Amiga 2500: il Frankenstein di casa Amiga

La settimana è appena iniziata, il venerdì è lontano, ma si sa, ogni momento è buono per una pillola di sano e tonificante retrocomputing, potente antidoto rispetto al nonsense informatico di questi anni.

Torniamo quindi nel mondo Amiga, per affrontare un modello poco conosciuto, tuttavia ricco di alcuni spunti tecnici interessanti: il 2500 (1989).

Dal punto di vista hardware, Amiga 2500 è un 2000 con scheda acceleratrice A2620 (MC68020 a 14Mhz + FPU 68881) o A2630 (MC68030 a 25Mhz + FPU 68882), controller SCSI A2090 o A2091, HD da 40 o 80 MB. La vendita di un computer così configurato è piuttosto curiosa dal punto di vista dell’industrializzazione e del contenimento dei costi: in ogni Amiga 2500 venduto è installata una CPU 68000 – la CPU originale del 2000 – a prendere polvere.

Di Amiga 2500 esistono dunque la versione originale (con CPU 68020) e la successiva versione 030, più le varianti UX, equipaggiate con un raro porting di Unix, Amiga Unix (derivato da System V).

Dal punto di vista prestazionale, fra Amiga 2000 e Amiga 2500 intercorre un gap molto significativo, figlio innanzitutto del nuovo comparto CPU/FPU e della memoria più veloce: fattori capaci di spingere il 2500, in specifici campi d’applicazione, a velocità multiple rispetto al 2000.

Amiga 2500 svolge nella gamma Commodore il ruolo di ponte fra la versione 2000 e la nuova generazione, ancora di là da venire, 3000. Ricordiamo che nel 1987 Commodore lanciò l’accoppiata Amiga 500 – Amiga 2000. Nello stesso anno tuttavia i primi sistemi equipaggiati con 68020 – a partire dal Macintosh II – debuttavano, recuperando con la potenza della CPU parte del vantaggio dell’architettura concepita da Jay Miner.

Con tutte le risorse ingegneristiche impegnate sullo sviluppo dell’Amiga 3000, Amiga 2500 fu realizzato alla bell’e meglio, attingendo al magazzino delle parti A2000 e dei relativi accessori. La potenza di calcolo garantita dal comparto CPU+FPU ne fece comunque una macchina straordinariamente potente, adatta per carichi di lavoro intensi come quelli richiesti nel mondo video – uno dei pochi campi di applicazioni in cui il gioiello della Commodore godette della fama che meritava, grazie anche al mitico Video Toaster.

Per ulteriori approfondimenti vi rimando a questa puntata della gloriosa trasmissione Computer Chronicles, andata in onda nel 1989, molto lontano dall’Italia.

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