Il floppy disk compie quarant’anni

Ben 40anni, un’eternità in ambito informatico, ci dividono dal giorno in cui IBM presentò il primo “memory disk”, divenuto rapidamente “floppy disk” per la struttura flessibile del contenitore.

Nel 1971 infatti Alan Shugart, ingegnere IBM, mostra un dispositivo sottile e flessibile dalla dimensione di 8”. All’interno è alloggiato un disco con la superfice coperta da uno strato magnetizzato di ossido di ferro attraverso il quale i dati possono essere letti e scritti con appositi device.

Il primo floppy disk da 8″

Il “floppy” conquista subito i favori degli utenti e IBM viene affiancata dal 1973 dalla ITC (Information Terminals Corporation, di li a poco Verbatim) che realizza un nuovo guscio speciale in grado di proteggere i supporti da danni e sporcizia. La stessa ICT, tre anni dopo, costruisce la prima media factory, all’interno della quale viene applicato ai dischi, attraverso un innovativo processo produttivo, un rivestimento di Teflon.

A dispetto delle dimensioni, si trattava del primo dispositivo “facilmente trasportabile”, consentendo, con relativa semplicità, il trasferimento di dati tra sistemi diversi.  Il primo floppy realizzato dal team di Shugart era in grado di memorizzare 100 Kb, una capacità ragguardevole per il periodo di riferimento.

I tecnici IBM impiegano 5 anni (1976) per definire il primo step evolutivo del floppy disk, progettando, su richiesta dei Wang Laboratories (WL), il floppy da 5,25”. I WL avevano la necessità di un dispositivo più compatto e capiente da offrire insieme ai loro nuovi sistemi desktop, e collaborarono direttamente alla sua realizzazione.

Sulle dimensioni è sicuramente simpatico citare il seguente aneddoto:

si racconta che le dimensioni sono state stabilite in un bar dove An Wang vide un tovagliolo di carta e, constatata la sua praticità, decise che quella doveva essere la dimensione del nuovo floppy. Ovviamente la dimensione del tovagliolo corrispondeva a 5,25”.

Così nel 1978 viene ufficialmente presentato il nuovo floppy con la capacità da 360Kb (successivamente diventanti 1.2Mb), catturando anche l’attenzione di Apple che pensa subito di adattarlo per il nascente “Lisa”. Così realizza una variante chiamata FileWare (codename: Twiggy) che si differenziava dall’originarle per una serie di “finestre aggiuntive” per la scrittura. FileWare viene comunque rapidamente abbandonato in favore dei floppy da 3.5” con cui la casa di Cupertino decide di dotare il nuovo Macintosh.

Floppy da 5,25″

 

Il FileWare di Apple

Il secondo stadio evolutivo del floppy disk viene realizzato non più da IBM, bensì da SONY che nel 1981 presenta i primi floppy da 3,5”, ribattezzati “micro” floppy disk.

In realtà il nuovo standard “de facto” nasce in modo tortuoso visto che diversi produttori si cimentano nel presentare le loro proposte: dai floppy da 2” (videocamere Sony Mavica e la Canon ION) a quelli da 3 ¼” di Dysan, fino ad arrivare al 3.5”di Sony.

Il flex disk da 3,25″ di Dysan

Da non dimenticare, inoltre, il formato da 3” (compact floppy disk) adottato da Amstrad sui suoi CPC e prodotto da colossi del calibro di Maxell, Hitachi, Matsushita.

Maxell Compact Floppy Disk

Tra le varie soluzioni è comunque quella di Sony ad affermarsi. Il disco non è più inserito in un contenitore flessibile, ma racchiuso tra due strati di plastica dura e ha una capacità iniziale di 400Kb, essendo single side e low density. Nel tempo la capacità da 400kb viene completamente abbandonata e arrivano i floppy DD (double side, con magnetizzazione “orizzontale” o “longitudinale”),  HD (High Density, con magnetizzazione “verticale” od “ortogonale”) e, infine, ED (Enhanced Density):

Dimensione [pollici] 5,25 5,25 3,5 3,5 3,5
Capacità [byte] 360 KB 1,2 MB 720 KB 1,44 MB 2,88 MB
Tracce 40 80 80 80 80
Settori/Traccia 9 15 9 18 36
Testine 2 2 2 2 2
Settori per disco 720 2.400 1.440 2.880 5.760
Rotazioni/minuto 300 360 300 300 300
Velocità [Kbps] 250 500 250 500 500
Denominazione DD HD DD HD ED
Custodia Flessibile Flessibile Rigida Rigida Rigida

Da evidenziare che, in realtà, i floppy HD hanno una dimensione di 2MB ma la formattazione in modalità DOS ne riduce la capienza a 1.44Mb. La stessa IBM, per guadagnare quelli che erano byte preziosi, distribuisce le ultime versioni dell’IBM DOS utilizzando un particolare formato di memorizzazione che permette di raggiungere circa 1.73 Mb.

Anche gli utenti hanno sempre cercato di recuperare spazio, anche in modo fantasioso. In particolare, per risparmiare sul costo dei supporti, una pratica molto comune era quella di “bucare”, con trapani o cacciaviti vari,  i floppy da 720Kb in modo di dotarli della finestra aggiuntiva che permetteva ai drive di scrivere anche sul lato “B” e portare la loro capacità a 1.44Mb, compromettendone, però, l’affidabilità. La pratica era addirittura in essere già con i floppy da 5,25”, tant’è che venivano venduti appositi “perforatori”.

Nella seconda metà degli anni ’90, la capacità dei floppy diventano assolutamente insufficienti per qualsiasi utilizzo ed il CD-ROM diviene il nuovo supporto di riferimento.

Nonostante alcune società tentino di promuovere nuovi tipi di floppy, si pensi a Iomega con il floptical (FLoppy OPTICAL) drive da 21Mb, che combina l’allineamento ottico della testina alla registrazione magnetica, il destino del supporto è segnato e a Marzo 2011 Sony interrompe definitivamente la sua produzione. Già oggi, comunque, i lettori floppy sono spariti dalla maggior parte dei computer e trovare nuovi supporti è sempre più difficile.

Floptical disk

Non ci resta che salutare “tristemente” il “floppy” che, per oltre 30anni, è stato espressione stesso di computer, tant’è che la sua immagine è stata utilizzata come simbolo di quella rivoluzione tecnologica che oggi ci sembra così scontata e naturale.

Gates sulla copertina di Time del 1984: notare il floppy in primo piano

 

Addio al Floppy Disk

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