Provider sotto accusa: aggiungeva codice maligno per monitorare gli utenti

Non bastavano le aziende che ci monitorano attraverso i propri software (come non dimenticare i polveroni scatenati da Alexa per Microsoft e il celeberrimo rootkit della Sony); in quel caso almeno possiamo scegliere, una volta saputo qual è il programma incriminato e sempre che lo stesso non sia indispensabile per il nostro lavoro.

Ora ci si mettono anche gli ISP, insomma le società che ci danno la linea, senza la quale non potremmo accedere ai più basilari ed essenziali servizi Internet.
Tra il settembre e l’ottobre 2006 British Telecom ha stipulato un accordo segreto con Phorm per poter installare all’insaputa di 18 mila utenti pilota un apparecchio che dirottava le richieste effettuate al browser sul loro proxy server.

In questo modo si rendeva possibile l’inserimento di codice JavaScript lato client ad ogni http-request (tramite i canonici metodi previsti dal protocollo HTTP) che prima effettuava un tracking dei siti visitati e poi inviava i risultati al server, il quale rispondeva a sua volta con annunci pubblicitari creati ad hoc in base alle abitudini di ciascun utente.

Nonostante alcuni problemi causati, dai rallentamenti fino al crash del browser in alcuni casi, il test si è risolto positivamente senza che nessuno si accorgesse di niente, sospettando al più che la propria macchina fosse infettata.

Il caso sarebbe rimasto insabbiato se non fosse stato per l’opera di Wikileaks, un sito che ha pubblicato nel report di gennaio 2007 le prove della condotta scorretta dell’operatore telefonica.

Solo poche settimane prima Charter Communications, un altro provider questa volta americano e il quarto più grande del Paese, aveva annunciato di utilizzare una tecnologia simile a quella impiegata da Phorm.

Apriti cielo.
Se la privacy può essere violata ormai a piacimento dalle compagnie governative in nome della sicurezza nazionale, la stessa cosa non è permessa invece da soggetti il cui unico fine è quello di arricchirsi alle spalle degli ignari utenti.
E le istituzioni americane hanno messo subito le mani avanti chiedendo prima di posticipare il test e poi di incontrare i rappresentanti di Charter Communications.
Vedremo nel prossimo futuro quali interessi saranno privilegiati e a che prezzo.

Fonte: Wired.com

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