di  -  venerdì 22 Marzo 2013

Tutti coloro che credono che l’ENIAC sia stato il primo calcolatore elettronico general-purpose e che, di conseguenza, i loro progettisti siano stati gli inventori di questa nuova tipologia di calcolatori, devono ricredersi.

Infatti, il 19 marzo del 1978 un giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti sentenziò definitivamente che tale riconoscimento spetta all’Atanasoff-Berry Computer (noto anche come ABC) ed ai suoi progettisti, il fisico bulgaro John Vincent Atanasoff e il dr. Clifford E. Berry.


berry atanasoff

Berry e Atanasoff 

Da un punto di vista tecnologico, ABC è un sistema elettronico pensato espressamente per la risoluzione di equazioni lineari, sviluppato a partire dal 1938 presso l’allora Iowa State College (oggi Iowa State University) di Ames, per supportare le ricerche di Atanasoff.

Le sue dimensioni sono paragonabili a quelle di un’ampia scrivania, con un peso di circa 340Kg, 0.37KB di memoria e una capacità elaborativa che permette di risolvere, mediamente, un’equazione lineare in circa 20 secondi. Sulle operazioni aritmetiche di base (addizione e sottrazioni) la velocità è decisamente più alta, con circa 30 operazioni al secondo.

ABC è assolutamente pioneristico per l’epoca di riferimento: aritmetica binaria, esecuzione di istruzioni in parallelo ed elementi di switching basati su valvole termiche (vacuum tube).

Atanasoff_Berry_Computer_schema

Schema di ABC

Il calcolatore viene completato nel 1942, addirittura un anno prima che gli Stati Uniti decidessero di avviare il progetto “Project PX”, poi divenuto ENIAC. Ma la cosa più interessante è che John Mauchly (progettista dell’ENIAC insieme a J. Presper Eckert) aveva avuto modo di conoscere Atanasoff durante un suo seminario sulla architetture dei calcolatori tenutosi verso la fine del 1940. L’incontro porta Mauchly nel 1941 ad Ames per una visita di 4 giorni, durante la quale ha occasione di vedere il lavoro del fisico bulgaro e approfondirne i dettagli, grazie anche all’assoluta disponibilità da parte di due progettisti a condividere i propri progressi, tanto che a Mauchly viene addirittura mostrato “il libro verde” contenente i principi ed i dettagli costruttivi di ABC.

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John Mauchly

A questo incontro seguirono mesi di corrispondenza tra i due scienziati, andando così a condizionare fortemente il progetto del futuro ENIAC, per il quale la Eckert-Mauchly Computer Corp. presenterà richiesta di brevetto nel 1947. Il brevetto viene concesso a 17 anni di distanza (1964) e la sua titolarità assegnata alla Sperry-Rand Corporation, erede, per acquisizione, della società fondata dai progettisti dell’ENIAC.

Sperry-Rand tenta, allora, di riscuotere royalty da tutti i produttori di calcolatori elettronici, ma si scontra con il rifiuto di Honeywell Inc., che ne contesta la paternità essendo a conoscenza dei rapporti tra Mauchly e Atanasoff. Sperry-Rand cita allora in giudizio Honeywell che, però, risponde con una mossa a sorpresa: controdenuncia la prima per violazione delle norme antitrust, con particolare riferimento al suo accordo di scambio tecnologico con IBM, che porta nel 1956 le due società a dominare il 95% del mercato.

Senza voler entrare nei dettagli delle successive vicende giudiziali, l’aspetto rilevante è che il 19 ottobre del 1973 il giudice federale Earl R. Larson (Minnesota), annulla il brevetto stabilendo, in sostanza, che l’ENIAC si basa proprio sull’Atanasoff-Berry Computer, così come in parte sostenuto da Honeywell. Cosa più importante, però, è che il giudice Larson stabilisce un ulteriore principio: nessuno può detenere il brevetto sul calcolatore elettronico (computer) e chiunque è libero di sviluppare soluzioni afferenti a tale tecnologia. Tale decisione viene accolta da reazioni contrastanti, come dimostra il commento di Gordon Bell: “dis-invention of the computer

Per rendere omaggio al primo calcolatore elettronico della storia, nel 1993 la Iowa State University ne avvia una ricostruzione accurata. L’operazione termina nel 1997, con un investimento complessivo di 360.000 dollari ed il lavoro di una dozzina di persone.

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La ricostruzione di ABC

ABC (ricostruzione) in azione

3 Commenti »

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  • # 1
    Marco
     scrive: 

    Non è né general purpose né tantomeno Turing completa, e non era nemmeno intenzione degli inventori che lo fosse: doveva servire a risolvere problemi specifici, in particolare sistemi di equazioni lineari fino a 29 equazioni e 29 incognite.
    Non ci sono prove che abbia risolto sistemi così lunghi (mi sembra di aver letto che era limitata a circa 11, dopodiché le probabilità che si verificasse un errore divenivano troppo elevate).
    Una fedele descrizione si trova nel libro The First Computers – History and Architectures di Raúl Rojas e Ulf Hashagen, pubblicato da MIT Press.

  • # 2
    Felice Pescatore (Autore del post)
     scrive: 

    @Marco… infatti, non mi sembra di aver detto il contrario.
    Il concetto di “general purpose” e’ diverso da quello che intendiamo oggi: infatti lo sviluppo (risoluzione) di equazioni lineari lo proietta nei domini a cui esse afferiscono. Inoltre non è pensato per una specifica attività ma per l’esecuzione di operazioni generiche. All’epoca non era una cosa così scontata.

  • # 3
    Marco
     scrive: 

    @Felice
    In merito al “general purpose”, c’è ben poco da questionare. Ci sono classi di problemi (fortunatamente!) che non possono essere ricondotte a sistemi di equazioni lineari.
    Anche ammettendo che fosse “general purpose”, lo sarebbe preterintenzionalmente: secondo Atanasoff la macchina doveva servire esclusivamente a risolvere determinati problemi.
    Lo stesso Atanasoff, in una richiesta di finanziamento per la costruzione della macchina, dall’esplicativo titolo “Computing Machine for the Solution of Large Systems of Linear Algebraic Equations”, dice letteralmente:
    “Since an expert computer requires about eight hours to solve a full set of eight equations in eight unknowns, k is about 1/64. To solve twenty equations in twenty unknowns should thus require 125 hours. But this caculation does not take into effect the increased labor due to the greater chances of error in the larger systems … The solution of general systems of linear equations with a number of unknowns greater than ten is not often attempted. But this is precisely what is needed to make approximate methods more effective in the solution of practical problems.”

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