Considerazioni tecnologiche da un barcamp

wordpress logoSabato scorso sono stato a un barcamp, tanto per restare in argomento, e precisamente a un barcamp a tema: l’italian wordpress camp – iwordcamp – ovvero un barcamp dedicato principalmente alla nota piattaforma di blogging, che peraltro fa girare anche Appunti Digitali.

Grande ospite della giornata, Matt Mullenweg, creatore di WordPress, CEO della Automattic e ragazzo di 24 anni. Mentre lo sentivo parlare ho fatto qualche considerazione tecnologica.

In realtà la primissima considerazione era di tipo culturale-finanziario, e verteva sulla relativa facilità di “fare impresa” che c’è in America, un posto dove se hai una buona idea trovi i soldi per farla fruttare. Mi sono immaginato per un momento a entrare in una banca dicendo qualcosa come “buongiorno, sono Marco Cilia, ho 24 anni e ho scritto una piattaforma di blog in php. Mi servono 4 milioni di euro per mandarla avanti e farla fruttare”. E’ un esempio estremo, me ne rendo conto, ma più o meno tutti abbiamo sentito storie sulle difficoltà che si hanno nel nostro paese a reperire fondi quando si ha una buona idea.

Comunque, parliamo di tecnologia: parliamo esattamente di un ragazzotto texano che non è soddisfatto di una piattaforma di blog (il cui progetto peraltro è abbandonato) e decide di farne una da solo. Parliamo di una serie nemmeno tanto incredibile di intuizioni e scelte tecnologiche vincenti che lo portano a vendere i suoi servizi ad alcuni grossi nomi del web statunitense.

Parliamo di un successo sempre crescente grazie alla tecnologia che lui stesso contribuisce a migliorare (e preciso che per me una piattaforma di pubblicazione è tecnologia, in senso lato). Parliamo di un software che oggi genera lo 0,8% del traffico internet di tutto il mondo (fonte Google), e parliamo infine di un ragazzo che viene definito come la 16a persona più importante del web, non molto distante da Marissa Meyer di Google e dei creatori di Youtube e prima del CEO di Yahoo.

Oggi la sua società è arrivata a raccogliere quasi 30 milioni di dollari da venture capitalist per andare avanti nel suo lavoro, Matt ha creato una tecnologia molto famosa e usata sul web, e la comunità lo aiuta nel suo lavoro; non è sicuramente l’unico, ma è comunque un caso di ottimo paretiano tecnologico, in cui la tecnologia a una prima occhiata sembra relegata a un ruolo secondario, ma è invece al centro di tutto, nel “core”.

La seconda considerazione viene da una sua frase: “nel futuro nessuno pagherà più per il software”. A prima vista perché Automattic guadagna sui servizi e non sul software (WordPress è e resterà sempre gratuito e open source), a una analisi più profonda perché è anche il modello di Google e di altre società che si affacciano in modo preponderante sul web, in terza battuta perché anche un colosso come Microsoft sta timidamente tentando la strada del “live”, ad esempio con Office Live.

Perché domani dovrei comprarmi office se posso usarlo gratis sul web, o comunque perché dovrei pagare il software e non invece un abbonamento a un servizio, che costa meno e ha presumibilmente una durata temporale limitata? Il problema esattamente non è nel “se”, ma nel “quando”; e il quando diventa “presto” ogni giorno più velocemente, ogni volta che qualcuno che grazie alla tecnologia ha sempre più successo sposa questa filosofia, in una sorta di circolo vizioso, per una volta positivo.

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