Questa settimana ospitiamo con estremo piacere il racconto di Fabio Carletti che ha deciso di realizzare “in casa” uno splendido Mini Arcade Cabinet.
Ho sempre avuto il sogno di avere in casa un cabinato arcade.
Se dovessi scegliere un solo titolo, direi Bosconian, in cui introducevo monetine da 100 lire quando riuscivo a stento ad arrivare al joystick.
Molti anni dopo arrivò il MAME, ma al pc non era proprio la stessa cosa. Giocare con la tastiera? Sacrilegio! Il joypad? Roba da ragazzini di un’altra epoca!
Anni fa ho iniziato a cercare informazioni in rete per costruirmi finalmente il mio cabinato arcade, eventualmente riciclando qualche vecchio cassone anonimo da restaurare. Ma due traslochi si mettono di traverso e il progetto si arena prima di cominciare per motivi logistici.
Le esigenze dell’uomo moderno erano nel frattempo mutate in “piccolo e che non sfiguri sopra al mobile in salotto“.
L’estate scorsa sfilo la scheda madre mini-itx da un vecchio media-center e inizio a costruirci attorno il M.A.C. (Mini Arcade Cabinet). Con il senno di poi, aumentando un po’ gli ingombri, avrei forse fatto meglio a cannibalizzare un netbook, sicuramente avrei speso meno ma tant’è.
Mi procuro un alimentatore atx pico-psu, in modo da utilizzare un alimentatore esterno da portatile e un monitor da 8” 4:3, un ottimo Xenarc. Investo un bel po’ nelle casse audio, un modello supercompatto (Logitech Z205) alimentato via usb.
Dal punto di vista hardware, la componente chiave è una piccola schedina usb, Ultimarc mini-PAC, che consente di interfacciare il joystick ed i vari pulsanti, emulando di fatto una tastiera.
Ciò che restituisce il feedback dell’originale è l’uso di componenti puramente arcade, un JLF Sanwa i cui microswitch suonano come nessun joypad ha mai fatto e 6 pulsantoni da 30mm, sempre rigorosamente Sanwa, da malmenare con violenza. Sono esattamente gli stessi che erano montati sul cabinato di Street Fighter II e resistevano senza problemi ad orde di adolescenti che non ci andavano certo delicati.
Come front-end ho utilizzato il noto Maximus Arcade per configurare i vari emulatori e passare agilmente da un gioco all’altro.
La parte difficile, ma anche la più divertente, è stata realizzare il cabinet vero e proprio. Per fare un lavoro pulito ho optato per il metacrilato colato — comunemente detto plexiglass — tagliato al laser.
È necessario armarsi di illustrator per ottenere un disegno vettoriale che riproduca esattamente tutti i pannelli di cui abbiamo bisogno.
Ho consegnato il disegno ad un negozio specializzato che nel giro di qualche giorno mi ha consegnato tutti i pezzi perfettamente tagliati e rifiniti; è bastato assemblarli con della colla solvente (corretta con un po’ di cloroformio) et voilà. L’importante è prendere bene le misure e tutto si incastra alla perfezione.
È comunque possibile rimuovere la base e il pannello posteriore (che sono avvitati) per avere accesso all’interno.
Oltre agli arcade con il MAME, sono perfettamente emulati MegaDrive, SNES e Amiga. Perdendo un po’ di tempo nella configurazione di Maximus Arcade e del mini-PAC si può personalizzare qualsiasi emulatore disponibile.
Per essere un oggettino vintage low tech non è male!
Grazie per l’ospitalità, se avete domande o curiosità cercherò di rispondere (postatele nei commenti, ndr).