho scritto in un commento sopra e volevo evidenziare per tutto l’articolo (mi viene il dubbio a questo punto che non si sia capito, magari per colpe mie) è strano, “fa specie” che un programma Open Source Google utilizzi librerie Open Source Microsoft che è suo competitor e che viene spesso additata come una SWHouse che non solo non utilizze metodologie Open Source ma ne frena l’adozione con politiche commerciali (spesso non sempre limpidissime).

    E’ un po’ paradossale, ti pare?
    Naturalmente nella logica di quelle persone che ho descritto nell’articolo, cioè che mistificano le aziende facendole diventare qualcos’altro.

    + chiaro ora? :)

  • # 14
    Alessio Di Domizio
     scrive: 

    @ Sergio
    Suggerimenti come il tuo ci aiutano davvero a migliorare. E comunque ripetere “un” tre volte nella stessa riga dovrebbe suggerirti, per la prossima volta, di limitare le tue critiche alla parte editoriale.

  • # 15
    Sergio
     scrive: 

    @ Alessio Di Domizio.

    il mio è un commento, posso anche scriverlo in slang californiano.

    é innegabile che, a parte l’utilità o meno della notizia (già nota da giorni), una frase come la seguente è poco leggibile:
    “Da più parti si è cercato e si cercherà in futuro di tirare Google per la giacchetta, di ergerla a paladina del consumatore ed unico vero e credibile antagonista nel comparto dei sistemi operativi quando forse non saranno come più come li conosciamo noi, ma piuttosto interfacce con cui utilizzare le nostre applicazioni installate su macchine remote tramite la Rete.”

    Semplicemente se un internauta si sofferma a leggere un articolo del vostro sito, forse lo trova interessante.
    Fossi in te invece di prendermela in modo altamente puerile (io sono l’editore gne gne), accetterei la critica.
    Questo tipo di critiche le avete sempre rigettate ogni volta che avete scritto informazioni inesatte o in modo illegibile e vi è stato fatto notare.
    Poco professionale.

  • # 16
    Jacopo Cocchi (Autore del post)
     scrive: 

    x Sergio

    riguardo all’utilità dell’articolo ti ho già risposto in merito: tu lo trovi superfluo ma se alcuni dei maggiori operatori del settore l’hanno pubblicato evidentemente qualche motivo c’era, altrimenti sarebbe passata inosservato.
    Io ho voluto scrivere qualcosa in proposito per far risaltare il paradosso della vicenda, in un clima dove si tende a contrapporre Microsoft con il fenomeno dell’Open Source.
    Ed è/sarà un’introduzione al più corposo e spinoso problema del reverse engineering, per altro già messo in evidenza da Scott nel suo post.
    In merito alle tempistiche, urtroppo l’articolo non è potuto uscire prima perché 1)comunque dobbiamo noi stessi informarci, filtrare i dati e poi esprimere concetti basati sugli stessi (altrimenti faremmo una semplice traduzione che impiega molto meno tempo)
    2) la scaletta era già stata programmata e quindi si è reso necessario uno shifting temporale

    Sul problema del linguaggio utilizzato, posto che il nanopublishing privilegia soprattutto il messaggio perché i tempi di lettura sono statisticamente molto bassi (e quindi bisogna essere coincisi e veicolare pochi e forti concetti), per quanto mi riguarda (e puoi prendere tranquillamente i miei articoli precedenti per verificare) ho sempre ringraziato i commenti dove si evidenziavano per esempio errori di battitura.
    Ammetto che qualche periodo forse fosse un po’ troppo lungo e articolato in questo preciso caso, ma capisci anche tu che chi scrive e cerca di fare del suo meglio non provi particolari moti di simpatia quando legge un commento di due righe come il tuo (“non notizia…italiano penoso”).

    E se poi la stessa persona, che commenta, commette errori piuttosto lapalissiani ortografico-sintattici, si può aspettare all’interno della risposta un messaggio stile “senti da che pulpito”.
    Tu puoi scrivere un commento come più ti pare, in qualsiasi linguaggio, a patto che sia corretto per le regole di quel linguaggio, altrimenti non fai una gran figura.

    E non si tratta di fare gnegne come i bambini delle elementari, si tratta di avere rispetto dei propri ruoli e di porsi in modo costruttivo ed educato nel confronto del proprio interlocutore.
    Tu a mio modesto modo di vedere non lo sei stato.
    Poi tutti possono sbagliare, io per primo perché avrei potuto senz’altro scrivere meglio.

    Saluti

  • # 17
    Sergio
     scrive: 

    @Jacopo

    Se ho letto il tuo articolo è perchè forse volevo leggere il tuo parere (te lo sei posto il problema?) indipendentemente dalla sua utilità, infatti non hai capito neanche il senso della mia frase “UNA NON NOTIZIA”, che non riguardava esclusivamente l’articolo, ma il fatto che Google abbia “scopiazzato”…

    ritornando al discorso dei ruoli, il problema è semplicissimo: chi scrive l’articolo si espone e deve accettare le critiche (nei limiti della decenza, scrivere “pietoso” non è certo una parolaccia), soprattutto quando si annuncia il proprio operato come forma editoriale, altrimenti aprivi un messaggio sul forum.

    é questa la differenza tra te e me che scrivo nei commenti. Il mio non è un articolo editoriale, ma è un messaggio alla stregua di un sms…

    Se aggiungiamo che per contrastare il mio disappunto per la non ottimale leggibilità dell’articolo, l’editore o tu tirate in ballo che abbia scritto “Italiano” invece di “italiano”… beh è quantomeno ridicolo e appunto infantile, perchè sarebbe bastato correggere la forma dell’articolo e ripubblicarlo, senza neanche rispondermi.
    Adesso mi dirai che il servizio che offrite è per me gratuito, ma in realtà non è così, perchè se non ci fossero gli utenti voi non avreste neanche pubblictà, quindi guadagni.

    A questo punto trovo più sconcertante l’accanimento verso la critica rispetto all’articolo. Addirittura non bastava la tua risposta, ma si è reso necessario l’intervento di terzi.

    Forse se nasce una critica deriva dal fatto che si ritiene HWupgrade un portale dove ci sono recensioni e articoli decenti di prodotti consumer, sicuramente non una risorsa specialistica o professionale o scientifica.
    Dal mio punto di vista vi paragono a riviste stampate quali Microcomputer o Chip etc. Quindi, almeno io, mi aspetto un livello piacevole nella lettura.

    Poi non c’è nulla di male nell’errore in se, ma se permetti, torno a ripetere, il disappunto diventa tale, nel momento in cui rispondete in toni che portano la questione sulla diatriba personale.

  • # 18
    Alessio Di Domizio
     scrive: 

    @ Sergio
    Dedichiamo tempo e risorse al nostro lavoro. Siamo aperti a tutte le critiche costruttive ma di tanto in tanto salta fuori qualcuno che pensa, mi si passi il termine, di “smerdarti” con quattro battute. L’errore ci sta, la correzione pure, l’arroganza no.

  • # 19
    Sergio
     scrive: 

    @Alessio

    ma l’arroganza di cosa?.
    hai convertito un commento negativo, in una diatriba personale, in cui oltretutto tu, personalmente, centri molto poco. Non vedo il motivo per il quale stai trasformando una discussione civile in una volgare litigata, e non ti passo il termine tra apici che hai scritto, proprio perchè il tono della discussione resti civile.

    Dato che io ritengo un commento all’articolo qualcosa di decisamente lecito, se un articolo è scritto male, da lettore attento, te lo dico. Se me ne frego, mi faccio quattro risate e trasferisco le mie letture su altri portali.

    Sinceramente quando leggo gli articoli, mediamente, dopo averlo finito, mi informo sull’autore se lo trovo interessante, e questo per non avere pregiudizi.

    L’impegno e risorse fanno parte di qualsiasi lavoro, qui non esistono eroi, siete un’azienda che ha dei guadagni. Che vada bene o no il vostro consumatore giudicherà sempre il vostro operato.

    Se visiti il sito del Corriere e trovi un articolo scritto male non lo giudichi?

    In ogni caso ,alla fine dei conti, la mia presunta arroganza svanisce, l’articolo resta lì così come l’avete scritto.

  • # 20
    Jacopo Cocchi (Autore del post)
     scrive: 

    “@Jacopo

    Se ho letto il tuo articolo è perchè forse volevo leggere il tuo parere (te lo sei posto il problema?)”

    se non me lo ponessi ogni volta che scrivo qui, non scriverei semplicemente e non avrei accettato la proposta lavorativa.
    L’ho fatto proprio perché trovo interessante il fatto di rapportarsi direttamente al pubblico di lettori a differenza appunto della carta stampata (dove al massimo ci sono qualche mail tra le migliaia che arrivano in redazione).

    “indipendentemente dalla sua utilità, infatti non hai capito neanche il senso della mia frase “UNA NON NOTIZIA”, che non riguardava esclusivamente l’articolo, ma il fatto che Google abbia “scopiazzato”…”

    Permettimi ma 3 parole scritte come “una non notizia” non hanno certo un significato univoco.
    Se l’avessi chiarito il senso del tuo pensiero all’inizio non ci sarebbero stati fraintendimenti.
    Io l’ho inteso come un qualcosa che non sarebbe stato utile pubblicare, tutto qui.
    E ho spiegato il perché invece mi sembrava interessante, ho spiegato la scelta editoriale se mi si passa il concetto.

    “ritornando al discorso dei ruoli, il problema è semplicissimo: chi scrive l’articolo si espone e deve accettare le critiche (nei limiti della decenza, scrivere “pietoso” non è certo una parolaccia), soprattutto quando si annuncia il proprio operato come forma editoriale, altrimenti aprivi un messaggio sul forum.

    é questa la differenza tra te e me che scrivo nei commenti. Il mio non è un articolo editoriale, ma è un messaggio alla stregua di un sms…”

    Ascolta, se io scrivo in questa forma editoriale è perché ho deciso di assumermi oneri e onori della stessa, per cui mi fai la cortesia di non fare il predicozzo sul dover o meno accettare critiche.
    Le accetto sempre se ben motivate e sono sempre costruttive. Ti sei preso la briga di leggere gli altri articoli come ti ho consigliato?
    Se no fallo se sì il tuo continuo puntualizzare su questo aspetto è inutile perché nel modo di rapportarmi ad altri tuoi colleghi lettori trovi già la risposta al problema che poni.
    Poi ovviamente questo può piacere o meno, ma se non mi interessasse cosa tu o ad altri pensano sai cosa farei?
    Non risponderei affatto. Mi limiterei all’articolo e investirei il tempo che dedico a questo per fare altro.

    Sul termine “pietoso” da te utilizzato, spero di non doverti spiegare io che non serve essere volgari per essere offensivi e mostrarsi poco rispettosi dell’interlocutore.
    Volgare non è un sinonimo di offensivo. Può succede che un’espressione volgare sia anche offensiva, così come non esserlo.
    Non voglio farti il pistolotto sulla lingua, ma l’etimologia delle due parole è profondamente diversa.

    Lo scopo della tua riga voleva porre l’attenzione sul fatto che la forma dell’articolo poteva essere migliore? Va benissimo, non mi chiami mica Tullio De Mauro, ma avresti potuto utilizzare una forma un po’ più cortese di “italiano pietoso”.
    Io sono qui a fare il mio “lavoro” e lo metto tra “” perché non lo ritengo esattamente un lavoro; per l’impegno profuso sì ma è soprattutto una passione.
    Ma dato che dedico parte del mio tempo mi aspetto tanto rispetto quanto ne dimostro nei confronti degli altri, cercando di fare quello che faccio al meglio, rendendo interessanti gli articoli, ascoltandovi.
    Quello che fai tu immagino nella tua vita, con il tuo lavoro, specialmente se sei a contatto con un pubblico di qualsiasi tipo.

    Non mi pare sia un concetto tanto difficile da capire no?

    Se fai il salumiere e incarti non benissimo 2 etti di affettato, il cliente ti risponde “hai fatto una confezione pietosa”, fai un sorriso a 48 denti e gli dici grazie?
    O saresti più contento se il cliente, con educazione, ti avesse detto “scusi non è che mi potrebbe fare un incarto un po’ + ben fatto, vede che lì è aperto”.

    Non so a volte mi sembra di stare sulla Luna…

    “Sinceramente quando leggo gli articoli, mediamente, dopo averlo finito, mi informo sull’autore se lo trovo interessante, e questo per non avere pregiudizi.”

    Ma è quello che facevo anche io, prima di passare dall’altra parte e continuo a fare con le testate dove sono un semplice fruitore.
    E’ senz’altro l’atteggiamento + costruttivo e che fa piacere a noi che scriviamo.
    E pregherei tutti voi di continuare a farlo :)

    “Se aggiungiamo che per contrastare il mio disappunto per la non ottimale leggibilità dell’articolo, l’editore o tu tirate in ballo che abbia scritto “Italiano” invece di “italiano”… beh è quantomeno ridicolo e appunto infantile, perchè sarebbe bastato correggere la forma dell’articolo e ripubblicarlo, senza neanche rispondermi.”

    Io invece lo trovo sacrosanto, perché se io dico a un ingegnere che il suo progetto è sbagliato, lo rimprovero poi vado a vedere i miei calcoli e sono sbagliati pure i miei, come minimo mi sento un pirla io e in secondo luogo mi prendo giustamente la sua reprimenda.
    Correggere la forma dell’articolo e ripubblicarlo non lo si fa. Sic est. Resta lì come resterebbe su carta stampata, primo perché io non trovo la necessità di ripubblicarlo per una persona che si lamenta della forma, secondo perché se io lo facessi tutta la discussione fatta finora diventerebbe inutile, quindi ci sarebbe una doppia se non tripla perdita di tempo oltre che la vanificazione di quel lato costruttivo che si possa instaurare in uno scambio di battute autore-lettore.

    “Adesso mi dirai che il servizio che offrite è per me gratuito, ma in realtà non è così, perchè se non ci fossero gli utenti voi non avreste neanche pubblictà, quindi guadagni.”

    Di gratuito non c’è proprio niente, se non ci fossero introiti un certo livello di qualità sarebbe impossibile da raggiungere, così come nemmeno noi lavoriamo “gratis”, perché il tempo che dedichiamo a questa attività vale denaro che potrebbe essere intascato facendo altro.
    Quindi su questo aspetto non ho niente da dirti.

    “A questo punto trovo più sconcertante l’accanimento verso la critica rispetto all’articolo. Addirittura non bastava la tua risposta, ma si è reso necessario l’intervento di terzi.”

    Non l’ho richiesto io l’intervento di Alessio né di nessun’altro. Mi prendo io la responsabilità di quel che scrivo dato che scrivo solo io i miei articoli.
    Evidentemente se c’è stato è perché ha trovato qualcosa che “non gli è suonato tanto bene”, mettiamola così; e si riferisce al modo in cui ti sei posto.

    “Forse se nasce una critica deriva dal fatto che si ritiene HWupgrade un portale dove ci sono recensioni e articoli decenti di prodotti consumer, sicuramente non una risorsa specialistica o professionale o scientifica.”

    Su questo aspetto ne possiamo parlare.
    Di fatto molto è stato scritto nell’articolo sull’uscita di Anselmi.
    Non mi voglio ripetere per cui glisso, però gli articoli e le recensioni fatte per esempio sui nuovi prodotti tipo schede video ecc. ecc. vengono corredati da test fatti con metodo scientifico, per cui è scientifica da quel punto di vista, così come è specialistica perché tratta un preciso settore economico.
    Bisogna mettersi d’accordo prima su cosa si intende per risorsa scientifica o specialistica.

    “Poi non c’è nulla di male nell’errore in se, ma se permetti, torno a ripetere, il disappunto diventa tale, nel momento in cui rispondete in toni che portano la questione sulla diatriba personale.”

    La diatriba non è personale né potrebbe esserlo visto che io non ti conosco, non so cosa fai nella vita, non so se scrivi o ti occupi anche tu di IT ecc. ecc.
    Io ti ho solo fatto notare che la critica è bene accetta come tutte le altre che siano costruttive e la tua senz’altro lo è.
    Ho posto un problema di come avrei preferito che la critica fosse elaborata.
    Seppur il concetto fosse nobile, l’esprimerlo con “italiano pietoso”, mi è sembrata una scelta poco felice nei miei confronti, come lo sarebbe stato per tanti altri, te compreso se dovessi fare una critica ad un tuo operato/lavoro (o almeno nella maggiorparte delle persone che si fossero trovate al posto mio)
    Tutto qui.

    “Se visiti il sito del Corriere e trovi un articolo scritto male non lo giudichi?”

    Certo, ma non scrivi “italiano pietoso”, se vuoi avere una risposta o se vuoi avere una risposta che sia consona semplicemente al concetto espresso.
    La forma è tanto importante per chi scrive quanto per chi giudica.

    Comunque, spero sia più chiaro ora il mio pensiero e spero di aver chiarito i tuoi dubbi anche su quel che ho scritto prima e quindi mi defilo dalla querelle onde evitare diventi stucchevole più di quanto non lo sia già adesso.
    Anche perché devo finire il prossimo articolo, nella speranza che lo leggiate ;)

    Saluti

  • # 21
    peppe
     scrive: 

    Ops, Jacopo!
    Non m’ero accorto che fossi l’editore dell’articolo! Credevo che fossi un lettore… ecco perché ci tenevi tanto a rispondermi! :D
    Scusa se ti ho fatto perdere tempo, devo imparare a
    leggere anche le parti in piccolo prima di postare ;) . E probabilmente devo dormire di più.
    Buon lavoro!

  • # 22
    Jacopo Cocchi (Autore del post)
     scrive: 

    lol peppe

    ok non c’è problema :) ti ho risposto solo per spiegarti appunto cosa intendevo nell’articolo visto che secondo me c’era qualche significato non chiaro (multipiattaforma&co.). Ci tenevo che i concetti fossero arrivati come li avevo in mente io prima di metterli per iscritto.

    Grazie e buon lavoro anche a te ;)

  • # 23
    Alessio Di Domizio
     scrive: 

    @ Sergio
    L’atteggiamento arrogante è di chi crede di chi poter bollare il lavoro di altri senza dare spiegazioni.
    A entrarci c’entro eccome, come del resto c’entrano tutti quelli che leggono un parere che esprimi in pubblico. E poi c’entro perché sono responsabile di questo progetto e non accetto bocciature sommarie per me e i miei colleghi, specialmente quando afferiscono una materia che lo stesso censore sembra non padroneggiare appieno.

    Non vedo infine come tu possa invocare la volgarità quando i miei commenti mi sembrano del tutto civili, mentre di offensivo resta solo la tua boutade.

    Detto questo chiudo, non credo di poter essere più chiaro.

  • # 24
    Altre grane per Chrome: Google accusata di reverse engineering - Appunti Digitali
     scrive: 

    […] giorno fa’ ci siamo occupati delle “miracolose” prestazioni ottenute dal neobrowser di casa Google. Lo sviluppatore […]

Scrivi un commento!

Aggiungi il commento, oppure trackback dal tuo sito.

I commenti inseriti dai lettori di AppuntiDigitali non sono oggetto di moderazione preventiva, ma solo di eventuale filtro antispam. Qualora si ravvisi un contenuto non consono (offensivo o diffamatorio) si prega di contattare l'amministrazione di Appunti Digitali all'indirizzo info@appuntidigitali.it, specificando quale sia il commento in oggetto.