di  -  venerdì 20 Gennaio 2012

Eccoci al secondo post dedicato a Tramiel ed alla sua Commodore.

Come accennato nel precedente post della serie, il PET 2001 è il primo “personal” di Commodore. L’acronimo “PET” è un riferimento diretto all’animale domestico, mentre “2001” si ispira al celebre film di Kubrik del 1968 e alle fantastiche capacità del computer HAL. Tutte scelte orientate ad accreditare il nuovo sistema come “assistente personale” nell’immaginazione degli utenti non professionali.

Il PET 2001 in tutto il suo splendore

Oltre alla CPU 6502, che funziona a 1 MHz, la macchina ha 4KB di RAM, il linguaggio di programmazione Microsoft Basic, monitor e registratore a cassette incorporati, il tutto offerto inizialmente a 600 dollari. Il PET si rivela un grande successo e genera una domanda che eccede molte volte le capacità produttive di CBM, tanto che l’azienda (senza concorrenti diretti al momento) impone agli acquirenti tempi di consegna che superano i tre mesi. L’architettura di base del PET viene successivamente aggiornata con maggiore memoria, una tastiera più efficace e una unità di registrazione a disco magnetico.

Nel gennaio del 1981, per rispondere al crescente interesse del mercato consumer per i computer, Commodore crea una sorta di versione ridotta del PET a cui dà il nome di VIC-20 e che viene offerto a 299 dollari.

VIC20

Anche in questo caso il nome del nuovo microcalcolatore è un connubio di due termini diversi: “VIC” sta per Video Interface Chip (il circuito grafico), mentre “20” sembra essere un numero di fantasia, senza rapporti con parametri funzionali.

Il progetto è guidato da Michael Tomczyk, mentre Bob Yannes è il responsabile dell’architettura e, in seguito, anche dell’innovativo chip musicale SID del C64. In Giappone il VIC-20 viene commercializzato con il nome di VIC-1001 dalla sussidiaria Commodore Japan Ltd, guidata da Taro Tokai.

E così il nostro viaggio arriva al già citato 1982 e al Commodore 64.

Il C64 è un personal computer senza compromessi, sia pure con un prezzo di vendita di 599dollari, non proprio alla portata di tutti. Il livello notevole delle capacità fa sì che il sistema possa essere prodotto per lungo tempo senza aggiornamenti rilevanti e quindi, a differenza dei concorrenti, senza creare discontinuità nel supporto software. Potendo contare su una crescita esponenziale delle vendite, prezzi della tecnologia in continuo calo e un lunghissimo periodo di produzione, il nuovo computer si rivela un grandissimo successo per CBM.

Commodore 64

Nel 1984 la società supera la soglia del miliardo di dollari di fatturato, ma Tramiel non è soddisfatto di una cosa: nella sua visione, il “personal” è tale solo se è accessibile da tutti:

We need to build computers for the masses, not the classes [dobbiamo costruire computer per le masse, non per le classi]

così decide di far abbassare il prezzo del C64 a 199dollari, innescando una feroce guerra dei prezzi nel settore, con comprimaria diretta la Texas Instrument ed il suo Tl99.

Così la figura carismatica di Tramiel comincia ad apparire agli azionisti pericolosa e ingombrante. Inoltre a pesare sul curriculum del fondatore è l’incomprensibile decisione di non vendere il C64 immediatamente anche in Giappone, ma di puntatore tutto su Ultimax, alias Commodore Max Machine e per gli amici VIC-10.

VIC-10

Ultimax doveva essere il nuovo cavallo di battaglia di Commodore nel Sol Levante, ma i conti non tornarono da subito, a partire dall’irrisoria quantità di memoria di  4Kb, di cui solo 2.5Kb realmente utilizzabili per le applicazioni. Il progetto è curato da Yashi Tekamura, ma l’unica cosa innovativa sono la tastiera a membrana (leggasi Spectrum) e il prototipo del chip grafico del C64. Altra cosa assurda: anche solo per avviare il calcolatore è necessaria una cartuccia (con il Basic) da acquistare a parte!

Così Commodore perde definitivamente il mercato Orientale, complice anche l’ascesa dello standard Microsoft MSX, e Tramiel perde la guida della società che aveva fondata. Infatti il 13 gennaio del 1984, Tramiel viene sostituito da Irving Gould, il socio entrato in Commodore nel 1966 in seguito all’acquisto del 17% delle azioni, vendute da Tramiel per 400.000 dollari allo scopo di far cassa.

Lasciata Commodore e incassato l’enorme plusvalore della propria trentennale partecipazione azionaria, fonda la Tramel Technology Ltd, che a luglio del 1984 acquista Atari Inc., ceduta dalla Warner Communications in seguito ai gravi problemi finanziari generati proprio dalla suddetta guerra dei prezzi.

La famiglia Tramiel alla guida dell’ATARI Corp.

Atari diventa così Atari Corporation e Tramiel si rimette in gioco entrando come presidente e tentando di trasformarla nella “nuova Commodore”, ma decidendo di ignorare il mercato dei videogiochi che resta appannaggio di ATARI Games. Nasce così la famosa linea Atari ST, con principale concorrente, ironia della sorte, il Commodore Amiga. Alla fine degli anni ’80 Jack lasciala poltrona a suo figlio Sam, ma in seguito ad un problema cardiaco di quest’ultimo, torna alla sua vecchi carica nel 1995. L’anno seguente Tramiel vende tutto a JT Storage (conservando un posto nel consiglio di amministrazione) che a sua volta, nel 1998, vende l’eredità Atari alla Hasbro Interactive per 5 milioni di dollari e chiude i battenti nel 1999.

Per concludere, salutiamo Tramiel ed il C64 con un simpatico filmato in cui Gates e Jobs se la danno di santa ragione e a fargli fare pace ci pensa proprio l’anziano C64! http://www.storiainformatica.it/index.php?option=com_hwdvideoshare&task=viewvideo&Itemid=112&video_id=10

4 Commenti »

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  • # 1
    phabio76
     scrive: 

    Ciao,
    provo a riprendere l’interessante discussione della settimana scorsa. Questa volta per rendere giustizia alla Commodore che troppe volte è citata di striscio (in alcuni casi totalmente ignorata) dai libri di storia informatica.
    Probabilmente perchè il successo, quello che poggia sui grandi numeri, è arrivato tardi e solo dal settore home, mentre nei primi anni ’80 la competizione vera si giocava ad altri livelli.
    In ogni caso una generazione di informatici si è fatta le ossa con il C64 e almeno “socialmente” questo merito gli va riconosciuto.

  • # 2
    phabio76
     scrive: 

    Ah, un’altra curiosità…
    Si parlava di vendite e quote di mercato, riposto questo interessante link:
    http://jeremyreimer.com/postman/node/329

    Leggo in proposito affermazioni contrastanti: è stato il VIC-20 o l’Apple II il primo computer a vendere un milione di unità?
    Sembrerebbe proprio il VIC-20 in senso assoluto…
    Gli USA-centrici (o i faziosi) che dicono Apple II potrebbero avere ragione nel senso che considerano il solo mercato americano?

  • # 3
    supertigrotto
     scrive: 

    Sarà…..ma sono convinto che atari sarebbe ancora viva se non avesse avuto tramiel alla guida…..

  • # 4
    Giovanni
     scrive: 

    sinceramente io non credo, come non sono mai stato convinto che l’unica causa della chiusura di Commodore vada scaricato sull’incapacità del managment.
    E’ un fatto che architetture così fortemente proprietarie non potesero rimanere sul mercato con prodotti low cost (fissazione di Tramiel) senza essere riuscite a penetrare in maniera consistente nell’ambito professionale; e proprio nel momento di poderosa espansione dei compatibili (primi ’90), questi si, veri prodotti low cost che finalmente iniziavano a permettere ottime prestazioni anche a prezzi irrisori proprio grazie all’architettura aperta (super-vga, dischi IDE, audio 16bit stereo, lan …). Senza contare che di lì a poco hanno iniziato ad attaccare fino alla supremazia anche il settore workstation e server.
    Cosa avrebbe dovuto fare Atari? Cosa avrebbe potuto fare Commodore con Amiga? La prima aveva tentato con DTP e transputer, l’altra stremata con l’uscita in ritardo disastroso di Amiga 3000 e 4000. Perfino Apple, che aveva discreti territori in ambito professionale, in quel periodo stava per lasciarci le penne!.. ma questa è un’altra storia.

    Commodore, a parte Amiga (ma in realtà anche Atari, e se si parla di Tramiel c’entra anche il mitico ST) a volte viene davvero un po’ trascurata, concordo con @Phabio76. Certo, come “64ista DOC”, ben prima di Amighista, penso sempre anch’io che l’elogio del C64 non sia mai abbastanza; ma è anche perché si ricorda sempre con un po’ di malinconia l’età dell’oro in cui era facile esaltarsi per piccoli miracoli di programmazione!

    Con http://www.jurassicnews.com, in ogni numero una rubrica dedicata a Commodore

    Ciao

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