Il mondo è pieno di sorprese per chi non ha memoria. Al contrario, coloro che si danno appuntamento su AD ogni venerdì pomeriggio, la memoria ce l’hanno e desiderano coltivarla, anche a costo di affrontare quel po’ di malinconia che giunge dall’aver attraversato in prima persona fatti di cui si parla al passato remoto.
Alla vigilia del probabile lancio del nuovo tablet Apple, la pluridecorata rubrica dedicata alla nostalgia informatica si occuperà dunque di indagare sul suo più illustre predecessore: Newton, una piattaforma mobile creata dall’azienda di Cupertino fra la fine degli anni ’80 e l’inizio della successiva decade.
Newton vuole rappresentare un nuovo approccio alla produttività personale in mobilità, alternativo a quello del PC in miniatura, altrimenti detto portatile o laptop: un dispositivo del tutto diverso, orientato alla connettività, davvero portatile, dotato di un’interfaccia che privilegia l’intuitività e la praticità al tentativo di replicare tutte le feature di un desktop.
In questo senso Newton è fin dal primo minuto uno strumento complementare rispetto al computer di casa. Lì dove il Newton fa dell’integrazione con il desktop un’arma vincente, il laptop ne rappresenta una replica in piccolo, spesso severamente limitata dal punto di vista delle prestazioni e della fruibilità (non dimentichiamo cosa erano i laptop a fine anni ’80).
Se Newton concentra relativamente poche funzionalità base – delle applicazioni parleremo a breve – necessarie all’uso in mobilità, il laptop sacrifica peso, autonomia e dimensioni per dare accesso a tutte le funzionalità di un computer.
Si tratta dunque di un approccio del tutto differente rispetto alla contrazione del desktop da cui sostanzialmente il laptop deriva: una direzione analoga a quella intrapresa anni prima da Psion con la sua famiglia di organizer – il cui primo modello abbiamo esaminato qualche mese fa.
Le varie incarnazioni della piattaforma Newton sono accomunate dunque da questo diverso approccio alla produttività mobile, che sacrifica feature in nome della portabilità e fa leva su un modello d’interazione – antesignano del touch molto in voga in questi anni – totalmente display-centrico.
È l’inizio della travagliata era del PDA – termine coniato dall’allora CEO di Apple John Sculley, forte promotore della piattaforma – l’acronimo dietro cui si cela il modello d’uso delineato.
Come piattaforma software, Newton è fin da principio aperta a produttori hardware di terze parti, fra cui figurano Sharp (a cui si deve parte dell’ingegnerizzazione e la produzione dei modelli Apple) e Motorola.
Apple, azienda promotrice della piattaforma e autrice del lato software (Newton OS), si attiva da subito sul fronte sviluppatori di terze parti, sperando di creare attorno alla famiglia di dispositivi un parco software che ne estenda le funzionalità fino ad incontrare i bisogni di un mercato allargato.
Il parco software che risulta da questi sforzi è in effetti piuttosto florido, con applicazioni dedicate alla produttività, allo svago, con qualche puntata su mercati verticali come ad esempio quello medico.
Dal punto di vista hardware, i dispositivi Apple Newton – nati lontano dall’ombra “semplificatrice” di Steve Jobs – sono espandibili, personalizzabili, hackabili, ed attraggono l’interesse di schiere di smanettoni e aziende produttrici di accessori. Qualche esempio: nello slot PCMCIA del Newton potevano essere installate schede di rete ethernet, modem, GPS, ed era perfino disponibile una scheda acceleratrice per la CPU!
Coerentemente con una filosofia più simile a quella dell’Apple II che a quella del Mac, i dispositivi Newton erano del tutto aperti ad usi anche non previsti dalla casa madre, “disponibili” a qualunque genere di hack hardware o software.
L’hardware Newton rappresenta la prima scintilla della relazione – oggi floridissima – fra Apple ed ARM. L’azienda inglese, nata da una costola della Acorn (già controllata da Olivetti), aveva pochi anni prima dello sviluppo del Newton, sviluppato una CPU RISC per il suo Archimedes, da cui discese in seguito una intera famiglia di processori RISC a basso consumo.
L’architettura ARM, ai tempi del Newton, era in grado di offrire prestazioni simili a quelle di un 68000, con consumi estremamente ridotti. Una CPU basata su architettura ARM6 avrebbe quindi preso il posto della misconosciuta architettura Hobbit (inizialmente prevista per il Newton, di cui Cesare un giorno o l’altro potrebbe raccontarci) in virtù di prestazioni migliori e requisiti energetici inferiori.
Una delle killer applications di Newton, promossa a tambur battente negli spot, era quella di poter trasmettere toni ad un apparecchio telefonico, il che rendeva il dispositivo idoneo a trasmettere fax senza bisogno di accessori, dopo averli composti con l’ausilio dell’innovativa interfaccia a pennino.
Nell’agosto del 1993, dopo numerosi ritardi uno sviluppo piuttosto travagliato (per la quale vi rimando a quest’ottimo approfondimento di Lowendmac), il primo modello della famiglia Apple Newton, figlio prediletto dell’ispirazione di John Sculley, debuttò sul mercato USA per circa $ 700.
La diffusione sul mercato dei dispositivi della famiglia Newton fu negli anni successivi interessante ma non sufficiente a supportare l’ambizione di Sculley di creare una rivoluzione simile a quella del Mac, capace dopo i numerosi di sviluppo e promozione, di alimentare i il fatturato di Apple.
Nei primi anni ’90 la situazione finanziaria dell’azienda di Cupertino era in effetti critica, tanto che Sculley, padre putativo del progetto, fu costretto alle dimissioni da CEO pochi mesi prima che la sua amata creatura vedesse la luce.
Newton, figlio di un dio minore in casa Apple, rimase a galla durante la gestione Spindler e in quella Amelio. Poco dopo il rientro di Jobs, nel 1998, ne fu decretata la cancellazione assieme ad altri “rami secchi”: una mossa – secondo molti dettata dall’odio di Jobs per l’uomo che lo aveva catapultato fuori dal board dell’azienda da lui co-fondata nel 1985 – che non mancò di suscitare la ribellione di una consistente fetta di pubblico.
Quel che resta oggi di Newton, il “knowledge navigator” nato dalla visione di John Sculley, è una ancora viva comunità di nostalgici e il sapore di una grande idea forse mal eseguita, forse in anticipo rispetto ai tempi – non dimentichiamo che gli anni successivi al debutto di Newton, sono gli stessi del boom della telefonia cellulare. Ma soprattutto, e non è poco, un’ombra “pesante” su iPhone e, ancor più, sulla prossima creatura di Apple.
Lo ricordo il Newton. Lo possedeva mio fratello maggiore nei primi anni 90′ (e come fisso aveva un “semplicissimo” Macintosh Plus).
Ad ogni modo vorrei postare e far conoscere lo spot Apple anni 80 – “Knowledge Navigator”.
Uno spot visionario della mela morsicata uscito in USA nel 1987
http://www.youtube.com/watch?v=S63eGkNUMLU
;)
a volte mi chiedo come sarebbe il mondo informatico attuale se Steve Jobs non fosse stato allontanato nel 1985 da Apple.
anche se nextOS è alla base di OSX quindi quei 10 anni di esilio non sono andati proprio buttati.
Non mi stupirei se Jobs avesse ucciso il Newton anche perché troppo aperto e hackerabile, una filosofia molto lontana da quella chiusa dei mac e degli iphone.
Il newton era una periferica molto potente e versatile per l’epoca ma sbagliarono i tempi. Con l’hardware di allora ne risultò un dispositivo costoso, grosso e pesante non certamente tascabile. Anche le prime versioni avevano problemi con il riconoscimento della scrittura.
Avrebbero dovuto adattarlo all’hardware disponibile un po’ come fece Palm (che se si occuparono già del software nello Zoomer del 1993 in collaborazione con casio) nel 1996 che lanciò un dispositivo più semplice ed efficace che ebbe più successo.
Jobs odia l’informatica.
Lui ha sempre voluto vedere il pc come un elettrodomestico stupido, ed il tempo gli sta dando sfortunatamente ragione.
Come detto correttamente nell’articolo il Newton andava di pari passo non a caso con il mitico Apple II forse gli unici due esempi di veri “computer” in casa Apple.
Per me il Newton rimarra’ sempre il “portatilino” con cui Steven Seagal si collega telefonicamente al commando militare nel film Under Siege 2 (che la Apple Computer abbia pagato per fare pubblicita’ occulta ?). ^_^
Quando di solito sostengo che in realtà Apple il “botto” lo fece proprio quando Jobs si allontanò dall’azienda mi danno dell’eretico, se non peggio…
E’ stato grazie a Sculley e soci che il MAC da qual “portatilino in verticale” che era quando lo concepì Jobs divenne nelle sue varie diversificazioni la Workstation professionale che è giunta sino ad oggi…
Senza gli ingegneri di Cupertino col cavolo che il Mac avrebbe conquistato agenzie di pubblicità, Studi di registrazione, fotografia e Stampa…E’ stato grazie ai Performa e similari che il MAc (in questo senso gli spot sono indicativi) ha conquistato il “business” e uso questa parola non a caso….
Oggi mi fa un po’ ridere vedere gli spot “Get a Mac” con il Mac presentato come il Computer SuperGGiovane per gente GGiovane, molto cool e dedito alla speculazione artistica e filosofica, quando quelli come me che lo consocono da 20 anni sanno bene che negli anni ’80/’90 il Mac era il Computer dei Business Man, esattamente l’opposto del PC AMIGA, lui si, compagno di giochi e di fantasie adolescenziali…
Più che il computer del business man direi che il mac è computer di chi con il pc ci lavora, con altri OS si tenta di lavorare tra un problema e altro, sul mac ogni tanto capita un problema tra una sessione di lavoro e l’altra…..
x Biso
Sei rimasto ancora a windows 95? Ti pareva se doveva arrivare anche qui un mac-fanatico…
@Simon71 : non credo che sbagli nella tua valutazione della Apple (o bisognerebbe dire Apple Computer ? ^_^). L’allontanamento di Jobs fu una manna per l’azienda che pero’ non riusci’ a capitalizzare questo vantaggio. Il vero errore strategico fu quello di voler competere con un mercato dei cloni ppc. Li’ fu il disastro, non quello di vendere computer espandibili, complicati insomma la controparte “elegante” a quel mondo pc tanto vituperato.
L’ingresso di Jobs dopo un decennio cosa ha portato ? Che la Apple Computer elimina il termine Computer dal suo logo come fosse qualcosa di cui vergognarsi. Smettono letteralmente di fare computer e incominciano con la rivoluzione degli elettrodomestici, lettori mp3, telefonini, all-in-one etc….
Simon71, tu un amiga non lo ha mai visto nemmeno con il telescopio (eppure ne sono stati scritti qui di articoli in merito).
Tecnologicamente avanti anni luce rispetto a qualsiasi mac e pc dell’epoca.
O forse, siccome hai visto qualche giochino girare su amiga, hai pensato che fosse un giocattolo, senza minimamente sapere che un mac non aveva giochi perchè non era in grado di reggere il confronto qualitativo con un amiga.
@ simon71
I risultati di un’azienda si misurano in base al fatturato, e il fatturato cresce in base all’apprezzamento che i prodotti di un’azienda riscuotono presso il pubblico. Su questa base Apple non ha nulla da rimpiangere rispetto alle gestioni precedenti al rientro di Jobs, durante le quali si avviava peraltro alla bancarotta.
Riguardo ai pareri sull’Amiga, ferme restando strategie commerciali miopi, per alcuni anni dopo il suo lancio è stata una macchina semplicemente su un altro pianeta rispetto a qualunque Apple o PC coevo.
Il fatto che ancora tu lo accosti a una macchina da gioco testimonia da un lato il riflesso imperituro delle sciocchezze del management Commodore, dall’altro una tua scarsa conoscenza dell’abissale superiorità di un sistema che avrebbe davvero potuto cambiare il mondo, se solo lo si fosse saputo vendere per quel che era.
A proposito della nostalgia dei vecchi Mac, vorrei ricordare che Mac OS ha conquistato il preemptive multitasking con OSX, ovverosia nel 2001, quando AmigaOS ce l’aveva dal 1985 e Windows dal 95. In un momento in cui, tra l’altro, i vari Sculley, Spindler, Amelio e Gassee erano ben lontani da Cupertino.
Un management che toppa vari tentativi di rinnovamento del proprio OS e si rassegna a tenersi un prodotto vetusto e bacato, peraltro associandolo a macchine prestazionalmente nella media, vendute a prezzi tripli della concorrenza Wintel, per poi salvarsi in corner solo con l’acquisto di un prodotto sviluppato fuori dalle mura dell’azienda, non mi pare proprio qualcosa da rimpiangere.
@Alessio Di Domizio
chapeu…
“i vari Sculley, Spindler, Amelio e Gassee erano ben lontani da Cupertino.”
Però Gassee appena ha levato le tende da apple ha dato vita a BeOS che per anni è stato svariate spanne sopra la media degli os. Mi pare ovvio che non era lui l’elemento di blocco del mondo apple. Sarebbe interessante poter indagare e capire chi era(no) l’elemento negativo all’interno del management della mela.
Di sicuro Jobs ha trasformato i mac in poco più che giocattoli, se una volta un professionista avrebbe potuto pensare di servirsi di un mac per lavorare, allo stato attuale non ci penserebbe neppure, Dell e via.
@ Alessio Di Domizio
Magari sbaglio ma forse quando Simon71 ha descritto l’Amiga come “compagno di giochi” si riferiva all’ *immagine distorta* che Amiga si era fatto negli anni presso molte persone. Ovviamente con l’Amiga si poteva fare moooolto più che giocare (basti pensare alla manipolazione audio-video su Amiga con Lightwave e Video Toaster) ma purtroppo per molte persone *non* esperte l’Amiga era spesso visto come computer videoludico mentre i pc erano visti come “seri” (notare le virgolette). All’epoca i miei amici con l’Amiga la consideravano una macchina da giochi e la usavano solo per giocare senza rendersi conto di che macchina avevano tra le mani! A questo ha contribuito non poco l’inettitudine di Commodore. Per esempio una volta ho letto che in USA gli Amiga venivano venduti *anche* nei negozi di giocattoli! Cose folli…
Se (e sottolineo se) Simon71 si riferiva a questo allora non ha tutti i torti. Se invece si riferiva alle potenzialità di Amiga allora sbaglia.
@ lakar
Non mi sembra di trovare nelle parole di simon71 alcun riferimento all’interpretazione che tu ne dai e con la quale potrei anche convenire. Al contrario, rileggendo, vi trovo una seconda interpretazione alquanto “discutibile”: il Mac di 20/30 anni fa sarebbe stato il computer dei “Business Man”.
Adesso o sono stato in un altro pianeta, o il più grande flop di Apple – almeno, rispetto ai suoi piani originali – è stato quello di non riuscire a ricavarsi più che una nicchia (cd. industria creativa, dopo che l’Amiga ha salutato) in un mercato business dominato da IBM e in generale Wintel. Peraltro la nicchia “creativa” fa ancora abbondante uso di Mac, dunque non vedo neppure questa millantata trasformazione in “giocattoli”.
Fin dai primi Powerbook la stessa comunicazione di Apple fa riferimento a un pubblico molto consumer.
Al di fuori di questo segmento, Apple ha fin dai primi giorni battuto sul mondo educational ma, anche qui, mi pare siamo ben distanti dal mondo dei “Business Man”…
@Alessio Di Domizio
Per la questione Amiga-giochi bisogna aspettare che Simon71 ci chiarisca cosa intendeva esattamente con quella sua discutibile affermazione.
Sulla questione Mac-Business Man sono completamente d’accordo con te.
@D
Evidentemente anche te non sai di cosa parli. Mi chiedo anche se tu professionista lo sia, dato che li prendi in causa.
Ebbene, io lo sono. E ti assicuro che se potessi usare un Mac anche al lavoro sarei la persona più felice del mondo.
Il problema non sta tanto nelle macchine Apple, che tu dichiari essere giocattoli, ma nel fatto che qualsiasi produttore di sw per lavoro (sopratutto tecnici) non si discosta da windows, per un ovvio motivo monetario: si impara a programmare su pc, difficile poi, economicamente parlando, trovare il tempo (e quindi la voglia) di passare al mac. Un qualsiasi sistema di sviluppo per circuiti integrati tiene in considerazione UNICAMENTE windows XP.
Infatti, in molte applicazioni ho fatto anche fatica a trovare la versione per Vista (OBBLIGATO all’acquisto dalla tua tanto decantata DELL) tanto da dover fare il downgrade a XP.
E ora mi ritrovo con un pc di metà 2008, che monta XP, con una assemblaggio meccanico ai limiti del mediocre (e quindi poco resistente per chi, come me, viaggia spesso e lo usa anche per field test), con la batteria andata e il disco fisso che è prossimo all’abbandono (già cambiato sul dell del mio collega).
Torno a casa e ho un macbook pro di fine 2006, in condizioni ottime (e usato anche per lavoro), con 3 ore e mezza di autonomia, che è più prestante della controparte pc del 2008 e che ha solo lo svantaggio di non aver sw per chi fa lavori troppo specifici.
Iniziassero i fornitori a produrre sw per entrambe le piattaforme, vedresti una decisa inversione di tendenza.
Perché chi lavora deve fare il suo lavoro, non arrabattarsi tra un problema e l’altro.
Eh no è ovvio che quando si presenta un Eletto portatore del Verbo tutti gli altri simpaticamente non sanno cosa gli frulla in testa.
I mac in passato costavano un vero patrimonio ma l’effettiva instabilità di windows 95/98, li rendeva ancora una scelta ponderabile. Da quando microsoft ha switchato su NT, i mac hanno solamente perso terreno.
Software professionali ? Una volta nascevano e crescevano su mac ed unix, adesso sono solo per windows.
L’unica cosa che è rimasta sui mac è il costo e l’idea (ma solo questa) che sono ancora una scelta saggia come in passato.
E chiaro, palese che chi definisce l’attuale linea di portatili Apple giocattoli parli senza conoscere una virgola dell’argomento
Come volevasi dimostrare, dire che i mac hanno perso terreno oggi equivale ad ammettere di non conoscere nemmeno una virgola dell’attuale situazione
E quando un eletto non basta ecco arrivare un altro profeta…
Vabbuò torno a “giocare” con photoshop a 64bit su windows mentre i siori “professionisti” continuano a fare parole a vuoto (e mi raccomando, adesso fate la vostra sparata che i kernel a 32bit fanno giare programmi a 64 che non si può proprio aspettare zelig…)
Credo che sia importante sottolineare che il termine “Professionista” dice tutto e niente… io sono un professionista, ma non della grafica bensì in due settori ben distinti, uno è quello della ricerca dove il pc mi permette di fare simulazioni termo-fluidodinamiche, l’altro è quello della progettazione… per il primo le piattaforme che maggiormente si utilizzano sono in genere basate su linux, sul secondo servono componenti, in particolare per la progettazione meccanica, che sui Mac (a parte modelli fissi) semplicemente non si trovano, mentre in ambito wintel sono disponibili anche workstation portatili con tutte le caratteristiche per chi necessita di queste macchine… per me questa assenza sui MacbookPro è un limite insormontabile… insomma… da professionisti si, ma non per tutti i professionisti…
@ Mauro : la qualita’ la trovi anche nel mondo pc a patto di pagare. Compra una workstation Dell, IBM o HP e poi ne riparliamo ok ?
Il mondo pc e’ molto variegato, si va da prodotti di qualita’ infima e perlopiu’ venduti nei supermercati/centri commerciali a prodotti professionali che COSTANO tanto quanto e forse anche piu’ di un MAC.
Inoltre se apri un MAC l’hardware che trovi e’ 100% uguale a quello che troveresti in una workstation pc. Non se li fanno mandare i pezzi da una dimensione parallela, ma vengono da Intel e compania bella.
Quindi la presunta superiorita’ del MAC a livello hardware e’ oggi come oggi un MITO. Poteva avere un senso nei tempi remoti in cui i computer della mela usavano processori ppc, insomma hardware non x86. Ma da allora di acqua sotto i ponti ne e’ passata. Per quanto riguarda il software beh e’ meglio stendere un velo pietoso perche’ fino all’arrivo di OS X, avevate un sistema operativo giocattolo che non arrivava a livello tecnico neanche a quel colabrodo che era Win 95.
^_^
Quoto goldorak. La maggior affidabilità di un Mac è un mito.
Date un’occhiata al pdf al sito http://www.squaretrade.com/pages/laptop-reliability-1109/ secondo cui Apple è solo al quarto posto come affidabilità dei portatili e ciò nonostante, a differenza degli altri, produca solo laptop di fascia alta che si rompono meno di quelli di fascia bassa (vedi terzo grafico) altrimenti la situazione sarebbe peggiore.
Poi Dell non è certo l’unico produttore di pc e produce anche altri modelli. Se la batteria è andata dopo solo un’anno e mezzo allora è stata molto spremuta perché quelli che ho visto io durano ben di più. Comunque cambiarla è facile, non come gli ultimi portatili Apple dove non c’è lo sportello batteria perché è tutto sigillato… Per non parlare dell’assistenza Dell on-site: se si rompe qualcosa arriva il tecnico il giorno dopo in azienda a sistemartelo quindi con un fermo macchina minimo. Anche Apple ovviamente ha vantaggi come il case in alluminio e il touchpad grande e a basso attrito e altro ancora.
Ognuno ha i suoi pro e contro. Purtroppo i mac adepti vedono sempre solo i pro del mac e solo i contro di windows-pc.
Interessante notare che anche un articolo sul pda Newton si è trasformato in un mac-pc flame…
Questo pezzo non tratta della solita diatriba fra fanboy. Siete dunque pregati di rimanere in topic.
@ADD
Non ci possiamo fare molto se ogni tanto capitano degli immaturi che si sentono punti sul vivo non appena si esprimono dei fatti veri e constatati.
Rispondo un po’ a tutti.
Premetto innanzitutto che sono un utente Mac (soddisfatto), ma che di fianco (per ora) ha anche un PC, per ogni evenienza….
Il Discorso su Amiga non c’entra nulla…Il computer non era assolutamente valutato qualitativamente, ma ne era analizzato il suo “mercato”….E’ fuori discussione che chi aveva le capacità o l’interesse con uno Spectrum, un C64, un Amiga, o un Olivetti M10 ci potesse pure programmare (come ho fatto io alla tenera età di 13/14 anni), sta di fatto E QUESTO E’ STATISTICA che il 90% degli utenti Commodore o Sinclair alla fine ci caricavano la “cassettina” in quanto ragazzzini….Che poi AMIGA sia stato un computer per l’epoca avveniristico e, cosa importante SUPERIORE all’ originale Macintosh (in ogni sua variante) è cosa nota….
Ha centrato molto correttamente il punto Alessio. Questi macroscopici errori di marketing di Commodore, in un’epoca in cui la parola marketing associata ad un Computer ce l’ha avuta solo Microsoft, hanno determinato il suo naufragio.
Quando Jobs è rientrato in Apple diciamo che ha avuto la vita facile, anche se può sembrare un paradosso. Era l’epoca in cui già gli equilibri ed i potentati informatici si erano delineati ed ha capito che la guerra a suon di Hardware era finita…Ci voleva solo un OS diverso, ed anche lì ormai sistewmi UNIX (Linux era già nato) ad interfaccia grafica erano già in circolazione da un po’…Gli è bastato solo “scrivere” la sua GUI, le sue “API”, in un contesto non del tutto ORIGINALE, anche se molti pensano che OSX sia qualcosa di diverso…Diverso un par de ciufoli!! Come amo dire sempre io: è solo una distro Linux Proprietaria e a pagamento, con una bella e funzionale interfaccia grafica…
Questo intendevo col mio intervento…
Eppure se non fosse stato per l’ Ex-CEO di Pepsi Cola che in quel decennio coltivò partnership con Software House, diversificò l’offerta (i modelli di Mac che si susseguirono negli anni ’90 sono persino difficili da contare) il MAC sarebbe morto…Forse ora si chiamerebbe in un altro modo , o forse dal ’98 sarebbe ritornato il nome, ma senz’altro con JOBS (giovane e arrogante) al timone non avrebbe conquistato (magari il cuore no) i settori professionali ove anche oggi continua ad esserne (a torto o a ragione) il “simbolo”.
Saluti
@ALESSIO
Non c’entra nulla con la tua disanima ma ti devo correggere una cosa….
Sculley fu assunto da Jobs come Senior Vice PResident della Apple nel 1983.
Solo per esattezza
Ciao
@ Simon71
Scusa non ho capito dove avrei sbagliato su Sculley :-)
A proposito della nostalgia dei vecchi Mac, vorrei ricordare che Mac OS ha conquistato il preemptive multitasking con OSX, ovverosia nel 2001, quando AmigaOS ce l’aveva dal 1985 e Windows dal 95. In un momento in cui, tra l’altro, i vari Sculley, Spindler, Amelio e Gassee erano ben lontani da Cupertino.
Il tuo ultimo periodo…
Ciao
Forse la frase non era chiara. Quello che volevo dire è che, quando Mac OS ha conquistato il pre-emptive multitasking, ovverosia nel 2001 con OSX, Sculley, Spindler, Amelio e Gassee erano fuori da Apple.