Pagare e ricevere denaro è un’esigenza che l’uomo ha fin dalla notte dei tempi, e nei millenni abbiamo assistito a tutta una serie di metodi differenti per soddisfare questo bisogno. Siamo partiti dal baratto, abbiamo attraversato la fase delle monete di vari metalli (oro, argento, bronzo, rame…) fino a giungere all’invenzione della banconota, e poi ancora dell’assegno e per finire al denaro fatto di bits. Se escludiamo gli ultimi decenni, abbiamo sempre avuto a che fare con metodi di pagamento basati sullo scambio materiale di “oggetti” di vario tipo, via via sempre più complessi anche in risposta al crescente numero di contraffattori.
Negli ultimi anni però il denaro è divenuto digitale, grazie anche alla diffusione dei personal computer, dell’online banking e dei servizi come E-Bay et simila. Abbiamo così perso il contatto fisico con il denaro, anche se nella nostra società la banconota e tutte le sue declinazioni (assegni, carte di credito, bancomat..) rimane ancora il metodo di pagamento più utilizzato, nonostante l’esponenziale crescita che sta avendo lo shopping online.
L’evoluzione è però tracciata: nei prossimi decenni assisteremo alla nascita di negozi e supermercati per la vendita al dettaglio sempre più tecnologici, e sarà prassi comune fare i propri acquisti di ogni genere online. Il denaro “sonante” sarà destinato a scomparire, perché ogni singolo dollaro euro o yen sarà digitale, più ancora di quanto una grossa fetta della ricchezza non lo sia già oggi.
In fondo, salvo quelli che abbiamo dentro il materasso, tutti i nostri soldi sono solamente numeri immateriali che danno credito alla nostre carte od alle nostre disposizioni bancarie, e quindi perfettamente personificabili da stringhe di bits. Inoltre il denaro è “costoso” nel senso della sua produzione, gestione e distribuzione, ed è certamente falsificabile con molta più facilità di quanto si possa immaginare nonostante i complicati meccanismi di difesa in atto. Passare dal nichelino al bit quindi, ridurrà di moltissimo i costi di gestione del denaro, e permetterà di applicare livelli di sicurezza diversi e si spera migliori di quelli applicati alla “carta”.
Apro e chiudo una parentesi lasciando a voi le considerazioni: se tutto il denaro fosse digitale, i governi avrebbero uno strumento infallibile per sconfiggere l’evasione fiscale, in quanto ogni singolo pagamento dovrebbe necessariamente passare per dispositivi connessi al sistema bancario di turno e sarebbe difficile (per la gente comune, meno forse per i più “potenti”) eseguire e ricevere pagamenti senza essere tracciato in qualche modo, e quindi evadere le tasse.
Se quindi questo è il trend, è necessario far evolvere gli strumenti di pagamento, per renderli più facili e veloci di quanto già non lo siano le carte di credito od i bancomat, ma soprattutto dovranno essere integrati in dispositivi di uso comune, come il cellulare, in quanto tutto ci serve tranne che un trabiccolo in più da portarci dietro! Non sarà più necessario fare code alla cassa o ritirare lo scontrino, ma ci basterà avere il nostro cellulare in tasca, riempire il carrello della spesa ed uscire dalla porta senza far nulla: il denaro scompare, è tutto automatico, comodo ed adeguato ai ritmi sempre più infernali ai quali siamo sottoposti.
Fantascienza? No, e come potete leggere più approfonditamente qui, basta entrare da Starbucks con un iPhone ed il gioco è fatto. Certo è che la “perdita” materiale del soldo come lo conosciamo oggi potrebbe lasciarci un senso di incompiutezza, quasi di disarmante preoccupazione per le problematiche di sicurezza: finché ho qualcosa tra le mani è “mio” e lo sento sicuro, se invece i miei soldi sono diventati un campo elettromagnetico che viaggia nell’etere non vi nascondo l’esistenza di qualche legittima preoccupazione. Ma tant’è che il futuro segue direzioni che nel presente possono sembrare senza senso, e penso che il futuro sarà proprio così come descritto.
E’ il caso allora di capire la tecnologia, di comprenderne i meccanismi fisici ed infine occuparci della sicurezza, il tutto con l’intento di scoprire se questo sarà un trend positivo oppure no, e soprattutto capire i rischi ai quali andremo incontro in modo da avere un’idea sul “se” potremmo fidarci di tali sistemi oppure no. Nei prossimi articoli affronteremo tutte queste tematiche, in modo che tutti possiate avere le basi fondamentali per farvi una vostra opinione, non basate solo sul sentito dire o sulle sensazioni ma piuttosto sul rigore scientifico.
La tecnologia che sta alla base di tutto è comunemente chiamata RFID, acronimo di “Radio Frequency IDentification”, di cui sicuramente avrete già sentito parlare, e che affolla già parecchi dispositivi: dai tesserini per i tornelli, ai sistemi di anti-taccheggio, al telepass, per finire nel campo della logistica informatizzata. Gli attori principali di questi processi sono essenzialmente due: i Tag ed i Reader. I tag sono dispositivi molto semplici e molto compatti, tant’è che possono essere stampati ed applicati su un capo di abbigliamento, e si dividono in due macro categorie: attivi o passivi.
I più comunemente diffusi sono i tag passivi, che sono niente altro che dei transponder a radiofrequenza costituiti da un circuito stampato sul quale trovano spazio una logica di controllo, un antenna ed una piccola area di memoria, che quando “stimolati” per induzione sono in grado di restituire un segnale radio contenente informazioni contenute nella memoria, prendendo l’energia necessaria al funzionamento del circuito dalle onde radio emesse dal reader. Il reader infatti è un dispositivo più complesso, in quanto consiste a tutti gli effetti di una ricetrasmittente in grado di inviare e ricevere segnali radio su una determinata frequenza.
Punto chiave della tecnologia RFID è il fatto di essere contactless, ossia i dispositivi parlano tra di loro senza contatto fisico: quando c’è un reader attivo, esso irradia lo spazio circostante con un segnale radio su una determinata frequenza e se c’è un tag nelle vicinanze, in grado di “vibrare” per risonanza a quella stessa frequenza, questo è in grado demodulando opportunamente l’onda per mezzo della sua antenna, di rispondere inviando un segnale che tradotto in bits ha un significato per il ricevitore (generalmente un id univoco dal quale è possibile risalire ad un certo numero di informazioni di vario tipo, oppure come nel caso dell’anti-taccheggio viene inviato solo un flag per segnalare la presenza o meno del tag nell’area del reader davanti all’uscita).
I tag passivi hanno una portata molto piccola, che varia in funzione della frequenza di lavoro e che generalmente è circoscritta in un intorno di spazio che va da pochi centimetri ad un massimo che non supera un paio di metri, questo perché l’energia che essi ricavano “dall’etere” è appena sufficiente ad alimentare la piccola logica di controllo.
Inoltre come detto essi non possiedono un vero trasmettitore, ma solo un’antenna che rimodula un segnale in ingresso, quindi è lecito aspettarsi distanze operative così basse che però di norma sono più che sufficienti per gli scopi previsti. Come detto però, esistono anche i tag attivi, i quali sostanzialmente possiedono, in più rispetto a quelli passivi, una batteria ed un trasmettitore vero e proprio, il che consente di avere distanze di lavoro che arrivano anche fino a 200 metri!
Esistono anche tag ibridi, che possono essere semi-passivi o semi-attivi. I primi hanno una batteria che generalmente alimenta alcuni sensori per scopi vari, ma in fase di trasmissione sono a tutti gli effetti dei tag passivi. Gli altri invece possiedono una batteria che alimenta un trasmettitore, ma per aumentarne la vita operativa esso è spento e si attiva, sempre per induzione, solamente quando c’è un reader nei paraggi per poi spegnersi di nuovo.
Sempre in funzione della frequenza, abbiamo differenti capacità di trasmissione, intesi come transfer rate al secondo, e nei tag più utilizzati (13,56 Mhz) siamo nell’ordine delle decine/centinaia di kbit/s. Può sembrare una valore molto piccolo, ma non dimentichiamo che ciò che il tag deve trasmettere è solamente un codice alfanumerico univoco dal quale poi il reader, appoggiandosi su servizi web e database, trae tutta una serie virtualmente infinita di informazioni.
In base all’uso necessario, esistono però tag in grado di veicolare un numero di bits molto superiore (salendo di frequenza), ma si tratta di applicazioni per ora più di nicchia. E’ molto importante anche il ruolo della memoria integrata nel tag: di solito essa è solo readonly ed è di pochi bits, giusto quel che serve a contenere un codice di qualche decina di caratteri, ma esistono applicazioni in cui abbiamo necessità di memorie read/write (nel caso delle tecnologie di pagamento vedremo che è così) che possono arrivare anche ad ordini di grandezza del megabyte e con transfer rate decisamente superiori.
La vita operativa di un tag è normalmente molto alta, specie per quelli passivi, in quanto sono a tutti gli effetti dei dispositivi che non consumano energia e che non si degradano quasi per nulla. C’è da dire però che spesso il tag ha una vita effettiva molto breve, in quanto molto spesso esso “muore” nel momento in cui ciò che deve marcare raggiunge l’utente finale, e difficilmente si parla di rigenerazione o rottamazione.
Questo potrebbe alimentare problemi di privacy, in quanto il tag anche se non più funzionale al processo di distribuzione è ancora attivo e potenzialmente chiunque potrebbe leggerne il contenuto. Fin tanto che però il contenuto è banalmente un codice che identifica un prodotto il rischio è limitato, ma che dire di un futuro quando negli RFID potranno esserci molte più informazioni? Certamente bisognerà pianificarne lo smaltimento in maniera più oculata tenendo conto delle possibili informazioni preziose in essi contenute.
Diamo invece ora uno sguardo ad un tecnologia più evoluta ma sempre basata sul principio dell’RFID che è e sarà alla base dei sistemi di pagamento ed interfacciamento di vario tipo tra più dispositivi, come ad esempio il nostro smartphone e la cassa del supermercato: gli NFC. I Near Field Communication sono dei dispositivi, solitamente embedded in altri apparecchi, che integrano le funzionalità di tag e reader nello stesso componente, permettendo a due apparati di dialogare ed interrogarsi vicendevolmente. La distanza operativa è solitamente di poche decine di centimetri (più per scelta che per capacità), e la frequenza maggiormente utilizzata è ancora quella dei 13,56 Mhz.
Tra i due o più dispositivi si instaura una vera e propria comunicazione peer to peer: se passiamo davanti ad una cassa NFC con il nostro iPhone infatti, quest’ultimo si comporta prima da reader per “svegliare la cassa”, e poi da tag per permettere alla cassa di interpretare il ruolo di reader ed accedere ai dati bancari depositati nella SIM o nel telefono stesso.
Gli NFC di per sé costituiscono quindi semplicemente un meccanismo per instaurare una comunicazione sicura tra due dispositivi senza bisogna di contatto o di pin/password da digitare, sono poi le informazioni presenti altrove (sul telefono lato utente, e sui server della banca dalla parte della cassa) a permettere l’esecuzione di un pagamento piuttosto che il ritiro di denaro da un bancomat di prossima generazione.
Chiaramente è assolutamente cruciale la sicurezza dei dati che transitano durante transazioni di questo tipo ed infatti sono state progettate varie tecniche di sicurezza e cifratura, al fine di combattere i più comuni tipi di attacco, e che analizzeremo approfonditamente nei prossimi articoli. Inoltre, c’è sempre l’annoso problema che, ad esempio, se perdessimo il cellulare saremmo esposti a frodi finanziarie molto pericolose: sarà importante quindi proteggere l’accesso stesso al dispositivo in modo adeguato, magari con sensori biometrici molto precisi o con le solite care vecchie password.
La tecnologia sembra quindi pronta a semplificarci la vita, permettendoci di gestire il nostro denaro in maniera più snella ed efficace (è un bene od un male?), e come abbiamo cominciato a vedere alcuni dispositivi sono già presenti negli smartphone di nuova generazione. Certamente ci sono da valutare molti rischi, ma credo che gli standard di sicurezza (come vedremo) siano sufficientemente validi a farci dormire sonni tranquilli. Resta solo da capire quanto invece siamo pronti noi utenti finali a farci coinvolgere da queste innovazioni, soprattutto quanto riteniamo affidabili questi sistemi e quanto ci renderà felici affidare tutti i nostri risparmi a bits che “svolazzano” nell’etere.
Nel prossimo articolo affronteremo tematiche prettamente tecniche, in quanto vedremo la fisica dietro la tecnologia, che sarà un passo fondamentale per capirne meglio il funzionamento, ed infine come avrete già intuito concluderemo parlando degli aspetti di sicurezza che di certo sono quelli che più abbiamo a cuore. Nel darvi appuntamento alla prossima puntata vi lascio con qualche quesito:
Vi piace questo trend? Riuscirete a fidarvi di queste tecnologie? Cose ne pensate del fatto che in futuro tutte le vostre operazioni finanziarie saranno elettroniche e quindi tracciabili?
La tracciabilità di una persona dai sui movimenti economici è una questione già esistente: infatti, o paghiamo col bancomat o preleviamo, sapendo così grosso modo le aree di abitudine di una persona.
Anche la possibilità di localizzazione dai tag NFC è relativa: chi ha un passaporto recente e se lo porta a presso, è già “portatore sano” di RFID.
Da parte mia la tecnologia in se non mi dispiace affatto (chi conosce la serie Higashi no Eden sicuramente concorda XD ) e posso anche dire che non appena sarà disponibile la possibilità di effettuare pagamenti del genere in Italia sarò ben felice di usufruirne (ho un Nexus S in arrivo ^_^ )
Vorrei anche dire che la tecnologia in sé non è una novità: se non sbaglio (ma sarò felice di essere smentito) Nokia aveva già messo sul mercato italiano telefoni NFC un paio di anni fa, anche se ora non ricordo né il modello né l’effettiva presenza di tale telefono :|
Bell’articolo.
Un solo dubbio. Perchè usare questi sistemi che, come detto nell’articolo, si possono perdere (o dimenticare a me ad esempio capita spesso di scordarmi il telefono a casa) quando invece potremmo essere identificati mediante parametri biometrici (es impronte digitali, lettura dell’iride ecc) difficilmente dimenticabili perdibili o rubabili.
Grazie
@Marco :
sui parametri biometrici pesa sia la questione Privacy (anche se i template che vengono generati, in genere, non permettono di risalire al “vero” dato biometrico”), sia una questione tecnica ovvero la non eccelsa affidabilità di questi tipi di sistemi.
@Marco: secondo me l’identificazione biometrica è ancora troppo costosa per essere implementata al “supermercato” ed oltretutto è anche invasiva e lenta, per non parlare dei problemi di privacy… Credo però che in un futuro non troppo lontano, sia possibile che ognuno di noi abbia un bel RFID sotto cutaneo :P
Mi spiace però che per piccoli pagamenti a volte non viene accettato il bancomat, ad esempio i distributori dalle mie parti non accettano pagamenti digitali al di sotto devi 20/25 euro.
Questo fatto è dovuto alle alte commisioni applicate dalle banche.
Comunque mi piacerebbe molto un giorno pagare il caffè con il cellulare.
Con la tecnologia mi sento abbastanza sicuro, e non ho scheletri nascosti nell’armadio.
@Fabio Bonomo mettitelo pure tu il RFID sottocutaneo.
Fabio Bonomo (Autore del post) scrive:
@Marco: secondo me l’identificazione biometrica è ancora troppo costosa per essere implementata al “supermercato” ed oltretutto è anche invasiva e lenta, per non parlare dei problemi di privacy… Credo però che in un futuro non troppo lontano, sia possibile che ognuno di noi abbia un bel RFID sotto cutaneo :P
Mio Dio…Non voglio arrivare a questo!!! un mondo dove tutti sono tracciati e non esiste più privacy….dove verranno inseriti hai bambini nati chip RFID che condizionerà la loro vita per sempre…. questa è una cosa altamente ingiusta…e lotterò perché non avvenga mai una cosa del genere.
Il problema e che sarà la gente stessa a cercare queste soluzioni che li renderà ancora più sottomessi di quanto non siano già.
P.S. Non sono contro la tecnologia, anzi la sostengo fortemente e lavoro come sistemista di rete, ma queste sono tecnologie che possono essere programmate ad hoc non solo per scambi monetari ma anche per monitorare le persone.
Concordo con te Cipollino84 quando dici che tutto ciò potrebbe essere usato in maniera assolutamente sbagliata. Detto questo già adesso conosco gente che lascia la sua traccia GPS ogni volta che connette il cellulare a facebook e lo fa fidandosi un po’ troppo del mezzo… Ma è anche vero che quando compriamo le medicine passiamo la nostra tessera sanitaria, che oltre a servire per scaricare le tasse aggiunge record dopo record alla nostra storia clinica. Così come leggevo di un dispositivo che verrà sperimentato nelle scuole americane per verificare se veramente il figlio è davvero in aula oppure no..
Ci sono secondo me un sacco di tecnologie in bilico, nel senso che non riesco ancora a capire bene se nel futuro saranno di uso comune oppure no proprio per questi problemi di privacy e sicurezza. In parte sono spaventato lo ammetto, ma in parte sono curioso di vedere fin dove la tecnologia potrà migliorarci la vita senza erodere troppo della nostra libertà. Senza dubbio sono equilibri molto delicati…
Per il tipo di impronta biometrica la più sicura per quanto ne so e quella dei capillari delle dita non permette una riproduzione della stese e stata adottata dal sistema bancario giapponese
e poi scusa non e come firmare un assegno o il pagamento con la carta di credito la banca non gli hai dato una firma di confronto.
La questione privaci ormai da noi non esiste più.
Privaci e solo una parola abusata.
Se volessero potrebbero sapere tutto di te solo che il costo non e sostenibile.
Nel momento cui ti porti dietro un cellulare sanno gia in che zona ti trovi
Per la questione RFID personalmente non la considero il metodo migliore se viene rotta la protezione
Con l’utilizzo di antenne potrebbero intercettare il chip stando magari comodamente a bersi un caffè.
E allora ciao ciao al credito …..
Preferirei che il chip che sono presenti nelle carte bancomat e di credito potesse fare da borsellino elettronico con cifre modeste inserisco e pago se supera un certo valore mi digitare il codice
l’unica cosa che il sistema sia funzionante e che non ci sia una commissione a ogni operazione ma un pagamento di un canone mensile/annuale in modo da mantenere il sistema
Ma hai me le banche non lo accetterebbero perderebbero una mucca da mungere
Purtroppo già oggi la situazione è come viene dipinta nello scenario più nero, cioè ogni euro dollaro o sterlina è automaticamente controllato e tassato.
Più e più volte.
Come?
Chi emette il denaro (USA, BCE o altro) ci fa la sua cresta, è evidente che non sono enti di beneficenza e hanno altissime pretese economiche: tu non puoi fare altro che fidarti e prendere per buono il valore che scrivono su quel pezzo di carta.
Poi ci sono le banche che gestiscono quel denaro, non campano d’aria, ogni soldo che dalla zecca arriva nelle tue tasche almeno una volta passa per le loro casse e li fa guadagnare nei modi più disparati e inconfessabili.
Il più delle volte anzi ci passa più e più volte (hanno in mano i principali strumenti di credito e debito, se non vai in giro col porcellino sotto braccio) e rimane per la maggior parte del tempo nelle loro casse, facendoli operare come giganti economici (e quindi come creditore o debitore, azienda o cittadino ti schiacciano come vogliono) quando sostanzialmente sono solo dei tizi a cui tu hai gentilmente concesso in prestito il tuo denaro.
Poi il costo di ogni bene che compri è composto in larga parte di tasse, e dal costo della pubblicità, un costo che è bene ricordare che è deciso a tavolino dal solito Grande Consiglio dei 10 Assenti, che tu non puoi discutere e che non genera valore aggiunto per te. Ma intanto paghi.
Insomma, dalla fonte all’utilizzo spicciolo un soldo è tassato par la maggior parte del suo (fittizio) valore da meccanismi del tutto automatici e che lasciano ben poco controllo all’utente finale del soldo quale strumento, cioè proprio di quelli che sarebbero i reali detentori del controvalore che ha generato quel soldo.
Insomma, se si ha paura che il denaro elettronico sarà il padre di tutti gli automatismi che schiacciano il cittadino, si è fuori strada e si dimentica come già da due secoli funziona la nostra economia.
Se invece si pensa che sarà terreno fertile per introdurre nuove strategie per vessare il cittadino, si, sono d’accordo.
La tua storia del denaro è quella comunemente assunta, ma nondimeno è parecchio fuorviata:
– il denaro non arriva dalla “notte dei tempi”, ma è stato introdotto in varie fasi. In particolare è successivo all’agricoltura e la possibilità di stoccaggio dei beni.
– il denaro come oggetto fisico scambiabile è arrivato dopo del denaro come dato contabile. Il denaro è nato dal baratto, questo sì, ma rappresentava un credito, non un mezzo di scambio. Infatti è possibile un sistema fatto di denaro digitale, ovvero senza alcun “mezzo” di scambio.
Un credito su cosa? beni futuri, o meglio, lavoro futuro.
E’ una storia interessate quella dell’origine del denaro, ma ahimè molto poco conosciuta. D’altronde poco conosciuta è anche la natura stessa del denaro. Ben poche persone sanno rispondere correttamente alla domanda “cos’è il denaro?”
E’ una cosa che ti cambia parecchio quando la impari.
@Pollo Scatenato: Ottimo approfondimento, ti ringrazio. Concordo con te e mi sembra che dall’articolo si capisca: questi sono strumenti in più e non GLI strumenti, che di per sé come puntualizzi esistono già da parecchio tempo…
@Andrea R cos’è il denaro dici? Risposta semplice: Il denaro poteva aver valore quando corrispondeva a un tot di oro. Oggi non è più così, oggi il denaro è un pezzo di carta caricato di interessi con su scritto un numero, valente circa 30 centesimi. Stampati dalla BCE che è un “Ente” privato ed autonomo, è interessante conoscere chi sono i proprietari e beneficiari di questo sistema:
BANCA CENTRALE EUROPEA -COMPOSIZIONE AZIONARIA-
Banca Nazionale della Germania D 23,40%
Banca di Francia F 16,52%
Banca d’Inghilterra GB 15,98%
Banca d’Italia I 14,57%
Banco de Espana E 8,78%
Banca d’Olanda NL 4,43%
Banca Nazionale del Belgio B 2,83%
Banca Centrale di Svezia S 2,66%
Banca Nazionale d’Austria A 2,30%
Banca della Grecia GR 2,16%
Banca Centrale del Portogallo P 2,01%
Banca Nazionale di Danimarca DK 1,72%
Banca Nazionale di Finlandia FL 1,43%
Banca Centrale d’Irlanda EIR 1,03%
Banca Centrale Lussemburgo LUX 0,17%
Possiamo notare che il 20,36% (oltre un quinto) della BCE è di proprietà di Banche Centrali di Paesi della Comunità Europea che però sono al di fuori dell’Euro. In pratica, queste Banche, oltre ad interferire nelle politiche monetarie della BCE, emettono e gestiscono anche le proprie monete nazionali. Ciò, secondo il mio parere, è palesemente ingiusto e incostituzionale.
BANCA D’ITALIA -COMPOSIZIONE AZIONARIA-
Gruppo Intesa-S. Paolo 44,25%
Gruppo Capitalia-Unicredito 22,12%
Banca Carige 3,96%
BNL 2,83%
Monte Paschi di Siena 2,50%
Cassa di Risparmio di Firenze 1,85%
Gruppo Banca Popolare Italiana* 1,23%
Assicurazioni Generali 6,33%
RAS Assicurazioni 1,33%
Altri Soci 7,93%
Inps 5,00%
Inail 0,67%
Tra i soci proprietari di Banca d’Italia è presente anche Gruppo Banca Popolare Italiana, ex Banca Popolare di Lodi, legata alle famose e drammatiche vicende finanziarie di Fiorani & C.
L’art. 3, ultimo comma, dello Statuto di Banca d’Italia, stabilisce che la maggioranza delle quote del capitale sociale deve essere posseduta da Enti Pubblici.
Attualmente, circa il 93% del pacchetto azionario di B.I. è detenuto da Banche private, in palese violazione dell’art.3, di cui sopra.
Sirkra, sono più che informato sulla questioni di convertibilità aurea, signoraggio e sovranità monetaria.
Tuttavia il denaro non è un pezzo di carta. LOL non è neanche tangibile a quei livelli.
Così come un contratto è un vincolo legale e non il foglio scritto che lo rappresenta. (Stesso discorso vale per l’oro usato come denaro, per quanto si mischino il valore dell’oro-bene, con quello dell’oro-denaro e si complichino un pelo le cose)
Ancora non ci siamo, vediamo se ci arriva qualcuno o devo dare la soluzione…
@Fabio Bonomo (Autore)
Io non ho capito, magari non ho letto attentamente, ma parlando della tecnologia RFID cosa è il TAG, ed il READER?
I TAG sono quegli aggeggi piccoli, bianchi e magnetici attaccati ai vestiti del supermercato?
I READER sono quegli oggetti messi prima dell’uscita dei negozi, che suonano?
(Sono arrivato a queste conclusioni, forse sbagliate, perchè “so” più o meno cosa è un TAG informatico, non bisogna dare queste conoscenze base)
Io credo che quando si fa un articolo del genere bisogna fare in modo che il lettore si senta vicino a quello che legge, l’immagine di un READER o di un TAG di uso comune aiuta sicuramente il lettore e lo invoglia alla lettura, tanto più che l’articolo non è proprio corto.
si tutti verso il microchip RFID sottocutaneo e il controllo totale da parte degli illuminati! che non hanno nulla a che vedere con il nostro benessere e prosperare:
http://www.myspace.com/video/vid/106704026
1) pagare e ricevere denaro non è una necessità che l’uomo ha sin dalla notte dei tempi
2) dicevi che i governi avrebbero un sistema infallibile per debellare l’evasione fiscale, a parte che di questo non sono sicuro, posso solo citarti una frase di Benjamin Franklin che più o meno recitava così: “chi è disposto a sacrificare parte della propria libertà in cambio di sicurezza non merita né l’una né l’altra”
essere costantemente tracciato è l’abuso che al giorno d’oggi viene perpetuato più frequentemente e sinceramente mi secca privazione di privacy
3) non credo che la perdita materiale del soldo lasci un senso di incompiutezza, anzi uno non si accorge nemmeno di quanto sta spendendo, una cosa più grave è da dire:
nemmeno il cane muove la coda per niente
ricordiamoci che non sono i governi a gestire le banche ma il contrario, quindi se una tale evoluzione dovesse accadere non sarà per il solo volere del governo
4)concludo dicendo questo: la tecnologia è utile, peccato che viene usata male
@Simone: Si esatto la descrizione che dai di tag e reader è corretta. In ogni caso mi sembra che nell’articolo sia chiara la distinzione, tant’è che dico apertamente che i tag sono stampabili ed applicabili sui prodotti, mentre il reader ne legge il contenuto per ricavarne informazioni varie.
@Andrea R
Cos’è il denaro?
Una religione, praticata attivamente e con fanatismo dalla maggior parte dell’umanità.
Tutti credono che esista, e il sistema che esso rappresenta fa si che per esso le persone siano convinte a dare in cambio servizi, beni (anche di prima necessità) e fare guerre.
E’insomma un sistema di controllo delle azioni delle masse, il più condiviso a livello mondiale, quello che ti fa alzare la mattina, che ti fa venir voglia di pigliare a sprangate chi ti priva di esso, che ti convince che è inevitabile bombardare un paese dall’altra parte del mondo per mettere un governo fantoccio che ti faccia pagare meno le sue risorse e la sua manodopera per aumentare il denaro del tuo paese.
Prima ancora che essere
-un pezzo di carta o di metallo
– un contratto con un ente di garanzia che ne certifica un controvalore “vivo” in merci e servizi
– uno strumento per razionalizzare l’economia di merci e servizi, virtualizzando lo scambio e lo stoccaggio, rendendo possibile l’accumulo di un valore equivalente per merci non stoccabili (deperibili, o tutti i tipi di prestazione d’opera), e la trasformazione di qualsiasi bene in qualsiasi altro..
prima di tutto questo, e tassello imprescindibile perchè tutto questo funzioni, il denaro è una forma mentis che determina la maggior parte delle azioni della tua vita, come e più (e per più persone) della morale, religione, ideologie, filosofie… come sempre la vera risposta va cercata nella nostra mente.
E il che dimostra che anche quando gli uomini sono d’accordo su determinati valori ( = dare il soldino alla cassiera ti comprerà cibo per vivere praticamente in qualsiasi parte del mondo), anche in tal caso è impossibile che se ne stiano in pace tra di loro, e quindi dimostra l’inutilitàò di ogni proselitismo e quindi in senso lato anche l’inutilità che io provi a convincerti del mio punto di vista.
@sirkra
ti sbagli, Draghi ha decretato la fine della necessita’ che la maggioranza delle quote di Bankitalia SPA siano pubblice nel 92 o 93 mi pare. Non a caso draghi e’ stato anche Vicepresidente della Goldman Sachs e pare verra’ candidato per la prossima presidenza della BCE.
Va bene do la definizione:
il denaro è uno strumento finanziario rappresentante un credito, incondizionatamente trasferibile.
E’ esigibile in ultima analisi in lavoro umano futuro.
Quando il credito viene riscosso, il titolo corrispondente (denaro) è solo trasferito e non eliminato (almeno per la base monetaria vera e propria).
In teoria il denaro dovrebbe rappresentare un baratto asincrono, tu immetti un bene nell’economia e fintanto che non ne estrai un altro bene, ti viene dato un titolo, il denaro, a rappresentare questo tuo credito.
Non esistono però modelli teorici che stabiliscano quanto denaro ci deve essere in giro, come crearlo onestamente e soprattutto come distruggerlo onestamente. Il perchè è molto semplice perchè il denaro è duale con il valore e non si può risolvere uno senza risolvere l’altro.
@pollo: non c’è bisogno di convincermi, le conclusioni mie sono praticamente le stesse. Anzi sono esattamente le stesse, solo che le ho derivate diversamente, in maniera un pelo più formale.
Spero di aver fatto cosa gradita a dare la definizione corretta di denaro. Penso sia una cosa interessante far capire alla gente che non sanno manco quale sia la definizione di quella cosa che maggiormente influenza la loro vita.
Volete sapere una cosa ancora più interessante. Io ho studiato i primi due anni di economia all’università (poi sono passato ad informatica) e nessuna definizione precisa del denaro mi è mai stata data. L’ho imparata solo diversi mesi fa…
Se uno vuole capirci bene consiglio di leggere Mostafa Moini: “Toward a General Theory of Credit and Money”. Molto pesante però.
@Andrea R: L’approfondimento è ottimo, e benché io non abbia gli strumenti per dire quanto è corretta la tua definizione, debbo dire di trovarmi d’accordo con quanto hai scritto, così come anche quello che dice Pollo Scatenato mi pare corretto. Io credo che la materia sia così complessa, che più angolature raccontano le cose in modo apparentemente diverso benché nella sostanza si ottengano gli stessi risultati.
@Fabio, la definizione non è mia. Io l’ho solo riportata. Invito chiunque a cercare la definizione corretta e a provare a darne una propria. Ovviamente poi uno deve definire tutte le parole che usa siano esse “credito” e “strumento finanziario” o “mezzo” e “scambio”. Non imparare una storiella a memoria.
Dopodiché se uno si rende conto che c’è qualcosa di strano nell’economia monetaria, consiglio di guardare online http://www.youtube.com/watch?v=4Z9WVZddH9w
Con il bottone CC si possono caricare i sottotitoli in molte lingue. Su quelli italiani io stesso ci ho lavorato parecchio e posso dire che ora sono una volta tanto riusciti decentemente.
@Andrea R
Nessun intento di convincerti, solo intendo porre l’accento sul fatto che a prescindere dalle formalizzazioni della definizione di denaro, il suo valore è essenzialmente di condizionamento mentale, è quello di convincere il prossimo tuo a darti o negarti beni e servizi fino alle estreme conseguenze.
E di conseguenza il suo potere reale è tanto più grande quante più sono le persone che ci credono, e quanto ci credono.
In buona sostanza, il perchè il denaro funziona non ha molto a che vedere con l’economia o con la matematica, ma con la psicologia, e in particolare ha grande affinità con le dinamiche che stanno dietro al fanatismo ideologico o religioso.
:) Come definizione rigorosamente formale invece prediligo questa: http://www.youtube.com/watch?v=TXiIKMvxA3Y
@Pollo
Come ti dicevo condivido, ma mi sembra che ci possiamo chiarire le idee ancora un pelino…
Quello a cui stai correttamente arrivando è la dicotomia tra denaro e valore. Le due cose sono intrinsecamente connesse, ma vengono erroneamente trattate separatamente e lì nasce l’inghippo (su cui ci fregano).
Il valore è soggettivo da un lato, mutevole e collegato alla percezione ed alla psicologia, ma soprattutto il valore è inversamente proporzionale alla SCARSITA’.
Togli il denaro e vedi che comunque nessuno ti da beni o servizi senza qualcosa in cambio, a meno che a lui non causi nessuna riduzione di benessere presente o futuro. Eccoti la scarsità, il vero problema della razza umana.
Inoltre l’economia prende vita su due livelli: individuo e collettività. Queste sono invece due cose diverse e la massimizzazione del beneficio per l’individuo in realtà non massimizza il beneficio per la collettività.
Questo è il secondo errore della dottrina economica. Il piano collettivo viene fatto sparire in quanto “risulta” dal piano individuale, secondo questa finzione.
Con questo errore si cerca di compensare al primo errore e si può andare avanti a pontificare teorie economiche all’infinito. Con una premessa falsa puoi derivare qualsiasi cosa e qui ci sono degli aspetti simil-religiosi.
La dottrina economica è una “religione”, una credenza condivisa, ma sul piano individuale invece la moneta NON è una credenza insensata. Ha effettivamente un valore, in termini di noccioline, se vuoi. A livello dei singoli religione e fanatismo sono cose molto diverse, che fanno presa su altre parti della psiche.
Una persona si priva di un bene scarso o del suo tempo, con l’aspettativa lecitamente fondata di ottenere un bene scarso in cambio. Addirittura la legge da forza al denaro a livello individuale.
Il consumismo, la carriera sono fanatismi, ma non il denaro. Credo comunque che tu volessi dire qualcosa di simile.
Faccio una domanda a chi è esperto, premetto che ho una carta di credito RFID, usata alcune volte (mcdonald e un paio di negozio), anche se i dispositivi di pagamento sono ancora rari.
Non mi sono trovato male, ma sinceramente credo che mi limiterò a questa senza sfruttare mai a questo scopo un cellulare, questione di abitudine, a meno che…..
Detto ciò, nei sistemi RFID ci sono apparecchiature che leggono anche ad una certa distanza (non so 200m, ma di sicuro alcune decine di centimentri), già da anni, avevo anche partecipato ad una delle fiere del settore perchè la mia azienda pensava di automatizzare alcune fasi della logistica in quel modo.
E qui arriva la domanda, quali sono i metodi per “bloccare tali lettori a distanza” ? O meglio per proteggersi da letture indesiderate ? infatti un conto è se devo avvicinare la carta di credito al lettore di qualche cm, altro è se “basta passare dalla cassa per avviare il pagamento”….
Certo il passaggi dei dati sarà anche cifrato e “sicuro” ma fino a che punto ?
Forse meglio un cellulare in cui si possa abilitare/disabilitare tale funzione a seconda delle necessità (pur con tutti i rischi di lascarla abilitata senza volerlo).
@LucaS: Ciao Luca, non ti posso anticipare nulla perchè parleremo più approfonditamente di questi aspetti nel prossimo articolo, ma è chiaro che nel caso dei pagamenti non si adotteranno mai RFID in grado di operare a quelle distanze, in modo da limitare almeno spazialmente i possibili danni, in più è il TAG a “decidere” la massima distanza e non il reader. Inoltre una conferma da parte dell’utente sarà sempre richiesta: passo davanti alla cassa e pago senza quasi accorgermene, ma almeno un “pulsante” sarà necessario premerlo per conferma e per evitare transazioni indesiderate.
@Andrea R
Ne approfitto per chiarire il mio ormai quasi OT:
vedi, tu giustamente fai notare “ma soprattutto il valore è inversamente proporzionale alla SCARSITA’.” e “Eccoti la scarsità, il vero problema della razza umana.”
Giustissimo, qui l’economia si incrocia perfettamente con la biologia, aka scienza vera e non fuffa da cravattari markettari.
Ma il condizionamento mentale, da criceti, del denaro fa molto di più: virtualizza e nasconde il vero livello di scarsità per farci correre dietro ad un surplus sempre meno quantificabile, dimostrabile che esista e in buona sostanza realmente fruibile.
Se per vivere, per risolvere il problema della scarsità secondo una sana e prudente pianificazione, basta lavorare per x, il sistema economico è un ottimo grimaldello per farti lavorare per x*10 e farti spendere fino all’ultimo di quel x*9 che avanza in inutility.
Dietro i crack finanziari delle banche d’affari ci sono quantità virtuali di denaro che nessuno dei truffatori che le ha rubate potrà mai pensare di spendere in tutta la vita.
E di più, quella massa enorme di denaro virtuale non poteva e non potrà corrispondere ad un controvalore reale esistente in questo mondo di beni, servizi & noccioline, nè più nè meno dei soldi del Monopoli.
E’ qui che il sistema-denaro prende le connotazioni di una religione, di un fanatismo ideologico, di una psicopatologia: quando da un mezzo per quantificare, razionalizzare e semplificare gli scambi necessari per risolvere i nostri bisogni si trasforma esso stesso in un fine, avulso tanto dai nostri bisogni quanto dalla reale disponibilità (anche in proiezioni) di beni e servizi.
Un mostro che si autoalimenta di nulla basandosi solo sulla forza bruta di una cifra più grande in grado di schiacciare, e quindi trarre ulteriore fittizio profitto, da tutte le cifre più piccole di lei.
@Fabio
Grazie, direi che “in più è il TAG a “decidere” la massima distanza e non il reader”, risponde bene alla mia perplessità, e sarebbe un’ottima soluzione. :)
Attendo comunque la seconda parte di questo interessante approfondimento.
Comunque ora come ora, non è richiesta nessuna conferma, avvicino semplicemente la carta (dopo che l’operatore ha impostato la cifra della transazione) al lettore e questa avviene, emettendo poi uno scontrino di ricevuta al cliente.
Teoricamente, per importi superiori ai 25 euro tale scontrino richiede anche la firma (comportandosi quindi come una “strisciata” classica), dico teoricamente perchè quando ho fatto una prova quell’operazione mi è stata rifiutata, probabilmente dipende da come sono impostati i lettori, magari per adesso per ragioni di sicurezza il limite dei 25 euro è totale.
All’estero, in giappone per la precisione, già nel 2008 ho usato un sistema simile, con una ricaricabile utilizzata nei trasporti di Tokyo (è una tessera emessa proprio dall’azienda dei trasporti) che è possibile usare anche in alcuni negozi, in quel caso non c’è nemmeno ricevuta, non saprei dire invece se ci sia un limite di spesa, essendo ricaricabile l’ho sempre tenuta con non più di 2-3000 yen caricati (meno di 50 euro).
Per viaggiare è comodissima, così come a Milano da tempo uso la loro card ricaricabile RFID.
Questo per sottolineare che non sono contro l’idea, anzi. ;)
ecco per quale motivo ci abituano alla tecnologia ovunque ed agli RFID:
http://www.youtube.com/watch?v=Cd6hgaN9hHs
per chi invece volesse capire il funzionamento
del denaro e come questi non è altro che un sistema di debito
per il controllo delle persone, basta che vi guardiate
questo simpatico video: http://video.google.com/videoplay?docid=6561068664203649137#