di  -  lunedì 23 Gennaio 2012

Riprendiamo e concludiamo in questa terza puntata l’argomento riguardante il trattamento dei rifiuti mediante “Termovalorizzazione“, andando a discutere sulle emissioni e sul loro trattamento.

DAL COMBUSTIBILE AI PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE

Come illustrato nei precedenti post, esistono diverse configurazioni di caldaia così come esistono varie tipologie di rifiuti trattabili, e ciascuna soluzione e combinazione porta ad avere come risultato della combustione, al netto del recupero energetico, delle emissioni gassose e solide composte principalmente da due famiglie di inquinanti così definite:

  • Macroinquinanti – presenti in quantità dell’ordine dei mg/Nm3 o superiori
  • Microinquinanti – presenti in quantità dell’ordine dei µg/Nm3 od inferiori

Per quanto riguarda i macroinquinanti, si rilevano tra le specie interessate principalmente le seguenti: SOxNOxCOpolveriHCl ed HF.

Le specie che compongono i microinquinanti sono invece principalmente le seguenti: composti organici volantiIPA (idrocarburi policiclici aromatici), diossine (isomeri di policlorodibenzodiossine – PCDD), furani (isomeri di policlorodibenzofurani – PCDF), metalli pesanti (nichel, piombo, cadmio, mercurio, cromo, ecc.).

Da tale breve lista è facile individuare, soprattutto tra i microinquinanti, specie come i metalli che possono venire tanto più ridotte quanto più il rifiuto risulta selezionato alla fonte (o successivamente, ma comunque prima che arrivi in caldaia), oppure gli ossidi di zolfo tra i macroinquinanti che possono venire ridotti anch’essi tanto più quanto più il rifiuto ed il combustibile aggiunto ad esso (in genere polverino di carbone) ne sono privi.

Le altre specie inquinanti sono invece dovute principalmente alle caratteristiche della combustione, pertanto la loro riduzione è strettamente legata alle modalità con le quali questo processo avviene.

EMISSIONI E LIMITI NORMATIVI

Le emissioni devono rispettare i limiti di legge, i quali vengono aggiornati negli anni con valori sempre più restrittivi, ed attualmente i principali livelli limite di emissione sono i seguenti (D.Lgs.133/2005):

Emissioni espresse in mg/Nm3

  • Polveri: 10
  • Acido Cloridrico – HCl: 10
  • Ossidi di Azoto – NOx: 200
  • Monossido di carbonio – CO: 50
  • Acido Fluoridrico – HF: 1
  • Carbonio Organico Totale: 10
  • Somma Metalli: 0.5
  • Idrocarburi Policiclici Aromatici – IPA: 0.01
  • Diossine e Furani (ngFTE/Nm3): 0.1 (FTE – Fattore di Tossicità Equivalente)
  • Cadmio e Tallio: 0.05
  • Mercurio: 0.05
Tali valori fanno riferimento in certi casi ai limiti giornalieri piuttosto che ai limiti istantanei, in quanto esistono condizioni medie e condizioni istantanee (o su base oraria) da rispettare come definito dalla normativa stessa.

Per quanto riguarda le emissioni degli impianti esistenti, si è in presenza di una certa differenza tra quanto emesso da impianti moderni e quanto emesso da impianti di vecchia concezione, sebbene esistano dei requisiti da rispettare in termini di aggiornamento dei sistemi di trattamento dei fumi al fine di rispettare le normative.

A titolo di esempio, per un impianto moderno, i livelli di emissioni sono mediamente (pertanto non sulla base delle singole specie, benché queste siano comunque inferiori al limite) dell’ordine del 15-20% del limite normativo.

Con questo anche per oggi è tutto, vi rinnovo l’appuntamento a lunedì prossimo, sempre su AppuntiDigitali, sempre con la rubrica Energia e Futuro.

21 Commenti »

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  • # 1
    Luca
     scrive: 

    Aspetta, intendi dire inceneritori? https://it.wikipedia.org/wiki/Inceneritore

  • # 2
    imayoda
     scrive: 

    Seguo sempre con molto interesse i suoi scritti ma mi permetta di fare una critica.. si crea un forte ossimoro tra questi ultimi argomenti ed il titolo della rubrica che lei mantiene “Energia e Futuro”.

    In fin dei conti questa tecnologia è qualcosa di ammorbante per l’uomo e l’ambiente, ed anche ponendo le migliori condizioni di utilizzo sarà difficile che un impresa privata (non dico italiana) non dimentichi per strada qualche regola a favore di grossi guadagni, vista l’attuale situazione di incentivazione di queste strutture.

  • # 3
    Riccardo
     scrive: 

    http://www.stefanomontanari.net/sito/

    Si può riportare il sito di qualcuno che da anni sta studiando (ultimamente mi pare di capire più lentamente e con più difficoltà) in modo approfondito le nanopolveri che fuoriescono da impianti e combustioni simili a quelle degli inceneritori??

  • # 4
    Davide
     scrive: 

    Si vede che chi scrive qui “chi ha scritto l’articolo è abituato a leggere pubblicazioni scientifiche ed a lavorare nella ricerca in istituzioni pubbliche, fa divulgazione per passatempo” un passatempo che più che di divulgazione è di disinformazione o informazione molto parziale.

  • # 5
    LASCO
     scrive: 

    Mi pare che l’autore dell’articolo si sia attenuto ad esporre solamente delle informazioni senza interpretarle.
    Ma è altrettanto vero che per il solo fatto di come le informazioni vengono presentate, ciò comporta inevitabilmente un’interpretazione delle stesse (sequenza, presenza di alcune e mancanza di altre).

    Chi lavora o s’informa da un punto di vista scientifico sul danno che possono provocare ad esempio le nanoparticelle (non solo metalli pesanti), sa che queste, qualora assimilate dal corpo umano, non possono essere più espulse! Infatti si legano saldamente alle cellule formando una specie d’involucro.
    Questo vuol dire che la produzione di anche una minima parte di questi prodotti di scarto può essere un danno per l’uomo.

    Nel link postato da Riccardo si possono trovare informazioni molto utili.

    Ma chiaramente se degli effetti nocivi causati da ciò non si possono vedere subito (o essere ricondotti facilmente a tale motivo), allora si sa che l’industria ci trova terreno fertile (grazie alle leggi, o alla mancanza di controllo efficace di queste).

  • # 6
    Simone Serra (Autore del post)
     scrive: 

    @ Luca

    Se dopo 3 post sul tema ancora devo trovare nei commenti la provocazione sul termine inceneritori le cose sono due: o gli articoli precedenti non sono stati letti (ma sarebbe il caso di leggere le puntate precedenti) oppure sono stati letti e si continua apposta.

    @ imayoda

    Il nome della rubrica ed i suoi contenuti non ritengono rappresentino un ossimoro più di quanto il discutere sull’energia e su ciò che ruota intorno ad essa lo siano… a meno che non si voglia accostare il termine energia alle sole rinnovabili (ne abbiamo discusso ampiamente nella rubrica), ma potrebbe essere un ossimoro a suo volta per quanto mostrato sempre nella rubrica…

    @ Riccardo

    Le discussioni sulle nanopolveri sono sicuramente interessanti, ma non devono venire considerate solo quando si parla di impianti di combustione di rifiuti, sarebbe interessante che questo gran parlare riguardasse anche ciò che ci circonda tutti i giorni (un esempio tra tutti le caldaie per il riscaldamento, la combustione dei pellets ecc)

    @ Davide

    Il web è grande, le pubblicazioni scientifiche sono libere (al massimo si comprano dagli editori, ma chiunque può farlo), se questa rubrica pensi faccia disinformazione sei libero di andare da chi più soddisfa il tuo interesse di informazione.

    @ LASCO

    In genere evito di riportare le mie interpretazioni proprio perché non amo condizionare il pensiero altrui, se poi il modo nel quale viene esposto un argomento condiziona in qualche modo il lettore questo è inevitabile, esso stesso deve essere dotato di spirito critico e fare le proprie valutazioni… se poi ritiene che le informazioni riportate non siano adeguate è libero di andare a leggere dove preferisce

  • # 7
    io80gioia
     scrive: 

    Una cosa che non ho capito è l’unità di misura delle emissioni e la sua misurazione:
    1) cos’è un mg/Nm3 (in pratica cosa significa la N dell’unità di misura)
    2) come si misura: media giornaliera, misurazione in tempo reale che non devono MAI superare tale soglia, etc etc.

    Ciao

  • # 8
    Simone Serra (Autore del post)
     scrive: 

    @ io80gioia

    La N sta per “normal”, ovvero un metro cubo (di gas) valutato in condizioni Normali, ovvero temperatura pari a 20°C e pressione pari ad 1 atmosfera.

    Per quanto riguarda i valori orari e giornalieri esistono dei riferimenti nelle normative, in pratica certi valori devono restare mediamente (nella finestra temporale di riferimento normativo, ad esempio giornaliera) entro un certo valore, ma per evitare variazioni istantanee (od orarie, si tratta di impianti che non variano il carico in pochi minuti) troppo elevate che si scostano troppo dal limite medio devono anche rispettare dei limiti assoluti. Per semplicità non ho voluto riportare ogni dettaglio ma una tabella indicativa

  • # 9
    Davide
     scrive: 

    io leggo le informazioni su più siti, se un sito sbaglia e si indica dove si sbaglia e dove per esempio si può incominciare ad informarsi per migliorare e perfezionare le informazioni che vengono date ma volutamente queste vengono ignorate, bistrattate, allora si vede che si è in malafede perché chi è in buonafede non ha un comportamento di chiusura ma di apertura verso nuove informazioni, anche da confutare certo, ma non si bollano a prescindere, qui di scientifico c’è proprio poco, diciamo nulla.

    Il danno che si fa omettendo queste informazioni è molto più grave di quanto non si voglia ammettere (ovviamente), se poi ci sono più persone che indicano che le informazioni date sono diverse e non una sola, forse rifletterci sopra sarebbe opportuno, ma tanto se chi scrive è abituato a fare ricerca nello stesso modo non posso che guardare al futuro con pessimismo.

  • # 10
    Simone Serra (Autore del post)
     scrive: 

    @ Davide

    Quando si scrive su un determinato argomento si dà un taglio alla trattazione, che nel mio caso, è stata puramente tecnica e prescindeva da certe analisi che si addicono più alla medicina che all’ingegneria.
    Questo è il terzo post sui termovalorizzatori, e l’ennesimo su tecnologie di trattamento rifiuti e molto altro (compresi temi notevolmente differenti)… leggere questo post senza seguire la rubrica rende difficile al lettore comprendere il taglio della stessa, taglio comunque discutibile senza problemi, ma comunque deciso dall’autore non dal lettore.
    Il lettore nella sua libertà può anche non seguire questa rubrica, così come può commentare sul tema trattato, aprire delle discussioni su temi a corollario così come può criticarne il taglio ed il contenuto, esattamente come hai fatto tu, ma resta sempre il fatto che se ritieni che le informazioni siano fornite in modo da strumentalizzare, oppure volutamente incomplete o ciò che tu vuoi sei liberissimo di andare a leggere da un’altra parte, perché aldilà se da una parte ci sono commenti come il tuo, dall’altra ci sono evidentemente dei lettori che seguono costantemente la rubrica (e non li trovi nei commenti) ed evidentemente la ritengono interessante e soddisfacente (o non tornerebbero), pertanto il tuo è un punto di vista che rispetto, ma nient’altro che uno dei tanti differenti.

    ma tanto se chi scrive è abituato a fare ricerca nello stesso modo non posso che guardare al futuro con pessimismo.

    Potresti fare tu ricerca, così noi tutti potremmo guardare al futuro con ottimismo

  • # 11
    Davide
     scrive: 

    Non hai capito niente

  • # 12
    pleg
     scrive: 

    > io leggo le informazioni su più siti

    Si’ lo sappiamo, l’hai gia’ scritto nei commenti agli articoli precedenti: leggi wikipedia e pensi di saperne di piu’ di chi fa ricerca nel campo. Complimenti.

  • # 13
    Cesare Di Mauro
     scrive: 

    Potremmo metterlo come slogan: Wikipedia la “fonte” di chi non ha una fonte (scientificamente affidabile). :D

    Ridicolo vedere i maldestri tentativi di portare un articolo squisitamente tecnico e su un argomento ben definito sul terreno delle opinioni da bar dello sport.

    Il bello è che si taccia l’autore di non aver capito. Il massimo. :D

  • # 14
    LASCO
     scrive: 

    Da una parte mi stupirei poco che articoli su argomenti come questo portino inevitabilmente i lettori a porsi delle domande sugli aspetti della salute, a cui sono strettamente legati.

    Per quanto mi riguarda, ripeto che l’articolo è ineccepibile da un punto di vista tecnico, ma leggere in particolare la seguente frase che compare nel testo:

    “A titolo di esempio, per un impianto moderno, i livelli di emissioni sono mediamente (pertanto non sulla base delle singole specie, benché queste siano comunque inferiori al limite) dell’ordine del 15-20% del limite normativo.”

    potrebbe indurre il lettore comune alla conclusione “allora vuol dire che gl’impianti moderni rispettano assolutamente i limiti normativi (15-20% credo che sia cosa poco comune negli altri ambiti industriali) e quindi non si pone il problema dal punto di vista della salute.”
    Conclusione che può essere solo immaginata dal lettore, mancando nel testo dell’articolo, ma che potrebbe essere indotto a pensare.

    Mica voglio fare qualcosa come un processo alle intenzioni!
    È solo un’osservazione su come l’informazione, seppur “oggettiva” e imparziale, possa condizionare la consapevolezza delle persone, in particolare su argomenti che riguardano la salute.

  • # 15
    Simone Serra (Autore del post)
     scrive: 

    @ LASCO

    Indicando precise parti l’autore può provare a chiarire e migliorare quanto scritto… l’approccio che ho visto nei commenti precedenti non è stato certo questo.

    Precisando ora sul punto che hai evidenziato, è cosa ben nota che gli impianti moderni hanno dei livelli di emissioni all’interno delle normative, benché in certi casi siano state individuate dalle autorità delle violazioni (ed immagino sanzionate), e bisogna precisare che in certi casi il livello di emissione può superare i valori permessi su base media (certi scandali possono nascere da questo fatto, previsto dalle norme), ma comunque entro un limite massimo a sua volta definito dalla normativa.
    Detto ciò, le misure effettuate negli impianti di recente realizzazione (spesso consultabili via web per una maggiore trasparenza) mostrano valori in generale ampiamente nei limiti, cosa che di fatto non avviene in molti altri processi industriali, mentre è tipico per i moderni impianti termoelettrici, e questo è semplicemente un dato di fatto della realtà.
    Se poi il discorso si vuole spostare sulle nanopolveri diventa necessaria una discussione che esula dal contesto di questi post, e si deve affrontare la discussione in maniera molto più specialistica, sia dal punto di vista medico che dal punto di vista chimico/fisico, andando a discutere la loro formazione nei vari contesti industriali e nelle varie attività umane (quindi esaminando processi diversissimi ed estremamente complessi, per i quali ne stesse normative risultano meno restrittive), altrimenti si rischia davvero di fare un’informazione incompleta

  • # 16
    LASCO
     scrive: 

    @ Simone Serra

    Grazie per le precisazioni.
    Senza dubbio affrontare il problema da un punto di vista medico comporterebbe altri articoli.

  • # 17
    Davide Costantini
     scrive: 

    Questo argomento è maledetto. E’ divertente vedere come se non dici ciò che i troll vogliono sentirsi dire, sei un fazioso ignorante.

    Oltre al fatto che possono esserci diverse opinioni al riguardo, non mi sembra ne’ costruttivo, ne’ intelligente, ne’ utile al divulgare delle informazioni aggredire il povero Simone ogni volta che parla di termovalorizzatori.

    Che non piacciano è un altro discorso. Neanche io ne vorrei uno dentro casa. Non fatico a credere non faccia bene respirarne l’emissioni. Ovvio che tutti preferiremmo dipendere solo da energia non inquinante.

    Però l’autore sta solo divulgando informazioni riguardo al funzionamento e alla regolamentazione di questi strumenti. Se avesse voluto intavolare una discussione etica-ambientale sull’argomento l’avrebbe fatto. Naturalmente è nei diritti dell’utenza iniziarla, ma attaccare l’autore gratuitamente è una palese manifestazione d’ignoranza.

  • # 18
    Davide Costantini
     scrive: 

    Prima che qualcuno mi lapidi, chiarisco che non ho nulla in contrario contro il dissenso o chi vuole segnalare altri siti con informazioni utili sull’argomento.

    Però vorrei far notare che Simone ha trattato varie tecniche di produzione energetica con il medesimo taglio. A me non sembra che ci stia convincendo che i termovalorizzatori – o inceneritori – siano cosa buona e giusta. Questi post sono perfettamente coerenti con la rubrica e con quanto è stato prodotto finora.

    Ben venga chi vuole dire la sua ma da quando si parla di queste macchine sono apparse critiche particolarmente sterili che talvolta sfociano nella banale invettiva. Quando parlo di attaccare l’autore mi riferisco a questo… Spero non si senta offeso chi si è comportato in modo civile ed educato.

  • # 19
    joe.vanni
     scrive: 

    Non ho mai dubitato della serietà di Simone. Gli inceneritori sono argomento di attualità, con i quali bisogna fare i conti (e io aggiungo, per quanto da me già detto, una scelta politica che si fa in Italia), per cui ci vuole qualcuno che li spieghi dal punto di vista tecnico per dare modo anche ai profani di capire la eventuale effettiva necessità di questi impianti e poterli superare al più presto.

    Il discorso che le emissioni gassose siano a piccolissime dosi, vale per un impianto funzionante SENZA AVARIE, nella ipotesi che la qualità del carico della massa dei rifiuti sia controllata continuamente in modo da non generare anomalie e blocchi sulla linea, cosa che per certi impianti in Italia è di scottante attualità.

    Ma anche nel caso di funzionamento corretto nella composizione delle emissioni ci sono –pur a bassissime dosi- inquinanti NON BIODEGRADABILI. Questi sono metalli pesanti (nichel, piombo, cadmio, mercurio, cromo, ecc) nonché diossine e furani. I quali SI SOMMANO e si depositano nell’ aria e nell’ ambiente circostante, entrano nella catena alimentare e sono dannosi per l’ uomo a bassissimi dosaggi.

    Essendo molto costoso, per avere senso, un inceneritore deve avere una vita economica di almeno 15 anni. In quindici anni di vita un inceneritore quanta diossina e metalli pesanti avrà depositato in modo irreversibile nell’ ambiente, tenendo anche conto di un certo tasso fisiologico di avarie e incidenti.

    Chi lavora operativamente sa che è impossibile nella pratica che un impianto complesso come un inceneritore lavori per 15 anni senza mai avere un avaria. E bastano le emissioni di un incidente per vanificare tanti anni di corretto funzionamento, con costosi filtri e sistemi di controllo. E possiamo anche immaginare quanto eventuali incidenti vengano resi di dominio pubblico.

    In più aggiungiamo l’ andazzo italiano di tollerare situazioni fuorilegge di impianti non a norma, di limiti inquinanti alzati per legge, di situazioni in cui il controllo non è fatto in modo sistematico e continuo da un ente indipendente.

    Se un inceneritore supera un certo numero di volte i livelli consentiti di emissioni in USA viene chiuso senza tanti complimenti. In Italia non mi risulta.

    I danni dalle emissioni inquinanti di un inceneritore non sono mai conteggiate come costi, perchè sarebbero delle cifre esorbitanti. Un territorio in cui esistono produzioni agricole di pregio, viene rovinato per sempre. Nessuno mai si sognerebbe di pubblicizzare del latte prodotto a Brescia. E il danno da tumori?

    QUI PRODEST?

  • # 20
    Simone Serra (Autore del post)
     scrive: 

    @ joe.vanni

    Nell’indicare la vita operativa di un impianto (sia esso un termovalorizzatore/inceneritore, turbina a gas, impianto a vapore, ecc.) ci si riferisce al tempo che intercorre tra la sua realizzazione (e quindi il suo avvio) e la fine della sua vita operativa, e normalmente impianti come questi operano per periodi molto superiori ai 15 anni (persino la vita operativa degli aerei è molto superiore)…
    Che poi servano 15 anni senza un problema è errato… gli impianti si guastano, si fermano e si riparano, si aggiornano alle nuove normative e quando non più validi tecnicamente (impossibilità ad aggiornarli o non convenienza) od economicamente si fermano e si smantellano (direi che possono passare anche 30-40 anni, ovviamente dipende caso per caso)… pertanto i malfunzionamenti sono una cosa normale e contemplata, un esempio è la rottura di uno scambiatore di calore, di un saldatura che fa perdere il fluido e che richiede lo spegnimento dell’impianto… si spegne, si ripara e si riparte, ma questo non vedo come possa influire sulle emissioni… se invece si guasta la sezione di trattamento dei fumi è evidente che ci possono essere problemi, ma questi sistemi non sono come i catalizzatori delle auto o banali filtri, sono qualcosa di enorme (per gli impianti a vapore è più grande la sezione di trattamento fumi dell’impianto stesso) ed un malfunzionamento degli stessi è un qualcosa che non passa inosservato nell’impianto… oltre a ciò, in funzione delle quantità trattate e delle normative, tali sezioni possono essere multiple anche per favorire la manutenzione senza spegnere l’impianto

  • # 21
    joe.vanni
     scrive: 

    @ Simone Serra
    Un impianto condotto secondo le regole DOVREBBE avere emissioni a norma. Purtroppo la gestione operativa reale di questi impianti non corrisponde a queste attese.

    Purtroppo quando ci sono di mezzo i profitti succede che negli inceneritori, complici i controlli poco efficaci, si brucia di tutto compreso rifiuti speciali.

    Succede che vicino ad un inceneritore esiste l’ acciaiera. Anch’essa emette diossina ed altri inquinanti per cui si dà la colpa all’ acciaieria di inquinare (pure nei periodi di ferie estive in cui l’ acciaieria è ferma..). Il trucco di inquinare e dare la colpa ad altri è una pratica utilizzata.

    Succede che quando si controlla intorno all’ inceneritore il latte prodotto è contaminato da diossina e la situazione continua.

    Ecco come si fanno i controlli ”all’italiana” dell’ inceneritore di Brescia, che qualcuno ha definito il migliore del mondo.

    http://www.ambientebrescia.it/DiossineSanPoloCommento.pdf

    Non so quanti inceneritori rimarrebbero aperti in Italia se si facessero dei controlli seri.

    Chi paga per tutti questi danni ambientali e di salute pubblica?

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