Dopo 7 anni di Ubuntu, lo sforzo finora più visibile e concreto che Linux abbia prodotto, la quota di mercato del pinguino è in piena stagnazione, continuando ad orbitare attorno al punto percentuale.
Quel che è peggio, in un mercato sempre più orientato al mobile, Linux è ancora ben lontano dal raggiungere smartphone e tablet – gli oggetti attorno ai quali si osservano le più forti crescite negli ultimi anni – con l’eccezione del progetto Openmoko, che tuttavia non mi pare abbia generato volumi di vendita degni di nota.
La ragione principale di questo ritardo è la forte integrazione hardware e software che caratterizza attualmente il mercato: anche in assenza di legami diretti (MS+Nokia, Google+Motorola), i produttori hardware lavorano a stretto contatto con Google e Microsoft per integrare al meglio il proprio hardware con i rispettivi OS. Ad incentivarli non è la mera preferenza un OS o l’altro – tanto meno questioni ideologiche – ma la credibilità del partner e forza con cui può sostenere la piattaforma in termini di evoluzione, ottimizzazione, marketing.
Gli sforzi – anche economici – che un colosso come Microsoft ha sostenuto negli ultimi anni in cambio di quelli che fino ad oggi appaiono ben magri risultati, danno un’idea dell’altezza delle barriere all’ingresso del mercato OS mobile.
Se Ubuntu rappresenta allo stato attuale il più credibile tentativo di portare Linux sui tablet e smartphone, il quadro non è roseo: in primis che supporto hardware può attendersi? In un mercato strutturato attorno all’integrazione HW-SW, in cui il dispositivo è ormai l’ultimo anello di un ecosistema software ampio e stratificato, quale OEM adotterà Ubuntu? A fronte di quali vantaggi rispetto a quanto già offerto dalla concorrenza? Se già nel mondo PC ha raccolto pochissimo, con quali risorse l’OS del pinguino potrà (nel 2014, la data stimata per il “debutto”) mai pensare di rubare quote di mercato ad Android?
Lo stesso giornalista di PCWorld che proclamò il 2008 – dopo la debacle di Vista e il boom dei netbook – l’anno di Linux, si è trovato un paio d’anni dopo a dichiarare finito il sogno di Linux sul desktop. La transizione verso smartphone e tablet sarà dunque, con tutta probabilità, l’ultimo chiodo sulla bara di un OS che troppo tardi ha risolto il problema della frammentazione e messo la facilità d’uso in cima alle proprie priorità. E che, malgrado l’impegno di Canonical e lo sforzo di migliaia di sviluppatori, non è riuscito a creare un’economia significativa da cui attingere per accelerare i cicli di sviluppo e alimentare la domanda.
ADDENDUM: È stato scritto un follow-up a questo pezzo che lo integra e ne chiarisce la ratio: Da Linux ad Android, cosa si perde e cosa si guadagna
Linux è un kernel.
Android ha un kernel linux.
Android è in assoluto il sistema operativo per smartphone più diffuso.
Quindi… di che cosa stiamo parlando?
E senza contare sistemi come Bada, WebOS o Meego, tutti che usano linux come base.
A me sembra che sia proprio nel campo mobile dove linux ha mostrato la sua maggiore utilità, data dalla flessibilità e dall’apertura della propria piattaforma.
Questo è direttamente riconducibile a diversi fattori:
1) la mancata stabilità dell’eco-sistema Linux, dove per stabilità intendo cambiamenti troppo repentini nelle API e negli stessi programmi che fanno parte dell’eco-sistema
2) la frammentazione e la diversità delle soluzioni (croce e delizia del mondo *nix)
3) una politica commerciale/marketing di fatto inesistente, per mancanza di volontà nell’espandersi nel settore desktop troppo spesso legata a motivi religiosi piuttosto che tecnologici, forse è più facile combattere le guerre a parole piuttosto che nel mercato.
Si parla ovviamente di settore desktop, nel mobile la flessibilità di Linux è senza dubbio apprezzabile, ma senza il supporto di colossi del settore non sarebbe andato da nessuna parte, che poi è quello che manca nel mondo desktop.
E comunque la frammentazione di Android (2.2, 2.3, 2.4, 3.0, 3.2 e il futuro 4.0) non è per niente una bella cosa per chi sviluppa.
Stiamo parlando del fatto che Android parte da Linux ma va al di là dello stesso (vedasi problema delle licenze gpl/apache, ecc)
Il fatto è che linux NON è nato per il desktop. Punto.
Lo dimostra anche il fatto che Canonical è una azienda che ha fatto (e credo continui a fare) del bel rosso nel bilancio aziendale, salvandosi solo per il grosso portafoglio del suo fondatore.
Concordo con Cla e ribadisco: si parla di Linux o di Ubuntu? Sono due cose nettamente differenti. Android è Linux, quindi la frase “con quali risorse l’OS del pinguino potrà […] mai pensare di rubare quote di mercato ad Android?” ha del senso logico solo se riferita ad Ubuntu e non a Linux.
Mi spiace, ma l’articolo tratta l’argomento in modo molto superficiale :(
Ancor di più se si considera la parte dove si parla del supporto HW da parte di Linux: Android (Linux!!!!) è il SO con il maggior supporto HW nell’intero panorama mobile…
Come fare a non essere d’accordo con Gregorio e Cla…
Ma insomma un pò di precisione!
Ma che state dicendo?
Il fatto che Android abbia un kernel linux non vuol dire che è Linux.
Un sistema operativo non è fatto solo dal Kernel e i programmi e tutto l’ecosistema di Linux non sono compatibili.
Inoltre non penso che google possa mai spingere in questo senso.
Bada, WebOs e Meego sono solo esempi di altri SO impossibilitati ad avere successo di cui Meego è la cosa più vicina a Linux o almeno è quanto nelle intenzioni degli sviluppatori ma è già in fase di abbandono per passare a Tizen (l’ennesima migrazione)
Secondo me state facendo finta di non vedere
sarà una nuova ondata di povertà ad aprire la porta ai sistemi gnu/linux anche nel desktop.. il mobile è già conquistato e android invade ora anche il settore mid
@moreno: cosa staremmo ignorando? secondo le tue parole, solo Ubuntu è Linux, e allora ti rispondo che nemmeno Ubuntu è Linux, semplicemente ha un kernel Linux, usando le tue stesse parole. Siamo punto e a capo. In questo modo si crea solo una grande grossa ed enorme confusione.
Che Meego sia la cosa più vicina a Linux, poi, non l’ho capita: cosa intendi? Cosa è Linux per te? Per me è e rimane un kernel…e nessun SO può essere più o meno vicino di un altro ad un kernel. E’ come dire che una Audi è più vicina ad un motore diesel di una Mercedes…ma di che stiamo parlando???
Ciao,
l’articolo mi sembra mancare il suo bersaglio.
Come già detto da altri, Linux è un kernel. Lo stesso kernel usato da Android. Anche l’articolo che viene richiamato sopra dice che in abito mobile Linux è assolutamente molto diffuso:
“And, as I’ll discuss at length in this article, Linux has already established itself as a dominant operating system on mobile and embedded devices ranging from tablets and phones to TVs and printers.”
Quindi Linux _è già_ molto diffuso (al punto di essere il s.o. dominante) nel mondo mobile.
Se parliamo invece di “Linux” (notare le virgolette) intendendo una qualunque distribuzione completa (alla Ubuntu/Fedora/Debian) allora possiamo essere d’accordo ma, da questo punto di vista, anche Android può essere considerato una distribuzione di Linux (per quanto non si conformi completamente ai principi delle comunità open-source).
L’unica cosa nella quale sono d’accordo è l’analisi a livello desktop: qui la presenza di Linux è ferma ormai da anni intorno all’1% e non prevedo sostanziali cambiamenti. E’ anche vero però che di notebook/desktop classici se ne vendono sempre di meno, mentre avanzano molto smartphone e tablet…
Ciao. :)
sinceramente non mi importa se riuscirà o meno a sfondare sul mercato. L’ importante è che permettano di installarlo sul pc/tablet/device che voglio (e già qui ci sarebbe di che impensierirsi, almeno a vedere cosa è venuto fuori con il secure boot).
Ribadisco che l’unico motivo per cui ancora è poco presente sui desktop possa essere ricondotto al fatto che nessuno ha mai venduto *seriamente* pc con una qualsiasi distribuzione linux preinstallata e i pochi tentativi fatti da asus e dell, per dirne due, sono andati in malora.
Per quanto mi riguarda installo ubuntu su ogni pc che posso, e finora non ho avuto lamentele, se non i classici problemi iniziali di prenderci confidenza.
Infine, il fatto di leggere ogni tanto che le PA di altri paesi, tipo la Francia, hanno in programma di migrare a linux, non può che farmi piacere.
In sostanza, le chiacchere che ogni tanto escono fuori sul modello “linux è morto” o simili, mi sembrano realmente una perdita di tempo, e questo articolo non fa eccezione
Per come la vedo io i sistemi *nix in ambito non desktop è più per appassionati. Le persone che se ne vanno da ubuntu sono quelle minimamente competenti, fatto sta che ubuntu si è rubato una buona fetta di mercato nelle scuole ed è questo che conta,perché si formano persone che almeno sappiano che c’è un’alternativa e che non necessariamente avere un prezzo significa avere qualità.
Personalmente sono passato a Debian, e per quanto castrato a livello ideologico si tratta di un sistema solidissimo e non sento la necessità di tornare su Windows sebbene apprezzi win 7. Che non conquisterà il 50% del mercato forse è anche un bene. Sono sistemi fatti da appassionati per gente con un minimo di curiosità. Che poi, se ci fate caso, quelli che abbandonano ubuntu non tornano comunque su windows ma passano a mint. Quindi cambia il nome e non la sostanza.
Il più grande successo di Linux in ambito consumer è sicuramente il suo uso in Android,visto l’enorme numero di dispositivi che lo adottano.Tuttavia è un successo se vogliamo un po “truccato” nel senso che nel momento in cui Google (con tutta la sua potenza)ha deciso di sviluppare un OS per sistemi mobili,aveva la possibilta’ di creare tutto da zero,oppure in maniera molto più logica e conveniente,di partire appunto dal kernel linux.Poi è chiaro che lo ha fatto proprio per la grande affidabilità e scalabilità di linux,d’altronde anche i produttori di router,Set-Top-Box e dispositivi simili,spesso si affidano a linux per gli stessi motivi,quindi in questo senso penso si possa dire che esso abbia un buon successo anche nel mondo consumer.
Premetto che non voglio giudicare linux e che non sono contro linux, mi limito solo ad osservare…
Linux (come sistema operativo in tutte le sue incarnazioni e non come kernel) è un prodotto che non interessa nessuno al di fuori degli smanettoni che lo inneggiano non tanto per quello che fa ma semplicemente perchè inneggiano al suo spirito open.
Non è un mio giudizio, è la realtà basta guardarsi intorno…linux non interessa a chi compra in modo massivo e se l’utente è contento del suo Android che monta un kernel linux a lui continua a non interessare….
Può diffondersi in maniera imposta (nei telefoni piuttosto che in altri dispositivi) ma un ‘utente medio che paga per avere una cosa non lo comprerà mai perchè a differenza di un windows o un mac OS gli manca quell’aura di garanzia dato dal prezzo e dal fatto che viene venduto da un’azienda di successo e questo a prescindere dalla qualità del prodotto.
Io poi non sono un gran utilizzatore di linux ma ho una macchina che monta l’ultimo ubuntu e porto il mio esempio….
Appena installato dovevo necessariamente dare un nome a una chiavetta USB e cosa scopro? Che non posso!!!!
Per farlo ho dovuto fare una ricerca su google, scoprire che dovevo installare delle cose, scriverne delle altre dentro dei file e alla fine (non mi è ancora chiaro come) sarei riuscito…..
Alla fine l’ho staccata, l’ho collegata a windows, tasto destro “rinomina” e ho finito….
E voi vorreste dare un prodotto simile alle masse???
nessuna sorpresa. finquando un utente normale (no tecnico e no programmatore e no smanettore) non potrà prendere un dischetto, infilarlo nel lettore, rispondere a 3domande3 semplicissime e nell’arco di 30 minuti max installare una distro linux che *funzioni al primo colpo* MS e altri possono dormire sonni tranquillissimi.
@Nibble chiedi già troppo.
Pensi che un utente Win sappia installare il suo SO ? Il discorso per vincere la battaglia è stato chiuso anni fa da Microsoft … far trovare il sistema preinstallato.
Stessa cosa vale per i cellulari, accordi e hanno scelto android invece di meego.
Poi se sei fai una buona distro passi dallo 0.5% all’1%.
La preinstallazione ti fa passare dallo 0% al 30% … indipendentemente dalla qualità
@Nibble
Quella è una delle leggende metropolitane più dure a crepare. Linux ha un diffuso supporto dell’hardware out of the box. Prova ne è che quasi mai mi sono trovato a dover installare driver, al contrario di quello che avviene con Windows dove peraltro devi sperare che il supporto per una data versione di windows esista ancora.
Se fosse per Microsoft avrei dovuto buttare nel cesso un AgfaSCAN 1236S.. primo perchè il controller in win7 64 non è supportato. Secondo perchè lo scanner non è più supportato da Agfa. Così come in controller raid SATA. Problemi risolta installando quell’hardware su una macchina linux che esiste solo per quello scopo.
Poi anche linux ha le sue magagne, il suppport GPT e RAID con GRUB di ubuntu è scandaloso ad esempio.
Per completezza, non sono un linux fan preferendo in ambito server FreeBSD e usando abitualmente OSX.
Quale futuro per (qualsiasi distro) Linux?
Lo stesso dei desktop venduti OS free…
Non capisco veramente il senso di molti dei commenti, e di meta’ dell’articolo. “Linux come kernel…” vs “Linux come os…”? Ma di che cosa stiamo parlando? GNU/Linux e’ un kernel. Ovvero un sistema operativo. X11 non e’ GNU/Linux, le Qt non sono GNU/Linux, le Gtk non sono GNU/Linux. GNU/Linux e’ il kernel/sistema operativo (sottilizzare sulla differenza tra questi due termini in questo ambito mi sembra futile). Cio’ che ci sta sopra sono applicativi che vengono montati sopra Linux per creare delle distro, come Ubuntu. Android e’ basato su kernel GNU/Linux, quindi e’ un sistema operativo Linux. Poter immaginare un sistema operativo non Linux basato su kernel Linux e’ un controsenso semantico.
Capisco benissimo che ci sia un’enorme confusione a riguardo, anche perche’ il marketing non e’ mirato a spiegare alla gente le cose, ma a vendere prodotti. E per questo motivo se uno ha un problema con Ubuntu, o c’e’ un tool che non funziona bene, o una feature mancante, si dice: “Linux non fa questo…”. Ma non c’entra niente GNU/Linux. Se manca una feature nel tool di configurazione di Ubuntu, e’ un problema che riguarda il team di sviluppo di Ubuntu e le strategie di Ubuntu. Il sistema operativo GNU/Linux, e’ attualmente uno tra i migliori sistemi operativi mai sviluppati dall’uomo, e non a caso e’ ovunque ci sia bisogno di un sistema stabile, efficiente, altamente modificabile e flessibile, dal router di casa al telefonino Android.
Le interfacce che le varie distro, o i vari utilizzatori di GNU/Linux montano sui propri sistemi non sono Linux. Sono altri progetti, con altri sviluppatori dietro, con altre priorita’ e strategie. E possiamo discutere fino alla noia su quanto questi attori sono stati incapaci/impotenti di realizzare un prodotto basato su GNU/Linux per desktop vincente. Ma certi discorsi si possono tollerare solo sui giornali di massa che notoriamente sono totalmente ignoranti di tecnologia, non qui.
@Gregorio
Quello che state ignorando è che il fatto che il kernel Linux sia così diffuso non apporta nessun beneficio alle distribuzioni Linux, cioè tutte le installazioni con un kernel Linux dove ci posso far girare software compilato per queste piattaforme.
Qualsiasi software che gira su una distro linux non lo puoi installare su android (almeno in termini user friendly), perchè lì ti servono le app.
Voi invece vi state ancorando dietro la definizione di linux (forse è giusta la vostra) non ammettendo le difficoltà in cui incorrono le distribuzioni linux.
Per farti un esempio Windows 8 sarà un sistema operativo che girerà sia sui desktop che sul mobile e il codice scritto da una parte funzionerà anche dall’altra per una sempre maggiore integrazione.
La linux foundation invece si perde in progetti senza futuro in cui cambia sempre poco più del nome in ambito mobile.
Il fatto che il kernel Linux sia così diffuso con Android lascia comunque delle speranze ma se non cambiano le politiche sarà utile all’ecosistema Linux come avere linux nei firmware di dispositivi hw (zero)
Alcuni commenti poi sono veramente ilari. “Linux non interessa a nessuno tranne i geek”.
Ecco ma secondo voi, se Linux fosse un sistema per i 4 sfigati nerd e basta, ci sarebbero centinaia di migliaia di sviluppari, impegnati nel portare avanti migliaia di progetti, su Linux? Cos’e’, i programmatori sono masochisti? “Sii facciamo qualcosa di inutile e non remunerativo in modo tale da morire di fame e vergogna! Che splendida idea!”.
I sistemi GNU/Linux sono nei luoghi di lavoro, nei server, nelle universita’, nei prodotti embedded. Su cosa pensate che sviluppi Google? Su Windows? Pensate che il crawler di Google viaggi su un Windows 7?
@Gregorio
“Mi spiace, ma l’articolo tratta l’argomento in modo molto superficiale :(”
Concordo.
E da Alessio proprio non me l’aspettavo…
Se non fosse firmato da lui, sospetterei una manovra ad-hoc per scatenare flame e racimolare qualche click… mah!
Ok mettiamo che Linux è un kernel e che quindi ogni distribuzione di Linux è un sistema operativo così come lo è anche Android, ora mentre le migliaia di applicazioni che si trovano nei repository o in rete delle varie distro funzionano su tutte le distribuzioni queste non funzionano su Android perchè tra le distribuzioni e Android è condiviso solo il kernel.
Questo è un grosso limite perchè tutta la diffusione che ha adesso (e la relativa crescita) di Android non portano a nessun vantaggio alle distribuzioni Linux, questo è il concetto che l’autore voleva esprimere e io condivido.
Mentre MS prepara Windows 8 e Apple fa convergere iOS con OSX, le distribuzioni linux, la linux foundation o chiunque possa rapprentare Linux è al palo
@ tutti
Domani riprendiamo il discorso affrontando alcuni fra gli spunti sollevati ;-)
Credo che stiate mancando il punto focale.
Linux è inteso nell’articolo come ecosistema applicativo alla stregua di Windows, OSX, Android, iOS, etc…
La domanda da porsi è se ad oggi esiste un ecosistema Linux.
La risposta è no. Non esiste.
Microsoft offre il suo kernel per i bancomat. Chi può asserire che sul bancomat sia installato Windows?
Allo stesso modo dire che Android è Linux non vuol dire nulla.
Cosa si può fare con Android oltre ad usare il SDK made in Google?
In ambito desktop/mobile Linux è irrilevante.
L’articolo si limita a dire quello che è sotto gli occhi di tutti.
Al massimo lo si può tacciare di ovvietà.
Naturalmente sto solo parlando in ambito consumer, perchè per il lavoro naturalmente (e visto che io ci lavoro) mi trovo contentissimo.
Ma a casa non rinuncerei a Windows 7 anche se nel computer dei miei ho messo una debian che per usare solo mail e navigazione è perfetta e così non devono più stare dietro all’antivirus
@Moreno:
Anche qui bisogna fare dei distinguo importanti. Linus Torvalds ed il team di sviluppo di GNU/Linux hanno come unico obiettivo quello di sviluppare il miglior kernel possibile. Lo stanno facendo, e infatti ovunque non ci sia la stretta necessita’ di avere la retrocompatibilita’ con applicativi Windows, pian piano Linux si sta infiltrando con successo. Per ovvie ragioni: e’ gratis, e’ migliore, e’ flessibile e customizzabile. Naturalmente in ambito enterprise le cose si muovo per forza di cose con lentezza, ed e’ difficile che un’azienda che ha sempre usato Windows come piattaforma, decida di punto in bianco di mettere in gioco tutto e passare a GNU/Linux. Pero’ credo che ormai quasi la totalita’ delle nuove generazioni di programmatori conoscano Linux, ed e’ quindi questione di tempo.
La Free Software Foundation ha un obiettivo politico, che non e’ l’obiettivo tecnico di Torvalds. E questo obiettivo, raggiungere una societa’ dove ci sia la liberta’ di condivisione, di modifica etc… bla bla, questo obiettivo e’ intrinsecamente limitato dalla natura delle cose. Il 99% degli applicativi utente per desktop e’ compatibile Windows, e semplicemente non ci sono le ragioni materiali perche’ l’utenza rinunci a questa compatibilita’. E ci vorrebbe una Microsoft numero 2, antagonista alla prima, in grado di proporre un prodotto convincente che spodesti Windows. E questo scenario e’ fantascienza, con buona pace della FSF e dei suoi supporter.
Alla fine, vi sono ottime ragioni oggettive perche’ GNU/Linux venga usato dove il requisito e’ avere il migliore e piu’ flessibile kernel, e cio’ sta avvenendo. La dove invece la compatibilita’ con Windows e’ prioritaria, ovviamente si rimane a Windows. E questo vale ora, varra’ domani, qualunque cosa succeda nell’ecosistema Linux.
@Gendo Ikari: stai facendo un pò (tanta, veramente tanta) di confusione. GNU/Linux non è un kernel. Come la Foundation non sviluppa GNU/Linux. La Foundation sviluppa Linux, che è il kernel, attorno al quale ci si può montare GNU, che altro non è che un set di librerie e applicazioni che permettono di usufruire in svariati modi delle potenzialità offerte dal kernel. E’ proprio da questo tipo di confusioni che nascono articoli come questo.
@Moreno: perdonami, il significato dell’articolo che hai individuato tu faccio veramente fatica ad estrapolarlo dalle parole di Alessio. Anzi, dovrei proprio convincermi forzatamente per poterlo interpretare in quel modo.
Ad ogni modo, anche la tua interpretazione è altamente fallace. Tu dici che Microsoft, con Windows 8, si prepara ad avere un sistema con il quale poter piazzare la stessa app sia su uno smartphone, che su un tablet o un pc. Va bene, bravi, aggiungerei. Ma dove sta Windows 8? Ancora in sviluppo. Anche la Apple sta convergendo allo stesso punto: stesso framework per permettere la stessa app sulle 3 tipologie di dispositivo.
Ora passiamo all’ambiente GNU/Linux – Android. Innanzitutto, data la natura delle distribuzioni, non esiste nessuna realtà in grado di essere paragonata ad una Apple o ad una Microsoft, quindi abbassiamo tutte le dita puntate perchè è impossibile avere un colpevole. Tutto ha una base comune, il kernel, con delle librerie a contorno. Con Android abbiamo l’interfaccia e il framework per smartphone e per tablet. Ora ti chiedo: sapevi che si possono far girare le app di Android su Ubuntu (e qualsiasi distribuzione GNU/Linux)? Ah, e succede oggi eh, non è un qualcosa che deve ancora essere terminato di sviluppare, come Windows 8….
E con questo ci siamo dilungati anche troppo, a mio avviso, visto il punto di partenza…
@Gregorio:
Ho messo molte GNU di troppo, stavo pensando una cosa e ne ho scritta un’altra, chiedo venia. Ma il punto era decisamente un’altro. Il kernel Linux ha conquistato e sta conquistando il mondo della tecnologia. Non Ubuntu, non Gentoo, non le singole distro, ma il kernel, come sistema operativo nudo e crudo. Non le Qt quindi, non X11, non i vari tool di configurazione piu’ o meno user friendly. Il semplice fatto che un gigante come Google (e non solo lei) prende proprio Linux per fare il suo sistema per combattere l’allora monopolio IOS la dice lunga sul grado di maturita’ e importanza di Linux. Ma la FSF ha altri obiettivi che non questi, e bisognerebbe distinguere.
nel mobile e nell’embedded Linux è ovunque, possiamo parlare di trionfo.. dove ha fatto il buco nell’acqua è il desktop, ha perso veramente troppo tempo negli ultimi 5-6 anni
WarfoX
lo stesso vale per l’ argomento del supporto hw out of the box o della facilità d’ uso, continuamente propugnato…
ma vedi, ma all’ utente non interessa il supporto out of the box, interessa il supporto “tout court”, cioè continuativo
cioè sia il poter usare le periferiche già presenti al momento dell’ installazione dell’ OS sia quelle che acquisterà e installerà in futuro (nè d’ altra parte si può fare all’ utente una colpa qualora scelga dell’ hw in base alle caratteristiche hw più che alla presenza o meno del bollino “linux ready” o solo dopo aver verificato l’ apertura del produttore, la presenza delle spcifiche, di driver open source, la loro maturità ecc)
così come il poter contare sul fatto che una volta riconosciute e funzionanti (anche dopo aver installato manualmente dei driver, cosa che non rappresenta un ostacolo insormontabile se la procedura è semplice o almeno logica e consistente) continueranno a funzionare affidabilmente per tutta la vita del sistema in uso
cioè che un setup attraversi senza problemi anche operazioni (in realtà di routine) come aggiornamenti e installazioni di patch
ma perchè vi sia la certezza e la garanzia che ciò si verifichi sarebbe necessario che il codice “core” o device independent, e il codice device dependent (quindi driver) restino ortogonali e disaccoppiati, di modo che l’ aggiornamento (e lo sviluppo) del primo non infici i secondi e viceversa
quindi sarebbe necessaria un’ interfaccia programmatica tra core e driver che non cambi a ogni piè sospinto ma che resti stabile (quindi nota e predicibile per gli sviluppatori) almeno per un certo periodo…
ma su un sistema dove le ABI del kernel sono volatili, dove aggiornare il kernel implica la necessità di scaricare nuovi driver (non necessariamente più stabili, tutt’ altro – e ci sono stati casi eclatanti proprio di questo – ma solo adattati alla kernel API corrente) la garanzia di cui sopra non si può avere
peraltro un modello di sviluppo del genere comporta anche un’ altro aspetto – i manutentori dei vari driver nel kernel tree sono tenuti ad aggiornarli frequentemente (per tenere dietro alle variazioni della kernel API) anche in assenza di novità funzionali o bug fix, il che crea un onere che a) poteva essere evitato pianificando delle interfaccie durevoli b) viene tipicamente valutato contro aspetti quali età e diffusione del device da supportare, o la stessa disponibilità dello sviluppatore
e non di rado infatti è successo che il driver per un device o un bus prima supportato venisse deprecato o rimosso dal tree per un motivo o per l’ altro…
secondo te conta di più la quantità o la qualità?
non tutti certamente ma molti, sì, lo sono… senza sapere di esserlo, nel senso che loro magari sono sicuri di poter contribuire a creare qualcosa di utile e grande e sono seriamente intenzionati a farlo
ma quello che ottengono è di creare qualcosa che per un motivo o per l’altro (dalle scarse funzionalità all’ interfaccia utente magari non ben studiata in funzione di un utente normale – errore di molti programmatori volontari hobbysti – od anche alla possibilità che la loro applicazione si perda in un mare di simili) non apporta vantaggi
rileggiamo tutti insieme l’ articolo di Alessio… parla di Ubuntu quindi anche volendo ampliare il discorso , questo si applica a linux su desktop
per quato riguarda altri ambiti non mi pare nessuno abbia mai negato che linux possa essere una soluzione “viable”, soprattutto nei casi di appliance dedicate a una funzione specifica svolta continuativamente laddove la customizzazione (fatta da parte di utenti esperti) sia fattore discriminante di scelta…
il mondo della tecnologia secondo te si limita ai server web (ma nemmeno tutti) qualche router (quelli di fascia bassa, perchè sui cisco di livello superiore mi risulta si usi un os proprietario) STB e smartphone * ?
* peraltro su android ci sarebbe da fare un approfondimento serio perchè oggettivamente chi dice che andoid non sia linux non ha torto (di linux non ha la userland, non ne ha il process model – le applicazioni binder si programmano e funzionano in modo radicalmente diverso da quelle normali unix/linux – non ne ha il security model, non ne ha il set di servizi di contorno – hal, udev, dbus ecc non esistono e in effetti su un sistema mobile non servono) ma vedo che qua il discorso sta derivando…
@J
“secondo te conta di più la quantità o la qualità?”
“non tutti certamente ma molti, sì, lo sono… senza sapere di esserlo, nel senso che loro magari sono sicuri di poter contribuire a creare qualcosa di utile e grande e sono seriamente intenzionati a farlo
ma quello che ottengono è di creare qualcosa che per un motivo o per l’altro (dalle scarse funzionalità all’ interfaccia utente magari non ben studiata in funzione di un utente normale – errore di molti programmatori volontari hobbysti – od anche alla possibilità che la loro applicazione si perda in un mare di simili) non apporta vantaggi”
Non vedo il nesso logico con quanto ho scritto io. Un parte degli sviluppatori che contribuiscono all’open source lo fanno nel proprio tempo libero senza ricevere nulla in cambio. Il loro masochismo sarebbe senza conseguenze. Ma tutti i grandi progetti opensource hanno importantissime ricadute economiche, o di prestigio. Se l’opensource fosse un fenomeno “hobby” non avrebbe le dimensioni che invece ha. Se centinaia di persone contribuiscono al kernel Linux, o a Python, o ad Apache, etc.., e’ perche’ questi progetti hanno un oggettivo valore. Se non fosse cosi’, non potrebbero avere questi numeri. Non c’entra niente qualita’ vs quantita’.
“rileggiamo tutti insieme l’ articolo di Alessio… parla di Ubuntu quindi anche volendo ampliare il discorso , questo si applica a linux su desktop
per quato riguarda altri ambiti non mi pare nessuno abbia mai negato che linux possa essere una soluzione “viable”, soprattutto nei casi di appliance dedicate a una funzione specifica svolta continuativamente laddove la customizzazione (fatta da parte di utenti esperti) sia fattore discriminante di scelta…”
Forse ci stiamo perdendo il filo del discorso. Non vedo questo in contraddizione con quello di cui stavo parlando.
“il mondo della tecnologia secondo te si limita ai server web (ma nemmeno tutti) qualche router (quelli di fascia bassa, perchè sui cisco di livello superiore mi risulta si usi un os proprietario) STB e smartphone * ? ”
e nei sistemi di domotica, nelle piattaforme multimediali, in progetti di robotica, in quasi ogni sistema universitario, etc… Questo copre ogni campo della tecnologia umana? Ma certo che no chi ha mai detto questo.
Resta il fatto che Linux e’ ovunque, e lo sara’ sempre di piu’ perche’ e’ il sistema operativo di riferimento (da un punto di vista tecnico) per una infinita’ di situazioni. Non mi sembra sconvolgente affermare questo. Perfino nella retrograda Italia, con tutta l’inerzia tecnologica possibile a livello di settore enterprise, ci sono intere aziende che campano al 99% lavorando con e su Linux, con progetti che variano dal web ai stb (parlo per esperienza personale). Perche’ Linux? Perche’ e’ piu’ economico, piu’ flessibile, piu’ customizzabile, piu’ scalabile, etc… Non mi sembra di aver detto niente di sconvolgente.
Ma non era questo di cui si parlava nell’articolo.
Non ce la faccio più con questa storia della difficoltà d’istallazione, citando er pomata: “E’ la più grossa …. da quando l’uomo inventò il cavallo” il 90% delle istallazioni di una qualsiasi distro linux si risolve con un po’ di attenzione nel partizionamento del disco (se vuoi tenere il dual boot altrimenti neanche quello) e nella scelta di username e password, una mezz’ora e hai la macchina pronta. Certo se poi uno non è in grado di istallarsi non dico xp ma neanche seven e decide di istallare ubuntu (tanto per fare un nome a caso) grazie al cavolo che gli risulta difficile. Istallate xp su un pc recente con un bel hd sata (e non mi dite che un utente si fa la propria iso con nlite con i driver, o li carica col floppy o peggio ancora entra nel bios e mette il canale sata in modalità compatibile) e poi ci facciamo 2 risate. Parliamoci chiaro il 90% dell’utenza non è semplicemente in grado di istallare un os (e di quel 90% una buona percentuale non si sa istallare neanche la stampante).
Fuori dai flame che un post del genere solitamente genera (non che sia in alcun modo colpa diretta o indiretta dell’autore), mi trovo a constatare come un argomento così vasto e pieno di spunti di approfondimento sia trattato in maniera troppo superficiale.
Innanzitutto Linux, come hanno già fatto notare altri, è un KERNEL e non un sistema operativo. Penso che l’autore del post si riferisse all’ambiente GNU/Linux che costituisce la base delle distribuzioni che tutti conosciamo.
Un errore di fondo effettuato,( apparte il fatto che l user agent dei browser può essere cambiato )è quello di non considerare l’environment di utilizzo di un particolare S.O.
E’ ovvio che considerando la totalità di qualsiasi device che si possa collegare ad internet, dalla centralina domotica al computer della casalinga, la percentuale dei browser con user agent GNU/Linux è bassissima, ma se ci si rifà ad ambiti specifici, come quelli universitari, di ricerca od anche alle startup , l’utilizzo del sistema operativo del pinguino è cresciuto in maniera decisa negli ultimi anni e viene sempre più preso in considerazione da importanti ambienti di sviluppo.
Definire Linux “Quanto di più lontano possa esserci dagli ambienti mobile”, quando si hanno esempi come android, meego, bada, openmoko, etc… basati su kernel linux è quantomento miope.
Affermare inoltre che “La ragione principale di questo ritardo è la forte integrazione hardware e software che caratterizza attualmente il mercato” portando l’ esempio di google+motorola che nei fatti non ha ancora portato a nulla di concreto(l’acquisizione deve essere approvata dall’antitrust) o Nokia+microsoft che ha portato solo da qualche settimana un primo risultato (il lumia) ancora da valutare, è ancora una volta un parere povero di riscontri.
“Se Ubuntu rappresenta allo stato attuale il più credibile tentativo di portare Linux sui tablet e smartphone”. Ci sono stati tentativi ben più credibili (WebOS? Meego? ) e se anche per ALTRI fattori, non sono più supportati, i pareri positivi che hanno riscontrato, non può che essere un punto positivo per il futuro del pinguino nei netbook/tablet.
“Finito il sogno di linux sul desktop”. In ambienti specifici, Gnu/Linux, è sempre più utilizzato come ho già affermato sopra.
Risulta sicuramente fuorviante, e fuori da ogni significato, valutare la distribuzione di utilizzo di GNU/Linux senza relativizzarlo all’ambiente di utilizzo.
@ Gianluigi
Innanzitutto devo dire che apprezzo il tono posato con cui argomenti.
Credo che abbia poco senso parlare di nomi, anche perché mi pare che ci siano notevoli ambiguità al riguardo, comprese le controversie attorno al nome GNU/Linux. Vale forse la pena di ricordare che lo stesso Torvalds ha affermato “eventually Android and Linux would come back to a common kernel, but it will probably not be for four to five years”.
Beh l’obiettivo di un progetto come Ubuntu non penso si parametrasse al grado di istruzione o al successo imprenditoriale dei suoi utenti :-) La community Linux viceversa ha compiuto notevoli sforzi per avvicinarsi a un pubblico mainstream, in primis in riferimento alla semplificazione dell’interfaccia – impresa non certo orientata ad un pubblico già skillato.
Ad eccezione di Android – a cui dedicherò un’analisi a parte – e Bada, tutte le piattaforme che citi sono molto minoritarie. Gartner stima la diffusione di terminali Linux (non Android) attorno al 2% del mercato.
Sarà come dici tu, ma il modello di hardware separato da un software perlopiù inizia e finisce con il PC. Aggiungiamo che per coniugare autonomia di funzionamento, compattezza e potenza di calcolo, allo stato attuale della tecnologia, un forte grado di ottimizzazione è richiesto, e che tutti gli OEM, lungi dal limitarsi a preinstallare il software, lavorano con gli sviluppatori dello stesso in modo da adattarlo alle caratteristiche del proprio dispositivo. Quando e se la tecnologia consentirà di avere dispositivi con la potenza di calcolo di un supercomputer, con una settimana di autonomia, nel palmo di una mano a prezzi irrisori, probabilmente sarà possibile scegliere liberamente quale OS installarci su, ammesso e non concesso che una fetta maggioritaria di utenza sia interessata a questa funzionalità. Fino ad allora, visti i limiti citati, i produttori di HW lavoreranno a stretto contatto con quelli di SW. L’acquisizione di Motorola può non aver prodotto ancora esiti, ma mi pare piuttosto insensata l’idea che dopo 12bn di acquisizione Google decida di non sfruttare questa leva.
Beh alla prova dei fatti temo lo saranno, come a dire che Ubuntu farà la stessa magra fine di WebOS se non peggiore.
Oltre a quanto obiettato sopra, vorrei osservare che non ho riscontri diretti di quanto sostieni relativamente ad una presunta diversa qualità degli utenti Linux. In altre parole stiamo parlando di opinioni ed esperienze personali. Di certo sono utenti più competenti o disposti a sperimentare ma questo non mi pare li collochi ad un livello superiore nella catena alimentare. Sono di certo utenti disposti a fare a meno di alcune funzionalità che, ci piaccia o meno, fanno parte dell’esperienza quotidiana di uso del computer della maggioranza degli utenti – pessima implementazione di Flash, DRM, scarsa disponibilità di alcune categorie di software proprietario. Non sempre e non solo, ma spesso, per scelte politiche più che tecniche fatte nel corso dello sviluppo.
Molto interessante questo articolo che conferma il completo asservimento dell’autore alla grande industria, ricordo le sue posizioni apertamente a favore del nucleare proprio quando la centrale di Fukushima stava saltando per aria (ricordo che il Giappone è in recessione economica in gran parte per colpa di quell’incidente). Caro di Domizio sei un SERVO
bah, Alessio di Domizio secondo me ha semplicemente detto una profonda verita’, seppur scomoda. Io sono utente linux da anni, prima entusiasta, poi sempre meno, fino al ritorno su 7 per la produttivita’ personale (non parliamo di server quindi), quando molto onestamente ho ritenuto la concorrenza SUPERIORE per i miei scopi.
a linux serve un padre-padrone, punto. Cosi’ come google ha tirato su android in 3 giorni e l’ha imposto come competitor maggiore, cosi’ deve accadere nel campo dei personal computer se si vuole veder vacillare lo strapotere microsoft. Ubuntu e’ stato un maldestro tentativo di somministrare linux alle masse, ma poi? niente, hanno provato con unity e si sono sparati sui piedi.
Il problema e’ che ormai e’ tardi. Al prossimo giro windows girera’ su arm e lo scontro si spostera’ li’ sulle piattaforme low-cost, dove android la fa da padrone, mettendo un’altra pietra sulla tomba del pinguino
E’ il solito abuso di posizione dominante da parte di Microsoft. Io da utente normale uso Ubuntu e Windows, e Ubuntu è meglio di Windows per il 95% delle operazioni (internet, email, office, ecc.). Se non fossi costretto ad avere Windows perché me lo vendono insieme al computer e per usare alcuni software molto specifici di cui necessito, userei solo Ubuntu, non fosse altro perché ci mette 20 secondi il pc a partire da zero, mentre Windows 7 ci mette 3 minuti; e all’avvio, non appena è possibile muovere il mouse, con Linux il computer è perfettamente fermo e pronto, mentre con Windows l’hard disk continua a grattare per minuti e minuti anche senza fare niente! La superiore efficienza di Linux come desktop per l’uso di tutti i giorni è lampante.
Spiace dirlo, ma articolo fuorviante, non in linea con il livello medio su AD.
L’autore non sa in che mondo vive!
Linux in realtà è in tanti di quei posti che neanche ve lo immaginate. Potreste averlo montato perfino nel frigorifero :D.
Il problema che si voleva porre era quello di avere Linux su Desktop.Ma anche questa è una domanda che non ha ragione di esistere in un mondo dove la barra del computing si sta rapidamente spostando dal client verso il server. Il Desktop stesso non è cresciuto anzi è calato cedendo sempre più spazio a quote di mercato di Tablet e dispositivi mobili con a bordo prevalentemente sistemi Linux (Android) e iOS (che potrebbe comunque essere derivato da BSD).
Il mondo sta ritornando a *nix se l’autore sa di cosa si parla.
@ aldo
Essere insultato da una persona che ragiona a compartimenti stagni come lei se permette è una piccola soddisfazione. Sarei molto preoccupato di pensarla come lei anche circa il colore delle cravatta da abbinare a un abito nero.
Mi trovo d’accordo con floc e col pezzo che penso sia stato travisato o, nella migliore delle ipotesi, non letto bene.
E’ chiaro che l’autore non si voleva riferire al kernel, altrimenti non avrebbe parlato di Ubuntu.
Lo sappiamo che Linux = soltanto il kernel.
Ma sappiamo pure che tante volte viene usato per indicare l’intero s.o. (distro).
Nello specifico, il contesto era più che sufficientemente a capire di cosa si parlasse.
Le offese prodotte, poi, non meritano nessun altro commento.
sinceramente non capisco l’articolo, oltre che non si fa riferimento ad Android, OS che chiaramente rappresenta unix, e sopratutto “La ragione principale di questo ritardo è l’unione tra google-motorola microsoft-nokia”, ma che state dicendo, queste sono unioni recentissime che non hanno NULLA a ache fare con il fatto che non esista un progetto open source sviluppato dalla community per un OS mobile (che poi ancora non capisco perchè android non viene considerato tale).
Credo che chi ha scritto l’articolo non abbia mai davvero usato linux.
Considerando che spesso (quasi sempre) il supporto al diverso hardware presente in linux (il kernel) dipende esclusivamente dall’impegno delle persone che lavorano al kernel stesso e non al supporto fornito dai produttori dello stesso HW …
Considerando che in nessun negozio e’ possibile comperare un qualsiasi PC (che sia desktop, notebook, …) che non abbia un OS Microsoft o iOS ma bensi’ uno linux based (qualsiasi distro) …
Considerando che sempre piu’ spesso, vista la grande portabilita’ sulle diverse tipologie di CPU (vedi ARM) di linux (il kernel), linux viene usato laddove altri non possono arrivare, se non con grandi sforzi di porting (in fondo non credo che windows mobile sia mai stato un grosso successo)…
Credo che, considerando tutto, se linux (il kernel) e’ riuscito, solo grazie allo sforzo di sviluppatori appassionati, ad essere ancora attivamente sviluppato dopo 20 anni ci potra’ essere fra altri 20. Se poi persone, come Mark Shuttleworth, riescono a stringere accordi con produttori HW per mettere sul mercato tablet e smartphone con un OS linux based come Ubuntu, potrebbe esserci la volonta’ di aprire il mercato anche a notebook e Pc desktop con tali OS e allora le cose potrebbero realmente cambiare. Speriamo.
@ Cesare
No, non sono stati i lettori a travisare l’articolo.
E’ l’articolo scritto in modo tale da essere fuorviante.
Lasciando da parte la discussione Linux = Kernel (che può anche essere ignorata, volendo attribuire al termine “Linux” un significato più ampio), dire che nel mondo mobile Linux non è diffuso è assolutamente inesatto: Android _è_ Linux, semmai non nell’ambiente classico al quale siamo abituati (a sfido chiunque a volere GNOME o KDE su uno smarphone).
L’articolo di PCWorld linkato, infatti, chiarisce che in ambito mobile Linux ha una posizione dominante!
Poi capiamoci, non è mia intenzione tessere le lodi di Android: io ho preferito un Windows Phone! :p
Ciao. :)
Mi riferivo al nocciolo della questione, cioè Linux su Desktop.
Su Android Alessio ha detto che scriverà un pezzo oggi (penso) in cui chiarirà il suo pensiero. Per cui preferisco aspettare. ;)
Veramente il titolo è “Quale futuro per Linux (fuori dalla stanza server)?” e non “Quale futuro per Linux (sui desktop)?”
E infatti l’articolo prosegue con:
“Quel che è peggio, in un mercato sempre più orientato al mobile, Linux è ancora ben lontano dal raggiungere smartphone e tablet”
Un’affermazione semplicemente sbagliata, non trovi?
Per quanto riguarda Linux sui desktop, non servirebbe neanche parlarne: a mio modesto avvisto ha lo 0,1% (o forse anche meno) di possibilità di divenire diffuso tra le masse.
Ciao. :)
@SirHaplo
@WarfoX
il busillis sta tutto in questo vecchio(?) ma sempre attuale articolo di Dominic Humphrie.
http://linux.oneandoneis2.org/LNW.htm (http://arcadia.stefanochizzolini.it/common/contents/it/gnu-linux/LNW.htm per la trad. italiana)
ciao
Casomai con “la transizione verso smartphone”, l’ultimo chiodo sulla bara lo rischia Windows, la cui diffusione in quel mercato lo vedete alla voce “altri”, nei grafici a torta. Adesso che MS si è buttata su Nokia, forse qualche speranza ce l’ha, sempre che invece non sia il colpo di grazia per Nokia stessa… spero proprio di no (ho sempre apprezzato Nokia per la robustezza dei suoi telefoni), ma l’ho provato in salsa Mango e, a parte gli effettini, mi sembra un’interfaccia confusionaria.
Poi oltre alla confusione che leggo nell’articolo fra kernel e sistema operativo, sarebbe “un OS che troppo tardi ha risolto il problema della frammentazione”? Ma dove l’ha “risolta”? Se ti riferisci alla LSB, esiste dal 2001… ma a parte la LSB, esistono comunque millemila DE e alternative a qualsiasi cosa, ma non ci vuole tanto a portare un software da una parte all’altra. Addirittura quelli di Haiku stanno importando roba scritta per GNU/Linux. Il discorso frammentazione lascia il tempo che trova e il bello di GNU/Linux è che puoi averlo come piace a te, non come ti impone l’azienda di turno. La stessa Canonical… dopo spostamenti di pulsanti, Unity, ecc… per la prima volta da anni, Ubuntu non è più la distro che riceve maggiore interesse, ma Mint.
L’importante per utenti, sviluppatori e chi mantiene i pacchetti è che ci sia una base comune e a quello ci pensa la LSB, ma Ubuntu non è esattamente compliant, usando ad esempio i pacchetti .deb, anche se aggira il problema con Alien.
Il supporto hardware per Ubuntu? Se c’è per Android, non mi pare tanto difficile… Presente come funziona un kernel Linux?
Riguardo al successo, il padrone conta fino ad un certo punto. Presente OS/2 e BeOS?
Bisognerebbe che Canonical o chi altri facesse come Apple, vendendo il suo hardware con montato il suo SO. Le offerte di terze parti di solito sono ridicole, ben nascoste, poco interessanti, mal curate. Anche i netbook venivano venduti con quella schifezza di Xandros.
Per il resto Ubuntu e altre distro per desktop sono molto sottovalutate e le critiche sono in gran parte pregiudizi e per sentito dire. Se una società producesse i suoi portatili col proprio OS, lo ottimizzerebbe per i suoi prodotti e metterebbe certo hardware con problemi di driver sul suo SO. Come facilità d’uso, se do Ubuntu ad un pensionato, mi fa molti meno casini che con Windows.
Il giorno in cui su linux gireranno i giochi sara’ la fine di windows
Trovo tutti questi ragionamenti sul market share inutili. Sono di sicuro importanti per chi si trova a vendere un prodotto, ma dato che la maggioranza delle distro non ha alcun costo per l’utente finale affermare che “il sogno di Linux sul desktop” è finito lo trovo allucinante, dato che sui miei PC e su quelli di tanta altra gente continua a fare il suo lavoro tutti i giorni molto bene. Ovvio poi che per risolvere il bug #1 di Ubuntu bisognerebbe stringere accordi con i produttori hardware, ma dipende da questo il futuro di Linux fuori dalla stanza server? Io penso proprio di no. Se invece si volesse guardare al software si noterebbe che l’esperienza d’uso in questi anni è migliorata.
In primo luogo parliamo di questo 1%. Siamo veramente tutti d’accordo che questo numero sia reale? Io voglio vedere uno studio serio, non una semplice tabella di wikipedia basata sugli user agent. Mi interessa sapere la tendenza in diversi campi, in diverse nazioni. Pochi giorni fa sono andato dal cardiologo, e in sala aveva un bel pc con tanto di adesivo Ubuntu con il quale stampava i referti. In farmacia nel mio piccolo paese usano ugualmente Linux… Ho installato Linux su alcuni clienti che avevano vecchie macchine ed a distanza di mesi continuano allegramente ad usarlo. Insomma qui io vedo più Linux che Mac. Quindi prima di tutto serve un’analisi statistica seria.
Detto questo, se per diffusione sul desktop si intendeva erodere quote importanti a Microsoft effettivamente questo non è avvenuto.
Come causa di tutto questo leggo spesso le solite giustificazioni: dalla compatibilità hardware e software, al fatto che i pc non siano venduti con Linux preinstallato.
Balle; e lo dimostra il fatto che anche con i netbook avere una distro preinstallata non è servito a nulla. In pochi ne hanno parlato, eppure vi posso confermare che anche tentativi di aziende semisconosciute italiane di vendere economici pc nei centri commerciali con Ubuntu preinstallato, non sono andati a buon fine.
I problemi sono altri, da un lato mi portano ad essere ottimista, dall’altro pessimista.
Il problema è che ci sono “ancora” troppi diplomati, laureati, esperti o comunque vogliate chiamarli, che si sono fatti le ossa nel periodo 90-95 mangiando dos, visual basic e office.
E per questi sia in campo aziendale che in famiglia non esiste la parola Linux.
Nel mio comune spendono ogni anno tantissimi soldi in antivirus, manutenzione di windows server 2003. Preferiscono prendere una licenza di office anche nel caso di una macchina isolata, impiegata solo ed esclusivamente per stampe.
E questo perché il responsabile è un perito informatico del 94. Pensate sia un caso isolato?
Sono ottimista perché lentamente ora Linux entra nelle scuole, nelle facoltà, negli istituti.
Ed è solo attraverso questo passaggio che può partire la nascita di persone interessate al software libero desiderose di utilizzarlo in casa, al lavoro e sopratutto quando a loro volta diventeranno insegnanti potranno a loro volta diffondere Linux tra gli studenti.
Servirà molto tempo, non sarà sicuramente questo Linux a diffondersi nelle case così rapidamente. Perché per fare quello che ho scritto sopra serve un ricambio generazionale. Ma non si deve per questo abbandonare tutto e gettare alle ortiche quanto di buono è stato fatto.
Quello che si può fare da subito è incentivare l’utilizzo del software libero. Nella PA?, nella aziende? Non solo. Il punto cardine resta secondo me l’insegnamento.
Grafica? Non diffondere la copia pirata di Photoshop. Usa Gimp. Quello studente continuerà ad usarlo anche in casa. Ed una volta che la maggior parte del software usato sarà libero, il passaggio verso Linux diventerà indolore.
E le aziende arrivati ad un certo punto si troveranno costrette ad impiegare personale con queste conoscenze!
Io ho iniziato ad utilizzare Linux quando mi sono accorto che tutto il software che impiegavo era opensource e disponibile sul pinguino. I problemi di produttività, e qualche errore sul software e sul sistema operativo è certamente presente. Ma l’aumento del suo utilizzo inevitabilmente porterà nuove persone ad interessarsi in modo da risolvere questi errori.
E poi abbiamo il lato pessimista. Dovuto al fatto che la storia, anche recentemente ha dimostrato che nell’attuale società umana, a causa del tipo di economia e di capitalismo su cui si basa non vi è spazio per iniziative che non godono di un appoggio importante.
E per appoggio mi riferisco a:
– Sostentamento pubblicitario (esempio: – nelle partite della Champions League vediamo la pubblicità della Playstation ma non di Ubuntu)
– Sostentamento dei mass-media: Sono questi a decidere cosa è figo e cosa no e determinare il successo o meno di un prodotto rendendolo un culto, un obbligo e nascondendone gli eventuali difetti. (esempio: avete presente Apple?)
– Appoggio dei governi: Sapete la principale differenza tra Apple, Microsoft e quella che un tempo era l’Olivetti?
Tutto il resto, compresa la presunta incompatibilità di Linux a livello hardware sono altri fattori, ma sono i meno importanti e facilmente superabili.
articolo abbastanza condivisibile, aldila della solita diatriba pro e contro questo o quello, credo che l’autore dell’articolo abbia ragione, il mercato desktop di linux non è finito perchè mai è cominciato, per il resto ancora peggio, i netbook (primo tentativo di progetto di massa) furono una bufala colossale forse ne hanno venduto 2 o 3, ricordo al MW persone che li restituivano per farsi dare quello con windows..
Se un SO come vista (microsoft dovrebbe rimborsare gli utenti per averlo usato), non ha decretato il crollo di windows sui desktop, possiamo dichiarare la battaglia chiusa.
Per quanto riguarda l’installazione del SO, credo che sia ancora peggio, con windows inserisci il cd e rispondi sempre si che si installa,(magari ti ritrovi le icone sullo schermo grandi come un pugno), con linux ti imballi già sulla partizione ed oltretutto se hai un pc datato puoi scordarti webcam, schede Tv e ammennicoli vari, colpa dei repository…
che sfido chiunque a sapere cosa sono….
giusto per fare la battuta…..
Invito tutti a spostare la discussione qui: http://www.appuntidigitali.it/16569/da-linux-ad-android-cosa-si-perde-e-cosa-si-guadagna/
L’open source è l’approccio migliore allo sviluppo del software perché favorisce la scienza e l’innovazione. Certamente sarò felice se la maggioranza degli OS sui computer futuri sarà basata su progetti open source. Tuttavia il suo successo e i risultati dipendono dalle risorse umane e finanziarie a disposizione. Semplicemente in certi contesti l’open source riesce ad arrivare a ottimi livelli (intendo ottimi da tutti i punti di vista) in altri no. E questo non solo per i sistemi operativi.
@linus:
“Considerando che in nessun negozio e’ possibile comperare un qualsiasi PC (che sia desktop, notebook, …) che non abbia un OS Microsoft o iOS ma bensi’ uno linux based (qualsiasi distro)”
Ti sei chiesto perchè? Ci hanno provato in vari e non di quelli minori (ASUS, Dell, ecc) e si sono rivelati dei fiaschi clamorosi. E’ un dato di fatto. Poi si può parlare della bontà di linux lato server (pure io lo installo e configuro su molti server).
Ma lato client ha fallito.
Invito tutti a spostare la discussione qui: http://www.appuntidigitali.it/16569/da-linux-ad-android-cosa-si-perde-e-cosa-si-guadagna/
Ho chiarito e rettificato il pezzo di cui sopra con ulteriori considerazioni.
io prima di integrare mi preoccuperei di correggere.
il tuo discorso è su gnu/linux, non su linux.
@ 60
http://en.wikipedia.org/wiki/GNU/Linux_naming_controversy
@Cristian:
“nelle partite della Champions League vediamo la pubblicità della Playstation ma non di Ubuntu”
Figurati! La Canonical è una azienda in rosso da anni che campa con i soldi di Mark, figurarsi se ha i soldi per la pubblicità…
Forse è stato già detto… ma repetita iuvant perciò io dico, obblighiamo i produttori di pc a vendere il pc con il preinstallato Linux/quello che vi pare poi vediamo! Quello che voglio dire è che mettere a confronto i S.O sulla base delle vendite, allo stato attuale è semplicemente ridicolo.Sono più di vent’anni che mamma Microsoft lavora sulle generazioni di umanoidi rendendoli ‘edotti’ sullo zen dell’informatica…. mi sembra con reciproca soddifazione! quindi che con altri S.O devi cominciare a pensare ed istruirti è tanto vero quanto ahimè discutibile….nel senso che se il pc lo uso per eseguire un compito (aprire un foglio word) non devo necessariamente capire le syscall…;)..riassumendo…confrontare le vendite dei due S.O mi sembra azzardato…no??
Linux, inteso (come e’ ovvio anche per un ritardato) come sistema operativo desktop in grado di competere e/o sostituire i vari windows e osx, ha fallito (purtroppo). Che poi tutto il lavoro prodotto nel tentativo di raggiungere questo tentativo sia servito a favorire qualcosa di buono (android etc…) non v’e’ alcun dubbio. E’ un mondo duro quello dei sistemi operativi e avrebbero avuto probabilita’ di perdere anche se avessero messo al primo posto tra le priorita’ la facilita’ d’uso e l’omogeneita’. Purtroppo invece hanno passato la maggior parte del tempo a bisticciare perdendo di vista invece le vere esigenze dell’utilizzatore finale (tanto per usare un termine caro a qualche dittatorello tascabile).
cristian
su cui magari si poteva usare proficuamente win2k, ma soprassediamo…
usarlo a che livello?
facile dire “continuano a usarlo” quando magari si tratta di una appliance da far girare senza interventi o di una macchina accesa raramente per scopi marginali – ben diverso sarebbe un uso continuativo in ogni aspetto del workflow aziendale (quindi bisognerebbe esplicitare anche i task in cui lo “continuano a usare”)
e quando hanno dei problemi o necessità di routine (tipo installazione di nuove periferiche o nuove applicazioni o impostare dei permessi o che altro, riescono a fare da soli o chiamano te?
anche qui – facile “convertire” la gente a un nuovo strumento facendogliene vedere solo i vantaggi è facile, far migrare degli utenti a strumenti di più difficile (od anche solo diverso, la curva di apprendimento va azzerata comunque) uso e gestione in modo che siano autosufficienti…
e con questo? alla stessa generazione appartengono anche moltissimi formatisi su unix…
usano acive directory? con cosa lo sostituiresti? LDAP? e poi?
sì ma vedi c’è un problema sostanziale
PS è il punto di riferimento del settore grafico, sostanzialmente è uno standard industriale – gimp è un programma che oltre ad avere un’ interfaccia ostica e ad essere (a detta di tutti coloro che conosco che lo hanno provato) più lento, manca di funzioni che in photoshop esistono perchè fanno parte del normale workflow grafico tipografico ed editoriale (che un grafico professionista sa e deve gestire, e non solo, gestirlo in maniera produttiva)
per dirne una, photoshop (e ogni altra applicazione di grafica seria commerciale) supporta i colori Pantone – GIMP no e non potrà mai farlo (oltre al supporto per spazi colore arbitrari si richiederebbe di integrare liste di dati colorimetrici e per ogni copia della lista pagare royalty a Pantone – quindi l’ applicazione non può essere open source)
ma al tempo stesso sapere usare i colori pantone fa parte del minimo sindacale richiesto a un sedicente grafico (in ambito industriale il colore di qualunque cosa – così come di loghi e bandiere ufficiali – è definito in base a tinte sulle mazzette pantone)
quindi per lo studente (in grafica almeno) è importante apprendere la teoria che ne prescinde, ma fare pratica su photoshop perchè quello è il programma che uno studio grafico gli metterà davanti a lavoro…
ma, sono pienamente d’ accordo sul non diffondere la copia pirata – mi risulta esistano versioni per studenti (e se non sul sito, molti istituti hanno convenzioni)
che è una premessa mi dispiace dirtelo, ingenuamente utopistica
se per “la maggior parte del sw” s’ intende sistemi operativi e applicazioni orizzontali e/o fruitive è un conto
ma se ti riferisci anche a quelle usate per la creazione di contenuti su scala industriale è pressochè impossibile che ciò accada – sono applicazioni troppo complesse e che richiedono troppe conoscenze specifiche per essere sviluppate da team parziali (carenti di organico o di figure chiave – ad esempio di soli programmatori, magari neanche tutti dotati di background in quel settore) in regime di apertura del codice..
ma guarda che questa “smania” di passare a Linux che alcuni (te compreso mi par di capire) vedono, nel mondo reale non sussiste…
al di là delle qualità tecniche (su cui ci sarebbe molto da discutere) note prevalentemente agli appassionati di tecnologia), per tutti gli altri “Linux” è solo un nome dato a uno strumento alternativo che rispetto a quello che magari già usano può avere dei vantaggi (è gratuito) ma ha degli svantaggi (l’ inconsistenza e spartanità celata sotto il velo di eye candy è lampante almeno per me ingegnere informatico che ho seguito il corso di UI design, la carenza di applicazioni chiave dovrebbe esserlo anche per te che sembri avere un background più umanistico) ma che sempre strumento (finalizzato a un lavoro e quindi valutato in base più a quel che permette di fare che all’ ideologia che lo ha prodotto) resta
ma va detto che per l’ utente normale che lo acquista preinstallato, windows è “praticamente” gratuito (poche decine di euro, per via del volume licensing – che per avere un ambiente familiare e consistente e non dover rinunciare ad applicazioni utili o necessarie, possono essere perfino convenienti)
quindi la domanda diventa: quale dovrebbe essere l’ incentivo pratico ad abbandonare uno strumento (che magari già si possiede), in favore di uno oggettivamente più ostico e meno flessibile (ricordiamo che un OS non è utile di per sè – a meno che uno on si limiti a muovere finestre e far girare cubi rotanti, uau…- ma è utile tanto quyanto le applicazioni che può far girare)?
per quale motivo dovrebbe ridurre le proprie aspettative riguardo allo strumento informatico e piegarsi ad esso (quando dovrebbe essere il contrario)? che benefici ne ottiene in cambio?
non funziona così…
ogni mercato o meglio ogni settore industriale ha un suo DSK (domain specific knowledge) – il quale però largamente prescinde dai singoli strumenti (quello che un commercialista deve sapere per fare il suo lavoro non è usare la singola applicazione di contabilità MS piuttosto che l’ equivalente GNU o libreoffice… è saper fare i conti di suo più avere delle conoscenze di contabilità e finanza – motivo per cui un commercialista possiede come minimo un diploma in ragioneria, tipicamente)
e un’ azienda che assuma come minimo pretende qualcuno con competenze afferenti al loro settore, quindi un certo domain knowledge, oltre all’ uso di uno (o più) strumenti
ma qualora la conoscenza del dominio operativo sia carente o di parte (magari sostituita da ideologia) magari a causa di una formazione avvenuta non già dalle basi tecniche e teoriche di quel settore, ma su uno strumento sw specifico che per di più non è neanche lo standard di riferimento per quel settore – non è certo obbligata ad assumere
anzi, in uno scenario in cui a possedere e le basi tecniche e la conoscenza degli strumenti che rappresentano lo standard industriale siano sempre meno, i pochi rimasti acquisiscono valore col tempo e vengono pagati di più…
quindi Linux soddisfa le tute esigenze, buon per te – ma non commettere l’ errore di pensare che questo debba valere automaticamente per chiunque altro…
anche qui pecchi di ingenuità, mi spiace…
poichè gli errori di cui parli sono in effetti delle lacune (assenza di sw di alto profilo od anche assenza in toto) in specifici ambiti applicativi (in cui vige ed è richiesto del domain knowledge attinente) si possono risolvere solo se gente al tempo stesso:
competente in quel domain knowledge;
competente nello sviluppo di applicazioni complesse (quindi di ingegneria del sw con design pattern, coding practice, testing, QA ecc);
disposta a lavorare gratis,
passa “da quelle parti” e si interessa…
la prima caratteristica è basilare per il tipo di applicazione (per dire, se io voglio sviluppare un cad per lavorazioni meccaniche (i cad non sono certo tutti uguali) avrò bisogno come minimo del contributo di un ingegnere meccanico per quanto riguarda notazioni, convenzioni, formule, ecc ecc in uso nel suo campo, il suo modo di lavorare e le funzionalità da implementare nel mio cad, ecc ), la seconda è indispensabile per avere un’ applicazione al tempo stesso evoluta e funzionante, e non un accrocchio alla bell’ e meglio
motivo per cui l’ ideale sarebbe che gli sviluppatori fossero anche ferrati sul dominio applicativo, ma in molti casi questo esclude che siano buoni ingegneri sw (proprio per una forma mentis diversa da quella dell’ ingegnere sw) motivo per cui in team seri spesso si coinvolgono professionisti (anche consulenti) con background eterogeneo
ora, il problema diventa trovare professionisti disposti a mettere la loro professionalità al servizio di un progetto sw libero, che non è banale, perchè chi è in possesso di competenze specifiche (quindi non orizzontali, quindi tanto più preziose) acquisite in anni di faticosi (e costosi) studi universitari (e magari postuniversitari) nella prospettiva di sfruttarle col massimo vantaggio (stipendio) possibile, si può domandare per quale motivo invece dovrebbe farlo senza un ritorno economico, o con un ritorno incerto …
chissà perchè… hai idea di quanto costi uno spot pubblicitario?
ma a parte ciò, tu hai visto degli spot in cui sia pubblicizzato windows come prodotto a sè (e non per dire, notebook HP con cpu intel inside E windows seven…)? io no… sai perchè ? perchè in informatica di consumo il “prodotto” vero e proprio è il computer (ma già da piccolo, 30 anni fa, mi insegnavano che “un computer è in pratica una combinazione di hardware e software”), il sistema operativo ne è solo UN componente, peraltro un componente che l’ utente “usa” ma che dovrebbe “vedere” il meno possibile
perchè più lo vede più vuol dire che si sta frapponendo tra l’ utente e quel che l’ utente vuole fare, e questo è un punto che a ui design ti insegnano va evitata per quanto possibile
il problema è che apple è figo per i mass media perchè E’ figo concretamente – tower con chassis in alluminio spazzolato lavorato dal pieno, con la componentistica all’ interno organizzata in maniera esemplare e ordinatissima,e un OS che non è solo visivamenrte attraente ma anche consistente nell’ uso
e per contrastare questo vorresti che i mass media spingessero ubuntu su uno scassone assemblato generico, come altrettanto “figo” (sic)?
@j, commento #65
comincio dalla fine: non hai mai visto pubblicizzare windows come prodotto a se? ah beh, allora non guardi la tv…vediamo….si, dal 1985 ad oggi. proprio ieri sera c’era un simpatico bambino che cercava di convincere i genitori a prendere un cagnolino e la voce fuori campo terminava lo spot recitando “tutto inizia con un pc con windows seven” o giù di lì… se non è pubblicità a windows questa, allora abbiamo concetti di pubblicità totalmente differenti.
tutto il resto del tuo commento lo riassumo con poche domande. innanzitutto, cos’ha LDAP meno di AD? cosa ci sarebbe di così male nel sostituire AD con LDAP? io con AD ho solo incontrato problemi finora…
e cosa ci sarebbe di strano nell’utilizzare una postazione con una distrubuzione GNU/Linux installata? perchè c’è questa dannata fissazione nel citare Photoshop? per quel che ne so, nella maggiorparte dei casi l’utente medio vuole (pretende!) Photoshop solo e soltanto perchè ha sentito dire “dall’amico che ne sa” che è il software di riferimento in ambito fotografico. Poi però di Photoshop non utilizza che il 2%: scala la foto, ritaglia, regola i colori. Cose fattibili benissimo con Gimp. E in questo caso l’errore è lo stesso che a tuo avviso si commette nel guardare alle controparti Apple: per la Apple ci sono i mass media, per Photoshop c’è “l’amico che ne sa”.
nella quasi totalità dei casi l’utente medio usa quello che gli viene posto davanti, a meno di non avere qualcuno che lo dirige verso altri modi di intendere l’utilizzo del pc. mia sorella ultimamente ha acquistato un laptop e lo sai qual’è stato il suo primo commento, quando le ho chiesto come si trovasse? “senti, ma perchè non posso togliere seven e metterci gentoo?” nb: mia sorella studia biotecnologie, e di GNU/Linux non sa assolutamente nulla…
Un quotone galattico per j, l’unico che ha scritto cose sensate finora :)
PS: “sensate” e’ una sottovalutazione, volevo dire “dettagliate, precise e ben argomentate”
Mi sa che parecchi hanno un po’ di confusione circa gli OS, le filosofie ed i linguaggi di programmazione….
Linux come è stato detto al secondo post è un KERNEL…Kernel basato su UNIX….
OSX è di fatto un Kernel UNIX basato su FreeBSD…Proprietario e chiuso….
iOS, idem…..
Android idem come sopra……
Quindi, da un punto di vista puramente “tecnico” UNIX è il linguaggio o Kernel più utilizzato al mondo…Se mai è Windows oggi a fare da “calimero” della situazione…anche se come detto mi pare che “mango” sia anch’esso Unix o derivati…
Il discorso poi del GPL, Open, come lo vogliamo chiamare esula interamente dai Kernel o dai linguaggi di programmazione….
Non credo che a Stallmann gliene freghi più di tanto di cosa la gente usi….Sulle basi sulle quali un OS è costruito….A lui interessa la GRATUITA’ e l’apertura dello stesso, fin nelle basi (e cioè il suo Kernel)….
Mi pare non ci sia molto da discutere….
In appendice concludo: se la comunità LINUX avesse fatto “circolo chiuso” su un OS, al posto delle millemila Distro e magari si fosse venduta ad un costruttore HARDWARE unico, o a pochissimi scelti tramite CONTRATTO e MARKETING (parole sconosciute a questa gente) si sarebbe potuto avere la botte piena e la moglie ubriaca…Un sistema gratuito, aperto montato su macchine di qualità e dal blasone riconosciuto….
Linux ha perso la partita nel 2007 all’indomani dello svarione VISTA….Poteva avanzare, rosicchiare quote di mercato…e non lo ha fatto, lasciando il posto all’avanzata dei Mac, e poi di Google…
Quando MS ha corretto il tiro con Seven ed è arrivata la moda degli smartphone e dei Tablet era troppo tardi…..
La sua occasione l’ha avuta, e l’ha persa…come dico sempre il peggiore nemico di Linux non sono ne Apple ne Ms, ma è Linux stesso…Andando sui “loro” forum e leggere gente che ancora si scanna tra Debianisti puri ed Ubintisti, RedHattisti e Gentooisti addirittura tra i fanboy di KDE e quelli di GNOME mi viene solo una grande tristezza….
Saluti
Le OS war ci sono sempre state, dalla notte dei tempi (informatici).
Ma mentre prima c’erano i commodoriani contro i sinclairisti, gli amighisti contro gli stisti, e così via, con Linux le guerre sono interne, fra figli dello stesso padre.
@Gregorio: http://www.appuntidigitali.it/8341/i-programmatori-scrivono-codice-per-appagare-se-stessi-o-per-gli-utenti-finali/
P.S. Concordo anch’io con j.
Linux ha perso anche il treno dei Netbook, dove persino oggi non ci sono soluzioni buone.
Si era iniziato proprio con i primi netbook linux, ma poi .. XP ha preso il sopravvvento, e questo è decisamente indicativo.
I netbook non avevano ne l’handicap dei giochi (la mancanza di giochi per linux è un handicap storico) per loro natura ne sta grande variabilità dell’hardware. Delle distribuzioni ad-hoc per il modello XXX sarebbe stato un buon motivo per usare linux.
Kernel ottimizzato .. ecc .. ok però deve vedersi!
Cioè, ste distribuzioni mirate per il modello particolare dovevano essere veramente migliori rispetto alle altre soluzioni.
il grande ed insormontabile problema di linux è X-Windows con tutto quello che si porta dietro, il kernel con i vari moduli permettono server fantastici ed efficenti a costi contenutissimi.
in ambito desktop devi prima di tutto avere un’interfaccia utente semplice da gestire e da programmare e X-windows non è ne’ semplice ne’ leggero….tant’è che Apple ha portato tutte librerie grafiche all’interno del kernel o come modulo o addirittura nel ring0 perchè cosi’ deve essere in un sistema desktop in cui l’utente deve interfacciarsi con uno schermo che deve avere il lag minore possibile E SOPRATUTTO DEVE ESSERE FACILE DA PROGRAMMARE SE NON BANALE.
io anni fa proposi un’idea presa dritta dritta dal nextXT di steave jobs, quello di vedere lo schermo come una periferica postscript, oggi non piu’ praticabile.
Io oggi preferisco che si segua la strada dell’hal standard, come le directx nel mondo microsoft, potrebbero essere le openGL
e basare l’intera interfaccia grafica su queste librerie standard, lasciando alle tradizionali funzionalità del kernel, il compito di gestire le applicazioni con una netta seperazione tra front-end e unità esecutiva…..
il futuro di linux non è certo in android, ma di certo non saprei oggi cosa scegliere in ambito server, se non un sistema basato su linux OS….di certo non windows sia per i suoi costi sia per il modo di gestire le attività tipiche del server che su linux sono ampiamente personalizzabili…
come realizzare tutto questo, creare una piattaforma privilegiata di sviluppo di linux su cui l’interfacciamento diretto con l’hardware cosi’ come avviene con android non faccia paura…..mentre di contro stabilità e velocità di reazione ai comandi impartiti rendano il tutto usabile senza quella fiacca che ha sempre caratterizzato ubuntu e le altre distro….
inoltre un sistema di sviluppo semplice che permette di creare porting velocemente un po’ come accade nelle console….
in pratica linux deve copiare dalle console per vivere….
in questo la sony ebbe una certa intuizione ma sviluppata a metà e che poi di fatto nonha avuto storia….
riprenderla basandosi su sistemi ARM multiprocessor + GPU di ultima generazione puo’ portare frutti sperati ed ad un vero concorrente in ambito desktop e scalabile fino al mobile….
ma chi si mette a sviluppare oggi e che investe miliardi di dollari in questo progetto?
forse arm stessa o forse nvidia…..
io considerei nvidia di provare ad investire nel nuovo linux OS DESKTOP con un front end basato su arm+gpu, sara’ chiusa dal punto di vista hardware all’inizio ma quanti utilizzano linux fuori la piattaforma X86 ormai morente?
@J:
“per dirne una, photoshop (e ogni altra applicazione di grafica seria commerciale) supporta i colori Pantone – GIMP no e non potrà mai farlo (oltre al supporto per spazi colore arbitrari si richiederebbe di integrare liste di dati colorimetrici e per ogni copia della lista pagare royalty a Pantone – quindi l’ applicazione non può essere open source)
ma al tempo stesso sapere usare i colori pantone fa parte del minimo sindacale richiesto a un sedicente grafico (in ambito industriale il colore di qualunque cosa – così come di loghi e bandiere ufficiali – è definito in base a tinte sulle mazzette pantone)”
Vogliamo parlare delle alternative open a prodotto come quelli della Mentor Graphics?? Mi vien da piangere….
@J
complimenti. hai esposto solide argomentazioni che non mi pare siano state finora efficacemente contraddette. Altro che mi viene da piangere…
ciao
“supporta i colori Pantone”
LOL, ancora la storia delle mazzette Pantone xD
Sono OT, ma ribadisco che da come parli si denota che non sei mai andato in stampa in tipografia, e che sei parecchio carente in colorimetria.
Prima di venire a fare disinformazione, dai un’occhiata qui:
http://boscarol.com/
Photoshop su GIMP ha moltissimi vantaggi, e semplicente è improponibile per un professionista anche solo prenderlo in considerazione. Uno su tutti? La gestione degli spazi colore CMYK e LAB in primis.
Lavoro con linux dal 97.
Linux è un os server.
Portarlo sul desktop per una mera questione politica è stato un fallimento.
Ne è la prova Ubuntu, scaricato da x persone ma utilizzato realmente da una frazione infinitesimale di queste.
Nel forum di hw ci sono tantissimi paladini che si battono per linux ma sono veramente pochi quelli che lo usano come os base sia in casa che a lavoro (sogno di poter fare un elenco ma voglio evitare flame e ban).
Detto ciò, la fortuna di un os non si basa solo sulla qualità, ci vogliono moda e software.
Un periodo di moda l’ha vissuto linux ma era inesistente il software.
Oggi non è più di moda e il software non c’è (non parlo di software “server”) motivo per cui tantissimi scaricano Ubuntu e poi non sanno cosa farci.
Un esempio su tutti: GIMP
Software non paragonabile a Photoshop sotto alcun punto di vista ma che spesso ne esce con le ossa rotte dal confronto con software shareware.
Linux che stia dove deve stare e che continui a crescere.
@gregorio: ““senti, ma perchè non posso togliere seven e metterci gentoo?” nb: mia sorella studia biotecnologie, e di GNU/Linux non sa assolutamente nulla…”
Certo, di linux non sa nulla e ti chiede Gentoo…
Ma dai
@Nibble.
Io davo ragione a J. Ci sono campi sw in cui linux è assolutamente carente (qualcuno ha detto Solidworks?)
@ pleg, cesare, bob, nibble: grazie ;)
@Gregorio
oddio, per guardarla anche se sporadicamente la guardo… anche se ti dò atto che lo spot cui ti riferisci mi mancava e ho dovuto cercarlo su youtube or ora
mostrando loro una presentazione con testo, immagini, filmati embedded e transizioni – e già qui viene mandato il primo e ovvio messaggio che “realizzare presentazioni accattivanti è alla portata di un bambino”
per l’ appunto, un PC (di quale marca, non importa) con windows seven, non con windows seven e basta… quindi già si parla di windows come parte di una combinazione hw+sw più che prodotto acquistato per conto suo
ma la cosa davvero interessante di questo spot è il fatto che windows resta sostanzialmente dietro le quinte… vedi finestre tu? io no, anzi non vedo nemmeno alcunchè che possa suggerire quale applicazione sia stata usata – e questo nonostante un episodio della vita quotidiana dei protagonisti si sia concretizzato grazie a un’ applicazione che girava sul pc (dotato di seven) piuttosto che al PC o a seven in sè
seven è dietro le quinte nello spot (e qui sta la sua intelligenza) come lo è nella realtà (e come in effetti dovrebbe esserlo qualunque OS in quanto parte di un prodotto/strumento e base per usarne altri per infine assecondare i desideri dell’ utente)
niente, se linux è la soluzione effettivamente ottimale per il caso in uso
ma molto spesso è più una soluzione di compromesso – vuoi per la rinuncia a funzionalità a livello di sistema (facci caso, le famigerate distribuzioni idonee a /relizzate in funzione di, hw obsoleto, per ridurre l’ occupazione della cpu e spazio su disco invariabilmente sono realizzate tagliando componenti/servizi e/o selezionando alternative più “leggere” ma con anche meno funzionalità od opzioni di quelle impiegate sulle distribuzioni mainstream che più si avvicinano alle funzionalità dei sistemi accusati di essere bloated, ma rispetto ai quali non sono apprezzabilmente più leggere…) o applicativo (stante la necessità di usare altre applicazioni magari meno produttive o incompatibili) o all’ esperienza precedentemente (da buttare a mare per passare a un ambiente diverso peraltro non discoverable perchè non consistente) – imposto da altri che prima che il bene dell’ utente perseguono i propri interessi (se non altro la soddisfazione dell’ aver “diffuso il verbo”)
perchè è un (il ?) programma di calibro professionale che i professionisti usano dal momento che supporta adeguatamente il loro workflow
workflow che comprende la gestione e soluzione di problematiche intrinseche a quell’ ambito professionale e che quindi è loro richiesto in quanto professionisti di quel settore, esserne a conoscenza, a prescindere dal fatto che programmi di caratura inferiore non gli permettono di gestirle
nota che non ho più citato l’ applicazione specifica, perchè il discorso originale era un discorso di carattere generale su strumenti vs domain knowledge…
o con SW shareware o commerciali inferiori a PS ma superiori a GIMP che esistono ma non vengono nemmeno presi in considerazione, come se al mondo esistessero solo i due summenzionati…
su questo sono d’ accordo, manca in pratica un’ educazione del pubblico sulle alternative realmente esistenti e accessbili
ma è un dicorso a parte rispetto a quello che stavo facendo…
questo è quel che può apparire, ma nella realtà l’ utente non è uno stupido scimmione incapace di compiere le proprie scelte in autonomia e obbligato ad accettare supinamente quello che altri scelgono per lui… anche un utente che non abbia le idee chiare col tempo impara, si evolve e adegua il proprio modello d’ uso
e prima o poi le limitazioni nello strumento che gli viene messo davanti, le percepisce…
e chi garantisce che quel qualcuno (vedi sopra) lo diriga a ciò che è meglio per lui in base a criteri oggettivi di usabilità e funzionalità (soprattutto, nella piena consapevolezza di questi ) e non a ciò che è meglio per sè stesso in base a criteri arbitrari (anche inconsciamente arbitrari)?
@Marco:
sì sei alquanto OT – ed anche alquanto in malafede
quello che stavo facendo era un discorso di domain knowledge richiesto (in qualunque ambito si ponga) a un professionista degno di questo nome e prescindente dagli strumenti sw “concreti” che questi userà nello svolgimento della sua professione
quindi si trattava solo di un esempio (*), strumentale al discorso, di caratteristica o aspetto di cui uno che apprenda l’ arte (in questo caso grafica e fotoritocco, ma vale per qualunque cosa) non dalle basi ma direttamente dalla pratica, rischia di non venire a conoscenza se gli strumenti che trova e su cui si forma ne sono privi…
[(*): peraltro un esempio a mio avviso calzante se, essendo i colori per dire della bandiera italiana definiti formalmente in termini di tinte pantone ( http://www.governo.it/Presidenza/ufficio_cerimoniale/cerimoniale/bandiera.html ), non esserne a conoscenza e non poterli usare esclude dal poter svolgere lavori (seri quantomeno) in cui la bandiera compaia (e vada rappresentata correttamente)
e così per ogni altra “cosa” o prodotto in cui serva definire un colore, dai loghi alle automobili alle magliette…]
quindi, ammesso e non concesso (vedi dopo) che quanto spiega boscarol nel suo wiki mi sia completamente estraneo, è importante che io j sia o non sia esperto di colorimetria? no, non fa nessuna differenza nel discorso di cui sopra
è importante che lo sia un grafico? sì perchè fa parte del suo lavoro e può fare la differenza tra un professionista e uno che si improvvisa
che a parte pubblicizzare i propri corsi in dvd, servizi di consulenza e lezioni private, nella parte wiki non dice nulla che non abbia studiato anch’ io per il corso di elaborazione d’ immagini – ma siccome appunto di aspetti come calibrazione colore, psicolofisica della visione, spazi colore alternativi ecc, ho evitato volutamente di parlare perchè non strumentali al mio esempio precedente e per non addentrarmi in un OT, mi faresti cortesemente notare dove e in che punto di preciso avrei fatto disinformazione su cose di cui non ho parlato?
altro dettaglio che volutamente non ho citato, non già perchè non ne fossi a conoscenza, ma per non rischiare che poi il discorso venisse sviato su feature che anche gimp col tempo guadagnerà (oggettivamente il supporto a spazi colore diversi da rgb è in via di sviluppo grazie alla libreria GEGL – anche se ho i miei dubbi sul livello di integrazione e convenienza a livello di workflow lato utente, che verrà raggiunto, e sui tempi che richiederà) perdendo di vista la questione fondamentale (il domain knowledge)
@bob letto di fretta sorry…
La sostanza è che per l’utente finale, tutti questi discorsi lasciano il tempo che trovano.
Linux non penetra il mercato consumer perché presso l’utente medio ha un’etichetta di sistema complicato e per smanettoni. Che sia giustificato o meno, questa à la situazione di fatto.
Se poi si vuole essere precisi e dire che Linux non è un sistema, né una distro ma un kernel, questo non cambia la sostanza. Va bene, il kernel di Android è Linux ma a me come utente finale, cambia davvero poco. Ho comprato un tablet Android 6 mesi fa, ma non ci ho ritrovato assolutamente niente dell’esperienza Linux ed è una grande delusione. L’unica cosa è che Linux essendo gratuito, Google può tenere basso il prezzo di Android, quindi il mio tablet costa meno dell’iPad. Ma il vantaggio finisce qui: non si può da questo punto di vista, parlare di un successo epocale, ma solo di una scelta strategica come tante (in termini di costi di sviluppo e in funzione del know how disponibile in casa) da parte di Google.
Ma Linux fatica a penetrare un mercato già abbondantemente dominato.
La stessa Microsoft “è ben lontana da raggiungere smartphone e tablet”!
Nonostante molti tentativi fallimentari, finora ha fatto poco. Vedremo con Nokia e il prossimo Windows.
Di fatto è molto difficile ritagliarsi una fetta dove il mercato è già consolidato, indipendentemente dalla qualità dei tuoi prodotti. Oppure si finisce che restano una o due alternative. Anche senza scomodare l’abuso di posizione dominante, ci sono decine di esempi simili nell’informatica, dai processori alle schede grafiche.
– Quanto c’è voluto per scalzare IE6, pur essendoci browser molto migliori?
– Per quale motivo Opera (usatissimo nel mobile) su desktop ha percentuali d’uso infime, pur essendo un browser eccellente, veloce ed innovativo?
– Perché praticamente tutti hanno finito con l’usare MSN, quando era ancora uno dei client peggiori?
– Nei social network, perfino Google fa una fatica tremenda e non credo che Google+ sia peggio di Facebook.
Nel caso poi di un sistema operativo, se sei poco diffuso, è più difficile che sviluppino software e driver per te, quindi non ti diffondi perché la gente vede che hai meno software o ci sono problemi di driver, e così via, in un circolo vizioso. Per romperlo, gli hacker creano driver con reverse engineering e vengono sviluppati software open, ma è difficile avere lo stesso supporto hardware o la compatibilità con formati proprietari (come nei documenti di Office) e protocolli (come MSN), che creano tra l’altro un vendor lock-in. Ma anche pretendere che un team di 2 o 3 persone nel tempo libero come The Gimp faccia quello che fa chi è dietro Photoshop o che sviluppi rapidamente.
Quindi la questione è molto complessa, ma se ci fosse una società hardware dietro, come dice giustamente Alessio, una buona fetta di questi problemi verrebbero meno, specialmente nel mercato mobile, dove i giochi non sono ancora conclusi. Ma se aspettano il 2014, sarà molto più dura.
Io credo che sia avvenuta durante la stesura dell’articolo un pò di confusione tra linux ed ubuntu.
Linux è un kernel (su cui si basa pure Android) mentre ubuntu e una distribuzione che si basa su linux con un ambiente grafico Gnome mentre android sfrutta una sua libreria OpenGL.
Prima di tutto bisogna dire che la differenza più grande forse può esserci che ubuntu è GNU/Linux mentre android è (proprietario) della Google Inc.
E’ assolutamente verò che la maggior parte dei dispositivi mobile presenti sul mercato presenti un sistema operativo android ma non si può dire che ubuntu (non linux!!) sia finito perchè deve ancora avvenire il suo lancio che presenterà sicuramente un cambiamento sul mercato tablet.
Se dichiariamo la fine di ubuntu sicuramente windows non possiamo più tenerlo in conto in quanto a parte qualche versione mobile credo che non possa più proliferare in quell’ambito.
Perciò attendiamo a valutare il futuro di linux, in quanto l’OS Android per adesso risulta ancora molto limitato per un reale sbocco sul futuro mobile.
@Alessio Di Domizio
Salve a tutti.
ho letto anche tutti commenti di “Da Linux ad Android, cosa si perde e cosa si guadagna”
I tuoi articoli generano molta confusione per chi non ha un pò di conoscenza e esperienza nei desktop con linux.
Mi spiace, ma è quello che penso …
@ brono
Tanto meno dispiace a noi: anzi se desideri precisare meglio in quale specifico merito i pezzi che citi generano confusione non possiamo che essertene grati.