Dopo lo Space Shuttle, c’è futuro per l’uomo nello spazio?

Venerdì scorso è decollato per l’ultima volta lo Space Shuttle Atlantis. Questo lancio è decisamente importante, poiché pone la parola fine sull’intero progetto Space Shuttle, durato 30 anni esatti. Il programma Space Shuttle, o STS (Space Transportation System), rappresenta uno tra i più importanti traguardi per la colonizzazione umana nello spazio. Grazie allo Shuttle l’uomo ha imparato a sopravvivere per periodi di tempo estesi in orbita bassa attorno alla Terra. La Stazione Spaziale Internazionale (ISS) rappresenta in un certo senso il coronamento di questo traguardo, poiché dimostra come sia possibile per l’uomo vivere e lavorare nello spazio, sebbene per ora soltanto in un’orbita molto bassa (LEO, Low Earth Orbit, ovvero a circa 2000 km di altitudine).

Sebbene sia difficile negare che il programma Space Shuttle sia arrivato al suo momento di pensionamento, è comunque con un po’ di tristezza che vediamo il governo americano smantellare la parte civile del Kennedy Space Center, mandando a casa quasi mille persone (anche se non credo che un personale così specializzato abbia difficoltà a trovare un nuovo impiego, anche tenendo conto della promessa di Obama di un supporto in questa direzione). La domanda da porsi è la seguente: vale la pena investire milioni di euro/dollari nella ricerca spaziale, vale la pena proseguire il programma dell’esplorazione umana dello spazio, oppure l’uomo non ha possibilità di sopravvivere nelle condizioni dello spazio profondo? E, anche se riuscisse a sopravvivere, varrebbe la pena in termini economici investire in questo tipo di ricerca?

Personalmente credo che la risposta a questa domanda non possa ancora essere data con certezza. Di sicuro nel breve termine un investimento del genere non sarebbe fruttuoso. Anche se fosse possibile risolvere alcuni dei nostri problemi principali (pensiamo all’energia o alla ricerca di materie prime) tramite l’esplorazione spaziale, non credo che ciò avverrebbe in tempi brevi. D’altro canto il presidente americano Obama sembra aver già preso una decisione, nel momento in cui la stragrande maggioranza dei tagli nella finanziaria 2011 sono stati applicati alla ricerca all’interno della NASA. Personalmente, avrei preferito vedere tagli più sostanziali negli investimenti militari del paese, visto che la NASA si occupa moltissimo anche di ricerca di base.

È vero, però, che il progetto “Constellation” era forse troppo ambizioso, e andava ridimensionato, secondo me soprattutto nella scala di tempi di realizzazione. La crisi economica che ha attaccato gli Stati Uniti si è sicuramente fatta sentire, ma non mi sento di approvare la scelta di una totale chiusura del progetto. Dopo l’esperienza della Stazione Spaziale, il progetto Constellation prevedeva uno sviluppo di colonizzazione umana sulla Luna. Secondo il presidente Obama, questo programma non valeva la pena di essere perseguito, poiché “sulla Luna ci siamo già stati”. Ha quindi deciso di passare al livello successivo, e cercare di studiare e sviluppare un progetto per colonizzare dei vicini asteroidi entro il 2025.

Il piano di Obama per l’esplorazione spaziale non è in generale una cattiva idea. Ha deciso di ridurre le spese correnti a breve termine, per aumentare dei lenti investimenti a lungo termine, allo scopo di riprendersi dalla batosta economica attuale, senza penalizzare il futuro della ricerca spaziale. L’idea è buona, ma credo che si sia fatto prendere un po’ troppo la mano. Saltare a piè pari la colonizzazione della Luna per andare direttamente a studiare un asteroide pone una serie di problemi che non possono essere sottovalutati. Da un lato, non c’è un asteroide abbastanza vicino e abbastanza grande da prestarsi per tale esplorazione. Dall’altro, ci sono veramente ancora tantissime cose che dovremmo imparare prima di buttarci nello spazio profondo.

La Stazione Spaziale sopravvive solo grazie ad un continuo contatto con la Terra, da cui ottiene ogni tipo di materiale di sostentamento. Riuscire a rendersi almeno parzialmente autonomi con una base lunare sarebbe, secondo me, una prova essenziale per comprendere se l’uomo è in grado di sopravvivere fuori dalla Terra. In un campo del genere, saltare dei passaggi può essere rischioso. Inoltre lo sviluppo tecnologico in campo aerospaziale è molto rapido, e una prova sul campo sulla Luna permetterebbe di capire se potremmo riuscire a creare motivazioni economicamente valide per proseguire in questa direzione (per esempio cercando una fonte di materie prime sulla superficie della Luna).

Da un lato viene lasciata la gestione del sostentamento e trasporto umano verso la Stazione Spaziale Internazionale in mano a privati, causando una spesa diretta non trascurabile. Il “biglietto”, di andata e ritorno, che un astronauta deve procurarsi per raggiungere la Stazione Spaziale con la navicella russa Soyuz, parte dalla moderata cifra di 51 milioni di dollari.

Diverse aziende aerospaziali, tra cui la ben nota Boeing, hanno ricevuto sovvenzioni governative di diverse decine di milioni di euro, da investire nello sviluppo di un mezzo di trasporto per portare persone e materiali a bordo della Stazione Spaziale, cercando di rifarsi delle spese offrendo soluzioni commerciali in ambienti di microgravità. Niente di male, ma partendo da questa realtà il viaggio verso la colonizzazione di un asteroide (o addirittura di Marte!!) mi sembra più una vaga promessa fatta per non intristire troppo chi ha dedicato la vita a questo progetto.

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