Come far rinascere Baghdad da anni ed anni di devastanti combattimenti? Semplice, trasformare la Zona Verde della capitale irachena in un lussuoso villaggio turistico internazionale in riva al fiume Tigri, completo di centri commerciali, parchi di divertimento, hotels e, ovviamente, l’immancabile campo da golf.
La figura qui sopra, rappresenta il progetto che l’esercito americano ha in mente per il “Tigris Woods Golf and Country Club”. Un vero e proprio villaggio vacanze con boutiques di lusso, caffetterie e uffici dirigenziali ultra moderni, dedicato molto probabilmente (come si può dedurre dal gioco di parole del nome) al famoso golfista statunitense.
Come rinunciare ad una partita lungo il campo da golf in riva al fiume oppure, ad un cocktail rinfrescante sui divani della prestigiosa Club House? Ci si potrà rilassare, dopo una faticosa giornata al fronte, grazie ad un massaggio nella beauty farm dell’hotel 15 stelle oppure con una passeggiata romantica, magari al tramonto, attraverso il parco del fiume Tigri, un futuro luogo di silenzio e di pace (per adesso continua ad essere quotidianamente bersagliato dall’artiglieria pesante).
Una cifra pari a 5 miliardi di dollari disposta, per il piano di sviluppo turistico della zona, dal Pentagono e da un misterioso consorzio internazionale di investitori, potrà dare (sempre secondo quanto dichiarato dal pentagono) all’area, fortemente colpita dalla guerra, un futuro da “sogno”, diventando una sorta di calamita per turisti, businessmen ed investitori. Attualmente circa metà dell’area è occupata dalle forze internazionali della coalizione.
I potenziali investitori dovranno pensare al futuro e prendere come modello città post-belliche come Sarajevo o Beirut, che sono rinate dalle loro stesse ceneri. Marriott International (quella dei villaggi turistici e degli hotel di lusso) ha già preso accordi per la costruzione di un hotel nella Zona Verde; inoltre, un miliardo di dollari verrà sicuramente investito dalla saudita MBI International (altra grande del turismo), secondo quanto dichiarato dal capitano di marina Thomas Karnowski, per la costruzione delle tubature.
L’azienda californiana Ride and Show Engineering Inc, ha invece già accettato di costruire un parco giochi e, come completamento della prima fase dei lavori, uno skatepark aprirà già questa estate. Uno skatepark da 1 milione di dollari tondo tondo, 200.000 skateboards, caschi, ginocchiere (da distribuire gratuitamente ai bambini iracheni) e materiale per costruire le rampe verranno inviati dall’America verso l’Iraq.
Nonostante tutto, Karnowski a malincuore è costretto a dichiarare: “A Baghdad non esiste una rete fognaria, non esiste nessuna centrale energetica funzionante. Tutto viene fatto con i generatori. Non viene fatto nessun lavoro di riparazione delle strade. Non ci sono servizi nella città se non quei pochi che forniamo noi”. Inoltre, dalle parole del capitano, si può intuire che uno degli scopi del progetto, è quello di creare una zona di influenza americana attorno alla nuova ambasciata che gli Stati Uniti stanno costruendo all’interno della stessa Zona Verde e che diventerà, senza ombra di dubbio, la loro più grande sede diplomatica al mondo.
Per molti abitanti della capitale, la Green Zone è stata off-limits per anni, prima sotto il governo di Saddam e adesso sotto l’occupazione straniera. Un cittadino di Baghdad, Ahmed Hussein, intervistato dal Guardian, ha dichiarato con molta semplicità: “Che me ne frega a me del progetto? Non ho elettricità, non ho acqua corrente e non ho neppure un lavoro”.
Attendiamo la conquista di nuovi stati…
Fonte: the Guardian e Peacereporter
Costruire un campo da golf nel mezzo della capitale di uno stato distante migliaia di km, dopo averci portato la guerra e averlo ridotto in uno stato (ancor più) disastroso. Questo è l’imperialismo.
Costruzione e lavoro! Che c’è che non va? Se non si comincia, non si finirà mai. Col tempo arriverà tutto il resto. Forse non sarà molto poetico e non risolve certo tutti i problemi, però è un inizio. Smettiamola di guardare solo il lato negativo delle cose.
Se chiedi di fare assistenzialismo agli americani o ai facoltosi del mondo avrai una sfilza di no.
Se invece gli proponi qualche progetto “simil umanistico” con reddito, avrai l’imbarazzo della scelta.
Cmq se qualcuno avesse idee migliori per smuovere le cose in posti come Baghdad…
Io comunque credo che le vere priorita’ siano altre…
Questa è l’america liberatrice…fanculo…
Ma almeno intitolarlo a qualche iracheno… no, eh?
…spero assomigli più al park de la villette di Parigi che a disneyland