In questa puntata estiva della rubrica dedicata alla nostalgia informatica, ospitiamo un post di Felice Pescatore.
Un salto di oltre 30anni. E’ questo il virtuale viaggio nel tempo che bisogna affrontare se si vuole risalire al “nonno” dei personal computer come li conosciamo oggi.
Infatti è il 1981 quando Xerox annuncia il rilascio della propria “stella”: lo Xerox Star. La traduzione letteraria del nome di questo calcolatore da l’esatta idea di quello che era il prodotto dell’azienda di Palo Alto nel contesto informatico del periodo, caratterizzato da sistemi governati da misteriose sequenze di caratteri atte a formare altrettante oscure keyword.
Xerox comincia il suo lavoro basandosi sui sorprendenti risultati ottenuti da Douglas Engelbart con NLS e mostrate al mondo con la mitica Demo1968 che, sostanzialmente, concretizzava le pioneristiche intuizioni del dr. Vannevar Bush (1945). La società, infatti, assume molti dei tecnici del team di Engelbart con l’intento di realizzare un sistema innovativo che possa essere alloggiato in un comune ufficio.
Il primo risultato è ALTO (ne abbiamo parlato qui ndr), una primogenitura dedicata ai centri di ricerca e alla verifica sul campo dei concetti celati dietro il termine WYSIWYG (What You See Is What You Get). Nel 1981 è la volta di “Star”, nome ufficiale 8010 Star Information System, che stupisce il settore con un ambiente operativo dotato di una completa WIMP GUI, ovvero di tutti gli orpelli che oggi riteniamo indispensabili: windows, icons, mouse, pointer e un functional desktop.
La Star GUI è talmente innovativa da abbagliare persino l’eccentrico Steve Jobs che, dopo una visita presso i laboratori di Palo Alto di Xerox, decide di adottarne i principi (e non solo) per la realizzazione di “Lisa” e successivamente del Macintosh, per il quale porta a Cupertino il dr. Belleville, uno dei responsabili dello sviluppo di Star. In realtà il colpo grosso riuscì alla Digital Research Inc. (qui abbiamo parlato del suo fondatore, Gary Kildall) che assolda tra le proprie file Lee Jay Lorenzen, membro chiave proprio nello sviluppo della GUI.
Lorenzen crea per la sua nuova società Crystal, meglio noto come GEM e successivamente fonda Ventura che rivoluziona il mercato dei PC-IBM con Ventura Publisher, il primo strumento di desktop publishing per tali sistemi.
Xerox investe molto anche sullo sviluppo di una nutrita gamma di applicazioni tra cui BravoX il progenitore dei moderni word processor e software affini.
Da sottolineare che il suo co-creatore Charles Simonyi si trasferì in Microsoft poco dopo il rilascio commerciale di Star, dove supervisionò lo sviluppo di MS Word.
L’interesse di Microsoft, ovviamente, era esteso anche alla GUI vista la carenza sui PC IBM di un ambiente a finestre. Gates comprò uno Star e chiese ai suoi tecnici di utilizzarlo intensivamente e pensare a “…qualcosa di simile…” per il proprio MS(IBM) DOS. Neanche a dirlo, alcuni anni dopo, nasce Interface Manager più tardi rinominato in Microsoft Windows.
Anche sul versante dello sviluppo del software, Xerox fa un notevole investimento, tanto da scrivere il nuovo linguaggio di programmazione SmallTak, completamente object oriented, creando addirittura un IDE di sviluppo simile agli attuali Visual Studio e Embarcadero RAD Studio.
Ma allora perché lo Star non è riuscito dove altri sistemi, palesemente inferiori dal punto di vista tecnologico, hanno spopolato? La risposta è un filino più profonda rispetto alla sola questione economica, pur rilevante, visto che il calcolatore di Xerox costava la bellezza di 17.000 US$ (pari a circa 40.000 US$ di oggi).
Infatti i motivi determinati del fallimento furono principalmente due:
- nonostante i forti investimenti, Xerox non credeva realmente nel mercato dei microcalcolatori ma vi si era calata perché tutti i grandi produttori OEM avevano fatto altrettanto. Infatti dopo lo Star la società praticamente abbandona il settore;
- lo Star era assolutamente innovativo ma era realizzato da tecnici che avevano la presunzione di pensare che il loro punto di vista era anche quello dell’utente. Ciò portò ad un sistema chiuso, per il quale non era possibile sviluppare software terzi, tant’è che Xerox decide di non rilasciare pubblicamente gli ambienti di sviluppo. Un esempio su tutti: a Palo Alto non sapevano che farsene di un foglio elettronico e quindi, semplicemente, per lo Star non esisteva e non era possibile realizzarlo. Questa scelta non deve meravigliare se si tiene conto del fatto che la società aveva un Core Business basato sulle fotocopiatrici che, ovviamente, erano da utilizzare esattamente così come prodotte senza alcuna necessità di essere estese o riprogrammate.
Siamo giunti alla conclusione di questo breve salto nel passato, ma prima di salutarci è obbligatorio fare una serie di considerazioni.
Spesso si legge che Microsoft ha copiato Apple e, più raramente, che Apple ha copiato Xerox. La realtà dei fatti è diversa e, volendola sintetizzare, si può affermare che Xerox nonostante avesse creato una stella, non fu capace di renderla un prodotto commerciale vincente. Microsoft, Apple e persino Digital Research (che diversi anni dopo ha subito la stessa sorte), hanno preso una buona idea e l’hanno trasformata in prodotti commerciali leader che hanno condizionato e continuano a condizionare il mercato dell’informatica.
Non posso fare altro che ribadire tutto il mio apprezzamento per questa rubrica che contiene dei post curati e molto sopra la media, di nicchia quanto si vuole, ma forse anche per questo più interessanti.
Per gli appassionati di retrocumputing sto pubblicando a puntate la trascrizione in italiano di “Triumph of the Nerds” di Robert X. Cringely, il documentario tratto da “Accidental Empires”.
Ciao.
Avevo tanto sentito parlare dei laboratori Xerox di Palo Alto e delle loro mitiche innovazioni… adesso finalmente so un pò meglio che cosa hanno tirato fuori di così straordinario.
Grande articolo! :-)
Thank you so much per questo articolo, questo “pezzo di storia” dell’informatica in particolare mi ha sempre molto affascinato.
Ottimo articolo come sempre. La prima inmmagine però non si vede su IE 8
Per un attimo ho avuto un flashback! Sembra una delle primissime versioni del Finder del Mac! It’s incredible, quando si dice di “chi copia chi” si dovrebbe fare un minuto di raccoglimento in onore di Xerox!
Come si può ben vedere nei video, il sistema Xerox,nel 1981, presenta un WYSWYG già in una forma estremamente evoluta. AMD2900 Custom (una specie di RISC “ante litteram”), 400k fino a 1,5M RAM, 30 o 40M hd e grafica 1024×800 su monitor 17 pollici erano caratteristiche similari alle molte workstation “proprietarie” che stavano affacciandosi sul mercato proprio in quegli anni (SUN, Apollo poi HP, Silicon Graphics e, in realtà, moltissime altre). Con micro a 8bit, 64k di RAM, floppy da 100k e semigrafica a quadrotti dei microcomputers contemporanei non era fisicamente possibile implementare una GUI nemmeno lontanamente simile. Inoltre il sistema Star, progetto iniziato nel 1977, era l’evoluzione del precedente sistema Xerox Alto progettato a partire dal 1973. Molti dei concetti implementati, come la grafica parametrica e controlli a video quali la “penna ottica”, esistevano operativamente nel mondo informatico già da più di una decina d’anni prima (Sketchpad, 1961).
Questa premessa per dire che nell’informatica in particolare, e nella tecnologia in generale, è una pratica normalissima, e tuttora perfettamente in uso quella di “downgradare” (passatemi il termine), soluzioni e concetti innovativi. Nel caso speifico del “paradigma della scrivania” né Microsoft, né tantomeno Apple, non hanno inventato nulla di nuovo. L’unico vantaggio è stato in senso temporale da parte di Apple insistendo a voler commercializzare un sistema hardware dotato di caratteristiche più simili a quelle delle workstation di qualche anno prima, ma ad un prezzo un po’ più basso, con qualche compromesso ed una vocazione “general porpouse” che avrebbe potuto dimostrarsi catastrofica. Lo ha fatto con Lisa nel 1983 (MC68000 come nelle SUN e 300k di RAM) rischiando di fare un definitivo crash, poi ancora con maggiore fortuna l’anno successivo con il Macintosh.. e gli è andata bene! Sicuramente non è stato un colpo di genio nato dal nulla, ma un azzardo seguito da una buona dose di fortuna e andato a buon fine.
Tali pratiche sono avvenute in seguito e continuano ancora oggi; in questo Apple si distingue particolarmente anche perché di piccole dimensioni e con una clientela affezionata (indottrinata?): perciò deve essere molto aggressiva commercialmente e costretta a rischiare anziché mantenersi conservatrice. Successi commerciali presso le masse di iTune, iPhone e iPad quando mp3, palmari e tablet esistevano già da decenni dovrebbero far capire la differenza tra ottime operazioni di marketing rispetto a reali “innovazioni tecnologiche” per le quali spesso vengono spacciate.
L’articolo mi è piaciuto molto: obiettivo, chiaro e divertente come sempre, complimenti a Di Domizio!!!
PS: un po’ di pubblicità. JurassicNews è una rivista amatoriale sul retro computer, recentemente è stata pubblicata una serie di articoli sull’evoluzione delle interfacce grafiche… e molto altro!
Saluti
jb72 – giovanni@gbnetwork.it
Complimenti, bellissimo articolo!
“perciò deve essere molto aggressiva commercialmente”
Sinceramente preferirei vedere qualcosa di veramente aggressivo ed innovativo, tipo quella tastiera con gli lcd nei tasti o il mouse invisibile del mit, invece di assalti col coltello in bocca verso la stampa quando qualche testata osa alzare la testa e mettere nero su bianco i limiti dell’attuale strategia disposta a sacrificare la qualità ed il rispetto dovuti ai clienti, al beneplacito degli azionisti.
Capisco che sul breve periodo fa tanto comodo risparmiare sulla qualità dei materiali e sulla progettazione (per poi trasmettere ai vari “uffici stampa”, ovvero blog dedicati e giornalisti di dubbia moralità, storielle tipo “jobs che cura personalmente la qualità di ogni prodotto apple”) ma di sto passo apple è destinata a diventare prima un oem di basso livello come s’è trasformata compaq e continuando finirà per rimarchiare decoder per il digitale terrestre come amstrad.
@D
condivido la tua posizione: non credo di aver espresso un giudizio lusinghiero a favore di Apple, cerco solo di giustificare razionalmente la posizione di mercato. Il riferimento a Compaq, che aveva prodotti di qualità e poi si è trasformata in OEM, mi sembra più azzeccato. La differenza per Apple è la sfacciata politica di branding (quasi sempre negativa) e la triste proliferazione di “MACachi” anche dovuta alla distribuzione attraverso grosse catene commerciali. Proprio questi ultimi, con le loro convinzioni da invasati, sono il vero schiaffo morale all’innovazione tecnologica!
“anche dovuta alla distribuzione attraverso grosse catene commerciali”
Non credo si possa imputare qualche colpa alla gdo. Apple da un numero impressionante di anni tira avanti con spot ampiamente offensivi nei confronti di chi non usa il mac.
Il famoso confronto PC=utente ciccione, pigro e pure un mongolo vs MAC=giovane, bello, figo, intelligente (ci mancavano giusto i capelli biondi e gli occhi azzurri da puri ariani, razza perfetta) ha innescato una miccia che già prima marcava male da parecchio tempo.
Nei supermercati non trovi gente preparata al reparto informatica (anzi no allo “scaffale dei compiuter”), tanto meno invasati che sanno rendersi effettivamente convincenti.
articolo interessante, anche se con un lessico sfasato (e.g. “letteraria”, “primogenitura”, ecc.) che complica un pochino la lettura…
nessuna meraviglia che Xerox non abbia creato tutto da zero; la storia della cultura in senso lato (e quindi anche dela cultura tecnologica) procede – anche per i geni- per imitazione\emulazione\rielaborazione del passato…
Grazie per l’adagio, bolkonskijj. La questione non riguarda Xerox (che innovazione tecnologica ne ha fatta) ma piuttosto la presunzione che alcuni spesso sfoggiano parlando in maniera estasiata di Apple e dei suoi prodotti. Presunzione che dimostra, secondo me,pochissimo senso critico nei confronti delle vicissitudini storiche. Presunzione che a volte rivela, purtroppo, degli irritanti atteggiamenti fideistici.
(sperando che con ‘adagio’ tu non voglia dire ‘banalità’, ringrazio del ringraziamento ;-)
Ho ben presente quello che tu dici riguardo agli atteggiamenti fideistici (gli adesivi con la mela bianca o nera sul retro dell’immancabile mini o c3 cabrio m’han sempre ricordato quelli con scritto ‘jesus saves!’), ma trattasi appunto di fedeli jobs-creazionisti, vittime coscienti ed entusiaste di un marketing gioiosamente pervasivo per il quale ‘il-mec-è-meglio’ a prescindere da ogni dato di realtà (o quasi)…
[Ma, d’altro canto, vittima dello stesso marketing – ma in negativo – sono pure io (e quelli come me) quando si gioisce nel vedere ostiare un mecchista per condividere un hard disk in rete o quando gli si fa notare la bella mectastiera dell’imac dai bianchi mectasti ruvidi tutti inzaccherati di mecmacchie]
@ Giovanni
Ricambio i saluti da appassionato di Jurassic News.
Grazie per i complimenti che giro all’autore del pezzo, Felice Pescatore, che spero diventi presto una nuova leva di AD.
Venendo al commento #7, sono stato tentato dal dare all’epopea della GUI un giudizio “etico”. Vedere dimenticati i genitori di una tecnologia a mentre altri ne mietono tutte le fortune istintivamente indigna, va contro il comune senso del giusto. Vedere un Gates o un Jobs idolatrati, e un Gary Kildall dimenticato, m’infastidisce parecchio.
D’altronde per portare un’innovazione alla massa (e farne così un’innovazione in senso pieno) serve una capacità di esecuzione che come sforzo non è seconda al lavoro creativo in astratto. Si tratta di un lavoro che per esempio il primo Jobs ha cannato in pieno, prima di riposizionare l’offerta su segmenti ad alto valore aggiunto (un’impresa che molti produttori di dispositivi apprezzati dai detrattori di Apple rincorrono da tempo).
Uno sforzo che, nella fattispecie, Xerox non ha mai lontanamente pensato di portare avanti, considerando la GUI un accessorio rispetto al suo core business.
Se avesse creduto minimamente in quel progetto, in prima istanza non avrebbe invitato due squali come Jobs e Gates a un tour guidato nel suo reparto R&D :-)
Sul downgrade in generale sono abbastanza d’accordo, quando s’innova in astratto per l’appunto ci si astrae dalla tecnologia necessaria per mettere in piedi il sistema voluto e si attende che la miniaturizzazione faccia il resto. Le tecnologie della prossima generazione sono già esistenti come modelli astratti o costosissimi prototipi, e attendono solo il silicio giusto su cui girare.
L’innovazione del segmento mini/workstation che si travasa nel segmento PC è dunque un modello ottimo, ma per descrivere il passato (pensiamo anche al NeXT, padre putativo di OSX). Le workstation proprietarie sono scomparse in favore di PC pompati e non esistono più “avanguardie” cui attingere: credo che ormai l’innovazione si giochi solo nella rincorsa fra modelli astratti (o il perfezionamento di modelli esistenti) e la miniaturizzazione necessaria a farli girare su un dispositivo appetibile come funzioni e accessibile come prezzo, alle masse. Al di fuori di segmenti già delineati (lo smartphone si avvia ad essere come numeri e crescite il nuovo PC), nel campo dei nuovi prodotti, credo che questo gioco sarà ancora più selettivo e spietato del precedente. Questo mi porta a ritenere tutto fuorché inespugnabile l’attuale posizione di Apple, il che non può che rappresentare un bene per il mercato.
Salve e grazie a tutti per l’interesse mostrato per l’articolo.
Condivido molto il contenuto dei vari commenti. Mi preme sottolineare come spesso il successo lo conquista chi sa leggere e soddisfare le esigenze degli utenti, anche con soluzioni datate (a proposito di downgrade..). Ovviamente nei laboratori dei Big del settore già oggi sono presenti le tecnologie che diventeranno comuni nei prossimi anni, ma la cosa importante è che gli utenti, anche i professionisti, non hanno voglia di perdere tempo a rincorrere stravaganze o innovazioni radicali che modifichino in modo dirompente il proprio modus operandi.
Ogni cosa deve avvenire nella giusta misura mettendo sempre al centro l’utilizzatore e mai la tecnologia. Chi saprà mescolare bene i vari ingredienti avrà sicuramente il proprio spazio e la propria notorietà, chi pensa, invece, che il cliente è solo un elemento di “disturbo” della catena produttiva può essere certo del proprio declino.
Felice Pescatore
Tutto condivisibile tranne questo passaggio di Alessio nel commento #15
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D’altronde per portare un’innovazione alla massa (e farne così un’innovazione in senso pieno) serve una capacità di esecuzione che come sforzo non è seconda al lavoro creativo in astratto. Si tratta di un lavoro che per esempio il primo Jobs ha cannato in pieno…
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Penso proprio che Jobs, più di ogni altro, abbia invece contribuito a portare l’innovazione alle masse. A maggior ragione il primo Jobs, quello che va dall’Apple II al Macintosh. Perchè avrebbe “cannato il lavoro” (bellissimo) ???