Benzina dall’aria: vera rivoluzione o “buco nell’aria”?

Nei giorni scorsi vari media hanno riportato, con toni abbastanza ricchi di enfasi, una notizia riguardante un processo, messo a punto da una azienda inglese, che permette di produrre combustibile dall’aria, o meglio, dalla CO2 in essa presente.

Come prevedibile la notizia ha riportato molto poco riguardo il processo, limitandosi alle questioni di “fattibilità commerciale“, fattore che però non solo non può rappresentare la chiave di validità di questa soluzione, ma rappresenta invece l’ultimo anello di un processo che richiede una ampia disamina e che, senza la pretesa di essere esaustivi e troppo tecnici, andremo nel seguito ad affrontare al fine di chiarire un minimo cosa è racchiuso dietro tale processo.

UN’UNIONE COMPLESSA: QUANDO CARBONIO ED IDROGENO SI INCONTRANO

Un qualsiasi combustibile (ad eccezione dell’idrogeno se considerato singolarmente, e da soluzioni estremamente esotiche che prevedono l’impiego di particelle metalliche) è generalmente rappresentabile attraverso la tipica molecola degli idrocarburi CnHm, dove n ed m rappresentano il numero di atomi di ciascun componente della molecola di idrocarburo considerato.

Disponendo di carbonio ed idrogeno, sotto opportune condizioni termochimiche, è possibile creare delle molecole di idrocarburi adatte ai vari impieghi, trattandosi in tutto e per tutto delle stesse componenti principali dei combustibili liquidi e gassosi che quotidianamente utilizziamo, ma la difficoltà di questo processo nel complesso è fondamentalmente la disponibilità delle materie prime, infatti se il carbonio elementare non è disponibile in natura, quantomeno in condizioni non particolari, altrettanto vale per l’idrogeno, pertanto qualunque processo che veda coinvolti questi due soggetti richiede la loro produzione a partire da diverse sostanze di partenza, spendendo energia per questi processi.

VALIDITÀ DEL PROCESSO: BILANCIO ENERGETICO

Senza entrare in calcoli più o meno complessi (ma comunque alla portata dei lettori più esperti) sull’energia necessaria dai vari processi, è possibile in breve fare lo stesso alcune considerazioni di base.

Il processo ha inizio dalla CO2 e dall’acqua come materie prime, pertanto esso può venire rappresentato attraverso il seguente schema:

(www.airfuelsynthesis.com)

I passi principali sono:

  1. Estrazione della CO2 dall’aria
  2. Elettrolisi della H2O
  3. Produzione del combustibile di sintesi

(I passaggi in maggiore dettaglio sono disponibili sul sito dell’azienda: descrizione tecnica Airfuelsynthesis)

L’energia spesa per il processo, secondo le indicazioni dell’azienda, deve venire prodotta mediante fonti rinnovabili, così come indicato anche nello schema presentato, pertanto una completa valutazione della bontà del processo potrà venire sviluppata solo in presenza di dati e misure sufficientemente attendibili, sebbene a livello indicativo è facilmente ipotizzabile un costo energetico piuttosto elevato.

CONSIDERAZIONI FINALI

La tecnologia proposta, sebbene descritta solo qualitativamente dal suo costruttore, appare sicuramente fattibile sul piano dei processi che la compongono, mentre sul piano energetico restano alcuni nodi che non possono venire lasciati al’esterno della valutazione complessiva, infatti per quanto allo stato attuale delle valutazioni sul costo energetico possano essere puramente indicative, tali consumi per le vari fasi del processo appaiono tutt’altro che trascurabili, per quanto progressi sulle efficienze degli stessi possano venire ottenuti.

Ne consegue che il consumo complessivo di energia risulterà sempre sensibilmente superiore all’energia messa a disposizione dal combustibile prodotto, pertanto una vera sostenibilità ambientale andrà ritenuta soddisfatta solo in presenza della possibilità di soddisfare tale richiesta fattivamente, ed è questo il punto cruciale che deve venire affrontato prima di discutere dei costi del processo, se tale tecnologia vuole concretamente rappresentare una soluzione ambientalmente sostenibile rispetto all’impiego dei combustibili fossili tradizionali.

Con queste considerazioni si chiude anche il post odierno, vi rinnovo l’appuntamento a lunedì prossimo, sempre su AppuntiDigitali, sempre con la rubrica Energia e Futuro.

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